Spagna e Francia, nella seconda metà del secolo XV, si erano co
stitu ite ad unità, si andavano organizzando saldamente a ll’interno, anelavano ad affermare la loro supremazia fuori dei confini ed a so
praffarsi vicendevolmente. Tutte e due quelle Nazioni, per vicende politiche antecedenti e per motivi dinastici, vantavano d iritti su qualche parte d’Italia. Angioini ed Aragonesi avevano lungamente guerreggiato, favoriti spesso e qualche volta a iu tati da principi e da repubbliche italiane ; tale era la sorte dell’Ita lia in quei tempi, nei quali lo straniero trovava sempre fra noi qualche alleato. Dopo tan te lotte gli Angioini rimasero esclusi e gli Aragonesi riuscirono a insediarsi in Sardegna, in Sicilia, e nell’Ita lia meridionale.
L a contesa, che pareva terminata con l ’insediamento degli A ra
gonesi sul trono di Napoli, si riaccese tra la fine del XV e il prin ci
pio del XVI secolo non più fra principi deboli e poveri, bensì fra le più potenti monarchie dell’Europa occidentale. L ’antagonismo tr a F ran cia e Spagna culminò nella rivalità tra Francesco ì e Carlo V, ed ebbe la massima intensità nel decennio 1520-1530. Il campo d i b attag lia per tutto questo periodo fu l ’Italia, soprattutto la Lom
bardia e il regno di Napoli, ma neppure le altre regioni poterono andare immuni dai pericoli e danni della guerra. Lo seppe Genova nel 1522 (l ) e lo seppe Roma nel 1527. Per dominare in I ta lia senza contrasti bisognava essere padroni del Mediterraneo occidentale, perchè qui erano le vie di comunicazione e su di esso si svolgeva gran parte della vita economica dei paesi che vi si affacciano.
La F rancia possedeva due porti sul Mediterraneo : Tolone e M ar
siglia : la Spagna aveva Barcellona e Cartagena ; sì l ’una che l ’a ltra costruivano galee e mantenevano flotte da gu erra; ma nè l ’una nè l ’a ltra poteva dirsi padrona del mare.
f 1 ) CiREGORin C o r t e s e , Del saccheggio di Genova nel 1522, G e n o v a , 1 8 4 5 .
52 CARLO B O R N ATE
Per consenso unanime, il più grand e am m irag lio d el tem po, il Signore del Mediterraneo era A ndrea D ’O ria.
Le sue imprese sono così note, a chi abbia un p o ’ d i f a m ilia r it à colla storia del secolo XVI, che sarebbe ozioso r ip e te rle . G iova t u t tavia osservare che Andrea D’O ria in gioventù a tte s e a l l a m iliz ia di terra, e fu a servizio di Ferdinando d ’A ragona, re d i N ap o li, e di Giovanni della Rovere, Prefetto di Rom a, col q uale p assò in segu ito al soldo dei Fiorentini (2).
Tornato a Genova, ebbe assai presto occasione d i m e tte re a pro
fitto l ’esperienza, che aveva acquistato n e ll’a rte m ilita r e . I l B anco di San Giorgio, che in quel tempo governava la C o rsic a , p er f a r r i spettare la sua au to rità e tenere a segno i fe u d a ta ri, sem pre p ro n ti a ribellarsi, nella prim avera del 1503, mandò n e ll’is o la a lc u n e com
pagnie di mercenari comandati da Niccolò D ’O ria. I l 6 m arzo 1503 i Protettori delle Compere annunciavano a l cap itan o N iccolò l ’invio in Corsica di Andrea D’Oria q. Ceve in q u a lità d i lu o g o ten en te con fanti 300. An4rea rim ase n ell’iso la fino a l settem bre d i q u e ll’anno, e si fece apprezzare per l ’ab ilità e l ’en ergia con c u i seppe condurre a termine gl’incarichi, che gli erano s ta t i affidati (3).
La ribellione in Corsica, repressa m om entaneam ente, rip re s e con maggior violenza l ’anno seguente, per cui l ’Ufficio d i S a n G iorgio dovette inviare di nuovo Niccolò D ’O ria, che s te tte n e ll’is o la d al settembre 1504 a l febbraio 1506 (4). Quando rim p a triò e g li non r i mase a Genova, ma si trasferì a Rom a, dove fu creato C a p ita n o del Sacro Palazzo (5,).
