rinvenimenti subacquei conosciuti di marmi lunensi.
5956 Si veda ad esempio PENSABENE, 1998A, PP. 175-206 57 ADAM, 1989, PP. 32-33.
58 Cfr. ad es. PENSABENE, 1994, PP. 321-325.
I casi accertati di naves lapidariae caratterizzate dalla
presenza di carichi in marmo lunense si riducono a pochi esemplari, la maggior parte dei quali non pubblicati per esteso od indagati solo in via preliminare. In base alle mie ricerche, l’unico relitto oltre a quello della Baia della Caletta di cui si possa dire con assoluta certezza che trasportasse marmo lunense, grazie alle analisi petrografiche effettuate dal Prof. Mannoni,60 è quello di Porto
Novo, alias Porto Vecchio, sulla costa sud-orientale della Corsica, datato al 27/28 d. C..61 Gli altri casi in cui la presenza di tale varietà
di marmo risulta altamente probabile (o data per certa), pur senza essere suffragata da analisi di laboratorio incontrovertibili, si possono identificare nei seguenti relitti, elencati procedendo in senso Est-Ovest: Meloria C (I secolo d. C).,62 Coscia di Donna-
Punta del Francese ( I secolo d. C.),63 Saint Tropez (II secolo d.
C.),64 Saintes-Maries-de-la-Mer 18 (datazione incerta),65 Saintes-
Maries-de-la-Mer 21 (datazione incerta),66 Saintes-Maries-de-la- Mer 22 (tra I e II secolo d. C.),67 Les Riches Dunes 5 (tardo II
secolo d. C.),68 Beausèjour (I secolo d. C.).69 Porto Novo
Proprio per la loro sicura attribuzione alle cave di Luni, comincerei col prendere in esame nel dettaglio i blocchi del relitto
60 BERNARD, BESSAC, 1998, P. 54. 61 BERNARD, BESSAC, 1998, PP. 53-81.
62 GAMBOGI, CIBECCHINI, BARGALIOTTI, 1996; CIBECCHINI , 2002; BARGAGLIOTTI, 2002
63 M. GALASSO, 2001, in http://www.archaeogate.org/subacquea/article/115/3/rinvenimenti-archeologici-subacquei-in-
sardegna-sud-occ.html
64 BENOIT, 1952, PP. 240-244. Benoît afferma che si tratti di marmo di Carrara, pur senza citare eventuali analisi di
laboratorio; tuttavia, dato che i blocchi del carico furono recuperati dal mare (v. ibidem, p. 240), mi pare plausibile che un accertamento esauriente in merito possa essere stato effettuato.
65 LONG, 1999, PP. 41-43. 66 LONG, 1999, PP. 41-43. 67 LONG, 1999, PP. 41-43.
68 JÈZÈGOU, 2002, P. 47; JÈZÈGOU, BERNARD, 2003, PP. 52-55. 69 BERNARD, 2000, PP. 51-53; BERNARD 2001, P.45.
di Porto Novo, intensivamente indagati tra il 1990 e il 1995 dal DRASM. Il carico, del peso complessivo di 138 tonnellate, conta anzitutto cinque grossi parallelepipedi semilavorati; quattro di essi, tutti alti 1 m., misurano sugli altri lati rispettivamente: 2,7 m. x 2,5 m., 2,7 m. x 2,3 m., 3,1 m. x 2,4 m., 1,9 m. x 1,9 m.; il quinto blocco, davvero imponente, misura 0,8 m. di altezza, 5,8 m. di lunghezza e 2,1 m. di larghezza.
Oltre ai blocchi quadrangolari, quattro rocchi di colonna appena sbozzati, disposti sul fondale a mo’ di croce, completano il carico; tutti e quattro presentano lo stesso diametro, di circa 1,5 m., mentre le rispettive lunghezze risultano essere: 4,8 m., 3, 3 m., 3,2 m., 2,2 m. La sovrapposizione dei blocchi, il più pesante dei quali supera le 23 tonnellate di peso, permetterebbe la restituzione di un’unica colonna alta complessivamente 12-13 m.
