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Poesia e prosa: il tono lirico di Juan Ramón Jiménez e la prosa d

Commento alla traduzione

IV.3 Poesia e prosa: il tono lirico di Juan Ramón Jiménez e la prosa d

Josefito Figuraciones

Juan Ramón Jiménez dedicò tutta la sua esistenza alla scrittura di opere sia in poesia che in prosa. La prima ebbe molto successo all’interno degli ambienti letterari e lo rese uno dei più importanti poeti di lingua spagnola, la seconda godette invece di minore attenzione e rimase per lo più in forma di bozzetto o progetto e in attesa di pubblicazione. Causa di ciò forse fu la continua correzione e riscrittura operata da parte dello stesso autore, che definì il proprio modo di scrivere come un qualcosa in continua evoluzione. Come afferma María Ángeles Sanz Manzano:

el libro en su totalidad era para Juan Ramón susceptible de ser metamorfoseado, quiere decirse, que su tarea correctora afectaba tanto al plano textual, como a la ordenación interna de la obra, como a su titulación51.

Questa visione del processo di scrittura, che spinse il poeta a ritornare più volte sulle sue opere, a intervenire su ogni livello (lessicale, sintattico, ecc..), unita al fatto che nuove idee gli affiorivano nella mente mentre compiva tutto ciò, portò alla stesura di un numero di libri elevato, incapaci di essere conclusi e portati alla stampa tutti.

Juan Ramón non predilesse mai una forma o l’altra ma tenne sempre a precisare che entrambe facevano parte di un unico processo di creazione letteraria. Sia per la composizione poetica che per quella prosastica, il poeta adoperò infatti le stesse scelte estetiche, ideologiche e formali. La “versatilità” della prosa permise a Juan Ramón il suo uso in differenti contesti e per diversi scopi. Egli scrisse in prosa scritti destinati ad altri letterati, alla propria famiglia e all’espressione dei propri sentimenti e pensieri. L’impronta lasciata dalla lettura di Gustavo Adolfo Bécquer, i cui testi il poeta conobbe durante il suo soggiorno a Siviglia è visibile soprattutto nelle sue prime opere. All’interno dei libri di Bécquer, la forma poetica e la prosa venivano utilizzati romanticamente come mezzi di espressione della propria interiorità. Fu questo episodio a dare inizio alla carriera letteraria di Juan Ramón Jiménez. Egli inizialmente si sentì in difficoltà a scrivere in prosa, in quanto non aveva dei limiti e dei criteri

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precisi che lo aiutassero nella trattazione di motivi che aveva estratto dalle letture romantiche, quali la morte, la donna e l’amore:

al trasladar a su escritura la emoción que le suscitaron, el joven poeta cae inevitablemente en el exceso por desconocer la manera de encauzar su impulso lírico. Más fácil le resultaba hacerlo en su creación en verso, al disponer de un molde estrófico que le obligaba a una mayor contención. En prosa, sin embargo, Juan Ramón había de enfrentarse con la dificultad de no tener límites alguno al que atenerse, por eso su sentimiento aparece desbordado en largas yuxtaposiciones de frases y reiterado hasta el exceso en figuras retóricas como la aliteración o el pleonasmo52.

Entrambe le modalità di scrittura godettero della stessa importanza nella vita di Juan Ramón e furono indispensabili al fine della conoscenza della sua intera opera.

La creazione della sua opera in prosa, il cui inizio è databile alla fine del XIX secolo, venne portata avanti dal poeta fino alla sua morte, avvenuta nel 1958. Durante questo lungo periodo, Juan Ramón si accostò a diversi figure di letterati e seguì dettami stilistici differenti. Non smise mai di leggere e prendere esempio da quelli che potevano essere considerati i migliori poeti e narratori del tempo. Con il passare degli anni, la prosa acquistò sempre più valore nel suo processo creativo e il poeta decise infatti che avrebbe riscritto tutto le sue opere utilizzando tale modalità di scrittura, cosa che però non riuscì a fare a causa della malattia e della morte.

Proprio per questo intrecciarsi di poesia e prosa nella vita dell’autore, nelle prose liriche di Josefito Figuraciones, vengono mantenute alcune caratteristiche tipiche della poesia. Sono presenti delle figure retoriche quali: l’onomatopea (“Tin, tin, tilintín”, “y

su tin, tin, era ton, ton”, “ón, ón, ón”); l’anafora (“Otra vez… otra vez”, “Como si fuera… como si fuera”); il climax (“suyos, muy suyos, suyísimos”); la metonimia

(“que tenía gracia en la lengua”, “bebiendo despaciosamente un copa de vino”); la similitudine (“como David a Goliat”, “como un pino en el monte”, “como una

Virjen”, “como una rosa”, “como el rosal en primavera”, “como una cuna”, “como monstruos”, “como huevos de madera pulita”, “como dos lúganos por el pico”, “como una nave blanca y verde”, “como los mochuelos”, “como un pequete ciclón”, “como un saurio”); l’enumerazione (“con sus pinzas, sus uñas, su hocico, su boca,

