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INDICAZIONE DEI DANNI

4.1. Analisi degli elementi strutturali

L’edificio oggetto di studio è costituito da un volume regolare in pianta e in altezza, abbastanza compatto. Sorgendo su un pendio, esso presenta uno sfalsamento di piani nei primi livelli: la porzione rivolta a valle è composta da piano seminterrato e piano terra, quella che affaccia verso la piazza parte da un livello intermedio; il primo e il secondo piano presentano invece un impalcato regolare su tutta l’area.

Il palazzo è interamente intonacato, sia internamente che esternamente, risulta quindi difficile determinare con certezza la natura del sistema resistente, ma si sono fatte delle ipotesi valutando con cura le informazioni desunte dalla ricerca storica e dal rilievo geometrico. La struttura portante verticale è in muratura e si distribuisce lungo tutto il perimetro dell’edificio e anche internamente ad esso in due direzioni principali, le pareti

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portanti interne, caratterizzate da uno spessore di circa 50-60 cm, possono essere suddivise quindi in due ordini.

Figura 4.1-1: Pianta del piano terra e del piano primo , il primo ordine di pareti interne è evidenziato in giallo, il secondo in rosso.

Le pareti del primo ordine seguono lo sviluppo in lunghezza dell’edificio, al piano seminterrato e al piano terra definiscono lo spazio destinato a corridoio per accedere ai vari ambienti, mentre nei piani superiori il loro sviluppo si interrompe nell’ambiente centrale. Quelle del secondo ordine sono in direzione perpendicolare a quelle del primo, definendo quindi degli ambienti abbastanza regolari, la cui luce dei solai aumenta proporzionalmente all’aumento di quota. La presenza di pareti portanti ortogonali a quelle perimetrali è un aspetto che verrà preso in considerazione per l’individuazione dei macroelementi e lo studio dei meccanismi fuori dal piano delle pareti. In caso di sisma infatti potrebbero instaurarsi meccanismo fuori piano dei paramenti murari a causa del martellamento tra pareti ortogonali, con il trascinamento o meno di cunei di muratura a seconda che le pareti siano o meno ben collegate.

Per quanto riguarda la natura materica, il progetto originario, redatto dall’architetto Segusini, prevedeva delle murature in pietra, presumibilmente simili a quelle visibili nei muri non intonacati del sottotetto: prevalentemente in pietre locali di dimensioni abbastanza eterogenee, con qualche inserto in laterizio. Questa informazione è in linea con la tradizione costruttiva locale dell’epoca, sia per l’uso di materiale facilmente reperibile (pietre e ciottoli del Piave piuttosto che mattoni), che per le tecniche costruttive (murature in pietra con alcuni ricorsi in mattoni).

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Figura 4.1-2: Parete non intonacata nel sottotetto.

Per una descrizione dettagliata degli elementi strutturali e delle tipologie di materiali si rimanda alla tavola 6.01 e successive, vengono riportate solo alcune parti nelle immagini seguenti per dare un’idea della composizione strutturale dell’edificio, e della varietà degli elementi strutturali presenti.

Le pareti perimetrali si dovrebbero essere mantenute per lo più inalterate nel tempo, fatta eccezione per le nicchie formatesi in seguito alla rimozione di alcuni busti e lapidi commemorative e riempite con mattoni pieni. Inoltre, in occasione dell’intervento di restauro delle facciate del 1930, i grandi archi presenti al piano terra, tranne quello di ingresso, sono stati parzialmente tamponati con mattoni pieni, fino alla formazione dell’attuale forometria. Sempre relativo a quegli anni è importante ricordare l’intervento di cerchiatura con anelli in cemento armato (su tre lati) ai livelli del secondo impalcato e del sottotetto, con conseguente scanalatura, e il posizionamento non meglio identificato di alcuni tiranti.

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Figura 4.1-3: Rappresentazione degli interventi del 1930 sulle facciate principali, in verde sono indicate le due cerchiature, in giallo de parti demolite e in rosso quelle ricostruite; le porzioni consistenti di muratura costruite ex novo sono evidenziate con retino diagonale.

