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Ancora sul Purgatorio

Il Purgatorio pertanto è un aspetto del Paradiso.1

Di Paradiso e Inferno l’esistenza è stata rivelata da Dio stesso.2

L’esistenza del Purgatorio si trae dalla stessa Rivelazione.3

E che tale condizione sia quella della sottoposizione a un fuoco purificatore spiega il perché si tratta di un patimento –per

103. È certo che esistono il paradiso e l'inferno?

E' certo che esistono il paradiso e l'inferno: lo ha rivelato Dio; spesse volte promettendo ai buoni l'eterna vita, e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la

1 Si parla più propriamente di ‘luogo’ o ‘condizione’. Come ‘luogo’ potrebbe ipotizzarsi a sé stante. In realtà per noi che affermiamo non esistere spaziotempo nell’ambiente divino è più che altro una ‘condizione’ e pertanto è un aspetto della condizione paradisiaca, destino delle anime salve.

2 Uno degli aspetti del contrasto con le altre confessioni cristiane, come l’ortodossa e le protestanti, è che queste non ritengono sussistere una base scritturale del Purgatorio, interpretando diversamente i testi che stiamo per dire (o considerando apocrifo il testo dei Maccabei di cui stiamo altrettanto per dire).

3Il Catechismo della Chiesa Cattolica (624) attuale afferma: « Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ».

Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: 2 Mac 12,45 - Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.

Ma anche da S. Paolo può trarsi l’esistenza del Purgatorio: 1 Cor 3,10-17 - “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco”.

In altre parole: l’opera di quelli che hanno costruito la loro vita [noi diremmo: l’espressione esistenziale] sul fondamento Gesù Cristo verrà provata, verrà giudicata. Se resisterà, riceverà in ricompensa la salvezza; se sarà bruciata dal fuoco a causa della sua imperfezione, ci sarà una punizione, ma non per sempre: costoro si salveranno, però dopo essere passati per il fuoco purificatore.

come abbiamo detto- ben più doloroso di ogni patimento terreno.4

Mentre però il Purgatorio è temporaneo, Inferno e Paradiso ‘non hanno termine’.5

Coerentemente con quanto abbiamo detto sull’assenza di spazio e tempo, per la ‘condizione’ paradisiaca o infernale non può esserci una ‘fine’, proprio perché nell’ambiente divino non c’è un tempo (oggettivo, esterno) che scorre.

perdizione e il fuoco eterno.

104. Quanto dureranno il paradiso e l'inferno?

Il paradiso e l'inferno dureranno eternamente.

4 S. Agostino, S. Gregorio Magno e S. Bonaventura parlano della pena che il fuoco del purgatorio causa come più grave di qualsiasi cosa che un uomo possa soffrire in questa vita; più intollerabile di quanto chiunque possa soffrire in questa vita’; di punizione più grave di qualsiasi punizione che venga agli uomini in questa vita.

5 In buona sostanza (e concludendo sull’argomento), a nostro avviso il Purgatorio ha due basi scritturali solidissime.

Una è quel Matteo 5,37 - Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

L’espressione esistenziale (che è ciò che fa ‘parlare la vita’) che termina con l’ultimo esistenziale pari a zero porta in Paradiso. Questo è un chiaro sì a Dio, infatti.

[Fosse un ‘ni’ finale, sarebbe un ‘no’ (Apocalisse 3,14-16 - All’angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio:

Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca’.).]

Ma detta espressione –pur alla fine pari a zero- può –ma non deve- avere prima della fine un di più (che viene dal maligno). Così chi va in Purgatorio se con la sua espressione esistenziale ha detto alla fine ‘sì’ (lo zero risultato finale dell’espressione), ma ha essa espressione costituita da precedenti numeri esistenziali diversi da zero, ha aggiunto a essa un di più di inutile (appunto questi numeri diversi da zero) che porta a imperfezione (sarebbe cioè come una comunicazione – amorosa- con interferenze) e deve essere eliminato (come detto con i sottotitoli, la traduzione simultanea e le altre analogie che dicevamo: e cioè con la purificazione).

In altre parole: si ponga un’espressione esist. somma di vari snodi ciascuno con numero esist.

diverso da 0 e poi quello finale pari a zero (ma sempre con somma a sinistra diversa da 0), es.:

3 + (-2) + (-3) + 4 + … + 1 + 0 = 0

Essa salva, perché il numero finale è uguale a zero. Ma i precedenti no. E quindi in realtà l’espressione non è corretta, perché la parte sinistra deve essere uguale a zero, per dare 0 a destra.

Il Purgatorio (ove non vi sia stata moltiplicazione per zero) serve a riportare tutti i valori singolarmente diversi da zero a zero: appunto con la purificazione. E questo perché sennò, malgrado lo zero finale, resterebbero risposte che non sarebbero state un sì chiaro a loro tempo.

(Detto altrimenti: per avere 0 = 0 senza moltiplicazione, tutti i numeri esistenziali a sinistra del segno di uguale devono essere uguali a zero, non potendo aversi zero altrimenti, e cioè sommandosi numeri esistenziali imperfetti, e cioè riparando male con male –es.: la somma -1 + 1, che sono due numeri esistenziali imperfetti, sarebbe sì uguale a zero, ma i due numeri sarebbero entrambi risultato di comportamenti che Dio non ama: quindi il fine –avere lo zero- non giustificherebbe i mezzi –questa somma particolare.)

Se già non rese tali con le pene temporali in vita, allora, sono quelle soprannaturali che rendono così univoca l’espressione esistenziale umana (cioè tutti zero i componenti). Rendere tutto zero a sinistra dell’uguale è la purificazione. Dio infatti aborrisce le imperfezioni anche minime (Mt 5, 48 - Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste). In pratica si tratta di somme o differenze di potenziali ormai solo delle vie divine che si aggiungono all’espressione esistenziale così com’è, portando a zero gli esistenziali imperfetti sussistenti (e cioè dando ora un altro significato –divinamente interpretato nella via della salvezza- a ciascun esistenziale imperfetto).

Esse comportano sofferenza in quanto subìte –non essendoci ormai in purgatorio numeri esistenziali con vie umane nel tempo- (come Cristo ha subìto la croce –e infatti chiese a Dio inascoltato l’allontanamento di ‘quel calice’- che era un’intenz. sull’Uomo delle sole vie divine).

L’altra espressione scritturale solida –a nostro avviso- del Purgatorio è Mt 6,20-21 - 20 accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. 21 Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.

Essa permette di far valere senza sofferenza –perché voluti in vita- i meriti terreni.

Essi accumulati in vita come tesori in cielo- (e quindi come potenziali delle vie divine), si sommano o sottraggono per portare a zero ogni num. esist. a sinistra dell’espressione esistenziale.

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[E quindi con nostri termini spaziotemporali –in maniera equivalente- possiamo dire che la loro ‘durata’ è ‘per sempre’

(eterna).]

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