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Commento alla traduzione

IV.6 Analisi della traduzione

La strategia traduttiva da me utilizzata è orientata per lo più al mantenimento delle caratteristiche stilistiche e retoriche salienti del testo di partenza e alla conservazione del registro linguistico del poeta. Ho preferito non tradurre i nomi delle vie, dei luoghi e di alcuni oggetti che l’autore cita nel corso della sua narrazione, come

“Calle Nueva”, “Casino de los Caballeros”, “Plaza del Cabildo”, “Calle de la

60 Ivi, p. 119.

61 Ivi, pp. 162-163.

62 Juan Ramón Jiménez, Obras. Elejías andaluzas, II: Josefito figuraciones, cit., p. 40. 63 Michael P. Predmore, La obra en prosa de Juan Ramón Jimémez, cit., p. 270.

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Ribera”, “Estrella”, “Pelayo”, “San Cayetano” per mantenere la traduzione il più

fedele possibile all’originale proprio per far sì che il lettore, al momento del confronto con il testo, si prefiguri e viva, sentendosi quasi catapultato nella città di Moguer e soprattutto nel mondo dell’autore.

IV.6.1 I realia

Non sempre ciò che è diverso tra la cultura di partenza e quella di arrivo è qualcosa di negativo. Ogni cultura porta insite in sé delle abitudini e delle particolarità linguistiche che possono essere motivo di arricchimento per il lettore; un esempio di quanto detto sono i modi di dire e i realia che possono essere presenti nel testo della LP. Il termine realia esprime quei concetti e quegli elementi tipici che appartengono soltanto a una data cultura. Non avendo, a volte, una corrispondenza esatta nella lingua in cui devono essere tradotti possono diventare un ostacolo per il traduttore, che si trova a dover compiere delle scelte traduttive in base alla situazione e al valore che ne viene dato dall’autore del testo originale. Lo studioso Bruno Osimo ne propone una e così asserisce:

la scelta di conservare in una traduzione locuzioni di questo genere ‒che danno perfettamente l’idea del loro senso traslato, anche a chi non è un profondo conoscitore della cultura LP‒ consente un ampliamento della visione culturale del lettore, e quel momento di smarrimento che può coglierlo di primo acchito ha solo un utile effetto di straniamento (dopo tutto, non è un romanzo scritto in LA!)64.

Egli è dell’avviso che il mantenimento di termini estranei alla cultura d’arrivo non sia sempre qualcosa da evitare o da considerare in maniera negativa. Esso infatti può essere visto come uno spunto per accrescere il proprio bagaglio culturale. Esempi di realia all’interno di Josefito Figuraciones sono: “Las fiestas de las Cruces”, festività religiosa celebrata il 3 maggio in molte parti della Spagna con processioni, musica e fuochi d’artificio; “Velada”, festa che si svolge nel mese di settembre in onore della Vergine di Montemayor; “Agua de Florida”, un’acqua di colonia prodotta in America, “tejeringo”, sinonimo andaluso di “churro”, un dolce tipico spagnolo e

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“Casino de los Caballeros”, associazione culturale e ludica dell’epoca formata da

uomini di una stessa classe sociale.

IV.6.2 La resa del linguaggio

Per quanto riguarda la punteggiatura, in alcuni casi ho reputato opportuno modificarla, aggiungendo o eliminando i segni di interpunzione, così da adeguarla ai criteri italiani ed evidenziare alcuni termini dotati di forte carica espressiva. Il motivo principale della modificazione dell’interpunzione è infatti la difficoltà per il lettore italiano a comprendere una punteggiatura in molti casi diversa, come appunto quella dello spagnolo, e in questo caso anche “impressionista”. Esempi testuali sono:

“[…] una barca que iba llevando del Sur al Poniente y que era un cristal de color donde su madre estaba embarcada con su maleta, como una imajen dulce, aún joven, radiante en el centro, y alrededor cristalitos granas, rosas, un poco blancos pasados de una luz altísima […]”

“[…] una barca che portava da Sud a Ovest e che era un cristallo di colore in cui sua madre era imbarcata con la sua valigia, un’immagine dolce, ancora giovane, che risplendeva al centro, e tutt’attorno piccoli cristalli rossi, rosa, un po’ bianchi, attraversati da una luce altissima […]”

In questo passo ho aggiunto una virgola dopo “blancos” per unire il termine all’elenco precedente di colori e, per mezzo della pausa data dalla virgola, enfatizzare l’importanza dell’immagine della luce che attraversa i cristalli.

“Caía la tarde y la ribera de Moguer brillaba, de trasparente y solitario azul Prusia, con los laúdes, faluchos, bergantines, casi vapores anclados entre el muelle y la barca del Baño de las Mujeres”.

“Scendeva la sera e la costa di Moguer brillava di un trasparente e solitario azzurro Prussia, con i leuti, le feluche, i brigantini, come nubi ancorate tra il ponte e la barca del Baño de las Mujeres”.

