La prima caratteristica a saltare visibilmente all’occhio, studiando questo documento, è che i suoi fogli sono stati piegati a formare un codice di papiro, invece che un rotolo, come più comunemente attestato per questo materiale scrittorio. Questo dato risulta essere un prezioso indizio per risalire ad una datazione di massima del testo, in quanto non risultano pervenuti fino a noi codici più antichi del II secolo d.C., sebbene il formato risulti diventare abbastanza diffuso solo a partire dal III secolo d.C. (periodo
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a cui, presumibilmente, appartiene anche PGM IV)143. Il codice, infatti, per via del suo formato, risulta più comodo da consultare e, soprattutto, da trasportare e può essere letto in viaggio, o in posizione eretta, senza particolari problemi. Da ciò si evince come PGM IV dovesse essere destinato ad una figura errante e girovaga, un taumaturgo che doveva muoversi di villaggio in villaggio, di contrada in contrada, a vendere i propri rimedi144.
Una simile figura di “stregone errante” doveva essere piuttosto comune verso la fine dell’età antica, specialmente in Egitto. La sua presenza, infatti, era probabilmente una risposta all’impoverimento e al ridimensionamento della classe sacerdotale che, in seguito alle riforme operate da Augusto per sottrarre ai templi terre e ricchezze145, non
era più in grado di fornire risposte su ogni forma di conoscenza146, in particolare per quanto riguarda le conoscenze del soprannaturale. Teniamo conto, infatti, che, nella cultura egiziana, religione e magia non hanno un vero e proprio confine definito, ma
143 Per alcuni dati statistici cfr. E. Turner 2002, pag. 31.
144 La ricostruzione della figura dell’incantatore antico sull’idea di un professionista costantemente in
movimento è stata portata avanti con particolare attenzione da Zago (cfr. M. Zago 2010, pag. 127 ss.), ma i Papiri Magici stessi ci forniscono preziosi indizi su questo stato di cose. Così, spesso nei rituali descritti viene previsto un semplice altare di legno o argilla (quindi smontabile o temporaneo) e non un altare fisso in pietra (cfr. PGM I vv. 281-284 e PGM V vv. 390-395).
145 Per approfondimenti sulla condizione economica dell’Egitto nell’età Tardo Antica e sul progressivo
disimpegno degli imperatori nel fornire risorse per il mantenimento delle strutture templari, cfr. R. Bagnall 1993, pag. 281 ss.
146 Pensando alla casta sacerdotale di III-IV secolo d.C. non bisogna cercare paragoni con quanto
attestato anche solo in età tolemaica. Un sacerdote egizio della fine dell'età antica mancava dell'influenza e della preparazione culturale dei suoi predecessori e se anche alcuni templi ancora possedevano una certa influenza, soprattutto a livello locale, la maggior parte delle strutture doveva essere ormai abbandonata e inutilizzata, o quasi. È in questo vuoto di potere, che gli incantatori erranti, figli di una “cultura di compromesso” tra mondo egizio e mondo greco-romano giungono a ricoprire una nicchia appena liberata, cercando di soddisfare le esigenze di clientele provenienti da mondi culturali diversi.
Non è un caso, a mio parere, se il fiorire della magia, per lo meno in Egitto, con la maggior parte delle sue attestazioni scritte, avvenga proprio con l'avvento della dominazione romana.
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la magia è una componente fondamentale della rappresentazione religiosa del cosmo147.
Come già accennato, PGM IV è un codice in papiro formato da trentasei facciate (diciotto fogli), di dimensione variabile tra i 27 e i 30,5 centimetri in altezza e i 9,5 e i 13 cm in larghezza.
Un'unica mano è autrice dell'intero testo greco e probabilmente anche delle parti in copto.
Non sono mai state compiute, per mia conoscenza, analisi mirate sul papiro e sull'inchiostro, per ottenere informazioni di ordine cronologico o geografico che possano gettare maggiore luce sull'origine di questo importante grimorio antico. Nonostante alcuni fogli siano stati lasciati bianchi (per la precisione 1 recto, 3 verso, 16 recto e verso, 36 recto e verso), PGM IV, con le sue oltre tremila righe di testo scritto, è di gran lunga il testo magico Testo Magico più grande sopravvissuto all'età antica e come tale riveste un'importanza primaria per la comprensione di cosa fosse, esattamente, la magia nel modo tardo antico.
Ad un primo sguardo, PGM IV si presenta fittamente scritto, dove non viene lasciato alcuno spazio al vezzo estetico. Lo specchio di scrittura di ogni pagina è sviluppato su di un'unica colonna piuttosto ampia, portando sia i margini esterni che il margine interno, in corrispondenza della legatura, ad essere poco sviluppati. Tengo comunque a precisare che, poiché il codice manca di un vero e proprio schema di impaginazione, queste informazioni valgono solo in generale per la maggior parte del documento, infatti non mancano pagine in cui i margini risultano più accentuati.
Ad ulteriore testimonianza del desiderio di sfruttare al massimo lo spazio reso disponibile dallo specchio di scrittura, notiamo come l'interlinea risulti alquanto ridotto, tendendo ad aprirsi lievemente solo negli spazi tra un incantesimo e l'altro.