E perchè in Corsica Ranuccio d ella Rocca p e rsiste v a n e lla rib e l
lione, l ’Ufficio di San Giorgio si vide costretto a m a n d a re c o là nuove truppe, delle quali elesse Capitano A ndrea D’O ria. T a le c a r ic a egli conservò dal giugno al settembre 1507 e non rito rn ò a G enova, se non quando ebbe costretto il ribelle a esu lare (6).
Fin qui, dunque, Andrea D’O ria aveva dato prove in d u b b ie di capacità e di fermezza nel comando di eserciti t e r r e s t r i, m a non aveva lasciato sospettare di possedere le doti c a r a tte r is tic h e d e ll’uo
mo di mare. Il primo comando m arittim o lo ebbe n e l 1513, quando già era nel quarantasettesimo anno d i età.
Sul principio di quell’anno, avendo il Doge G iano F rego so d e li
berato di armare due galee a difesa della c ittà , n e d ied e in ca rico
(2) L. Cape llo n i, Vita del P rin cip e A n d re a D 'O ria, G e n o v a , 1863, p a g . 18-25.
(3) Arch. di Stato, G enova L itte ra ru m O fficii S a n c ti G e o rg ii , 1501-1504; 1502- 1503.
(4) Arch. di Stato, G enova, L itte ra ru m O fficii S a n c ti G e o r g ii, 1504-1508; 1505- 1507.
(5) Arch. di Stato, Genova, L itte ra ru m O fficii S a n c ti G e o r g ii, 1504-1508; le t
tera 31 ottobre, 1506. f .
(e) Arch. di Stato, G enova, L itte ra ru m O fficii S a n c ti G e o r g ii, 1507-1510.
I NEGOZIATI PER ATTIRARE ANDREA D’ ORIA AL SERVIZIO DI CARLO V 5 3
a Andrea D’Oria (7). Dopo aver cooperato efficacemente a liberare Genova dai Francesi, egli attese a purgare il Mediterraneo dai p i
ra i barbareschi, che ne infestavano le coste. L a sua fama salì alle s te le, allorché nelle acque di Pianosa annientò la flotta e fece p ri
gioniero il famoso ammiraglio tunisino Gad-Aly (Godoli).
« G était un triomphe sans précédents; on avait enfin abattu orguei t es déprédateurs barbares qui infestaient la mer. La renom-·
a AndiH. Dona vola de bouche en bouche du détroit de G ibraltar jusqu a i ich ip el; les Turcs ne prononçaient plus son mon qu’avec V ° Î ’ ‘i8 ^-J^rétiens, <1 o ut il défendait victorieusement la cause en i u stran t Gênes et lui même, étaient pleins d’amour et de reconnais
sance. on sentait, l ’on savait que l ’Europe méridionale pouvait en in opposer un vrai marin aux corsaires qui la désolaient » (8).
• ++61 1 mutameuti avvenuti nel 1522, sdegnando di servire Anto
nio o i- ( orno, fatto Doge di Genova, il D’Oria passò al servizio di Francesco I, re di Francia.
N ella lotta ingaggiata tra Francia e Spagna, Andrea D’Oria e ia un a oie ci prim aria importanza. Le maggiori forze dei conten- en i erano terrestri, e le battaglie decisive furono combattute p iu t
tosto m terra che sul mare, ma le comunicazioni tra Spagna e Ita lia dovevano necessariamente farsi per mare e la padronanza del Medi- terraneo era allora, come oggi, requisito indispensabile per la v it
toria. Quando Carlo di Borbone, nell’estate del 1524, invase la Pro
venza e pose l ’assedio a M arsiglia, la flotta, francese e la spagnola si trovarono impegnate nell’impresa.
