Anfore
Forma Dressel 2/4
1. (Inv. LBC 98). Frammento fluitato conservante parte del
collo e della spalla, con l’impostazione dell’attacco dell’ansa. Corpo ceramico n. 4.
Reperto proveniente dal settore n. 10 dello scavo, immediatamente al di sotto del blocco marmoreo n.2.
Cfr. TCHERNIA, ZEVI, 1972, Fig. 3, n. 10.
Cronologia: I secolo d. C. Prima metà. Foto: Disegni:
2. (Inv. LER 194). Frammento di ansa a doppio bastone. Corpo ceramico n. 6.
Dimensioni: 16,5 cm. x 5,2 cm.; sezione 1,5 cm.
Reperto proveniente dal settore n. 13 dello scavo, sullo strato di piano di appoggio del carico del relitto.
Cfr. TCHERNIA, ZEVI, 1972, Fig. 3, n. 7, e MASSA, 1991, P. 359,
Fig. 16 b.
Cronologia: I secolo d. C.
Foto: Disegni:
3. (Inv. LBC 142). Frammento di attacco d’ansa, estremamente fluitato.
Corpo ceramico n. 5
Dimensioni: 7,5 cm. x 9 cm.; sezione 1,4 cm.
Reperto proveniente dal settore n. 12 dello scavo, da strato non certamente pertinente al relitto
Cfr. . Lo stato di estrema levigazione del reperto non
consente una chiara attribuzione tipologica; potrebbe trattarsi di un frammento di Dressel 2/4 molto rovinato, come di una porzione di ansa di Dressel 1C, avvicinabile, ad esempio, al tipo presente sul relitto di Cavalière (fine I secolo a.C.): CHARLIN, GASSEND,
Cronologia: Fine I secolo a. C./ inizi I secolo d.C. (?) Foto: Disegni:
4. (Inv. LER 196). Frammento estremamente concrezionato conservante parte dell’orlo e del collo con l’attacco superiore dell’ansa bifida. Orlo distinto; è appena percepibile l’anello leggermente concavo sulla faccia interna.
Corpo ceramico n. 6 (?)
Dimensioni: 9,3 cm. x 12 cm.; Ø min. da 11,6 cm. a 8,7 cm.; Ø max. da 14,1 cm. a 12,5 cm.
Reperto proveniente dal settore n. 15 dello scavo, probabilmente in giacitura secondaria. Non si può dunque considerare certa la pertinenza del frammento al relitto.
Cfr. MIRÒ, 1988, Fig. 19, n. 4.
Cronologia: I secolo d. C.
Foto: Disegni:
Intorno alla fine del I secolo a. C. la forma Dressel 2/4 va progressivamente a sostituirsi alle Dressel 1, giungendo a divenire il principale contenitore da trasporto di vino fino ad almeno tutto il I secolo d. C., con strascichi di produzione, in aree provinciali, estesi sino agli inizi del III secolo. Più leggere rispetto alle “progenitrici”, ma con capacità maggiore, attestata intorno ai 26 lt., le Dressel 2/4 presentano un collo tronco-conico rovesciato, orlo ben distinto, anse a doppio bastone dal profilo a gomito. Tale forma nasce come
imitazione delle anfore di Cos, con ansa bifida, e comincia ad essere prodotta in area Campano-Laziale per il trasporto e il
commercio dei pregiati vini provenienti da quelle zone. Nel giro di pochi decenni, tuttavia, la produzione di Dressel 2/4 si diffonde in moltissimi centri del Mediterraneo: fino agli sgoccioli dell’età repubblicana la quasi totalità del vino circolante nel bacino del Mediterraneo Occidentale veniva prodotto in Italia, e con esso le anfore (prima greco-italiche e poi Dressel 1A e 1B) destinate al suo trasporto; con l’inizio dell’età imperiale, invece, l’incremento della produzione vinicola nelle aree provinciali ed il relativo avvio delle officine produttrici di Dressel 2/4 comportò il raggiungimento di un graduale equilibrio negli scambi, che implicò un drastico calo nella circolazione delle anfore. Tale equilibrio era destinato tuttavia ad
essere rotto con gli inizi del II secolo, quando la concorrenza provinciale arrivò a prevalere nettamente sul commercio italico.112
