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103 Frisch aus der Schreibmaschine

3.4. Maschera, autorappresentazione e performace: Heiner Müller come intervistato

3.4.2. Aneddoti, citazioni e autocitazioni La maschera come collage

Endlich die Wahrheit Dass du ein Zitat bist Aus einem Buch das du nicht geschrieben hast.503

Ciò che non può essere affidato al silenzio, alle sagaci provocazioni, alle sottili quanto inesauribili novelle umoristiche, o alle analisi filosofiche, viene colmato da un’altra faccia della maschera mülleriana, protagonista sia delle opere che delle interviste, ovvero gli aneddoti, le metafore e le citazioni.

Gute Bücher sind stets solche, die zur Hälfte aus Plagiaten oder zumindest Ideen älterer Philosophen bestehen. Schlechte Bücher bemühen sich dagegen, den Eindruck zu erwecken, als seine alle ihre Einfälle dem Haupte eines einzigen Denkers entsprungen. Doch in einem Kopf steckt meist nicht viel. Da lob ich lieber jene, die auf solche Eitelkeiten verzichten. (eine nur apokryph überlieferte Stelle aus dem Buch der Umkehr des legendären Mo-di).504

È proprio con un sottile inganno di citazioni e rimandi505 che Jost Hermand apre il volume Nach der Postmoderne, dedicato allo scopo e all’identità dell’arte nell’epoca in cui gran parte delle profezie benjaminiane si sono concretizzate. È attingendo dalla stessa fonte, e mettendosi a confronto con lo stesso modello, ovvero Bertolt Brecht, che il “vampiro della letteratura” modella la propria maschera di filosofo e oracolo

esprimendosi per aforismi ed exempla dalla macabra ironia anche in ambito mediatico, come dimostra il sagace dialogo dell’assurdo fra un cowboy e un indiano da lui utilizzato per spiegare le difficoltà della comunicazione interculturale in apertura di Cameos506.

Come affermerà lo stesso Alexander Kluge507, anche lo Heiner Müller

intellettuale e filosofo non ha mai avuto un approccio teoretico, o, ancor di più, ha sempre preferito esprimersi attraverso esempi, aneddoti e paradossi tratti dal reale, piuttosto che

503 W 1, p. 42. / Trad.: In fondo la verità è che sei una citazione, da un libro che non hai mai

scritto.

504 Hermand, J., Nach der Postmoderne. Ästhetik heute, Böhlau, Köln 2004, p. 1 / Trad.: I buoni

libri sono quelli che per metà contengono plagi o idee di altri filosofi. I cattivi libri si impegnano invece a dare l’impressione che ogni contenuto sia frutto della testa di un solo pensatore. Ma solitamente in una testa non c’è molto. Perciò lodo più volentieri coloro che rinunciano a questa presunzione. (un passo apocrivo dal Libro dei ritorni del leggendario Mo-di).

505 Si tratta infatti del Me-ti. Buch der Wendungen di Bertolt Brecht. Brecht, B., Me-ti: Buch Der

Wendungen. Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, Berlin 1965.

506 Rüter, C., CAMEOS, 1991 507 Conversazione 27.04.2016.

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abbandonarsi alla teoria speculativa, confermando il proprio approccio pragmatico, da uomo di teatro, nei confronti, sia del materiale testuale da lui prodotto e utilizzato, che dell’arte e della filosofia nel loro insieme.

Sebbene, come si nota in particolar modo per quello che riguarda gli aneddoti a tema storico o letterario, Müller si preoccupi quasi sempre di citare la fonte di ciò che sta per narrare, nei casi in cui non racconti qualcosa di esplicitamente fittizio o inventato, molto spesso ci troviamo di fronte all’impossibilità di confermarla. Questo elemento rende i racconti mülleriani parte integrante di una maschera inafferrabile, in cui la realtà e la finzione sono arrivate definitivamente a coincidere nell’arte.