Figura 4.1-4: Caratterizzazione materica, legenda e piano seminterrato.

In Figura 4.1-4 e successive, sono indicati con il colore rosso tutti gli elementi che sono incerti. Attraverso l’uso di uno sfondo verde si è cercato di individuare le parti di muratura antecedente al XIX secolo (secondo dati derivanti dalla ricerca storica).

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Figura 4.1-5: Caratterizzazione materica, piano terra e piano primo.

Figura 4.1-6: Caratterizzazione materica, piano secondo e copertura.

Le murature interne portanti, a causa dei danneggiamenti riportati in seguito del terremoto del 1936, sono state oggetto di diversi interventi, come lo scuci- cuci e il rinforzo con paretine armate, ma non è possibile precisare l’intervento specifico subito da ciascuna parete.

Anche per quanto riguarda i solai ci sono molte incognite: gli ambienti dell’edificio sono per lo più controsoffittati. Non potendo disporre di informazioni migliori, l’orditura dei solai è stata ipotizzata in base alla disposizione delle pareti portanti. Il progetto originale prevedeva solai in legno, ma probabilmente alcuni di essi sono stati modificati o sostituiti con solai in laterocemento, specie in seguito al terremoto; analogamente a quanto visto per le murature, non sono distinguibili con una semplice analisi visiva eventuali solai originali da quelli più recenti. Per poter sviluppare alcuni modelli illustrati in seguito è stato necessario ipotizzare la natura e le misure degli elementi portanti. Considerando che l’edificio ha mantenuto inalterata nel tempo la destinazione d’uso, che anche nel progetto originale era previsto di controsoffittare gli ambienti e tenendo presente le tradizioni costruttive locali, è stata ipotizzata un’orditura composta da travi uso trieste, di

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dimensione massima 25 x 25 cm e interasse di circa 60 cm, sormontata da un tavolato semplice di spessore 3 mm.

Al piano terra l’ambiente di ingresso è coperto da una volta ogivale, ma non è disponibile alcun dato riguardo la natura materica, e la sua edificazione potrebbe risalire ad anni recenti, il fatto che non venga nominata in nessun progetto (neanche in quello originale) né nei documenti relativi ai danni subiti dall’edificio in seguito al terremoto può far pensare che si tratti di un elemento decorativo non strutturale.

Le scale sono l’elemento su cui vertono meno dubbi: grazie al relativo progetto di costruzione, che risale agli anni cinquanta, è lecito ritenere che siano in cemento armato, ma la modalità di connessione di esse alle pareti adiacenti non sono documentate.

La costruzione termina con una copertura a falde, sorretta sia da capriate, nella porzione a sud, che da muri (Figura 4.1-6 ). Lo schema delle capriate presenti è quello della capriata composta palladiana, priva di saettoni, interamente in legno, con connessioni metalliche. Vi è poi un’orditura secondaria di moraletti disposta in direzione ortogonale a quella delle capriate, su cui poggiano, nell’altra direzione, i listelli lignei. Da quanto osservato in loco si può supporre che le capriate siano semplicemente appoggiate alla muratura perimetrale portante in apposite tasche in essa ricavata. Sono presenti anche due piccoli lucernari, rivolti entrambi a ovest.

La porzione a nord invece poggia su due muri posti perpendicolarmente fra loro, dalla cui intersezione partono dei puntoni che risolvono l’angolo con l’ausilio di due piccole capriate e dei travetti aggiuntivi. Anche in questo caso sono presenti dei moraletti su cui poggiano i listelli lignei. Dalle informazioni ricavate dalla ricerca storica, la copertura ha subito diversi rimaneggiamenti e si è portati a credere che non ci siano parti originali, fatta eccezione per le grandi capriate e per qualche elemento di recupero.

Figura 4.1-7: Schema di una capriata tipo.