Analogamente al relitto di Lerici, il pessimo stato di conservazione dei reperti dovuto ad invasivi fenomeni corrosivi causati dalla fauna marina (ancora molluschi litofagi!), non ha permesso l’individuazione di eventuali marchi di cava. Gli unici segni di lavorazione rimarchevoli sono riferibili a tre dei blocchi squadrati di cui sopra, e consistono in esili tracce collegabili probabilmente alle fasi di estrazione della pietra.70
Saint Tropez
Il relitto, investigato agli inizi degli anni Cinquanta da F. Benoît, ha restituito un carico di marmi considerati lunensi71
consistente di 14 blocchi, del peso complessivo di 200 tonnellate
circa. I manufatti rinvenuti, e recuperati72 grazie ad un ponte-gru,
possono essere così ripartiti:
• 8 tamburi di colonna, di diametro compreso tra 1,80 m. e 1,93 m. e di altezza compresa tra 1,70 m. e 1,95 m.
• un tamburo inferiore, corredato da un listello, di 2,20 m. di diametro per 1,93 m. di altezza
• 3 basi lavorate, corredate da plinti di 2,70 m. di
lunghezza, alti 1,05 m.; il diametro del fusto è di 2,15 m.
• una lastra rettangolare di 2,70 m. di lunghezza per 70 cm. di larghezza
• un architrave di 5,45 m. di lunghezza per 1,60 di larghezza, per 1,60 m. di altezza.
Gli oggetti si presentano ancora una volta in uno stadio di evidente semilavorazione, eccezion fatta per una maggior
attenzione prestata nell’impostazione della modanatura dei tori delle basi; la lettura delle superfici marmoree è compromessa pesantemente dall’azione di molluschi litofagi.
Meloria C
Le ricognizioni eseguite a metà degli anni Novanta hanno condotto al ritrovamento, nelle acque della piccola isola al largo delle coste livornesi, di 11 grossi blocchi squadrati e di quella che doveva probabilmente essere una colonna semilavorata del
72 In realtà uno degli otto tamburi, del peso di circa 10 tonnellate, non poté essere recuperato a causa della sua posizione
diametro di 1,70 e lunga 3,50m. Il peso totale del carico si aggira intorno alle 50 tonnellate.
Coscia di Donna-Punta del Francese
Sul fondale roccioso della cala Coscia di Donna, situata sulla punta Nord-Occidentale della Sardegna, attente ricognizioni
effettuate nel 2001 hanno permesso di identificare un grosso carico marmoreo il cui peso dovrebbe ammontare a circa 265-275
tonnellate. I blocchi litici inerenti al relitto, in marmo bianco, forse lunense, si possono ricondurre a due tipologie:
• 3 imponenti elementi di forma pressoché cubica, di circa 2,20 m. di lato ciascuno
• 12 parallelepipedi tutti caratterizzati dalle stesse ragguardevoli dimensioni: 2,80 m. x 1,20 m. x 0,80 m.
I manufatti si presentano sbozzati ed interessati da diffuse forme di erosione dovuta a processi post-deposizionali. Nessun particolare segno di lavorazione della pietra è stato rinvenuto, se si escludono le modanature ed i solchi, appena percettibili su alcuni dei blocchi, riferibili alle fasi di cavatura del marmo.
Saintes-Maries-de-la-Mer 18, 21, 22
Ritengo sia possibile raggruppare sotto uno stesso paragrafo le assai preliminari osservazioni condotte su tre distinti carichi di marmo, ritenuto lunense (VEDERE MEGLIO SUL BILAN…), rinvenuti dagli archeologi del DRASM al largo di Saintes-Maries- de-la-Mer, alle foci del Rodano, nel 1999. Il relitto indicato con il numero 18 consta di 7 blocchi (CILINDRICI O
PARALLELEPIP??) di cui il più grande misura 2,8 m. x 2,1 m. Al numero 21 corrispondono almeno sette imponenti elementi marmorei quasi completamente sommersi dai detriti del fondale, mentre per il numero 22, l’unico databile, è accertata la presenza di sei-sette blocchi di cui due, lunghi 2,1m., di forma semi-cilindrica; i rimanenti oggetti presentano invece un taglio a foggia di parallelepipedo. In ogni caso tutti i reperti in marmo appaiono ad uno stadio di grezza semilavorazione ed interessati da abbondanti fenomeni corrosivi, in accordo con gli esemplari
precedentemente presi in esame.
