• Non ci sono risultati.

Analisi dello stato dell’arte relativo alla problematica ambientale: la situazione internazionale e nazionale

5 Art 5 della Direttiva Europea 2002/91/CE

1.3 Analisi dello stato dell’arte relativo alla problematica ambientale: la situazione internazionale e nazionale

Nella storia dell’uomo, la tecnica, intesa come techne, cioè nel senso più ampio che questa parola ha in greco7, ha avuto un ruolo decisamente incisivo, fornendogli

possibilità ed opportunità spesso inattese. Inizialmente la tecnica in un qualche modo ha liberato l’uomo da vincoli di tipo fisico, ambientale, ponendosi come intermediaria tra l’uomo stesso e la natura, per soddisfare bisogni e necessità. Successivamente la scelta della via della tecnica ha portato all’organizzazione industriale che, a sua volta, ha continuato questo percorso utilizzando la tecnica per nuovi bisogni, indotti soprattutto dalla crescente richiesta di benessere, sia economico che sociale. La ricerca scientifica e tecnologica è anche chiamata a rispondere degli effetti della tecnica nell’ambito della società, ad indagare sulle possibilità aperte dalle nuove tecnologie, ad interrogarsi e riflettere sull’impostazione del proprio sapere. Si tratta di un processo necessario per non seguire impostare dinamiche di assoluto rigore tecnologico, affidandosi solo ed esclusivamente allo strumento tecnico, senza una previa riflessione e valutazione delle variabili messe in campo; d’altro canto invece si dovrebbe evitare un utilizzo sconsiderato e non regolamentato di concetti puramente teorici.

Le nuove tecnologie di materiali e sistemi offrono, infatti, ampie opportunità per il mantenimento dei requisiti di comfort per la vita dell’uomo, senza andare a discapito delle condizioni ambientali già fortemente compromesse. L’attenzione verso i fattori ambientali esterni all’edificio, inteso come organismo dotato di caratteristiche interagenti con l’ambiente stesso, e la corretta valutazione dei benefici ottenibili con le soluzioni proposte dalla cosiddetta bioclimatica8, permetterebbero di includere le

specificità locali nel processo progettuale, sfruttando la tecnologia, progettata in modo cosciente attraverso il sapere tecnico, in maniera effettivamente funzionale e vantaggiosa, non solo per il singolo ma anche per la collettività.

Soprattutto nell’ultimo secolo, si è assistito ad un netto cambio di direzione: l’architettura spontanea (o vernacolare9), che utilizzava le caratteristiche ambientali e

i principi fisici dei materiali da costruzione nella regolazione dei flussi energetici dell’edificio, sia stata sostituita da una gestione delle condizioni interne degli spazi

7 Il rapporto dell’uomo col mondo, tradotto nell’elaborazione e la trasmissione di strumenti concettuali e nozioni, di istituzioni e artefatti, che nascono dalla cultura ed entrano a farne parte.

8 In questa sede non si entrerà nel merito di una coerente definizione di Bioclimatica, per meriterebbe un’approfondita trattazione.

37 dottorato di ricerca in tecnologia dell’architettura – XXII ciclo

abitativi fortemente influenzata dal ricorso sempre più massiccio a dotazioni e apparecchiature impiantistiche.

Altro aspetto considerevole riguarda l’intento di realizzare un’architettura internazionale: presupponendo di poter collocare l’edificio in un qualsiasi contesto e con tecniche costruttive indipendenti dall’interazione edificio – ambiente, si è contribuito, come è noto, all’aggravamento della problematica ambientale e della qualità ecologica dei luoghi, criticità che oramai non è più possibile ignorare. A testimonianza di quanto appena affermato, si riportano di seguito, gli estratti di ricerche e rapporti ambientali relativi agli ultimi cinque anni.

1.3.1 Problematiche ambientali

Per far fronte alle problematiche legate al cambiamento climatico planetario non si può prescindere dall’incidenza del settore edilizio (residenziale e terziario) che, per quanto riguarda, ad esempio, l’Unione Europea, è responsabile del 41% dei consumi totali e, dunque, delle emissioni inquinanti che da essi derivano. Nell’ambito del Protocollo di Kyoto, l’UE si è impegnata a conseguire una riduzione delle emissioni di gas serra dell’8%, rispetto al valore registrato nel 1990 e a raddoppiare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili10 entro quest’anno (2010), inoltre, è stata

considerata recentemente anche l’esigenza di sicurezza di approvvigionamento energetico per il futuro11.

Si noti che l’Unione Europea è responsabile del 15% delle emissioni mondiali pur rappresentando solo il 5% della popolazione globale12. Se ne deduce l’estrema

importanza delle strategie in atto per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, attuate tramite programmi d’azione che prevedono l’adozione di legislazioni in direzione della tutela ecosistemica nei Paesi membri, l’integrazione delle politiche economiche e sociali con le necessità ambientali e la responsabilizzazione delle istituzioni e dei privati rispetto alla problematica annessa. È stata riconosciuta a livello comunitario la necessità di intraprendere azioni efficaci ai fini del contenimento delle emissioni di gas serra che sono strettamente legate ai consumi, alle modalità di produzione e gestione dei comparti produttivi e alle modalità di generazione energetica. Il Protocollo prevede la possibilità di raggiungere gli obiettivi stabiliti, oltre che con misure nazionali, anche attraverso programmi in cooperazione tra più Paesi. A

10 Commissione Europea, Energia per il Futuro: Fonti Rinnovabili di Energia – Libro Bianco

per una strategia comune a piano di azione, Bruxelles, 1997

11 Commissione Europea, Libro Verde – Verso una strategia europea di sicurezza

dell’approvvigionamento energetico, Lussemburgo, 2001

12 Commissione Europea, Environment 2010: our future, our choice – The sixth EU

Environment action programme 2001-2010,Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità

Parte prima – Analisi dello stato dell’arte e individuazione delle criticità

38

Giulia Archetti – Facoltà di Architettura di Ferrara

questo fine sono stati istituiti due meccanismi che consentono di accreditare le riduzioni delle emissioni ottenute attraverso progetti di cooperazione tra Paesi industrializzati. Una modalità si esplica attraverso la diffusione e l’impiego delle tecnologie più efficienti per la generazione di energia (Joint Implementation), la seconda per mezzo di progetti di efficienza energetica nei Paesi in via di sviluppo, che non hanno sottoscritto impegni di riduzione, da parte dei Paesi industrializzati, che acquisiscono così dei crediti di emissione (Development Mechanism). Il Protocollo prevede, inoltre, la possibilità del commercio delle emissioni tra Paesi industrializzati tramite l’approvazione della direttiva europea 2003/87/EC (EC-ETS) sull’Emission Trading. Tale documento mira ad istituire uno strumento di protezione ambientale internazionale, destinato a ridurre le emissioni in maniera efficace in termini di costi, tramite l’istituzione di un mercato europeo dei permessi di emissione tra gli impianti industriali operanti nei settori della generazione termoelettrica. Gli operatori, migliorando l’efficienza dei propri impianti o comprando permessi di emissione da altri, hanno la concessione a emettere quantità di CO2 prestabilite in

base ai crediti concessi. Questi meccanismi sono stati elaborati al fine di consentire all’Unione di adempiere agli obblighi contratti nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC, United Nations Framework Convention on Climate Change). Anche le iniziative di forestazione concorrono al raggiungimento degli obiettivi grazie alla capacità di assorbimento di CO2 delle

piante13.

A questo punto risulta utile, ai fini del presente lavoro, scendere nel dettaglio dei consumi legati al comparto edilizio europeo. Le voci di consumo del settore residenziale sono distribuite in quote del 57% destinate al riscaldamento degli ambienti interni e del 25% per l’approvvigionamento di acqua calda per usi sanitari; nel settore terziario il riscaldamento rappresenta il 52% dei consumi totali, seguito dall’illuminazione artificiale con una quota pari al 14%. Allo scopo di avere una stima sommaria delle quantità in gioco: a livello europeo, per una costruzione convenzionale in media vengono consumati circa 100 – 150 kWh di energia primaria per ogni metro quadrato di superficie utile nell’arco di un anno, di cui 2/3 ascrivibili alle necessità di climatizzazione e 1/3 per i consumi elettrici14.

L’Italia, a causa delle condizioni climatiche mediterranee più miti rispetto alla media Europea, registra consumi per la residenza e il terziario pari al 32%, mentre, per

13 Ministero dell’ambiente e Tutela Del Territorio, Ministero dell’economia e Finanze, Piano

Nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra: 2003-2010,

Dicembre 2002

14 Thomas Herzog, Solar energy in architecture and urban planning, Prestel, Monaco-New York, 1996

39 dottorato di ricerca in tecnologia dell’architettura – XXII ciclo

un’analisi completa della specificità italiana, devono essere considerate le destinazioni finali di tali consumi15. È da notare, infatti, come la percentuale degli usi

elettrici risulti superiore alla media europea, per la maggiore incidenza che in tale contesto assume l’energia necessaria ai fini della climatizzazione estiva.

Per gli edifici residenziali i consumi relativi al riscaldamento interno ammontano al 68,4%, seguiti dalle quote per le apparecchiature di uso domestico (elettrodomestici, condizionatori dell’aria) pari al 14,2%. L’energia assorbita dal terziario, pari al 29,5% del totale destinato al settore civile, viene fornita per il 47% dal gas naturale, per il 12% dai derivati del petrolio, destinati a soddisfare le richieste di riscaldamento, e per il 41% dall’energia elettrica utilizzata per il funzionamento di dispositivi di climatizzazione e illuminazione. Il settore industriale delle costruzioni, infine, risulta essere quello che assorbe più energia degli altri a livello percentuale, con un valore del 21,4%, registrato nel 1999. Per ogni kWh elettrico consumato dall’utenza finale vengono, inoltre, immessi nell’atmosfera 0,66 kg di CO2 mentre per l’energia termica

il valore si attesta su una quota di circa 0,27 kgCO2/kWh16.

Considerando la densità del costruito nei contesti urbani è evidente l’enormità della problematica connessa alla sola gestione degli edifici. Risulta evidente, dunque, come l’ambiente costruito ed il settore edilizio siano ambiti di grande impatto, ma anche di grande potenziale per una revisione del rispettivo ruolo e dell’incidenza sulla problematica energetico - ambientale. L’edificio non può più mantenere l’odierno carattere energivoro, ma, per mezzo dei componenti tecnologici che lo costituiscono, deve diventare elemento attivo nella regolazione dei flussi di energia, fino a raggiungere la doppia funzione di produttore/consumatore, in particolare l’involucro, che non può più svolgere la semplice funzione di riparo dalle condizioni esterne aggressive (dispersioni in inverno e surriscaldamento estivo dovuto alla radiazione solare). L’impegno della ricerca in campo tecnologico deve, dunque, essere indirizzato verso la progettazione attenta a questioni ambientali, l’innovazione di componenti d’involucro per il miglioramento delle prestazioni termiche, la produzione di energia con sistemi ad alta efficienza e basso impatto ambientale, l’impiego delle risorse naturali ai fini di una riduzione di fabbisogni (elettrici, termici, illuminotecnici, ecc.) e la produzione di energia rinnovabile, la razionalizzazione di consumi.