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4.2. Il rilievo critico

Il rilievo critico è fondamentale per approfondire la conoscenza dell’edificio. L’analisi del degrado interno si è sviluppata piano per piano66.

Al piano seminterrato, la causa principale di fenomeni di alterazione qualitativa è l’umidità. In diversi punti sono presenti distacchi di porzioni rilevanti di intonaco, e in molti casi in concomitanza di ciò si manifestano effetti di muffe, vedi Figura 4.2-1 , che si presentano con particolare accentuazione nel locale caldaia.

Figura 4.2-1: Esempi di degrado causato da umidità, nel seminterrato.

Questo piano è caratterizzato dalla presenza di un apparato tecnologico molto evidente (ci sono numerosi tubi, condotti e cavi a vista), e fenomeni di annerimento e in generale di alterazione cromatica dell’intonaco si presentano in corrispondenza di alcune tubazioni. La collocazione di questi elementi ha provocato nel tempo diversi distacchi di intonaco non accidentali, che non sono stati ripristinati (vedi Figura 4.2-2). Dal punto di vista fessurativo, alcune microfessure nell’intonaco sono presenti nel soffitto di un paio di stanze, le fessure più rilevanti sembrano essere quelle nel soffitto di una stanza dell’archivio, e in corrispondenza del primo architrave del corridoio (vedi Figura 4.2-23). In corrispondenza del collegamento con l’edificio adiacente la parete non sembra presentare particolari fessure, sono visibili solamente dei fenomeni di degrado imputabili all’umidità.

La causa di quest’umidità è probabilmente da ricercare nella composizione sottostante la pavimentazione, che probabilmente non presenta le caratteristiche di aereazione necessarie a garantire un adeguato drenaggio delle acque e ad impedire fenomeni di risalita capillare.

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Figura 4.2-2: Esempio di distacco non accidentale. Figura 4.2-3: Fessurazione di un architrave.

Il piano terra-mezzanino non presenta particolari problematiche. Il rivestimento lapideo in pietra di un paio di scalini risulta leggermente fessurato. Il soffitto di un ufficio presenta una macchia d’umidità dovuta ad una perdita di un tubo che è stata già riparata, senza ripristinare l’intonaco degradato.

Fenomeni legati all’umidità come macchie, distacchi e muffe sono presenti nella parete rivolta verso la piazza dell’ambiente di servizio adiacente alle scale (vedi Figura 4.2-4 ), e nell’ingresso. Anche questi effetti sono probabilmente collegati alla natura nel materiale sottostante questi ambienti.

Gli scalini di accesso all’edificio, in pietra, presentano una fessura abbastanza notevole in corrispondenza del piano di sbarco (vedi Figura 4.2-4).

Figura 4.2-4: Esempio di degrado causato dall'umidità. Figura 4.2-5: Fessurazione dei gradini di ingresso.

Nel pianerottolo di sbarco al piano primo è presente una fessura verticale interessante, che coinvolge anche il rivestimento a mosaico della porzione inferiore del muro.

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Nella sala della giunta preoccupano due fessure tra il soffitto e i due muri trasversali, che si sviluppano entrambe per tutta la lunghezza delle pareti (vedi Figura 4.2-6). Sempre in questa stanza, la pietra del balcone che affaccia sulla piazza è visibilmente deteriorata, con dei fenomeni di micro erosione, alterazioni cromatiche, patine biologiche, qualche piccola discontinuità e un particolare annerimento nell’intradosso dell’elemento decorativo (vedi Figura 4.2-6).

Figura 4.2-6: Fessura nella sala della giunta Figura 4.2-7: Esempio di degrado dell'apparato. decorativo.

La pavimentazione dell’atrio centrale presenta una notevole fessura che si estende per poco più di un metro (vedi Figura 4.2-8 ).

Anche il terrazzino sporgente in pietra presenta delle fessure nel piano orizzontale, alcune colonne sono state già dotate di cerchiatura, e in generale gli elementi lapidei presentano diverse microfessure e mancanze (vedi Figura 4.2-8).

