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C ANALI M ISURA RILEVATA P IEDI EGINETICI E RRORE U NITÀ MODULARI DI 30 PIED

8 – 14 354,95 m 1080 + 0,71 m 36 14 – 9 182,18 m 555 + 0,14 m 18,5 9 – 19 58,86 m 180 - 0,18 m 6 19 – 11 85,31 m 260 + 0,03 m 8 + 2/3 11 – 12 197,35 m 600 + 0,55 m 20 12 – 2 25,02 m 75 - 0,42 m 2,5 2 – 3 334,75 m 1020 + 0,19 m 34 3 – 5 172,15 525 - 0,05 m 17,5 5 – 4 289,08 m 880 + 0,44 m 29 + 1/3 4 – 15 88,35 m 270 - 0,21 m 9 15 – 16 127,32 m 390 - 0,60 m 13 16 – 17 68,28 m 210 - 0,60 m 7

Appare subito chiaro come quasi tutte le misure rilevate sono multipli di 30 piedi, che quindi sembra essere un’unità modulare di base; solo in 2 casi questo modulo sembra non essere adatto. Nel caso della distanza fra l’anomalia 5 e l’anomalia 4 questo potrebbe dipendere dalla presenza del fiume: l’anomalia 4 potrebbe in questo caso indicare il nuovo punto base per la prosecuzione del reticolato a nord dell’ansa occidentale del fiume424. Le distanze tra i cardines sono espresse tutte in numeri piuttosto significativi: 300, 600 e 3660 piedi. Sembra quindi che anche in questo caso uno delle possibili unità base sia la distanza di 300 piedi. Per

424 Il reticolo delle Fig. 121, Fig. 122, Fig. 123 e alle tavv. VI - VII è stato tracciato sulla base di queste

183 quanto riguarda la distanza tra i decumani la misura più significativa è il 600 piedi che si registra tra l’anomalia 11 e la 12; allo stesso modo è molto significativo che la somma delle distanze fra l’anomalia 15 e la 16 e quest’ultima con la 17, sia sempre di 600 piedi. Pertanto ritengo che si possa ipotizzare anche in questo caso la ricostruzione di un reticolo basato su rettangoli con lati di 300 x 600 piedi, disposti però “per strigas”.

Le testimonianze di insediamento rurale di VI (Fig. 121) e di V sec. a. C. (Fig. 122) si inseriscono perfettamente all’interno di questo reticolo posizionandosi, quasi nella totalità dei casi, vicino ai vertici o in prossimità degli assi principali.

Fig. 121: Mirandola – San Martino Spino. Gli insediamenti di VI sec. a. C. ed il reticolo ipotetico (in verde) ricostruito sulla base delle anomalie individuate (in rosso). I rettangoli che intercettano l’ansa occidentale del fiume appaiono più lunghi in senso N-S in quanto si è considerata l’anomalia 4 come il punto base per la prosecuzione della suddivisione in questo settore di territorio.

Il fatto che la villa della Tesa rispecchi l’orientamento del sistema identificato potrebbe far pensare che, forse come nel caso della zona di Magreta, i romani abbiano sfruttato un sistema già precedentemente organizzato dagli Etruschi. Il ripristino dell’antico corso del paleoalveo (Fig. 115), nonché le numerose attestazioni di fattorie romane nelle vicinanze di quelle dell’età del ferro, inducono a ritenere che questa ipotesi possa avere qualche

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fondamento. Tuttavia non vi sono sufficienti elementi per proporre una successione insediativa continuativa, in quanto resta al momento poco nota l’epoca di transizione tra l’occupazione celtica, di cui si colgono labili tracce, e quella romana425.

Fig. 122: Mirandola – San Martino Spino. Gli insediamenti di V sec. a. C. ed il reticolo ipotetico (in verde) ricostruito sulla base delle anomalie individuate (in rosso). I rettangoli che intercettano l’ansa occidentale del fiume appaiono più lunghi in senso N-S in quanto si è considerata l’anomalia 4 come il punto base per la prosecuzione della suddivisione in questo settore di territorio.

Per questo motivo ho raccolto le attestazioni di fattorie e ville di epoca romana rinvenute in quest’area. La presenza romana è qui attestata a partire dal II sec. a. C. fino al VI-VII sec. d. C. Un quarto delle aree note risulta impiantato nella tarda età repubblicana, tra il II ed il I sec. a. C. con continuità di vita fino al I-II sec. d. C. quando una nuova fase di insediamenti porta al raddoppio delle presenze426. Alla fine del I sec. a. C. la documentazione archeologica mostra un quadro di avanzata colonizzazione del territorio che presenta caratteristiche eminentemente rurali con una rete di insediamenti sparsi dediti a svariate attività. Anche in questo caso la maggior parte delle attestazioni si pone nelle prossimità dei vertici del reticolo, ma la distanza relativa fra gli insediamenti risulta essere maggiore rispetto al periodo dell’età

425 Malnati 2003, p. 46. 426

185 del ferro (Fig. 123); si potrebbe quindi ipotizzare che i romani abbiamo riutilizzato solo alcuni degli assi stabiliti dagli etruschi, ampliando le dimensioni della maglia reticolare ma mantenendo l’orientamento del sistema, adatto alla conformazione del terreno. Solo futuri interventi di scavo potranno eventualmente avvalorare quanto qui ricostruito.