Anche nella penisola iberica l’imitazione della forma Dressel 2/4 ha inizio in età proto-imperiale, come dimostrato dagli
esemplari di produzione tarraconense rinvenuti nei castra di Haltern ed Oberaden e nei depositi ostiensi di età augustea.113 Nella
Tarraconense e nella Betica, tradizionali produttrici di vino, per la verità di qualità piuttosto scadente, sorgono numerose officine con una produzione che risulta assai differenziata nell’aspetto
morfologico e nelle caratteristiche tecniche, anche all’interno della stessa regione. Generalmente negli esemplari provenienti da
Tarraconensis l’orlo risulta piuttosto svasato, con sezione dal
profilo a mandorla, mentre le anse mostrano una sagomatura spiccatamente angolosa. Tali anfore raggiungevano i campi del
limes reno-danubiano, la Gran Bretagna e le coste dell’Italia
tirrenica, destinate soprattutto ai grandi mercati laziali e, in minor misura, campani.114 Rinvenimenti di Dressel 2/4 tarraconensi
provengono anche da Luni,115 oltre che da altri centri dell’Etruria
settentrionale quali l’ager Pisanus,116 Fiesole117 e, con meno casi
attestati, Pistoia.118
Il rinvenimento, lungo le coste del Mediterraneo, di numerosi relitti che hanno rivelato un carico di Dressel 2/4 tarraconesi può fornire un’idea piuttosto chiara delle rotte seguite dai vini spagnoli tra la fine del I secolo a. C. e la prima metà del I secolo d. C.
Se osserviamo la disposizione dei siti in figura…, risulta palese che le rotte seguite principalmente erano due, che sono poi le
112 TCHERNIA, 1986, PP.180-186. 113 MASSA, 1991, P. 365. 114 MASSA, 1991, P.365. 115 Luni II, pp.242-.. 116 MENCHELLI, 1986, PP. 173-… 117 FAGGELLA, 1990, P. 258. 118 DE TOMMASO, 1985, P. 346.
stesse intraprese per il trasporto di qualsiasi tipo di prodotto commerciale lungo l’asse Hispania-Italia.119
Figura 1: principali relitti con carichi di Dr. 2/4. Da http://www.uni-
klu.ac.at/archeo/respubl/104afriaul.htm
(Si noti che il sito segnalato con il numero 3 nella legenda della cartina si chiama in realtà Grand Rouveau).
La dislocazione dei relitti appare in accordo, mi sembra, con le considerazioni riportate in merito alle due principali mete del vino tarraconese, ovvero da un lato i castra dislocati lungo il confine germanico, e dall’altro l’enorme mercato di Roma con il porto di Ostia. La via più diretta tra Tarraco e Ostia, sebbene assai rischiosa, era certamente quella che passava per le Bocche di Bonifacio, come testimoniano nel nostro caso i relitti di Cavallo 1,
Sud-Lavezzi 3, Perduto 1, Est-Perduto, Barò; i numerosi, recenti
rinvenimenti subacquei effettuati nello stretto canale che corre tra Sardegna e Corsica confermano ormai come tale percorso dovesse costituire una rotta abituale in età romana.120
119 CORSI SCIALLANO, LIOU, 1985, PP. 171-172. 120
Figura 2: principali rotte di navigazione nel Mediterraneo Occidentale in età imperiale. Da http://www2.rgzm.de/navis/Themes/Commercio/CommerceItalian.htm
I relitti scoperti sulle coste francesi, invece, testimoniano da una parte la scelta di una rotta di cabotaggio in direzione dei porti dell’Italia tirrenica, dall’altra la necessità di raggiungere le foci del Rodano per poter commercializzare il vino tarraconese anche verso l’interno: le anfore venivano scaricate dalle onerarie e imbarcate su chiatte o altri navigli in grado di risalire il fiume e di rifornire, attraverso una rete di navigazione interna, vari centri provinciali.