Qui, invece, ho eliminato la virgola tra “brillaba” e “de trasparente” per rendere più fluido il periodo e perché non reputo necessaria la presenza di un segno di interpunzione che introduca la specificazione del verbo “brillar”.

Altro punto importante è la presenza della suffissazione, sia accrescitiva che diminutiva, che viene adoperata dall’autore per enfatizzare i tratti connotativi delle parole a cui è affissa e per massimizzarne o minimizzarne il valore in base al contesto in cui sono inseriti e al suo intento. Proprio per questo ho deciso di conservarla in

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italiano (“macetón”, vasone, “ojitos”, occhietti) e tradurla nella maggior parte dei casi, salvo quelli in cui è stato più difficile farlo e ho preferito renderla con l’unione di aggettivi al sostantivo italiano (“cristalitos”, piccoli cristalli) o l’ho omessa (“él

mismito”, proprio lui) per non farla risultare eccessiva e caricare troppo il testo.

Esempi sono: “vueltecita” (giratina), “pequeñitos” (piccolini), “jeranita” (geranietta).

Nella traduzione sono stati usati dei regionalismi per creare varietà sinonimica e per dare l’idea di oggetti di quel tempo. Un esempio del primo caso è: “…que hubiese

sido capaz de herir a todos en uno, como David a Goliat, con honda, escopeta de salón o tirachinos”. “Honda” e “tirachinos” indicano la stessa cosa, ossia la fionda,

pertanto ho scelto di usare il termine toscano “frombola” per differenziare lessicalmente, “…che sarebbe stato capace di ferire tutti in un colpo solo, come Davide a Golia, con la fionda, lo schioppo, o la frombola”. Esempio del secondo caso è invece

“cómoda”, che ho deciso di rendere in italiano con canterano e non con comò, proprio

a voler richiamare l’immagine del mobile antico: “el niño venía, abría encaramándose

el cajón de arriba de la cómoda y sacaba el calidoscopio”, “il bambino arrivava,

apriva arrampicandosi il cassetto superiore del canterano e ne tirava fuori il caleidoscopio”.

Un altro punto su cui soffermarsi è il fatto che Juan Ramón Jiménez, a volte, non renda volutamente esplicito e chiaro il significato di quanto esprime. Non volendomi distaccare da questo suo operare non ho spiegato troppo, tranne nei casi in cui l’esplicitazione era necessaria alla comprensione del testo. Un esempio è dato dal termine “marinos”. Nel racconto III intitolato El “San Cayetano”, la parola “marinos”, in “…se quedaba serio y encojido en su silla, mirando absorto el agua del

vaso, el vino de la copa, marinos en aquel instante confuso”, ha presentato delle

difficoltà di traduzione. Nella parte finale del racconto, incentrato sulla descrizione della barca del padre del piccolo protagonista, troviamo Josefito seduto su una sedia che, pensieroso, osserva l’acqua e il vino sulla tavola, i “marinos” del testo spagnolo. Dato che il richiamo al mare all’interno del testo è forte, ho optato per tradurre il termine con “come se fossero dei mari”, per richiamare i mari in cui navigava la barca del padre di Josefito, rendendo il tutto più comprensibile, così: “… rimaneva serio e

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come se fossero dei mari in quell’instante confuso”. Un altro caso è quello della forma

verbale “separárselas” presente nel racconto XIII Dolores Arrayás. Nel passo,

“Josefito pensaba en cómo habría sido la madre cuando era como la hija. Y la hija cuando fuera como la madre. Veía a las dos, en una, pero la madre que lo comprendía, quería separárselas, separarse”, il piccolo protagonista si figura le due donne del

racconto: la madre Dolores Arrayás e la figlia Lola Arrayás. Nella parte precedente il passo citato, veniva esaltata la figura della madre che, consapevole di essere diversa dalla figlia e sentendosi quasi migliore, vuole che le due figure siano ben distinte nella mente di Josefito. Pertanto, ho deciso di rendere “separárselas” con “allontanare le

due immagini”, aggiungendo la parola immagini per rendere più chiaro quanto

descritto: “Josefito pensava a come era stata la madre quando era come la figlia. E

alla figlia quando sarebbe stata come la madre. Vedeva entrambe, in una sola, ma la madre che lo capiva, voleva allontanare le due immagini, allontanarsi”.

Dalla lettura e dall’analisi del testo si può concludere, quindi, che ogni parola viene soppesata e sentita dall’autore. La ricostruzione delle situazioni e delle figure dei personaggi sfocia in una prosa nitida e musicale che è frutto di un intenso lavoro da parte del poeta spagnolo, ogni particolare rimanda a qualcos’altro. Nelle pagine si susseguono uno dopo l’altro elementi della vita del poeta: la barca “El San Cayetano” di suo padre, El Diezmo Viejo, una delle cantine del villaggio, ecc… Sia l’argomento trattato che il modo di scrivere dell’autore sono molto affascinanti. E sono stati proprio questi aspetti, insieme alle particolarità linguistiche e terminologiche e ai rimandi a luoghi e a persone, ad avere reso il lavoro interessante e stimolante.

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