Un brillante esempio di intervista, dagli alti contenuti e allo stesso tempo in grado di fornire una chiara lettura di tale aspetto, è rappresentato dalla conversazione tra Müller e il giornalista Klaus Welzel, pubblicata in appendice a Utopienverlust. Die deutsche

Einheit im Spiegel ostdeutscher Autoren508, coeva alle ultime interviste con Raddatz e Kluge. Qui troviamo un Heiner Müller, coerente e ribelle allo stesso tempo, in grado di ribaltare ancora una volta il punto di osservazione e sconfessare parte di quanto ha affermato nelle conversazioni pubbliche che lo hanno reso celebre.

Il primo caposaldo a venire distrutto all’interno di Wir brauchen ein neues

Geschichtskonzept509 è la stessa poetica dell’autore, che rinnega il proprio interesse nei confronti del frammento, più volte apertamente lodato, basti pensare al Fatzer brechtiano, insieme alla laconicità:

KW: Ich muss jetzt nochmal auf das Thema „Methodik“ zu sprechen kommen: zum Beispiel das Fragment...

HM Ich weiß gar nicht, was das ist. Das ist so ein Ausdruck von Journalisten und Germanisten...

KW Ich glaube, Sie haben in selbs gewählt in einem Interview...

HM Ja, einmal. Unglücklicherweise. In einem Gespräch mit einem Theaterkritiker. [...] Das ist völliger Schwachsinn. Kein Mensch kann Fragmente produzieren.510

Ci troviamo davanti alla negazione di quanto affermato non con un anonimo critico teatrale, bensì con il regista della BRD Horst Laube all’interno di Drei Fragen von

508 Welzel, K., Utopieverlust - Die deutsche Einheit im Spiegel ostdeutscher Autoren, Epistemata

Literaturwissenschaft, Verlag Königshausen & Neumann, Würzburg 1998, p. 200.

509 Welzel, K., Müller, H., Wir brauchen ein neues Geschichtskonzept, (Berlin 12. 12. 1992), in

Welzel, K., Utopieverlust - Die deutsche Einheit im Spiegel ostdeutscher Autoren, Epistemata Literaturwissenschaft, Verlag Königshausen & Neumann, Würzburg 1998, p. 200-220.

510 Ibid., p. 202 / Trad.: KW: Devo tornare a parlare di metodologia, ad esempio il

frammento…HM: non so davvero cosa sia. È un’espressione dei giornalisti e dei germanisti. HM: Penso che lei lo abbia scelto espressamente in un’intervista…HM: Sì, una volta. Sfortunatamente. In una conversazione con un critico teatrale. È del tutto insensato. Nessuno può scrivere

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Horst Laube511 (1978). Si tratta di una conversazione al limite del nonsense, poichè priva

di un reale filo conduttore, nella quale si legge una delle più esplicite prese di posizione da parte di Müller a favore dell’oralità, come massima espressione della libertà

linguistica:

Der Unterschied zwischen Geredetem und Geschriebenem ist zu gewaltig. Ich möchte einfach nur mal schreiben können, mich gehenlassen können im Schreiben. Aber das kann ich noch nicht. Lebenslänglich schreibt man sich sein Gefängnis aus Worten, und den Rest seines Lebens ist man damit beschäftigt, dieses Gefängnis zu befestigen. In meiner Sehnsucht nach Fragmentarischen erkenne ich eine Möglichkeit, das Gefängnis aufzubrechen.512

Appare evidente come in questo caso Müller giochi sull’involontarietà autoriale di produrre un frammento, offrendo una prospettiva opposta alla propria poetica riguardo allo stesso materiale, cercando inoltre di porre sotto una luce diversa il proprio blocco scrittorio. Interessante è, infatti, notare, come l’argomento successivo della conversazione sia l’interesse dell’intervistato per l’opera di Theodor Mommsen.

Interessante da notare all’interno della stessa intervista è come il drammaturgo della DDR confonda inoltre la propria autobiografia con le interviste, a dimostrazione di come queste siano accomunabili e da considerarsi a pieno titolo come parte della produzione letteraria mülleriana:

HM [...] ich glaube, das habe ich auch in der komischen Biographie geschrieben, wie der Student da aus Westdeutschland [...]

KW Das steht nicht in der Biographie, sondern in den Interviews...513

A tale proposito, Das Schweigen des Müller rappresenta l’autoironica presa di consapevolezza della propria maschera, costituendo un vero e proprio collage di citazioni e autocitazioni, espressamente dichiarate. Ne sono un esempio l’esplicito richiamo a Schiller:

R: In einem Gedicht schreiben Sie: “Das Leben ist der Güter höchstens nicht…” Welche

511 W 10, p. 142.

512 Ivi. / Trad.: La differenza tra parlato e scritto è troppo violenta. Vorrei unicamente scrivere,

potermi lasciare andare nella scrittura. Ma non posso ancora farlo. Tutta la vita ci scriviamo prigioni di parole, e impieghiamo il resto dell’esistenza a rafforzare questa prigione. Nella mia nostalgia verso il frammento riconosco la possibilità di una via d’uscita dalla prigione.

513 Welzel, K., Utopieverlust - Die deutsche Einheit im Spiegel ostdeutscher Autoren, Epistemata

Literaturwissenschaft, Verlag Königshausen & Neumann, Würzburg 1998, p. 210./ ./ Trad.: HM: credo di averlo scritto anche nella strana biografia, dello studente della Germania occidentale… KW: non è nella biografia, ma nelle interviste.

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utopischen Zielvorstellungen haben Sie über das Leben hinaus? HM: Der Satz ist von Schiller.514

E l’ancor più ironico e irriverente:

R: Wann haben Sie zum ersten mal den Text von Carl Schmitt über den Partisan gelesen? HM: “ … ein Hund auf der Autobahn”515

Da questa affermazione del 1995 leggiamo un Müller ironicamente stanco del proprio ruolo da artista dell’intervista, che quasi svogliatamente, consiglia implicitamente a Raddatz di cercare la risposta a questa domanda nella conversazione Verschleiß von

Menschen / Genosse Mauser / "Opfer der Geschichte del 1991 con Alexander Kluge516, in cui, oltre al trattare Theorie des Partisan di Carl Schmitt, si legge esplicitamente: “In einer modernen, also technokratisch definierten Struktur, ist der Partisan so etwas wie ein Hund auf der Autobahn.”517

Nell’affrontare le caratteristiche in ambito poetico della maschera mülleriana, come si evince dalla frequenza e dal ricorrere delle videointerviste tra Heiner Müller e Alexander Kluge come fonte di esempio, si noterà come le conversazioni tra i due artisti dell’intervista rappresentano un vero e proprio concentrato di tale maschera in ogni suo ambito, a sostegno della tesi affrontata in questo lavoro, che vede nelle conversazioni televisive appena citate l’evoluzione del teatro mülleriano in una nuova forma espressiva mediata dalla performance dell’autore stesso come protagonista dichiarato del proprio ultimo dramma.

514 W 12, p. 646. / Trad.: R: in una poesia scrive “la vita non è il più alto dei beni…” quale fine

utopico attribuisce alla vita? HM: La frase è di Schiller

515 W 12, p. 647. / Trad.: R: Quando ha letto la prima volta il testo di Carl Schmitt sul partigiano?

HM:…un cane sull’autostrada.

516 "Verschleiß" von Menschen / Genosse Mauser / "Opfer der Geschichte",/ Trad.: In una struttura

moderna, dunque tecnocratica, il partigiano è come un cane sull’autostrada.

517 Würzburger Wissenschaftliche Schriften. Band 242. Verlag Königshausen & Neumann,

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