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INDICAZIONE DEI DANNI

4.4. Individuazione delle vulnerabilità

Dopo aver analizzato l’edificio nel complesso, prima di affrontare la fase di verifica sismica, è necessario definire la natura e le caratteristiche delle vulnerabilità dell’edificio. In questo passaggio è fondamentale l’elaborazione dei dati emersi dal quadro fessurativo, unitamente alle informazioni desunte dalla ricerca storica.

La prima vulnerabilità riscontrata riguarda la disposizione dei solai: in alcuni piani si sviluppano alla medesima quota, in altri, specialmente ai piani inferiori, si presentano delle differenze di quota colmate da piccole rampe. Un’altra problematica che coinvolge i solai è generata dal fatto che i solai dell’edificio adiacente a Palazzo Rosso si trovano in diversi casi ad una quota differente rispetto a quelli dell’edificio studiato; il muro su cui poggiano si trova quindi sollecitato in più punti.

Figura 4.4-1: Disposizione dei solai, in verde sono segnati i quelli che si sviluppano su un'unica quota, in blu sono evidenziati quelli che sono posti a quote differenti, nello stesso piano.

Sono evidenziati i solai di Palazzo Rosso (a destra) e di Palazzo ex tribunale (a sinistra) che insistono sullo stesso muro: in alcuni casi si trovano a quote diverse.

Dall’analisi storica è emersa la possibilità che ci siano solai costituiti da materiali diversi all’interno dell’edificio: è probabile infatti che alcuni dei solai originari, previsti in legno, siano stati nel tempo sostituiti da solai in laterocemento o in cemento armato. Questo aspetto potrebbe rappresentare una vulnerabilità per il comportamento dell’edificio sia per l’aumento di carico concentrato che i nuovi solai rappresentano sia per la diversa rigidezza che li caratterizza.

Anche le scale costituiscono una vulnerabilità, in quanto sono addossate a un muro perimetrale dell’edificio, l’effetto scatolare stabilizzante ai fini sismici è quindi ridotto. Inoltre sono state realizzate in cemento armato, un materiale molto più pesante di quello che costituisce i solai, supposti per lo più in legno: il baricentro delle masse viene così allontanato dal baricentro geometrico dell’edificio.

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Figura 4.4-2: Orizzontamenti di materiali diversi: in verde sono evidenziati i solai supposti in legno, in blu quelli ipotizzati in cemento armato o in laterocemento.

Vulnerabilità rappresentata dalle scale, in cemento armato, evidenziate in verde, addossate ad una parete esterna dell'edificio.

Le numerose aperture, specialmente per quanto riguarda la fascia centrale della parete rivolta verso la piazza, rappresentano un elemento fondamentale nell’analisi globale della struttura. Se da un lato la loro regolarità nella disposizione, in modo particolare di quelle rivolte verso valle, implica una definizione regolare del telaio composto da maschi murari e fasce di piano, dall’altra occorre considerare che la notevole ampiezza dei fori delle due facciate di pregio diminuisce la consistenza del muro perimetrale. Inoltre, la presenza di alcune aperture molto vicine all’angolo dell’edificio fa si che i maschi murari in corrispondenza della parte terminale della parete siano molto snelli, e questo potrebbe essere un elemento di notevole vulnerabilità. L’edificio studiato è caratterizzato da una volumetria regolare, l’unico elemento di aggetto è un piccolo terrazzino posto nella facciata principale, e deve essere anch’esso considerato, seppur in modo marginale, come un potenziale fattore di vulnerabilità.

Figura 4.4-3: In verde sono evidenziate le aperture, in blu i maschi murari più snelli, in corrispondenza degli angoli dell'edificio.

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Figura 4.4-4: Schematizzazione della disposizione dei maschi murari (in blu) e delle fasce di piano (in azzurro).

Una canna fumaria attraversa i solai di tutti i piani, ma la sua posizione, addossata al muro in comune all’adiacente Palazzo ex tribunale, non rende particolarmente pericolosa questa soluzione di continuità dei solai.