52 Juan Ramón Jiménez, Antología de prosa lírica, edición de M.ª Ángeles Sanz Manzano, cit., pp. 47- 48.

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sus dientes, su pico, su lengua, sus patas, su aguijón arqueado eréctil, sus alas frenéticas…”, “como un Diablo, un Sátanas, un Lucifer, un Belial, un Belzebú, un Luzbel enamorado”, “bocalles, portadas, caminos, azoteas, ventanas, tejados, miradores, torres”, “almireces, velones, badilas, sahumadores, palmatorias”, “así como la casilla del enterrador, zaguán, patio, comedor, galería, sala, corral, dormitorio”, “rodeado todo de antojos, banderas, cañones, mariposas disecadas, lanzas largas”); l’allitterazione (“el ala de la luz llegando a todas partes”, “llena de loritos reales”, “como una rosa que fuera su madre o una vidriera de colores”, “los cascabeles del coche de las cinco”); l’assonanza (“se le acercaban a él y le compraban”, “contando y cantando”, “de un color, un olor y un sabor…”, “cargado y como pegado”, “cercadas y lejanas”); l’ossimoro (“cara triste y sonriente”) e la

sinestesia (“un blanco muy planchado y crujiente”, “flauta de sus ojos”), la metafora. Quest’ultimo artificio retorico viene adoperato dall’autore per evocare immagini dotate di una forte carica espressiva, tale da provocare sensazioni forti nel lettore. Un esempio è “león de oro”, presente nel racconto VIII El quincallero doble, in cui il protagonista viene paragonato a un leone scintillante. Proprio per enfatizzare questo paragone e sottolineare l’importanza di questa associazione ho deciso di tradurre il termine “melena”, significante chioma, in criniera: “… fría su armadura de lata, seca

y fea su melena…”, “…fredda la sua armatura di latta, secca e brutta la sua

criniera….”.

Ogni figura retorica viene usata coscientemente da Juan Ramón Jiménez con il fine di evocare sensazioni ed emozioni nel lettore, cosicché egli possa partecipare emotivamente al racconto e sentirsene parte integrante. Egli può decidere di prendere le parti dell’Assistente scolastico Silóniz, come Josefito, e difenderlo dalle accuse che gli vengono rivolte; può figurarsi lo zaratán nel petto di Cinta Marín, può essere coinvolto da quanto accade e farsi una propria idea. Il lettore si ritrova immerso nel mondo di Juan Ramón e non può riuscire a limitarsi alla semplice lettura.

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IV.4 Moguer

Come afferma lo studioso Michael P. Predmore nella seconda edizione de La

obra de Juan Ramón Jiménez: “para comprender y valorar al poeta y su obra es

esencial tener en cuenta la influencia de Moguer sobre Juan Ramón”53. La cittadina

andalusa è infatti elemento fondamentale della vita e della vocazione poetica dell’autore. Molte sue opere, tra cui Josefito Figuraciones, fanno riferimento al paese natio e al suo meraviglioso paesaggio, capace di provocargli forti stati d’animo. Il pensiero di Juan Ramón fu sempre rivolto alla sua casa, alla sua famiglia e anche alle persone che conobbe durante la sua permanenza a Moguer.

Costretto ad allontanarsi a causa della guerra civile, il poeta non smise mai di sentire la mancanza di quella che era stata la culla della sua infanzia. Attraverso la sua poesia e la sua prosa, Juan Ramón intese quindi idealizzare e far durare nel tempo la sua personale visione di Moguer. Gli occhi del Juan Ramón bambino sono i testimoni e gli strumenti attraverso cui il poeta intese fare tutto ciò.

In Josefito Figuraciones, il nome della cittadina andalusa viene ripetuto spesso lungo il testo per sottolinearne la rilevanza e tenerla ben salda nella mente del lettore affinché non possa dimenticarla: “caía la tarde y la ribera de Moguer…”, “¿La cárcel

de Moguer tiene montera, mamá?”, “¿La cárcel de Moguer tiene camas?”, “y su barco, su buque estaría aquella tarde de Carnaval en la solitaria y hermosa altamar de la fiesta terrestre, tan lejos y al lado, sin embargo, de Moguer…”, “miraba a Moguer, Calle de la Ribera arriba, y miraba las máscaras en la Plaza del Cabildo…”, “a mis 4 años, me dicen parientes y conocidos de Moguer, yo contaba a todos que vivía en una “casa de atul marino…”.

Il mare, i fiumi, le marismas (le paludi), i monti, ogni aspetto del suo caro paese fu uno stimolo per la fantasia di Juan Ramón durante la sua infanzia e rimase sempre presente anche nell’età adulta. Per il poeta, la natura era un luogo armonico e tranquillizzante, una parte dell’uomo stesso. Moguer gli fornì le basi su cui impostare quello che sarebbe stato il linguaggio da lui adottato in Josefito Figuraciones.

53 Michael P. Predmore, La obra en prosa de Juan Ramón Jimémez, segunda edición ampliada, cit., p. 49.

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Nonostante egli correggesse continuamente le sue opere per esserne soddisfatto, predilesse un’espressione semplice ma intensa: quella che sentiva per le strade di Moguer, tra la sua gente. “Moguer era “la realidad” sobre la que Juan Ramón concentrò toda la fuerza de su mirada”54.

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