Fig. 123: Mirandola – San Martino Spino. Gli insediamenti rurali romani ed il reticolo ipotetico (in verde) ricostruito sulla base delle anomalie individuate (in rosso).

L’analisi dei materiali d’importazione rinvenuti nell’area di San Martino Spino evidenziano una differenza rispetto alle altre aree della pianura modenese e ne attestano l’appartenenza alla sfera di controllo mantovana che aveva nell’abitato del Forcello il suo nucleo egemone427. Il legame con Spina di questo ambito territoriale appare evidente grazie al gran numero di ceramiche di importazione rinvenute e sembra essere prevalente rispetto a quello avuto con l’area di Mutina428. Le aree di alta pianura sembrerebbero testimoniare maggiori contatti con

427

Per alcune notizie sull’abitato del Forcello si veda De Marinis 1986, pp. 140-176; De Marinis in De Marinis et

Alii 2002, pp. 303—305; Casini-De Marinis 2005, pp. 35-53; per produzione e scambio nell’Etruria Padana alla

luce degli scavi del Forcello si veda De Marinis 1986, pp. 197-200; Menotti 2003, pp. 802-812; De Marinis 2005, pp. 217-218; De Marinis 2005², pp. 285-290 .

428 Le testimonianze di materiale di importazione greca in altri ambiti del territorio di Modena, appaiono assai

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il territorio chiusino, cui rimanda tra l’altro l’alfabeto utilizzato in uno dei cippi di Rubiera, per cui avrebbe funzione di tramite il centro di Marzabotto, ben collegato attraverso la valle del Venola. Allo stesso tempo le valli del Secchia e del Panaro avrebbero assicurato i contatti con l’area a Nord dell’Arno429. Il netto distacco che si può osservare nella carta di distribuzione degli insediamenti della provincia di Modena (Fig. 95, Fig. 96) è indubbiamente dovuto alla mancanza di dati provenienti dalla media pianura, dove i livelli alluvionali risultano troppo consistenti affinché i siti siano individuati grazie alla ricognizione di superficie, ma allo stesso tempo evidenzia una separazione tra le due aree dovuta alla presenza di numerosi corsi d’acqua riconducibili ad antichi rami del Po, del Secchia e del Panaro430.

Fig. 124: Fiumi Crostolo, Secchia, Panaro e Po: in scuro l’attuale percorso fluviale, in chiaro i principali percorsi fluviali estinti (da Balista 2007, fig. 13a). Il cerchio rosso evidenzia il Paleocanale dei Barchessoni.

3.2.3. Alcune analogie con la bassa modenese: l’area di Bagnolo San Vito (Mn).

Il sistema di San Martino Spino trova alcune analogie con le anomalie individuate da Maurizio Harari e Pier Luigi Tozzi nell’area compresa tra Bagnolo San Vito e San Biagio, in località Corte Zàita (cat. 37). A circa 2,5 km a sud est dell’abitato del Forcello, sulla base di alcune immagini aeree acquisite negli anni Ottanta431, gli studiosi hanno potuto identificare una serie di tracce

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Malnati 1988, pp. 144-145.

430 Bondesan-Ferri-Graziani 1992, pp. 13-19, 24-25, fig. 1; Balista 2007, pp. 121-167, fig. 13 a. 431

187 ortogonali da riferire forse ad un sistema antico di canalette di drenaggio432. Le stesse anomalie sono chiaramente visibili anche in un’immagine del 23 agosto 2003 consultabile con il software Google Earth: si tratta di 5 assi orientati NNE-SSW e 4 assi orientati WNW-ESE. L’area di corte Zàita era già conosciuta per diversi ritrovamenti forse riferibili ad una necropoli della prima metà del IV sec. a. C.433. La declinazione di questi assi, pari a N 27° E, differisce sia da quella della centuriazione dell’agro mantovano, pari a N 33° E434, sia da quella dell’abitato del forcello che risulta orientato NNW-SSE. Non vi è pertanto alcuna indicazione sulla datazione di questo presunto reticolo, tuttavia le distanze fra gli assi appaiono significative in quanto sembrano basate sull’utilizzo del piede dorico-eginetico come nel caso di San Martino Spino e sul modulo base di 15 piedi.

Decumani: