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Dal momento che i campioni di rene di pollo erano aliquote molto piccole si era deciso di provare e in seguito di utilizzare la metodica già utilizzata per la ricerca di OTA nel rene di suino (SOP FT 10.01.021) e di gallina, adattandola per una aliquota di rene di 1 g.

La metodica era la seguente:

Pesare 1 ±0,01 g di campione

Trasferire in provettoni tipo Falcon da 50 ml

Aggiungere 1 ml di soluzione acido citrico al 30 % e 6 ml di diclorometano

Omogeneizzare con ultraturrax per 3 minuti

Lavare lo statore con 2 ml di diclorometano e raccogliere nello stesso provettone

Porre in ultrasuoni per 30 minuti

Centrifugare a 300 rpm per 10 minuti Allontanare la fase acquosa

Congelare il campione per alcune ore o per tutta la notte Centrifugare a 300 rpm per 10 minuti

Allontanare la fase acquosa

Caricare l’estratto su colonnina SPE silica 500mg da 10 ml precedentemente condizionata con 5 ml di diclorometano

Lavare con 5ml di esano e scartare l’eluato Scartare

Lavare con 5 ml della soluzione 3 Scartare

Lavare con 5 ml della soluzione 4

Raccogliere l’eluato in provette da 10 ml Lavare con 5 ml della soluzione 5

Raccogliere l’eluato in provette da 10 ml Portare a secco in evaporatore UNIVAPO

Risolubilizzare il residuo essiccato con 0,25 ml di soluzione MeOH:H2O

1:1

Condizioni analitiche:

fase mobile A (68%): H2O : CH3CN : CH3CHOHCH3: CH3COOH 1% 79:7:7:7

fase mobile B (32%): CH3CN

flusso 1 ml/min

Il volume di iniezione è stato stabilito a 20 μl, mentre il detector fluorimetrico è stato impostato alle seguenti condizioni: λ Ex: 340 μm, λ Em: 460 μm.

RISULTATI E DISCUSSIONE

Come già esposto nella parte compilativa, l’Ocratossina A è stata classificata come appartenente al gruppo 2B (della classificazione dello IARC 2002) al quale appartengono gli accertati cancerogeni per gli animali e possibili cancerogeni per l’uomo. Come dimostrato dalla letteratura, le micotossine oggi rappresentano un problema emergente nell’ambito della salute da non sottovalutare. Nelle specie avicole l’OTA causa importanti cali delle produzioni.

I risultati ottenuti da questo lavoro dimostrano la salubrità delle carni e quindi una sicurezza per la salute umana. Dato che nella bile di animali alimentati con diete sperimentalmente contaminate l’Ocratossina A risulta presente in concentrazioni apprezzabili anche quando nelle altre matrici la tossina risulta assente, il lavoro di questa tesi assume un particolare significato circa la salubrità delle derrate di origine animale.

CONCLUSIONI

L’assenza di ocratossina a livello della bile dei polli rivela, percorrendo a ritroso il meccanismo di accumulo della stessa, una verosimile assenza di contaminazione dell’alimento. Al macello preso in esame afferiscono diversi produttori affiliati, ciò significa che allevamenti di diverse aree geografiche sono stati simultaneamente presi in esame, così come diverse partite di mangimi presumibilmente di diversi produttori o provenienze

INTRODUZIONE

La sicurezza e la salubrità degli alimenti di origine animale rappresentano, oggi, assieme all’elevata qualità, le caratteristiche che il consumatore ricerca negli alimenti che acquista e che richiede ai produttori. Nel quadro del mercato globale, in cui materie prime e prodotti finiti viaggiano da un continente all’altro, ogni Paese dipende dall’importazione per rispondere alla domanda interna di determinati beni, per i quali non risulta autosufficiente. Il rischio maggiore per la sicurezza alimentare è rappresentato dalla contaminazione, sia chimica sia microbiologica, di tali prodotti, che può arrecare anche gravi danni alla salute umana. A livello europeo, la normativa è molto specifica e il controllo della produzione, la biosicurezza, la tracciabilità e l’igiene sono caratteristiche indispensabili in ogni processo produttivo; campionamenti ed analisi vengono condotti lungo tutta la catena alimentare, sia partendo dalla produzione primaria, sia risalendo dal prodotto finito (Andrée et al., 2010).

Per quanto concerne l’argomento oggetto di questa tesi, gli elementi chimici maggiormente implicati nella contaminazione degli alimenti sono quelli non essenziali che, se ingeriti, possono causare effetti negativi sulla salute dell’uomo; analogamente, anche gli elementi essenziali, se presenti in eccesso, possono risultare tossici. A questo riguardo l’Unione europea ha fissato, tramite regolamenti e direttive, i livelli massimi di alcuni contaminanti, tra i quali figurano anche dei metalli, negli alimenti, mentre per altri stabilisce la necessità di un controllo della loro presenza negli stessi, al fine di garantirne la sicurezza e di tutelare la salute dei consumatori; a livello italiano a questo scopo ogni anno viene attuato un Piano Nazionale per la ricerca dei Residui negli animali e in alcuni prodotti di origine animale (P.N.R.).

Dato che in alcuni Paesi extraeuropei meno attenzione è rivolta a queste problematiche, abbiamo ritenuto interessante, in collaborazione con il professore Khaled M. Al-Qudah della facoltà di Medicina Veterinaria della Jordan University of Science and Technology (Irbid, Giordania) e con il dottor Giorgio Fedrizzi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna

“Bruno Ubertini”, determinare la concentrazione di contaminanti chimici in alimenti provenienti dalla Giordania. Lo scopo del lavoro è ricercare 13 elementi, sia essenziali (ferro, rame, selenio, zinco, manganese, cromo e cobalto) sia non essenziali (arsenico, cadmio, mercurio, piombo, alluminio e argento) in campioni di muscolo, fegato e rene di bovini allevati e macellati in Giordania e confrontare i dati ottenuti con quelli europei e internazionali, così da valutare la sicurezza di tali matrici edibili.

I METALLI

I metalli (dal greco métallon, che significa “miniera” e “minerale”) sono elementi chimici che, ad eccezione del mercurio, si presentano solidi a temperatura ambiente, risultano duttili e malleabili, buoni conduttori di calore e di elettricità e fondono ad alte temperature; tutti possono essere usati per costituire delle leghe. I metalli vengono rilasciati nell’aria, nell’acqua e nel suolo sia come conseguenza di processi naturali sia da fonti antropiche: l’uomo, infatti, ha cominciato ad estrarli e utilizzarli almeno 6000 anni prima di Cristo, ma è con l’avvento dell’era industriale che si è avuto un aumento della loro dispersione nell’ambiente, dove costituiscono un fattore di rischio per la popolazione in generale oltre che per i lavoratori esposti durante i processi che li coinvolgono. I metalli possono essere classificati in essenziali e non-essenziali o tossici. Si definiscono essenziali i metalli indispensabili per gli organismi viventi; tra di essi distinguiamo i macronutrienti, il cui fabbisogno giornaliero è nell’ordine di grammi, quali calcio (Ca), magnesio (Mg), potassio (K), sodio (Na) e fosforo (P), e i micronutrienti, il cui fabbisogno può essere nell’ordine dei milligrammi, come ferro (Fe), rame (Cu), zinco (Zn), o di 1000 volte inferiore, vale a dire nell’ordine dei microgrammi, come vanadio (V), cromo (Cr), manganese (Mn), cobalto (Co), arsenico (As), selenio (Se) e molibdeno (Mo). Si definiscono invece non essenziali o tossici quei metalli di cui non si conosce nessuna funzione biologica e il cui apporto può risultare dannoso per la salute, quali piombo (Pb), mercurio (Hg), cadmio (Cd), alluminio (Al), berillio (Be) e nichel (Ni).