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L’ufficio del sindaco presenta delle leggere fessure che intessano tre lati della stanza, in corrispondenza della parte sommitale della parete. Analogamente a quelle viste nella sala della giunta, il problema legato a questa soluzione di continuità implica anche, nel caso in cui sia verificata l’ipotesi di un controsoffitto in cannucciato, la possibilità che aria e umidità possano raggiungere la struttura portante lignea, provocando fenomeni di marciscenza.

Il pianerottolo delle scale presenta una microfrattura, accentuata dal rivestimento in mosaico (vedi Figura 4.2-10), mentre in corrispondenza dei due grandi finestroni nel pianerottolo successivo sono visibili distacchi di intonaco dovuti all’umidità e fenomeni di colatura implicabili alla qualità dei serramenti (vedi Figura 4.2-10).

Figura 4.2-10: Fessure nel pianerottolo. Figura 4.2-11: Esempio di dilavamento.

Lo sbarco al piano secondo è caratterizzato da alcune fessure sottili ma piuttosto estese, che si sviluppano sia lungo la parete verticale che lungo il soffitto (vedi Figura 4.2-12). Gli elementi lapidei di decoro delle finestre che affacciano verso la piazza presentano, oltre ad alterazioni cromatiche, patine biologiche, piccole mancanze o erosioni, delle fessure sia lungo i supporti verticali che nel davanzale (vedi Figura 4.2-12); queste ultime sono riscontrabili anche nelle finestre che affacciano verso la vallata.

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Figura 4.2-12: Fessurazione al secondo piano. Figura 4.2-13: Fessurazione del davanzale.

Le pareti della sala consigliare, interamente affrescate, presentano delle mancanze diffuse, specialmente nelle porzioni inferiori (vedi Figura 4.2-14), alcune macchie, delle marcate soluzioni di continuità in corrispondenza dei telai delle due porticine interne e delle microfessure piuttosto diffuse, anche se la decorazione le rende meno evidenti. Questa situazione si presenta anche nel soffitto: nonostante le ricche decorazioni sono ben visibili molte fessure, alcune delle quali di particolare importanza (vedi Figura 4.2-14) e qualche alterazione cromatica.

Figura 4.2-14: Degrado nella sala consigliare. Figura 4.2-15: Soffitto fessurato nella sala consigliare.

Il vano di accesso alla soffitta è in condizioni un po’ critiche, sia per il degrado dato dall’effetto di dilavamento in corrispondenza della finestra, sia per le numerose fessure che si diramano dall’angolo (vedi Figura 4.2-16).

La soffitta verte in generale in uno stato di abbandono e di non curanza, gli elementi portanti lignei non sembrano però dimostrare caratteristiche preoccupanti, fatta eccezione per qualche fenomeno di micro erosione in prossimità delle teste di alcune travi.

Non sembrano esserci fenomeni di marcescenza, il tavolato di calpestio è abbastanza in ordine, nonostante alcune mancanze e macchie, e l’orditura secondaria, per lo meno quella visibile, è in ottime condizioni. Anche le porzioni di muratura visibili non sembrano

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presentare particolari fenomeni di degrado a parte un’evidente colatura dovuta

probabilmente ad un’infiltrazione di acqua in corrispondenza della canna fumaria ( vedi Figura 4.2-16).

Figura 4.2-16: Fessurazione nel vano di accesso alla soffitta.

Figura 4.2-17: esempio di degrado nel sottotetto.

Per quanto riguarda l’analisi del quadro fessurativo esterno occorre prima di tutto sottolineare che la disomogeneità nel colore dell’intonaco è dovuta principalmente ad un intervento di risanamento dell’intonaco avvenuto nel 1981.