La città, assediata dalla parte di terra, potè essere rifornita di viveri, di arm i e di munizioni dalle galee comandate dal D’Oria, e a o a spagnola, guidata da Ugo di Moneada, che doveva portare e grosse artiglierie a ll’esercito invasore, fu costretta a ritira rsi. Il nncipe d Oiange, che era partito dalla Spagna su un brigantino per raggiungere l ’esercito imperiale quale luogotenente del Borbone, fu sorpreso in mare e catturato. Continuando le sue azioni vittoriose, il D Oria s’impadronì di Savona e di Varazze e sbaragliò la flotta del Moneada·, che tentava di riprendere quest’ultim a città (9).
La fama delle eroiche imprese condotte felicemente a termine la p eiizia nell arte navale, la instancabile attiv ità e l ’energia m ostrata nelle più difficili contingenze della sua vita davano ad Andrea D’Oria una superiorità indiscussa su tu tti i comandanti m arittim i del suo
(7) E. pandianl, Il primo comando in m are di A ndrea D'O ria con uno stu- dio sulle galee genovesi, in Atti della Soc. Ligure di S to ria P a tr ia v o l LXTV Genova, 1935, pag. 341 segg.
1887^ E ^ & 1T' André D oria' Un A m iral Condottiere au X V l.m e siècle, P a ris , (9) M . M ignet, R ivalité de François I e de Charles-Quint, t I P a ris 1875
pag. 517 seg.; E. P e tit, op. cit., pag. 49-51. * ’
54 CARLO BOR N ATE
tempo. Nessuno si m eraviglierà pertanto se i S o v ran i p iù p o ten ti a n davano a gara per averlo a l loro servizio. ^
Al principio del 1525, forse prim a d ella b a tta g lia d i P a v ia , C a r
lo V diede incarico al suo am basciatore residente a Genova d i la r e pratiche per a ttira re Andrea D O ria sotto le sue b a n d iere . I l 2 marzo Lope de S o ria così scriveva da 'Genova a l l ’Im p e ra to re : « El vissorey (Carlo di Lannoy) me ha escrito que p la tiq u e con A ndrea Doria si quiere acordarse con sus g a le ra s .p a ra se rv ir à V . M ., y helo Iiablado con un pariente suyo p ara que ïo p latiqu e con el : de lo que me responderà darè aviso à V. Μ... » (10). P er il m om ento la cosa non ebbe seguito, perchè nella corrispondenza di Lope de S o ria non si trova più cenno di tale argomento, ma il D’Oria ebbe sen to re d ella richiesta imperiale e non la dimenticò.
Il Re di F rancia, sconfitto e fatto prigioniero a P a v ia il 24 feb
braio 1525, fu tenuto prim a nella fortezza di P iz zig h etto n e, indi levato di là il 18 maggio e trasp o rtato a Genova. E g li tem eva di essere condotto a Napoli e ne informò segretam ente la m adre,· L u isa di Savoia, aggiungendo che nella tra v e rs a ta da Genova a N apoli poteva essere liberato d alla flotta francese sup erio re a q u e lla sp a
gnola per numero di navi e valore di cap itan i.
In Francia si fecero i p rep arativi per l ’au d ace im p re sa , ed il Maresciallo di Montmorency, recatosi a Genova con sei galee, in fo r
mò il Re di quanto era stato predisposto per la su a lib erazio n e.
Francesco I, però, ripensando al grave pericolo a cu i sareb be andato incontro, mutò parere, e avendo ottenuto da C arlo d i L an n o y, che lo aveva in custodia, la promessa d i essere condotto in S p a g n a , r i nunciò al suo progetto (1V/. Il 2 giugno, m entre si tro v a v a a Porto- fino, il viceré di Napoli concesse salvacondotto a l M a re sc ia llo di Montemorency per sei galee (12), e l ’otto seguente con cluse con lu i un accordo, in virtù del quale le sei galee fran cesi dovevano u n irsi con la flotta spagnola per fare scorta a l re nel v ia g g io d a Portofino a Barcellona (13).
Nonostante queste precauzioni del Lannoy, A n d rea D ’O ria si d i
chiarò pronto a liberare il Re d alle m ani dei n em ici, ed espose il suo piano in questo modo. E gli si sarebbe tenuto n asco sto con le sue galee presso le isole Hyères, attendendo il p assaggio del convoglio.