Per quanto riguarda la disposizione dei muri interni, essi si sviluppano in modo regolare, allineandosi verticalmente, presentando una riduzione della massa proporzionale all’aumento di quota. L’unica eccezione è rappresentata all’ultimo piano da un muro in direzione trasversale, che non trova corrispondenza in nessun sostegno al piano inferiore. Nella definizione dell’assetto strutturale dell’edificio si è per tanto ipotizzato che ci sia una apposita trave a sostegno di questa parete.

Figura 4.4-5: In verde è evidenziata la canna fumaria.

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In aggiunta a questi fattori certi, è necessario tenere in considerazione alcuni elementi che potrebbero costituire delle vulnerabilità, ma la cui effettiva presenza deve essere verificata.

Come accennato precedentemente, la volta al piano di ingresso non trova giustificazione in nessun progetto: potrebbe trattarsi di un semplice elemento decorativo piuttosto che di un elemento avente funzione strutturale.

Dall’analisi storica è emerso che una parte delle murature portanti non è stata costruita ex novo nel 1833, ma si è scelto di recuperare la muratura preesistente. L’interfaccia tra le murature di epoca diversa rappresenta una vulnerabilità incerta, in quanto non ci sono dati sulla modalità di ammorsamento tra le murature.

Analogamente, la possibile presenza di presidi sismici, introdotti successivamente all’edificazione dell’edificio, influisce notevolmente nella determinazione delle vulnerabilità: i due anelli di collegamento in cemento armato e dei tiranti che si sviluppano in entrambe le direzioni potrebbero avere un ruolo molto importante nel comportamento globale dell’edificio.

Figura 4.4-6: Vulnerabilità incerte, in verde è evidenziata la volta all'ingresso.

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Figura 4.4-7: Vulnerabilità incerta rappresenta da due cerchiature in cemento armato.

Figura 4.4-8: Vulnerabilità incerte, schematizzazione dei tiranti ipotetici (evidenziati in azzurro), e dei capochiave visibili (segnati in blu).

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La schematizzazione dei tiranti presenti è stata fatta basandosi sul rilievo fotografico. Con riferimento alla Figura 4.4-9 è stato supposto che ci siano alcuni tiranti in direzione perpendicolare a quella lungo cui si sviluppa l’edificio. Lo sviluppo del tirante numero 1 è stato supposto sulla base del capochiave visibile nella facciata rivolta verso valle, ma non se ne vede traccia all’interno dell’edificio. I tiranti 2 e 4 trovano un riferimento esterno in ciascuna delle due facciate, si suppone quindi che si sviluppino per tutta la lunghezza del lato corto, rispettivamente al livello dell’impalcato del piano terra e del piano secondo. Il tirante numero tre presenta un capochiave visibile solo nel prospetto principale, ad una quota leggermente superiore rispetto al tirante numero 4: la mancata corrispondenza nella facciata opposta e la sua posizione in pianta fanno supporre che questo tirante si interrompa in corrispondenza del muro ad esso perpendicolare, in adiacenza alle scale. Purtroppo all’interno dell’edificio non è riscontrabile nessuna traccia che possa confermare questa supposizione.

Figura 4.4-9: Individuazione sulle facciate dei capochiave dei tiranti supposti in direzione trasversale rispetto alla lunghezza dell'edificio.

La Figura 4.4-9 illustra la posizione di alcuni capochiave nella facciata più corta.

Il tirante numero 5 è visibile nel sottotetto, affiancato al muro della facciata principale, e se ne vede il relativo capochiave addossato alla prima muratura perpendicolare ad esso che incontra, e il proseguimento della catena metallica fino alla parete perimetrale; non ci sono tracce visibili all’esterno dell’edificio, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la notevole altezza e l’intonaco presente rendono difficile la vista di alcuni particolari. Dei tiranti 6, 7 e 8, posizionati a livello dell’impalcato del piano secondo, si hanno piccole tracce solamente in facciata. Anche nel caso dei tiranti 9 e 10, presumibilmente incassati nella muro di spina longitudinale, la loro presenza è manifestata solo da capochiave esterni. La presenza del capochiave numero 10, a livello dell’impalcato del piano primo,

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trova invece conferma in una vista interna, in cui si può vedere chiaramente la presenza del tirante.

