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Capitolo 2 – I pronomi clitici

2.3 Acquisizione dei pronomi clitici

2.3.1 Analisi cross-linguistica

Studi sull’italiano, il francese e lo spagnolo hanno mostrato che i pronomi clitici vengono prodotti intorno ai 20 mesi di età, soprattutto in forma enclitica con i verbi di modo imperativo (Salvensen e Helland 2013).

Per quanto riguarda il francese, citiamo: Jakubowicz e collaboratori (1998), sul disturbo specifico del linguaggio; Hamann e Belletti (2006), sulla differenza tra il ritardo che caratterizza l’acquisizione atipica della L1 e l’apprendimento della L2; Tuller e collaboratori (2011), che confrontano la produzione di clitici in soggetti con un DSL, la sordità moderata e l’epilessia di Roland; Delage e Durrleman (2018), che mettono a confronto la produzione di pronomi clitici accusativi di terza persona singolare da parte di soggetti con DE e DSL.

Bernardini e Timofte (2017) si occupano di acquisizione in contesto bilingue (francese/italiano e rumeno/italiano); si suppone che i clitici vengano acquisiti prima e più facilmente in italiano, lingua con il sistema pronominale meno complesso, e che si verificheranno degli errori di posizionamento dovuti all’interferenza tra le lingue. Lo studio su italiano e francese conferma le previsioni, mentre quello su italiano e rumeno mostra pari accuratezza nella produzione in entrambe le lingue.

L’influenza cross-linguistica, causa degli errori di posizionamento, sembra funzionare in entrambe le direzioni, non soltanto dalla lingua più complessa (francese) alla più semplice (italiano); per quanto riguarda il contesto rumeno/italiano, non sono stati registrati errori di questo tipo in italiano, ma si sono verificati sporadicamente in rumeno.

Un altro lavoro sull’influenza cross-linguistica nell’acquisizione di italiano e francese, in particolare sugli errori di posizionamento del clitico, è quello di Bernardini e van der Weijer (2018). L’analisi dei dati raccolti mostra un’accuratezza maggiore in italiano e la presenza di alcuni errori di posizionamento in contesti a ristrutturazione.

La competenza dei bambini e le tipologie di errori commessi nella produzione di clitici oggetto diretto sono state studiate anche per la lingua spagnola (Eisenchlas 2003) e portoghese (Santos et al. 2015).

L’approccio comparativo presenta tuttavia un evidente limite: il tipo di test e la valutazione delle risposte hanno una grande influenza sui risultati ottenuti. Anche tra

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lingue con sistemi pronominali affini non è sempre possibile un confronto diretto ed oggettivo, a meno che la raccolta dei dati non sia avvenuta con strumenti identici.

Un’accurata analisi di natura cross-linguistica sull’acquisizione dei pronomi è stata condotta da Varlokosta e collaboratori (2016). Gli autori hanno creato un unico test di produzione elicitata, adattato in più lingue, per uniformare i metodi e gli strumenti di ricerca ed ottenere dati direttamente comparabili sull’acquisizione dei pronomi.

La ricerca è stata condotta su 16 lingue diverse, con un campione di bambini di 5 anni. Gli obiettivi della ricerca sono due: scoprire se i pronomi (forti e deboli) siano prodotti più accuratamente dei clitici, o viceversa, e se vi siano differenze negli errori di posizionamento in lingue che privilegiano una diversa posizione del clitico.

Studi precedenti hanno portato a due importanti conclusioni:

 in alcune lingue, l’errore più frequente che riguarda i clitici è l’omissione; questo accade per il catalano (Wexler et al. 2004, Gavarró et al. 2010), il portoghese europeo (Costa e Lobo 2006), il francese (Jakubowicz et al. 1998, Hamann et al. 1996), lo spagnolo (Fujino e Sano 2002) e l’italiano (Schaeffer e Ferdinand 1998);  dal momento in cui i bambini cominciano a produrre clitici, non vengono

generalmente commessi errori di posizionamento; rappresentano un’eccezione le lingue con posizione prevalentemente enclitica del pronome, come il portoghese europeo (Duarte e Matos 2000) e il greco di Cipro (Petinou e Terzi 2002).

I risultati della ricerca individuano alcune tendenze generali che riguardano tutte le lingue testate: all’età di 5 anni i bambini hanno acquisito il sistema pronominale, conoscono tutti gli aspetti morfosintattici necessari alla scelta della forma target ed al corretto posizionamento all’interno della frase; possiedono inoltre conoscenze pragmatiche sufficienti per capire che, nel contesto del test, l’uso di un pronome è la scelta più appropriata, non usano liberamente né pronomi né sintagmi nominali completi, che risulterebbero inefficaci dal punto di vista comunicativo.

Esistono tuttavia alcune differenze interlinguistiche, che inducono gli autori a suddividere in tre gruppi le 16 lingue analizzate: lingue con clitici, lingue con pronomi forti e deboli, lingue con oggetto nullo. Nelle prime due tipologie, l’uso di un pronome è la strategia di risposta più frequente, mentre il gruppo delle lingue che permettono l’oggetto nullo mostra che questa è l’opzione preferita dai parlanti.

In ogni caso, tutti i bambini tendono a rispondere utilizzando la forma più debole permessa dalla lingua acquisita, sia essa un clitico, un pronome debole o un oggetto nullo; ciò

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dimostra un’ottima competenza pragmatica e una buona conoscenza del sistema pronominale, e di tutte le alternative che esso offre per rispondere alla richiesta del test. La maggior parte degli studi si è concentrata sui pronomi clitici accusativi di terza persona. Poco è stato scritto sull’acquisizione dei pronomi clitici dativi, con qualche eccezione: Costa e collaboratori (2007) per clitici e riflessivi in portoghese europeo, Babyonyshev e Marin (2006) per i dativi in rumeno, Gavarró e Mosella (2009) per i clitici oggetto indiretto in catalano.

Babyonyshev e Marin (2006) utilizzano un test di produzione elicitata per dimostrare le analogie tra l’acquisizione dei clitici oggetto diretto e indiretto. Gli autori sostengono che per un corretto uso dei clitici siano necessarie due condizioni: che la grammatica dei bambini non sia soggetta a restrizioni quali la Unique Checking Constraint (Wexler 1998; 2004) e che siano in grado di produrre frasi della lunghezza minima richiesta dall’uso di un tale pronome.

Gavarró e Mosella (2009) replicano lo stesso esperimento sul catalano, osservando che l’omissione dei clitici oggetto indiretto tende a diminuire con l’aumentare dell’età, fino a scomparire completamente intorno ai 5 anni.