Quando lo avesse avvistato, col favor delle tenebre si sareb be unito con esso, lasciando un poco addietro le due galee p iù velo ci. Con le
(10) A. Rodriguez Villa, Ita lia desde la b a ta lla de P a v ia h a s t a e l sa c o de R o
m a, Madrid, 1885, pag. 14.
(“ ) Mignet, op. cit., t. II, pag. 104-106.
(12) G. M olini, D ocum enti di s to ria i t a li a n a , v o l. I, F ir e n z e , 1836, p a g . 188;
C. Bornate, H istoria v ite et gestorum v e r D om in u m M a g n u m C a n c e lla r iu m (Mercurino Arborio di G ettin ara) in M is c e lla n e a d i s t o r ia i t a l i a n a , S . III, t.
XVII, Torino, 1915, pag. 305.
(13) M. Mignet, op. cit. t. II, pag. 106.
I NEGOZIATI PER ATTIRARE ANDREA D’ ORIA AL SERVIZIO DI CARLO V 5 5
a ltre quattro avrebbe assalito la nave am m iraglia spagnola con la certezza di sopraffare rapidamente le forze su di essa im barcate, avrebbe levato di peso il Re, lo avrebbe deposto in uno schifo e t r a sportato sano e salvo sulle due galee veloci. Se nella mischia avesse dovuto perdere anche le quattro galee assalitrici, il danno sarebbe sempre stato lieve in confronto del vantaggio, che la F rancia avrebbe avuto con la liberazione del suo Re. Questo piano arrischiato non piacque nè a lla Reggente nè ai M inistri, perchè temevano che nella m ischia la v ita del Re fosse in pericolo. Anzi lo spirito di iniziativa dell audace genovese fu scambiato per ostinazione o mèglio per in subordinazione a i voleri della Reggente e dei M inistri regi, i quali trassero pretesto per metterne in dubbio il valore, la fama e la glo- ìia , per ostacolarne le iniziative, per dim inuirgli lo stipendio e r i
tardarglien e il pagamento (14). Per questo e per a ltri motivi il D O ria, finito il suo contratto, abbandonò il servizio del Re di F ran cia, e si accordò con Clemente V II (15). Prim a della pubblicazione della lega di Cognac (16), quando si credeva che l ’animo del papa pendesse ancora incerto fra i due rivali, e Carlo V faceva i m ag
giori sforzi per attirarlo dalla sua parte (17), Andrea D O ria andò a Roma, dove fu ricevuto con grandi onori, e ricordando forse l ’invito dell anno precedente, giudicò opportuno visitare anche l ’am bascia- tore cesareo e m anifestargli la sua devozione a ll’im peratore (18). Pub
b licata un mese dopo la lega e iniziate le ostilità contro le forze im periali in Italia, il D’Oria, militando in favore del Papa, serviva indirettam ente anche la causa francese. Ma il 21 settembre 1526, dopo 1 assalto dato da Ugo di Moncada e dai Colonnesi alla città leonina, Clemente VII firmò una tregua di quattro mesi, per effetto della quale promise di ritirarsi dalla lega col Re di F ran cia e di richiam are le truppe dalla Lombardia e la flotta dal blocco di Ge
nova (19;). I l richiamo fu di breve durata, perchè Clemente V II, poco disposto ad osservare un patto impostogli con la violenza, non
( L Sigonii, De vita et rebus gestis Andreae A u rìae M elphiae p rin cip is lib ri duo, Genuae, 1586, fol. 17-18; E. Petit, op. cit., pag. 52.
(lo) A. Guglielmotti, La guerra dei p irati e la m a rin a pontifìcia d a l 1500 1560, vol. I, Firenze, 1876, pag. 269 e seg.
(16) La lega fu conchiusa a Cognac il 22 maggio, m a p u b b licata ad Angou- lem e soltanto il 21 giugno.
(17) C. B o rn a te , op. cit., pag. 327-328.
