• Non ci sono risultati.

Analisi dei risultati della seconda sezione del questionario

La seconda parte del questionario ha avuto l’obiettivo di misurare il grado di connessione tra l’esperienza Grameen e quanto realizzato in Italia; inoltre si è indagato il grado di uniformità, con riferimento all’iter burocratico-amministrativo seguito per dar corso ai prestiti, tra le diverse esperienze realizzate in Italia.

L’85% delle organizzazioni campionate, alla domanda “Esistono elementi comuni tra l’iniziativa della sua organizzazione ed i principi ispiratori dell’opera Grameen bank?”, hanno risposto positivamente. Emerge pertanto un elevato apprezzamento dell’iniziativa che ha portato alla ribalta mondiale l’esistenza del microcredito, rispolverando tecniche e strumenti che, come si è avuto modo di evidenziare, hanno caratterizzato la storia della cooperazione di credito europea. Si è inoltre indagato quali tra gli elementi del paradigma Grameen caratterizzino in modo più rilevante le iniziative avviate finora in Italia; il grafico 5.5 riporta, in ordine di importanza decrescente, proprio questi aspetti.

Il primo essenziale connotato dell’attività di microcredito in Italia riguarda il mercato di riferimento (soggetti non bancabili) che, come osservato, rappresenta l’essenza di numerose iniziative a vantaggio dei soggetti più deboli. La forza e la ripetitività di questo elemento nelle risultanze della ricerca conduce a ritenere che in Italia esiste una fascia di popolazione che, in mancanza di iniziative a proprio supporto, non avrebbe accesso al credito e, di conseguenza, un’incapacità del sistema bancario tradizionale di relazionarsi ad essa ed intercettarla.

In ordine di importanza seguono poi i principi di obbligatorietà del rimborso, di eliminazione delle garanzie sui prestiti e di contenimento dell’importo delle rate. Questi

105

elementi, sebbene essenziali, presentano delle ragioni oggettive di minore importanza nell’ambito della più generarle considerazione degli elementi caratterizzanti l’esperienza Grameen per via del fatto che:

o il rimborso obbligatorio distingue anche qualsiasi altra attività di prestito98,

o l’eliminazione delle garanzie sui prestiti è spesso solo sostituita dal già richiamato fondo rotativo messo a disposizione da organismi di interesse collettivo nel caso si verifichino delle difficoltà di rimborso da parte dei microfinanziati,

o il contenimento degli importi delle rate è una tecnica utilizzata anche dalle banche commerciali per agevolare il debitore nel regolare rimborso dei prestiti allungando, di contro, il periodo di rientro.

Gli elementi, quindi, che di fatto distinguono in modo quasi unico la missione del Prof. Yunus in Bangladesh sono quelli che meno caratterizzano le attuali esperienze in Italia (differentemente colorate nel grafico 5.5).

Grafico 5.11: Elementi caratterizzanti l’esperienza Grameen che distinguono il microcredito in Italia

Fonte: Nostra elaborazione

98 Ciò nell’univoca considerazione del microcredito come prodotto alternativo di finanziamento. Esso però rappresenta un’attività di sostegno sociale agli emarginati, in analogia ai programmi di assistenza a “fondo perduto” -come ad esempio il maggior numero di ammortizzatori sociali a supporto di momentanei periodi di inoccupazione-.

106

Attualmente alcune iniziative (ben poche e di recentissima istituzione) utilizzano il riconoscimento delle comunità di origine quale strumento di social enforcement sia nella fase di avvio dell’attività di prestito (attraverso la richiesta di una lettera di garanzia morale) che durante la fase di monitoring (accompagnamento guidato al rimborso) da parte del responsabile di esse (solitamente i parroci delle parrocchie di appartenenza per la popolazione italiana o le guide spirituali delle diverse comunità religiose o i rappresentanti delle comunità di immigrati nel caso di stranieri).

Ancor meno importanti sono infine gli elementi concernenti la creazione dei group lending e la natura della relazione di tipo bottom-up tra istituzione di microcredito e clienti.

Le difficoltà relative al primo aspetto sono riconducibili, secondo il maggior numero di operatori, alla scarsa coesione dei rapporti sociali tra persone in Italia (o più in generale nei Paesi occidentali) ed alla conseguente riduzione della fiducia e della stima reciproca tra i soggetti (fondamento che distingue invece i rapporti tra i c.d. active poors nei PVS).

Le problematicità riguardanti il secondo aspetto sono da ricondurre infine alle scarse risorse a disposizione degli operatori (sia in termini economici che di personale), i quali solitamente avviano le procedure di analisi di merito dei prestiti solo a posteriori, ovvero nel momento in cui ormai le difficoltà di rimborso si sono verificate ed il debitore risulta moroso. Ciò che distingue il microcredito dal sistema bancario tradizionale in Italia nell’offrire prestiti ai soggetti (singoli/imprese) è quindi l’approccio al problema dell’inadempimento, nel senso che microfinanziati e organismo di microcredito si incontrano per individuare le cause che hanno condotto al mancato rimborso e per cercare modalità sociali ed operative utili al superamento delle medesime, ricorrendo solo in estrema soluzione al rientro coatto del prestito.

Con riguardo al grado di uniformità delle iniziative, dall’analisi condotta è stato possibile desumere che tutte le iniziative sono riconducibili ad un’operatività tendenzialmente standard nella specificità però di ogni singola iniziativa. Come precedentemente osservato, dal punto di vista organizzativo il microcredito si distingue per la presenza di tre soggetti:

• una struttura esterna ed estranea alla banca finanziatrice (solitamente coincidente con centri di ascolto, assessorati alle politiche sociali, fondazioni, associazioni onlus) con compiti di coordinamento, la quale predispone la pratica di microcredito, appronta la garanzia supplementare e monitora il corretto rimborso del prestito,

107

• la banca finanziatrice, la quale esprime il giudizio di merito creditizio ed espleta le ingerenze burocratico-amministrative sia all’atto dell’avvio del rapporto che durante la sua intera durata,

• l’ente garante che, qualora non coincidente con l’organismo terzo, si impegna a garantire il prestito intervenendo con una specifica dotazione di risorse al verificarsi della sofferenza.

Eccezione sostanziale alla struttura suddetta è rappresentata dall’ipotesi in cui intervenga un intermediario finanziario (in primis una Mag), nel qual caso l’intera attività è gestita dai suoi operatori e, in estrema ipotesi, solo l’attività di intercettazione della clientela viene demandata ad eventuali centri di ascolto.

A puro titolo esemplificativo si riporta di seguito la risposta di uno degli operatori intervistati che sintetizza al meglio gli step seguiti: “Il richiedente si rivolge ad uno dei nostri Centri di Ascolto distribuiti in tutta la regione xxx. Detti Centri acquisiscono gli elementi di valutazione, istruiscono le pratiche e propongono il rilascio di garanzia alla nostra Fondazione, il cui Comitato Tecnico, effettuato l’esame delle pratiche, decide se accogliere o meno la proposta. Se l’iter si conclude positivamente, la Fondazione rilascia la garanzia alla banca convenzionata la quale, dopo aver eseguito le proprie autonome valutazioni, eroga il finanziamento oppure declina la richiesta”. In alcuni casi ed analogamente a quanto accade nel caso della Grameen Bank, la struttura di coordinamento:

• intraprende, anteriormente o parallelamente alla concessione del finanziamento, percorsi formativi e di istruzione per l’accesso al credito indirizzati ai futuri prenditori;

• in caso di rigetto del finanziamento da parte dell’intermediario finanziario, esplica attività di accompagnamento individuale per il superamento delle criticità.

Dall’analisi della letteratura, da quanto emerso nei precedenti capitoli e dalle risultanze evidenziate durante la trattazione di questo lavoro è possibile comprendere come il microcredito, sebbene sia un prodotto finanziario nella sua essenza (giacché agevola il passaggio dei fondi dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit), è, ancor prima, uno strumento sociale di ausilio all’emersione da stati di povertà e depressione personale, crisi di liquidità derivanti dall’avvio o dallo sviluppo di microimprese, soddisfacimento di bisogni fondamentali legati alla casa, al lavoro o alla famiglia.

Ci si è chiesti inoltre quali fossero gli strumenti di comunicazione utilizzati per diffondere, tra il pubblico potenziale, l’avvio di nuove iniziative e/o il potenziamento di quelle esistenti.

108

Grafico 5.12: Strumenti di comunicazione per la diffusione dei progetti di microcredito

Fonte: Nostra elaborazione

Attualmente, i canali “commerciali” più utilizzati risultano, in ordine decrescente di importanza, le associazioni di volontariato e gli sportelli di imprese, ai quali i soggetti in difficoltà si rivolgono per richiedere aiuto; seguono il passaparola e la partecipazione a mercati locali, feste ed eventi multiculturali. Con riguardo invece agli strumenti di promozione, la maggiore attenzione è rivolta alla stampa (terzo canale per importanza), seguono internet, pubblicazioni varie ed infine radio e mailing list. Questi ultimi due, più onerosi, sono utilizzati dalle realtà che intermediano i maggiori volumi.