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ANALISI DELLA REDDITIVITA’

ANALISI DI BILANCIO

ANALISI DELLA REDDITIVITA’

Passività correnti

ANALISI DELLA REDDITIVITA’

INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO - ROI

Nella costruzione di questo indice si considera solo il risultato operativo cioè il risultato dell’ordinaria gestione caratteristica, prescindendo dalle gestioni finanziaria, non caratteristica, straordinaria e fiscale.

Si considera l’intero capitale investito (cioè il totale delle passività più il patrimonio netto), prescindendo, quindi, dalla struttura finanziaria dell’azienda, da quanto, cioè, il capitale investito sia finanziato dal capitale proprio o di terzi. Quindi il rapporto indica percentualmente il rendimento economico dell’intero capitale investito.

Il calcolo dell’indice richiede due avvertenze :

1. il capitale investito può essere variato nel corso dell’esercizio, per cui nel calcolare l’indice deve essere preso in considerazione il capitale mediamente investito durante l’esercizio .

2. il capitale investito totale può essere comprensivo di attività estranee alla gestione operativa (ad esempio partecipazioni e titoli), per cui il valore di quest’attività deve essere escluso nel calcolare l’indice. Ricordiamo come la gestione caratteristica è l’attività principale dell’azienda, ossia lo scopo che l’azienda stessa si pone nel mercato in cui opera.

L’utile operativo e il capitale investito sono valori ricavabili rispettivamente dal Conto Economico riclassificato, e dallo Stato Patrimoniale riclassificato. Il ROI, per poter essere considerato soddisfacente, deve avere come misura minima quella equivalente al tasso rappresentativo del costo medio del denaro. Il calcolo del ROI è particolarmente utile quando si deve valutare l’opportunità di effettuare investimenti aggiuntivi che richiedono l’accensione di nuovi debiti di finanziamento; se il tasso effettivo dei nuovi prestiti è inferiore alla misura che si ritiene assumerà il ROI in seguito ai nuovi investimenti effettualti, l’operazione darà probabilmente risultati positivi. Il ricorso a finanziamenti esterni conserverà la convenienza sino a quando resterà una differenza positiva tra ROI e il tasso pagato sui prestiti.

Il ROI, essendo inerente alla gestione caratteristica, risente soprattutto della politica industriale riguardante la produzione, il personale, le vendite, ecc.

Questo indice misura percentualmente la redditività del capitale di proprietà (rappresentato dal capitale proprio), e quindi la bontà della remunerazione per l’investitore o gli investitori. Anche in questo caso sono necessarie due avvertenze:

1. poiché il patrimonio netto si modifica nel corso dell’esercizio, nel calcolo dell’indice deve essere considerato il patrimonio netto medio dell’esercizio;

2. se l’utile netto è comprensivo di poste straordinarie attive o passive, è opportuno risultato operativo

--- x 100 capitale investito

INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE PROPRIO - ROE utile netto

--- x 100 capitale proprio

Per essere considerata soddisfacente, la misura dell’indice deve superare il tasso rappresentativo del costo del denaro a breve termine ed esente da rischi, poiché, in caso contrario, il capitale di rischio (capitale proprio dell’impresa) è penalizzato rispetto ad altri investimenti. Tanto più il valore dell’indice è elevato, tanto maggiore è la redditività dell’azienda.

I valori dell’utile netto e del capitale proprio sono ricavabili anch’essi dal Conto Economico e dallo Stato Patrimoniale riclassificati. Il ROE, riguardando tutte le aree amministrative e gestionali dell’azienda, dipende, oltre che dalla politica industriale, anche dalla politica finanziaria aziendale.

Nel Conto Economico tra i costi trovano un posto di rilievo gli oneri finanziari, i quali si configurano come una parte di reddito d’impresa destinata a remunerare i finanziatori esterni, rappresentati dalle passività esposte nello Stato Patrimoniale .

Ai fini dell’analisi del bilancio è possibile misurare tale remunerazione con l’indice di redditività del capitale di terzi attraverso il rapporto:

Il valore attribuibile al capitale di terzi deve consistere in un valore medio relativo all’intero esercizio, inoltre è necessario rilevare quanto segue:

 si dovrebbero considerare nel calcolo dell’indice anche gli oneri finanziari che non trovano una indicazione esplicita nel Conto Economico in quanto incorporati, per esempio, nei prezzi addebitati dai fornitori quando questi concedono dilazioni di pagamento. Tuttavia sul piano pratico risulta difficile per l’osservatore esterno individuare gli interessi impliciti, pertanto risulta necessario non approfondire la ricerca di tali elementi;

 il capitale di terzi deve essere solo il capitale oneroso escludendo le passività che non danno luogo a corresponsione di interessi (escludendo pertanto i vari fondi spese, i ratei e risconti passivi).

Questo rapporto è indicativo della produttività degli impieghi effettuati dall’azienda, poiché esprime il numero di volte in cui i mezzi investiti si sono “rinnovati” nel corso INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE DI TERZI (ROD)

oneri finanziari

utile netto

--- x 100 risultato operativo

che presenta un più rapido ciclo investimenti-disinvestimenti, influenzato a sua volta dalla durata dei cicli produttivi, dalle caratteristiche tecnologiche degli impianti, dalle quantità prodotte e vendute, dal complesso degli impieghi effettuati, ecc.

Il risultato operativo in questione è quello relativo alla gestione caratteristica e questo tasso esprime la percentuale di redditività delle vendite indicando la quota dei ricavi di vendita che rimane dopo la copertura di tutti i costi della gestione caratteristica.

Indica l’effetto sul reddito netto d’esercizio dei costi e dei ricavi originati dalle operazioni finanziarie, straordinarie e dal carico fiscale ( interessi, dividendi, imposte ecc.). La percentuale è alta se è notevole il concorso alla formazione del reddito di componenti positivi non riconducibili alla gestione caratteristica, e questo può essere un segnale di come ad esempio la gestione finanziaria è efficiente, ma come la produzione o le vendite sono poco remunerative.

Dal 1° gennaio 1993 devono essere compilati elenchi riepilogativi (modello INTRASTAT) delle cessioni e degli acquisti intracomunitari effettuati e registrati. Gli elenchi devono essere presentati agli uffici doganali competenti con le seguenti scadenze:

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