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Abbiamo parlato di spaziotempo inesistente nell’ambiente divino. Anche in relazione a questo perciò dobbiamo parlare di anima e corpo dell’uomo.

Nello spaziotempo, cioè nella vita umana fino alla morte, l’uomo ha un’anima e un corpo. Anche però dopo, nell’ambiente divino, entrambi permarranno.

Capiamoci bene: c’è una foto mia di quando ero bambino di quattro anni; e una di me ultracinquantenne.

Nella seconda tutte le cellule corporee mie della prima ormai non esistono più perché sono state sostituite; i miei lineamenti sono invecchiati; ho persino perso i capelli, divenendo bianchi i restanti.

Come possiamo dire si tratti della stessa persona?

L’anima è la parte spirituale che determina l’identità umana: il filo che lega la prima alla seconda foto è l’identità di me stesso data dall’anima. Io sono me stesso proprio per questa parte spirituale immutabile che è unita al mio corpo.

- l’identità che persiste immutata nello spaziotempo è la vita umana;1

- il rapporto dell’anima con lo spaziotempo (passivo) è di conoscenza/comprensione (con l’anima l’uomo intende);2

- il rapporto dell’anima con lo spaziotempo (attivo) è di azione (con l’anima l’uomo sceglie in libertà –e quindi agisce nello spaziotempo-).3

E con questa azione in libertà egli può amare Dio e il prossimo (perché amore presuppone –come abbiamo detto- libertà);

Il corpo è l’estensione spaziotemporale dell’anima che permette l’esplicitazione di questa libertà di scelta umana.

Attraverso i cinque sensi corporei cioè io entro in

60. Chi è l'uomo?

L'uomo é un essere ragionevole, composto di anima e di corpo.

61. Che cos'è l'anima?

L'anima è la parte spirituale dell'uomo, per cui egli vive, intende ed è libero, e perciò capace di conoscere, amare e servire Dio.

64. Com'è libero l'uomo?

L'uomo è libero, in quanto che può fare una cosa e non farla, o farne una piuttosto che un'altra, come sentiamo bene in noi stessi.

1 Malgrado tutte le mie cellule siano cambiate io sono consapevole di essere sempre me stesso, e quindi dell’unicità della mia vita spaziotemporale.

2 Il rapporto con l’altro da me nel mondo è dato proprio dalla relazione di ciò con la mia identità, con la mia anima (che avviene attraverso il corpo) perché mi chiama all’azione e alle scelte.

3 Le scelte -e l’azione che ne deriva- sono la relazione che la mia identità (cioè la mia anima) ha con lo spaziotempo (col mondo).

relazione con lo spaziotempo (e quindi col mondo). Il corpo è pertanto relazione: ha una funzione relazionale.

Quindi l’uomo è al contempo:

- identità (l’anima) - relazione (il corpo)

L’uomo è un essere ragionevole perché è attraverso un atto razionale che può effettuare le scelte per il bene e non per il male.

Noi non siamo come gli animali, dominati dall’istinto (anche riproduttivo), e che quindi non sono liberi.

(Per potere amare –come detto- bisogna essere liberi.)

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Fuori dello spaziotempo l’anima non muore col corpo perché è destinata alla vita eterna.

Come detto la vita è la persistenza dell’identità nel tempo:

oltre la morte è persistenza fuori dello spaziotempo.4 Ma del corpo, fuori dello spaziotempo, che sarà?

Va ragionato che la Rivelazione parla di resurrezione della carne: quindi il corpo come tale (perché quando si parla di carne si parla di corpo) è destinato a sussistere anche al di là dello spaziotempo.

Si risorgerà in anima e corpo.

Quindi la miglior cura dell’anima che possiamo avere è quella di fare le scelte giuste amorose attraverso la relazione spaziotemporale del corpo, che daranno pienezza a questa identità, la completeranno in relazione amorosa con Dio e con tutte le altre anime (con il che la salvezza sarà la vita eterna di essa, e cioè la pienezza dell’amore eterno)

Ecco la parola chiave, per capire come sarà il corpo nella vita eterna (che non può avere lì più estensione spaziale).

Già Cristo ci fa vedere, con la sua resurrezione che ha ancora il corpo, ed è ormai glorioso: ma in esso permangono le ferite dei chiodi sulla croce e della lancia nel costato (quando si presenta all’ancora incredulo Tommaso).5

Se il corpo è relazionale, fuori dello spaziotempo ciò che si conserverà del corpo sarà appunto questa funzione relazionale, e cioè le scelte che nello spaziotempo il corpo in

62. L'anima dell'uomo muore col corpo?

L'anima dell'uomo non muore col corpo, ma vive in eterno, essendo spirituale.

63. Qual cura dobbiamo avere dell'anima?

Dell'anima dobbiamo avere la massima cura, perché essa è in noi la parte migliore e immortale, e solo salvando l'anima saremo eternamente felici.

4 Pare ovvio e banale dire che è destinata a ‘vita eterna’: eliminare la persistenza dell’identità fuori dello spaziotempo significa supporre che Dio possa ‘dimenticare’ una Sua creatura: il che è impossibile, perché presupporrebbe un mutamento di Dio.

5 Gv 20,24-29 – 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse:

«Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso:

«Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

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uno con l’anima avrà fatto.

Il corpo sarà cioè le scelte fatte.

Non dimentichiamoci che fuori dello spaziotempo ciò che rileva solamente è ‘significato amoroso’, per come abbiamo visto in precedenza.

Quindi non essendoci più le dimensioni spaziali e quella temporale, l’unica dimensione sarà quella amorosa.

Pertanto ciò che rileverà sarà la storia amorosa dell’uomo. E’ questa che gli darà senso (come per Gesù le ferite sono la Sua storia umana dell’atto amoroso della morte in croce per salvarci).

Ma come può rilevare nell’ambiente divino una ‘storia’?

Avrà senso nell’ambiente divino la serie di scelte amorose nei momenti storici in cui queste sono state effettuate dal corpo.

Esse permarranno a costituire il corpo ultraterreno umano.

Per capirci meglio pensate a un gioco delle riviste di enigmistica, quello per cui unendo i puntini individuati da numeri crescenti apparirà una figura.

E’ agevole immaginare che in quella riprodotta, presa dalla rete, anche senza usare la matita, apparirà un sole con i suoi raggi.

Questo è solo un esempio per capire come unendo i puntini (e cioè mettendo in sequenza le scelte di vita dell’uomo per come dipanatesi nel tempo di essa) deriverà un senso all’uomo (nel nostro caso una figura dotata di senso: il sole) che nell’ambiente divino è senso amoroso (e cioè si avrà senso solo se si sarà dato amore).

Immaginate ora che tutti quei puntini vengano scombinati e mischiati senza più una regola precisa.

Cosa apparirà unendoli?

Uno scarabocchio senza senso.

Ecco: a fare il male i puntini si distribuiranno caoticamente (e cioè per il senso egoistico che abbiamo preteso dar noi, che non è il senso amoroso).

Per cui noi nell’ambiente divino perderemo di senso:

saremo come uno scarabocchio incomprensibile.

Salvare l’anima è appunto non perdere di senso nell’ambiente divino.

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