147 La lingua egizia ha un nome per definire la magia, che può essere traslato come “heka”, il quale
indica il potere di creazione che è tipico degli dei. Esiste anche una personificazione divina di questo concetto, con il medesimo nome, Heka. Pertanto, nel paese del Nilo, la magia non ha il carattere negativo che invece gli è proprio nel mondo greco e romano, ma è stabilmente inserita, come forza primaria, all’interno del panorama religioso. Cfr. R. Ritner 1993, pag. 14 ss. per ulteriori informazioni.
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A livello di mise en page, lo scriba non fa alcuno sforzo per seguire una linea diritta, risulta assente ogni tipo di rigatura e anzi, spesso il testo corre su linee dall'andamento obliquo e irregolare, specie nelle pagine corrispondenti al verso del papiro, dove non era possibile seguire la linea delle fibre. Inoltre, ogni pagina ha un numero di volta in volta variabile di righe di scrittura.
Alcuni disegni di carattere magico ed esoterico adornano il papiro, quasi mai raggiungendo grosse dimensioni. Sono presenti in maniera non sistematica segni e annotazioni (in particolare, ad esempio, righe orizzontali a separare due incantesimi, segni di quantità e parole sottolineate), non è presente alcun tipo di punteggiatura. I vari incantesimi non presentano dei veri e propri titoli, ma una breve didascalia all'inizio di ognuno di essi permette, di solito, di individuarne subito la natura e l'utilizzo senza dover leggere l'intero procedimento.
Il modo fitto con cui la scrittura è disposta sul codice fa risaltare particolarmente le pagine lasciate bianche. Non bisogna, tuttavia, pensare a uno “spreco” o ad una cattiva gestione del supporto scrittorio, per spiegare questo fatto: esso, a mio parere, sembrerebbe rispondere alla volontà dello scrittore di porre ordine all'interno del suo “libro di lavoro”. Così, la prima e l'ultima pagina del codice sono volutamente lasciate bianche, in quanto proprio queste particolari posizioni risultano quelle più soggette al distacco, ai danni e al logoramento, a tutela delle parti più interne del volume. Non era infrequente che codici di papiro, come PGM IV, fossero ulteriormente protetti da un foglio esterno aggiuntivo, in pergamena, o anche solo una semplice striscia in corrispondenza della legatura148, il punto, lungo la costola del libro, dove tutti i fogli sono cuciti tra loro, ma se questo era presente anche qui, di esso non è rimasto più traccia.
All'interno del testo magico, invece, le facciate bianche sembrano principalmente separare alcuni incantesimi da altri, ritenuti, forse, meno importanti, oppure appaiono dividere due differenti categorie di incantesimi. 3 verso, in particolare, isola dalla sezione precedente la cosiddetta “Epistola di Nephotes a Psammetichos”, una sorta di incantesimo divinatorio stillato in forma di lettera; il foglio 16, lasciato bianco sia sul recto che sul verso, collocato al centro dell'intero codice, sembra dividerlo in due metà,
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dedicate ad incantesimi di argomento diverso. È di certo possibile che i fogli bianchi siano stati lasciati tali dal mago-scrittore per avere uno spazio su cui scrivere i propri incantesimi in un secondo momento ma, se questo può essere verso per la pagina 3 verso, non ritengo che ciò possa valere per le altre. Che motivo avrebbe avuto il mago per non scrivere sopra la prima pagina del codice, se avesse voluto usarla149? Inoltre, penso che il fatto che proprio le pagine al centro esatto del codice siano stato lasciate bianche sia un dettaglio da non trascurare.
Contenuto
Come già accennato, PGM IV può essere definito con un nome che, pur facendo riferimento alla tradizione esoterica medievale, risulta anche qui corretto, un grimorio, ossia un libro contenente gli incantesimi che il mago utilizzava al servizio dei suoi clienti.
PGM IV non è ordinato in libri e capitoli, come normalmente siamo abituati a vedere in opere così voluminose, ma risulta comunque sommariamente diviso in due parti distinte, anche fisicamente vista la presenza di un intero foglio totalmente bianco lasciato esattamente al centro del libro (16 recto e verso). La prima parte di PGM IV contiene incantesimi che possiamo ricondurre all’area della divinazione, ossia la scienza magica che fornisce informazioni sul futuro, mentre la seconda parte pare destinata prevalentemente ad incantesimi miranti a sedurre il prossimo o comunque ad indurlo ad assecondare la volontà del mago150.
In PGM IV, inoltre, si riscontra una grande abbondanza di Inni Magici, circa i due terzi di tutti gli Inni Magici conservati. Essi non sono mai posti come componimenti indipendenti ma sono sempre inseriti in maniera funzionale all’interno di un incantesimo.
149 Ricordiamo, poi, che la pratica di lasciare bianche le prime e le ultime pagine di un libro è una pratica
che sopravvive anche nell’editoria moderna.
150 Per un elenco preciso di tutti gli incantesimi di PGM IV che, data la sua mole, toglierebbe qui troppo
spazio a tematiche più inerenti a questo lavoro, segnalo l’opera di H.D. Betz The Greek Magical Papyri
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Presentiamo, ora, una breve descrizione degli incantesimi principali (ossia quelli più complessi e che occupano il maggior numero di pagine), ciò in quanto la descrizione di ogni singoli incantesimi, vista la mole di PGM IV, sarebbe molto lunga e non molto interessante o mirata per questa trattazione. Per approfondimenti, rimando comunque ai lavori di Preisendanz e Betz che si occupano del testo151.