Les Riches Dunes 5
Una campagna di survey effettuata nel 2002 dal DRASM al largo di Cap d’Agde, permise di riconoscere i resti di un relitto di
navis lapidaria naufragata con il proprio carico; tra i reperti rilevati
è stato possibile individuare, oltre ad una serie di lastre frammentate in marmo grigio e ad un capitello ionico in marmo bianco, una piccola colonna, sempre in marmo bianco, di 50,4 cm. di lunghezza, ed un massiccio blocco squadrato e semilavorato di 2m. x 1 m. x 0,4 m.; il materiale di cui è costituito tale blocco è stato interpretato come marmo lunense.
Beausèjour
Non lontano dal relitto di Les Riches Dunes un altro
interessante carico marmoreo era stato individuato e ricognito dagli esperti del DRASSM tra il 2000 e il 2001: i manufatti rinvenuti, del peso complessivo di 23,7 tonnellate, constano di cinque
parallelepipedi semilavorati in marmo, interpretato come lunense. Le dimensioni ed i relativi pesi di ciascun blocco risultano essere i seguenti: • 1) 2,1 m. x 1,4 m. x 1,5 m.; 11,7 tonnellate • 2) 1,48 m. x 1,04 m. x 0,28 m; 1,14 tonnellate • 3) 1,33 m. x 0,76 m. x 0,3 m.; 0,8 tonnellate • 4) 3 m. x 1,26 m. x 0,68 m.; 6,83 tonnellate • 5) 1,9 m. x 1,26 m. x 0,55 m.; 3,9 tonnellate
Un dato significativo è senz’altro costituito dalla presenza, su tutti e cinque i blocchi, di marchi di cava: se confermata la
provenienza dei marmi dal bacino di Carrara, quello di Beausèjour costituirebbe il solo caso attualmente accertato per marmi lunensi rinvenuti in mare.
Conclusioni
Volendo ricercare qualche analogia tra i blocchi marmorei di Lerici e quelli descritti finora, un primo denominatore comune è sicuramente costituito dallo stadio di semilavorazione dei reperti in analisi. Tale considerazione può già offrirci un interessante dato su cui riflettere, oltre a fornirci conferma di una prassi già ampiamente
attestata nei vasti depositi ostiensi:73 i marmi di Luni destinati alla
costruzione di opere architettoniche dovevano evidentemente essere imbarcati direttamente all’uscita dalla cava.74 Qui la pietra veniva
già sbozzata seguendo probabilmente le indicazioni fornite dai committenti, con la creazione di pezzi espressamente ordinati: si pensi, oltre al caso della Baia della Caletta, all’altrettanto
imponente colonna di Porto Novo o ai rocchi e all’architrave di Saint Tropez. A tale produzione ad hoc, destinata senza dubbio ad importanti edifici pubblici, se ne doveva affiancare una più
canonica, che definirei quasi seriale, con la creazione di blocchi quadrangolari semilavorati di varie dimensioni che, una volta rifiniti, potevano rispondere alle esigenze architettoniche più disparate.
Quanto alle dimensioni delle colonne, mi pare di poter affermare che i casi di Porto Novo e Saint Tropez posano essere riportati a quello di Lerici senza grosse incongruenze. L’altezza complessiva della colonna di Porto Novo (12-13 m.) non si
distingue che di pochi centimetri da quella di Lerici (11,35 m.), ed anche i singoli blocchi presentano misure molto simili tra loro:
Tabella 1
Lunghezza colonne Lerici (m.)
Lunghezza colonne P. Novo (m.)
3,8 3,3
4,95 4,8
2,6 2,2
/ 3,2
73 Cfr. PENSABENE, 19….
74 Da Luni provenivano sicuramente anche opere statuarie finite; tra i rinvenimenti subacquei, una conferma in tale
direzione è fornita dalla testa colossale di Augusto, del tipo di “Prima Porta”, portata alla luce nelle acque alla foce del Rodano. Cfr. BRENTCHALOFF, SALVIAT, 1987, PP.18-25.