La facciata principale, rivolta verso la piazza, presenta nella parte inferiore gravi fenomeni di distacco dell’intonaco (vedi Figura 4.2-18), dovuti presumibilmente alla risalita per capillarità dell’acqua, che supera il rivestimento basamentale in pietra, specialmente nella porzione di destra, ovvero quella in cui non ci sono locali al piano seminterrato. Forti alterazioni cromatiche sono dovute probabilmente a fenomeni di umidità diffusa, mentre in corrispondenza dei davanzali, della cornice marcapiano e di molti elementi lapidei decorativi sono riscontrabili delle vere e proprie colature (vedi Figura 4.2-19).

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Qualche fessura si ha in corrispondenza degli elementi decorativi (coerentemente con quanto rilevato all’interno dell’edificio) (vedi Figura 4.2-20), e in corrispondenza di un capochiave al pian terreno (vedi Figura 4.2-21). Non è da escludere che ci siano delle ulteriori fessure ai piani superiori, difficilmente visibili dal piano di calpestio esterno. Nell’analisi sono state trascurate le imperfezioni quali i cavilli dell’intonaco.

Figura 4.2-20: Esempio di degrado elementi lapidei.

Figura 4.2-21: Distaccamento dell'intonaco.

Il prospetto nord ovest presenta analoghi segni di risalita di umidità capillare, sulla porzione di sinistra (vedi Figura 4.2-22). Un particolare distacco dovuto ad umidità si riscontra in corrispondenza di una lapide commemorativa (vedi Figura 4.2-23), una possibile spiegazione a questo fenomeno potrebbe essere collegata alla presenza di un servizio igienico in adiacenza a quella porzione di parete, e potrebbe essere quindi stato generato da una forma di malfunzionamento nella gestione dello scarico delle acque.

Figura 4.2-22: Esempio di umidità di risalita. Figura 4.2-23: Esempio di distacco di intonaco.

In corrispondenza delle finestre inferiori, si riscontrano delle particolari leggere mancanze di intonaco (vedi Figura 4.2-24), la cui forma, ad arco acuto, è certamente riconducibile

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alle finestre che si trovavano in quel punto prima che venissero parzialmente tamponate per ricavarne la attuali, di forma rettangolare.

Anche in questo caso sono riscontrabili delle colature in corrispondenza di sporgenze decorative (vedi Figura 4.2-24). Non sono presenti fessure particolarmente significative, le uniche degne di nota si trovano in corrispondenza di un intervento di manutenzione tecnologica, con un inserimento di un tubo corrugato eseguito con poca cura, e in corrispondenza dell’estremità in basso a destra. Queste ultime leggere soluzioni di continuità potrebbero suggerire la presenza di un capochiave collocato al di sotto dell’intonaco (vedi Figura 4.2-25).

Figura 4.2-24: Esempio di dilavamento. Figura 4.2-25: Degrado di varia tipologia.

Per quanto riguarda il prospetto che affaccia sulla vallata, esso si presenta in uno stato discreto di conservazione. La mancanza di elementi decorativi sporgenti ha fatto si che le colature fossero limitate solo in corrispondenza delle aperture. I distacchi dell’intonaco sono di diversa natura. Nell’angolo di sinistra (vedi Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.), essi sono causati presumibilmente dall’umidità, mentre al centro del prospetto spicca una fascia verticale priva di intonaco (vedi Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.), dovuta ad un intervento di manutenzione dell’illuminazione pubblica.

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Figura 4.2-26: Degrado imputabile all'umidità. Figura 4.2-27: Alterazione non accidentale.

La parte inferiore della facciata è caratterizzata da un forte grado di umidità, lo dimostra anche il sottile strato di deposito vegetativo che si trova sul bordo del basamento (vedi Figura 4.2-28). Analogamente a quanto visto nelle altre facciate, le alterazioni cromatiche sono molto visibili, e in questo prospetto sono accentuate ai lati delle aperture (vedi Figura 4.2-29), punto in cui ricalcano la sagoma di balconi che sono stati rimossi (sono stati mantenuti solamente quelli della finestra centrale dell’ultimo piano). Non sono visibili particolari fessure, ma ancora una volta la difficoltà nel vedere la parte più alta dell’edificio non garantisce che non ce ne siano.

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