(1S) Lettere dì Giovanni de' Medici detto delle bande nere in A rch iv io S to rico ital. N. s. t. IX, 2, (1859;, pag. 130. « A ndrea D oria es ven id o a q u ì: h a sido m u y bien rescebido y tratado del Papa. Està acordado con la p ro visio n que tengo asci ita a V. M. Vinoroè â v isitar diziendome que en tan to que serv ió a fran ceses no pudo fa lta r a su débito de hacer la g u e rra corno podla,: que ag ora te n ia m ucho contentam iento por estar θπ serviico de S. S., porque siendo uni- do con S. M. p od rla m ostrar el deseo que ten ia de se rv irle .... ». El duque de Sessa al Em perador, Roma, 25 m ayo 1526; A. Rodriguez Villa, op. cit., pag. 125.
(19) L. Pastor, Sto ria dei Papi d alla fine del Medio E vo, vol. IV p arte II Rom a, 1912, pag. 218; C. Bornate, op. cit., pag. 335.
56 CARLO B O R N A T E
pensò affatto di staccarsi dalla lega e rim andò la s u a flo tta a bloc
care Genova.
Nella battaglia di Portofino, com battuta il 19 novem bre 1526 contro la flotta spagnola condotta d a C arlo d i L a n n o y , A n d rea DO ria comandava P ala destra d ella flo tta a lle a ta (20). Q uando C le
mente VII seppe che stavano per a r r iv a r e d a lla F r a n c ia R en ato conte di Vaudemont, rappresentante dei d ir it ti d e g li A n giò su Napoli, con 30.000 ducati e d a ll’In g h ilte rra s ir Jo h n R u s s e l, in v iato di Enrico III, con egual somma, in terru p p e le nuove t r a t t a t iv e i n i ziate coi rappresentanti dell’im p erato re e riprese le o s t ilit à . I l 7 febbraio 1527 giunse a Roma Andrea D’O ria « p er p ig lia r e ord in e de la speditione de le XXX galee che erano a C iv itav ec ch ia » e fu d e
ciso che sarebbe andato ad assalire il Regno di N ap o li (21). A C iv i
tavecchia il D’Oria im barca le fam ose bande n ere, c a p ita n a te da Orazio Baglioni dopo la morte di Giovanni dei M edici ; im b a rc a a lla Fiumara del Tevere il conte di V audem ont, il q u a le , « procedendo come luogotenente del Papa, e sostenuto d a lle forze d i V e n e zia e d i Francia, occupa Ponza addì 23 di febbraio ; e di l à coi p ro c la m i e colle armi piglia Mola di Gaeta, Torre del Greco, C a s te lla m a r e , S o r
rento e Salerno » (22).
Intanto quella bordaglia che in tito la v a si esercito im p e ria le , co
mandata da Carlo di Borbone, dopo essersi tr a tt e n u t a i m esi di marzo e di aprile tra la Romagna e la Toscana, a i p r im i d i m aggio si diresse velocemente contro Roma : il 2 giunse a V ite rb o « a i 5 a t traversò la Campagna e verso sera comparve d a lla p a r te d i M onte Mario dinanzi alle mura del V aticano » (23).
Durante il sacco della C ittà eterna, m entre il P a p a e r a chiu so ili Castel Sant’Angelo, Andrea D’Oria si tenne C iv itav ecc h ia e rifiu tò di consegnarla ai commissari im p eriali fino a che non g li fossero p a gati 14.000 ducati di cui era creditore per stip en d i a r r e t r a t i (24).
La pratica per guadagnare il D ’O ria a l servizio d i C a rlo V non fu nè dimenticata nè interrotta. E ssa stav a a cuore a d un g ran d e Italiano, il Gran Cancelliere M ercurino di G a ttin a ra , che d a l 1518 al 1530, cioè fin quando visse, diresse la p o litica im p e r ia le ed e s e r
citò un’influenza preponderante s u lla form azione s p ir it u a le d e ll’
Im-(20) A. G u g lielm o tti, op. cit., vol. I, p a g . 281-283.
(21) F. Gualterio, C orrispon den za s e g re ta d i G ian M atteo G ib e r ti c o l C a rd i
nale Agostino T rivulzio d e ll1 anno 1527, T o rin o , 1845, p a g . 9 5 ; L . P a s t o r , o p .
cit., vol. IV, parte II, pag. 238.