La colonna della Meloria, dal canto suo, non si discosta di molto in lunghezza, ad esempio, dal blocco n. 1 di Lerici (3.50 m contro i 3,80 m. della Baia della Caletta). Sensibilmente maggiori risulterebbero, tuttavia, le proporzioni in altezza nel caso di Saint Tropez se ritenessimo che tutti i rocchi del carico siano da riferire ad una sola colonna, che giungerebbe a misurare all’incirca 15 m!
Per quel che concerne i diametri dei blocchi afferenti a colonne, possiamo notare ancora una volta dimensioni piuttosto concordanti tra i casi descritti e quello di Baia della Caletta:
Tabella 2
Relitto Diametri delle colonne (m.)
Baia della Caletta Tra 1,78 e 2,10
Porto Novo 1,50
Saint Tropez Tra 1,80 e 1,93
Meloria C 1,70
Come facilmente osservabile in tabella, in particolare è Saint Tropez a presentare diametri di misura estremamente vicina a quella delle colonne di Lerici.
Per quel che concerne il peso dei carichi, direi che quello della Baia della Caletta, con le sue 92 tonnellate, può essere ascrivibile ad una stazza intermedia in relazione agli altri relitti sopra elencati,75 come rilevabile in tabella76 (i relitti sono elencati in
ordine di peso ascendente).
75 Cfr. BERNARD, BESSAC, 1998, P. 55.
76 Sono ovviamente esclusi dalla tabella i casi per i quali non è dato conoscere una stima esatta dell’entità del carico: i
Tabella 3
Relitto Peso del carico (ton.)
Beausèjour 23,7
Meloria C 50
Baia della Caletta 92
Porto Novo 138
Saint Tropez 200
Coscia di Donna 265-275
Riguardo ai pesi dei singoli blocchi, bisogna ammettere che le 38,7 e le 33,4 tonnellate dei rocchi n. 2 e n. 1 di Lerici
sopravanzano di molto anche il più pesante dei blocchi della
colonna di Porto Novo (23,3 tonnellate); le più modeste dimensioni del blocco n. 3, invece, comportano una mole (18 tonnellate) che maggiormente si accorda con la media dei pesi di Porto Novo e con quello della probabile colonna della Meloria C (circa 21,5
tonnellate). Ciascun rocchio del relitto di Saint Tropez, invece, facendo un rapido e approssimativo calcolo non dovrebbe superare le 15,5 tonnellate; ricordo tuttavia che in questo caso ci troviamo di fronte ad un sistema costruttivo, che prevedeva l’utilizzo di tamburi piuttosto tozzi, differente rispetto a quelli di Lerici o Porto Novo.
Mi preme sottolineare nuovamente che le generali considerazioni sino a questo punto effettuate sono condotte
partendo dal presupposto, comunque ritenuto molto probabile dagli studiosi dei vari relitti descritti, che tutti i manufatti provenienti dai relitti cui si è fatto riferimento siano in marmo lunense; va da sé che solo una conferma in laboratorio di tali, pur verosimili, supposizioni per i casi non comprovati potrebbe conferire maggior forza ad un tentativo di analisi comparativa. Per nostra fortuna, ad ogni modo, i blocchi di Lerici trovano i confronti più stretti, oltre che con la supposta colonna della Meloria, proprio con gli unici altri due casi
di rinvenimenti marmorei certamente (o quasi; si veda poco sopra, nota n. 19) lunensi: anzitutto la colonna di Porto Novo e, in minor misura, i rocchi di Saint Tropez.
Alla luce di queste considerazioni, tenuto conto del fatto che i manufatti in questione, trattandosi di imponenti colonne, dovevano rispondere ad esigenze costruttive eccezionali e dunque a
dimensioni non necessariamente standard, e senza dimenticare che ci troviamo di fronte a prodotti semilavorati, pertanto suscettibili di notevoli modifiche in fase di rifinitura, ritengo che non sia
azzardato affermare che, per fattezze e proporzioni, i blocchi della Baia della Caletta costituiscano una nuova, preziosa testimonianza della produzione in area lunense in età imperiale di una gamma di manufatti architettonici di massicce dimensioni destinati
all’esportazione.