Figura 4.4-10: Individuazione sulle facciate dei capochiave dei tiranti supposti in direzione longitudinale.

Figura 4.4-11: Vista dall'interno dell'edificio (in corrispondenza del davanzale della finestra del primo piano) del tirante numero10.

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Figura 4.4-12: Tirante numero 5, posizionato all'interno del sottotetto, e relativo capochiave addossato al muro trasversale interno.

In seguito alla definizione delle vulnerabilità, è possibile considerare nuovamente il quadro fessurativo e cercare di formulare delle ipotesi utili al fine della determinazione dei macroelementi più rilevanti presenti nella struttura.

La situazione più gravosa si presenta nel piano secondo. Le pareti della sala consigliare presentano numerose fessure non passanti. Quasi tutte sono apparse a seguito del terremoto del 1936 e, a differenza di quanto fatto nel resto dell’edificio, non è stato possibile intervenire in modo incisivo perché la sala principale è interamente affrescata. Dal confronto tra le due pareti trasversali una presenta più fessure dell’altra. La causa è probabilmente da imputare al fatto che il muro tra i due più vicino a Palazzo ex tribunale (Figura 4.4-14, R-R) non trova corrispondenza al piano sottostante (vedi Figura 4.4-5) e il suo spessore è molto minore rispetto alle altre murature portanti dell’edificio. In maniera meno incisiva sono presenti poi delle fessure più piccole che si sviluppano diagonalmente in corrispondenza delle porte interne.

La situazione che si presenta in corrispondenza dell’angolo nord dell’edificio è un altro caso a cui porre particolare attenzione (Figura 4.4-14 S-S):la fessurazione presente potrebbe essere causata da un’eccessiva spinta del puntone a sostegno della copertura.

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Figura 4.4-13: Individuazione in pianta delle fessure (in blu) che interessano il soffitto del piano secondo e di quelle (in verde) che riguardano il pavimento.

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Figura 4.4-15: Individuazione nel modello tridimensionale di alcune fessure al piano secondo, parete P-P.

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Figura 4.4-17: Individuazione nel modello tridimensionale di alcune fessure al piano secondo, parete S-S.

Il piano sottostante non presenta molti elementi fessurati, il caso più gravoso si ha nella sala adicente al palazzo ex tribunale: la natura di quelle fessure non suggerisce però particolari meccanismi. L’ufficio del sindaco, posto nell’angolo nord ovest, presenta una fessura orizzontale che potrebbe essere collegata alla presenza del cordolo in cemento armato nell’impalcato del piano superiore.

Figura 4.4-18: :Individuazione in pianta della fessura (in verde) che interessa il pavimento dell'atrio al piano primo.

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Figura 4.4-19: Schematizzazione delle pareti fessurate nell'ufficio del sindaco (piano primo, angolo a nord ovest).

Figura 4.4-20: Individuazione nel modello tridimensionale di alcune fessure nel soffitto e nella parete R-R del piano secondo e nella parete D-D del piano primo.

Nel pavimento dell’atrio centrale di questo piano (Figura 4.4-18) è visibile una fessura la cui causa potrebbe essere legata alla posizione del terrazzino, un’ipotesi che nasce dalla mancanza di informazioni riguardo la modalità di connessione dell’elemento sporgente all’edificio.

In corrispondenza di alcuni pianerottoli delle scale si osservano alcune fessure; la loro posizione, verso la parte interna dell’edificio, potrebbe far supporre un cattivo collegamento tra la muratura interna trasversale e quella longitudinale che delimita la scala.

Il piano terra e il seminterrato presentano delle fessure in pochi punti. Quelle visibili sul soffitto di una delle stanze dell’archivio sono quelle più estese, ma non sono apparentemente imputabili a situazioni definite.

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Figura 4.4-21: Individuazione in pianta delle fessure (in blu) che interessano il soffitto del piano seminterrato.