(22) A. Gu g l ie l m o t t i, op. cit., vol. I, p a g g . 284-285; F . Gu a l t e r i o, op. cit.,
pagg. 105-106, 127, 137, 142, 176.
(23) G. De Leva, S to ria d ocu m en tata d i C a rlo V in c o r r e la z io n e a ll' I t a li a , vol. 2, Venezia, 1864, pag. 426.
(24) L. Pastor, op. cit., vol. IV, p a rte I I , p a g . 277; C. M a n fro n i, S t o r i a d e lla m arina italian a d a lla caduta di C o sta n tin o p o li a lla b a tta g lia d i L e p a n to , R o
m a 1897, pag. 274.
I NEGOZIATI PER ATTIRARE ANDREA D’ORIA AL SERVIZIO DI CARLO V 57
peratore. L ’opera del G attinara poco nota fino a pochi anni fa, ha ottenuto il suo giusto riconoscimento con la pubblicazione d ella sua « historia vitae et gestorum », dei numerosi documenti che la corredano e la completano, e finalmente con la recentissim a storia di Carlo Y di Carlo Brandi.
Il 7 giugno 1518 era morto Giovanni Sauvage Gran Cancelliere del Re di Spagna, che aveva con l ’opera sua destato malumori e odi popolari.
« Son successeur fut une personnalité qui, peu à peu, devait nouer avec les Espagnols de meilleurs rapports et était en même temps comme prédestinée à faire sortir les affaires publiques du monde fermé de la Bourgogne où de l ’Espagne où elles s’étaient cantonnés ju sq ’ici et à organiser de façon grandiose le pouvoir universel de C h arles: c’était Mer curi no G attinara. Son arrivée aux affaires, son entrée dans l ’entourage du souverain, est un événement bien plus im portant que tout ce qui se passait alors aux Cortés, si g ra ves et significatives que fussent ces négociations. G attinara devait m arquer de son empreint non seulement la grande politique, mais plus encore la personnalité même de C harles; comme seul Chiévres l ’avait fa it avant lu i et, après lui, plus personne » (25).
Nella sua autobiografia il Gattinara dice che, dovendo sciogliere un voto nel Santuario di Monserrat (26) e volendo recarsi in p atria per curare e riordinare i suoi privati interessi, p artì d alla Corte cesarea il 30 marzo 1527 ; sciolse il voto, indi continuò il viaggio per B arcellona, ove giunse il 27 aprile. A Barcellona noleggiò alcune navi genovesi ancorate nel porto di Pàlamos, e quando le navi furono pronte per far vela, il 15 maggio, egli si rimise in viaggio e in quattro giorni giunse a Pàlamos. Qui però a causa del cattivo tempo non potè im barcarsi subito e dovette attendere dieci giorni prim a di m ettersi in mare (27ì.
(25) C. Brandi, Charles-Quint, 1500-1558, P aris 1939, pag. 86. L’o p era del B ra n di, p u b b lica ta in tedesco nel 1937, fu trad otta in francese da G uy de Bude e p u b b lica ta d a l P ayo t n el 1939.
(26) M ont-Serrat sorge a nord ovest di B arcellon a su lla d estra d el fium e L lobregat. Nel fam oso Santuario si venera u n ’im m agine d e lla V erg in e n e ra, c h ia m a ta la m oren ita de Catàluna. Nei tempi, di cui qui si tra tta , il culto d e lla M orenita era profondam ente sentito e largam ente diffuso in tu tta la Sp ag n a . « Cada dia recibia M ontserrat nuevas v isita s y nuevos présentes. Y no se cre a que eran todos los que le visitaban pobres pereg rin os p a rtid o s de le ja n o s paises, infelices rom eros subiendo à pie y descalzos la tra b a jo s a m on
tana. en cum plim iento de un voto ó de una expiacion; no p o r cierto. M ezclados con ellos se prefeentaban a llam ar à la puerta del tem plo — que lo p ropio se a b ria p a ra el potentado que p a ra el mendigo — ilu stres nom bres ce fa m ilia s poderosas, célébrés apellidos de afam ados h é ro e s» . V. Balaguer, Las lejen das
del M o n tse rrat, Madrid, 1885, pag. 220.
(27) C. Bornate, op. cit., pagg. 343-346.