Frammenti di parete d’anfora
1. (Inv. LBC 55, 56, 60, 62, 64, 122, 123, 138, 139, 143, 158,
159 e LER 199, 201, 202, 210). Frammenti di parete per lo più estremamente fluitati; dimensioni comprese tra 2 cm. x 3 cm. e 18 cm . x 10 cm.
I reperti da LBC 122 a LBC 159 provengono dai settori 7/10 e 5/12, da contesti pertinenti al relitto; i reperti siglati LER da 199 a 210 provengono dai settori 15/18 e 98/99, da strati non sicuramente pertinenti al relitto; tutti gli altri costituiscono rinvenimenti sporadici, da strati certamente moderni. Il reperto LBC 158 ( da settore n. 10) presenta, sulla parete interna, abbondanti tracce di resina vegetale, notoriamente utilizzata per garantire una corretta conservazione del vino.
Foto:
2. (Inv. LBC 52, 125). Frammenti di parete per lo più
estremamente fluitati;dimensioni comprese tra 4,8 cm. x 5,1 cm. e 7,5 cm. x 8,7 cm.
Corpo ceramico n. 1.
Solo il reperto LBC 125 proviene da contesto certamente pertinente al relitto (settore n. 7).
Foto:
3. (Inv. LBC 22, 57, 67, 169, 170). Lacerti ceramici
estremamente fluitati, di dimensioni comprese tra 2 cm. x 2,5 cm. e 4,8 cm. x 8,5 cm.
Corpo ceramico n. 8.
Solo i reperti LBC 169 e 170 provengono da contesti sicuramente pertinenti al relitto (settori n. 10 e 12).
I reperti LBC 22, 67 e 169 presentano tracce di impeciatura con resina vegetale.
4. (Inv. LBC 114, 141, 142). Frammenti ceramici
estremamente fluitati, di dimensioni comprese tra 2,2 cm x 3 cm. e 6 cm. x 8,3 cm.
Corpo ceramico n. 5. Tutti i reperti provengono da contesti pertinenti al relitto (settori n. 10, 12).
Foto:
5. (Inv. LBC 61, 113, 124, 126). Frammenti ceramici
estremamente fluitati, di dimensioni comprese tra 1,5 cm. x 2,5 cm e 6,5 cm. x 3,8 cm.
Corpo ceramico n. 4.
Tutti i frammenti, ad esclusione di LBC 61, provengono da contesti pertinenti al relitto, dai settori n. 7/10.
Foto:
6. (Inv. LBC 53, 59). Frammenti ceramici fluitati, di
dimensioni comprese tra 4,5 cm. x 6,8 cm. e 9 cm. x 15,5 cm. Corpo ceramico n. 2.
Non è probabile la pertinenza al relitto di tali reperti, che provengono da strati superficiali moderni.
Foto:
7. (Inv. LBC 54, 58, 97, 127). Frammenti ceramici, piuttosto
fluitati, di dimensioni comprese tra 4 cm. x 6,2 cm. e 6 cm x 7,5 cm.
Corpo ceramico n. 3.
Solo i reperti LBC 97 e 127 provengono da contesti pertinenti al relitto, dai settori 10 e 7.
8. (Inv. LBC 100, LER 195, 197). Frammenti ceramici
piuttosto fluitati, di dimensioni comprese tra 3 cm. x 9,5 cm. e 17,2 cm. x 20,8 cm.
Corpo ceramico n. 7.
Tutti i reperti presentano flebili tracce di impeciatura con resine vegetali.
Solo il reperto LBC 100 proviene da contesto pertinente al relitto (settore n. 12); i reperti LER 195 e 197 sono riferibili invece a strati contaminati da materiale moderno (settore n. 13).
Foto: