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164 3.4.3 Gli aneddoti: storia, macabro e ironia

3.4.4. Citazioni e autocitazion

Wer sich selbst kommentiert, geht unter sein Niveau.532

Ancora più sottile e, allo stesso tempo specifica, è la funzione della citazione, sia all’interno della produzione letteraria533, che nelle interviste e nella vita pubblica.

Il citazionismo pervade a tal punto la natura stessa di Müller, che lo stesso titolo di Krieg

ohne Schlacht, manifesto della volontà di essere considerato un documento storico, altro

non è esso stesso una citazione da un romanzo dell’autore della DDR Ludwig Renn534 Se la ripresa mülleriana di Blätter und Steine che apre questo capitolo ha il sapore della presa di coscienza di una sconfitta, ben più esplicativa è la definizione di rapporto con i testi altrui e il proprio materiale che Müller offre a Sylvère Lotringer all’interno della conversazione che, come si è già avuto modo di osservare, costituisce forse la più alta e completa definizione di poetica mülleriana fornita dall’autore stesso:

SL: Dass Sie dauernd andere zitieren, ist auch eine Art Maske? HM: Vielleicht.

532 Heiner Müller über Rechtsfragen e Jünger, E., Blätter und Steine, Hamburg: Hanseatische

Verlagsanstalt, 1934. /Trad.: Chi commenta se stesso scende al di sotto del proprio livello.

533 Il tema del lavoro in oggetto non permette di soffermarsi su questo aspetto, che meriterebbe di

essere ampiamente approfondito poiché, nel caso delle, molto spesso nascoste e non dichiarate citazioni all’interno dell’opera di müller, non esistono monografie e letteratura critica

esplicitamente al riguardo.

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SL: Das Zitieren und das Drama haben etwas Gemeinsames. Letzlich ist Sophokles auch ein Zitat.

HM: Ja.

SL: Ist das Ihre Art, sich mit der Subjektivität auseinanderzusetzen? HM: Ja.535

Come Lotringer induce ad ammettere, dietro la continua citazione e e

autocitazione, altro non si nasconde che un’ulteriore aspetto della maschera mülleriana, in cui l’identità soggettiva viene ricomposta attraverso l’amata tecnica del riassemblaggio di materiale altrui.

Und das Drama ist in allen Epochen ein Spätprodukt. Erst kam die Lyrik, dann Epos, dann die Prosa. Das heißt auch, Dramatik ist angewiesen auf vorgeformtes Material. Auf Quellen. […] Man merkt das an sich selber, wenn man über zehn Jahre Stücke schreibt. Das Gespenstische ist, dass man der inneren Struktur nach immer dasselbe Stück schreibt.536

Per come si legge nell’intervista-confessione con Peter von Becker, Die

Wahrheit, leise und unerträglich537, la citazione in ambito drammatico appare innazi tutto

come un inevitabile istinto dell’essere umano di attingere al dialogo con i morti per portare avanti quello che Becker stesso definisce “l’unico libro”538 che un autore compone nel corso di tutta la propria vita.

Se in ambito teatrale le principali, ed evidenti, fonti mülleriane, oggetto di più o meno dichiarate rielaborazioni, sono le opere di Shakespeare e Brecht, le citazioni nel contesto delle interviste appaiono come il diretto risultato della costante e bramosa ricerca di materiale da parte del “vampiro” Müller, i cui interessi filologici si sono mossi in diezioni molteplici alla ricerca di conflitti, contraddizioni e miti ancestrali dell’animo umano.

Oltre a se stesso, tra le principali fonti di Müller per assemblare la maschera da

Interviewkünstler si annoverano artisti, filosofi e intellettuali selezionati con la precisa

funzione di alimentare la poetica del conflitto e il continuo ribaltamento di valori e di prospettive.

Così, tra le innumerevoli fonti, tra cui quotidiani e settimanali come “Der

535 W 10, p. 217. / Trad.: SL: Il fatto che lei cita continuamente è anche una maschera, in un certo

senso? HM: Forse.

536 W 12, p. 746. Trad.: Il dramma in ogni epoca è stato un prodotto tardo. Prima è venuta la lirica,

poi l’epica, poi la propsa. Questo vuole anche dire che il dramma è un materiale dipendente, preesistente. Si basa su fonti. Lo si nota da soli, quando si scrivono opere per dieci anni. Ci si ritrova a scrivere sempre lo stesso pezzo, con la stessa struttura interna.

537 W 12, p 745. 538 W 12, p. 746.

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Spiegel”, alle già citate dichiarazioni tratte da Walter Benjamin, si contrappongono, come si avrà modo di approfondire con Alexander Kluge, osservazioni poetiche di Friedrich Nietzsche e Ernst Jünger, accanto agli esempi di Brecht e Hölderlin compaiono Carl Schmitt e Ulrike Meinhof, e le parole di Friedrich Schiller ricorrono insieme a quelle del già citato Marcel Duchamp.

Come precedentemente accennato, anche nell’ambito delle interviste, il patrono della DDR, Bertolt Brecht ha per Müller un ruolo privilegiato quanto controverso, rappresentando una delle sue principali fonti. L’annotazione brechtiana a Mutter

Courage, “Bauernkriege, größtes Unglück der deutschen Geschichte”539, diviene ad esempio, il parametro utilizzato da Müller a dimostrazione della sbagliata tempistica dei tentativi di rivoluzioni che ha segnato la storia tedesca, culminando negli eventi del 1989.

Come ammesso dallo stesso Müller, infatti, il già citato “filtro di epurazione”540 ha la precisa funzione di fornire una chiave di lettura della storia e della società

contemporanea, grazie all’estrema attualità della sua opera e del suo pensiero.

Von nun an und für eine lange Zeit, wird es auf dieser Welt keine Sieger geben, sondern nur noch Besiegte.541

L’appena citata sibillina profezia recitata nel dramma frammentario pubblicato per la prima volta nei Versuche542, Der Untergang des egoisten Fatzer543, diviene ad esempio una delle fonti ricorrenti dell’oracolo della “città dai due cuori” a partire dalla fine degli anni ‘80. Già nel 1986 Der Untergang des egoisten Fatzer, definito

emblematicamente da Müller “il testo in cui viene deposta la maschera”544, aveva però svolto una funzione centrale, proprio attraverso il metodo della citazione, per definire il concetto di materiale nella poetica mülleriana.

Im FATZER-Dokument schreibt Brecht:

“Der Zweck, wofür eine Arbeit gemacht wird, ist nicht mit jedem Zweck identisch, zu dem sie verwendet wird, das Erkenntniss kann an einem anderen Ort gebraucht werden, als wo sie gefunden wurde.”545

539 Brecht, B., Mutter Courage und Ihre Kinder, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 2010, p. 5 e

Müller, H., Kluge, A., Die Stimme des Dramatikers.

540 GI 2, p. 27.

541 W 9, p. 242. /Trad.: Da adesso e per un lungo tempo sulla terra non vi saranno vincitori, ma

solo vinti.

542 Brecht, B., Versuche. Berlin: Suhrkamp Verlag, Berlin, 1957.

543 Brecht, B., Der Untergang des Egoisten Fatzer in Versuche. Berlin: Suhrkamp Verlag, 1957. 544 GI 2, p. 53.

545 Ibid. / Trad: Nel Fatzer-Dokument Brecht scrive: “Lo scopo per cui un lavoro viene fatto, non è

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Come spiega Müller, estimatore del Fatzer proprio per la sua natura frammentaria, a Wolfgang Heise, il materiale, infatti, altro non è che la selezione di materiale.

Esaminando le conversazioni pubbliche è facile cogliere come Müller sia stato un attento studioso ed emulatore anche delle interviste brechtiane.

Come egli stesso ammette nella conversazione del 1983 con Werner Heinitz, il primo contatto decisivo con il poeta di Augusta, nell’immediato dopoguerra, è avvenuto proprio attraverso un’intervista. Si tratta di una trasmissione radiofonica per l’emittente tedesca NWDR, in cui l’autore di Germania Tod in Berlin vede formulato per la prima volta in modo esplicito quello che sarà il fondamento del suo dialogo con i morti:

Die Interview von 1947 oder 1948 hat sich mich ungeheuer eingerägt, besonders diese Antwort Brechts auf eine Frage, die ich nicht mehr weiß: “Das Weitermachen schafft die Zerstörung, die Kontinuität schafft die Zerstörung. Die Keller sind noch nicht

ausgeräumt, und schon werden Häuser drauf gebaut. Man hat sich nie Zeit genommen, die Keller auszuräumen, weil immer neue Häuser über derselben Kellern stehen.”546

È proprio da queste affermazioni che si delinea quello che è il compito dell’arte all’interno di una società che ha vissuto sulla propria pelle il secolo breve in tutta la sua tragicità: impegnarsi a svuotare le cantine, impedire la continuità con ogni mezzo possiblie. Sappiamo che, a differenza del proprio putativo maestro, Müller, per raggiungere tale scopo, prenderà congedo dall’Episches Theater e dal Lehrstück547, scegliendo la via del suo “Theater des Schreckens”548.

Ancora una volta sono, però, le parole del proprio predecessore ad essere utilizzate come metafora per spiegare la funzione del teatro nella DDR e quella che dovrebbe essere la funzione del teatro tout court. All’interno di Geist, Macht, Kastration, lo scopo del teatro brechtiano viene definito quello di “creare scandali a tavolino”, e dunque offrire al pubblico una forma di scomposizione programmatica e scientifica delle ideologie: Also alle Journalisten raus. deswegen ist das nicht tradiert. Diese Studenten wollten

rispetto a dove è stata trovata.

546 W 10, p. 288. / Trad.: L’intervista del 1947 o del 1948 mi ha estremamente colpito, in

particolare questa risposta di Brecht a una domanda, che non ricordo più. “Il proseguire genera distruzione, la continuità genera distruzione. Le cantine non sono ancora svuotate e già vi vengono costruite sopra nuove case. Non ci si è mai presi il tempo di svuotare le cantine, perché sopra di esse sorgono sempre nuove case

547 W 8, p. 187.

548 Si tratta dell’estetica del terrore, comunque di stampo brechtiano, che troverà approfondimento

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wissen, Herr Brecht, was wollen Sie hier in der sowjetischen Besatzungszone? Und Brecht sagte: "Ich will ein eigenes Haus, ein eigenes Theater zur wissenschaftlichen Erzeugung von Skandalen." Das ist eine schöne Formulierung.549

Come si apprende nel corso della conversazione, tale citazione, già utilizzata da Müller più volte, tra cui l’intervista radiofonica del 1988 con Gabriele Conrad per l’emittente DDR-FS I550, dove è presa a modello per spiegare la differenza tra “effetto” e “successo” in ambito teatrale, è priva di fonte e non dimostrablie, poiché l’autore di

Mutter Courage avrebbe imposto ai giornalisti di abbandonare la sala stampa, lasciandolo

solo con gli studenti dell’università di Lipsia.551

Ich könnte mir nur vorstellen, dass das Spass macht falsche Zitaten zu erfinden. Das ist, … in zwei Drittel aller Fälle kommt man durch damit. […] Ich habe selbst auch schon falsche Zitate erfunden. (lacht stärker) Ja.552

Con questa confessione, fatta nel 1992 a Klaus Welzel, Müller illustra

ironicamente il principale compito della Germanistica, che consisterebbe appunto nella meticolosa ricerca di citazioni erronee o fittizie, lasciando intendere come la maschera della citazione nasconda dietro di sé anche il semplice, quanto profondo, amore per la filologia e la conoscenza, una vera e propria “brama nei confronti del passato”.

Anche nel citare, l’autore di Leben Gundlings non può fare a meno di imporre se stesso al di sopra della fonte, modificando e talvolta attribuendo riflessioni e dichiarazioni a figure storiche o a intellettuali e artisti del passato, cogliendone il pensiero e la poetica. Si tratta perciò di citazioni verosimili, dense di significato e di forte impatto su chi le deve recepire. È questo il caso della citazione attribuita dal drammaturgo ad Adolf Hitler, che ritroviamo più volte nelle conversazioni pubbliche, tragico paradigma delle guerre dell’epoca moderna:

549 Geist, Macht, Kastration. Kastration / Trad.: Allora, tutti i giornalisti fuori, per questo non è

riportato. Questi studenti volevano sapere “Signor Brecht, cosa vuole fare qui nella zona di occupazione sovietica?” e Brecht rispose: “io voglio una casa di proprietà, un teatro di proprietà per la creazione scientifica di scandali”. Questa è una bella formula.

550 MP3, n. 53.

551 Geist, Macht, Kastration.

552 Welzel, K., Utopieverlust - Die deutsche Einheit im Spiegel ostdeutscher Autoren, Epistemata

Literaturwissenschaft, Verlag Königshausen & Neumann, Würzburg 1998, p. 211. / Trad.: Posso immaginare che sia divertente scoprire false citazioni. Questo è valido… per i due terzi di tutti i casi. Anche io ho scoperto false citzioni (ride più forte). Sì.

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Der Lebenstandard der weißen Rasse kann nur hochgehalten werden, wenn der Standard der anderen Rassen niedrig gehalten wird.553

Come si scopre leggendo le interviste, la maggiore fonte alla quale Müller attinge nelle citazioni è, però, se stesso, attraverso le proprie opere e le proprie dichiarazioni. Molto spesso ciò avviene esplicitamente, sia attraverso opere teatrali che, in particolar modo negli anni successivi al 1989, attraverso la deliberata ripresa di interviste precedenti. Non di rado, negli anni in cui la fama di Interviewkünstler è ormai conclamata, sono, inoltre, gli stessi interlocutori a proporre citazioni da interviste precedenti per chiederne una nuova interpretazione.

In questo frangente, l’artista dell’intervista Müller, consapevole della propria fama internazionale, rivendica talvolta la paternità di dichiarazioni o riflessioni, come avviene nel caso dell’aneddoto scientifico tratto dai giornali citato, sia da Müller, che da Fritz Raddatz, per dare un’immagine della deriva nevrotica dell’euforia di una società che crede di non aver più bisogno di sogni poiché tutto è raggiungibile attraverso il mercato: Ich meine, ein Mercedes ist kein Traum. Denn kann man irgendwann kriegen, wenn man sich anstrengt. Und sie kennen alle, ich bedaure sehr, dass Fritz Raddatz, ... was der in der „Zeit“ geschrieben hat, habe ich schon voerher mal gesagt, in einem Interview einer japanischen Zeitung.554

In questo frangente i nuovi media assumono un ruolo di centrale importanza, permettendo a Müller un’ulteriore mezzo per la propria performance mediatica.

Un’ulteriore formula di autocitazione è però rappresentata dalla lettura dei propri testi, o la lettura pubblica di testi altrui, tra i quali ricorrono spesso Edgar Allan Poe e Franz Kafka, come dimostrano la scelta di recitare in tedesco la parabola Shadow555 come testo

complementare a Landschaft mit Argonauten per Heiner Göbbels nel 1991556 e le numerose letture pubbliche dello Stadtwappen kafikiano, citato integralmente come simbolo del socialismo reale all’interno di Germania 3 Gespenster am toten Mann,

553 Presente in Kuby/Kluge/ Raddatz. – “Verschleiß" von Menschen / Genosse Mauser / "Opfer

der Geschichte. /Trad.: Lo standard di vita della razza bianca può essere tenuto alto solamente mantenendo basso quello delle altre razze.

554 MP3, n. 74. „Was jetzt passiert, ist die totale Besetzung mit Gegenwart“, Podiumdiskussion

„Afrikanische-Welten“ mit Nobelpreisträger Wole Soiynka. Berlin 28.9.1990. / Trad.: Intendo, una Mercedes non è un sogno. Perchè, impegnandosi, si può ottenerla. E mi dispiace molto, perché quanto Fritz Raddatz afferma su „Die Zeit“ lo avevo già dichiarato prima io, in un intervista con un giornale giapponese.

555 Poe, E.A., Shadow – A Parable, in Complete Stories and Poems of Edgar Allan Poe.

Doubleday, New York 1966.

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nonché scelto dal drammaturgo anche per inaugurare il quinto anno di direzione del Berliner Ensemble nel 1993557.

Se la lettura di testi propri meriterbbe di essere contestualizzata all’interno di un ben più ampio contesto, ovvero quello dei discorsi pubblici mülleriani, che rappresentano un'ulteriore tipologia di performance in ambito mediatico, è interessante notare come l’autocitazione esplicita attraverso la recita di monologhi, frammenti e liriche è una pratica che trova uno spazio specifico all’interno delle videointerviste con Alexander Kluge.

Qui i testi poetici mülleriani vengono infatti recitati dall’autore nei momenti salienti delle conversazioni ad aumentarne il potenziale emotivo e a dare una visione completa dello spessore dell’interlocutore del regista di Halberstadt. È questo il caso di

Ajax zum Beispiel, utilizzato in conclusione all’intervista dedicata al silenzio, Die Stimme des Dramatikers, di Der Tod des Seneca e Orpheus gepflügt, che vengono utilizzate come

intermezzo all’interno dell’omonima videointervista, Der Tod des Seneca558, che troverà ampia analisi all’interno di questo lavoro, poiché tematizza la morte come scelta del poeta, tradito dalla storia e dalla propria società.

Controversa quanto emblematica a tale proposito appare la dichiarazione fatta da Müller a Frank Raddatz nel 1994, nel momento discendente della propria parabola da artista dell’intervista, e, allo stesso tempo, alla luce dei dialoghi fondati sulla kleistiana “Verfertigung der Gedanken beim Reden”559 con il regista Alexander Kluge, che approfondiremo a breve.

In Für immer Hollywood, l’autore di Hamletmaschine arriva infatti a negare la dialettica stessa, constatando la morte del dialogo come forma espressiva e leggendo nel collage di citazioni l’unica via percorribile dall’arte contemporanea:

Eigentlich kann man nur noch in Zitaten miteinander reden. Das hat mit Freuds These zu tun, dass gesprochene Texte im Traum immer erinnerte oder zitierte Texte sind. Es gibt keine originären Texte in Träumen. […] Das ist wie ein Stillstand von Dialektik. […] Das ist verfügbar, aber Neues ist nicht greifbar.560

Troviamo dunque conferma dell’intuizione di Lotringer, che vede nella citazione un celato tentativo di far emergere la soggettività individuale. Per stessa ammissione di

557 MP3, nn. 103, 104. 558 Der Tod des Seneca.

559 Kleist, H. v., Über die allmähliche Verfertigung der Gedanken beim Reden, 1805.

560 GI 3, p. 225. /Trad.: In realtà è possibile parlare solamente attraverso le citazioni. Ha a che

vedere con la tesi di Freud, che i testi parlati nei sogni sonon sempre ricordi o citazioni. Non esistono testi originali nei sogni. È come una stagnazione della dialettica. Sebbene ne disponiamo, il nuovo non è comprensibile.

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Müller, la dialettica si avvicina alla dinamica onirica, e quindi, considerando la sua produzione letteraria, propria della lirica, che procede per associazione di immagini. Vedremo come saranno proprio i dialoghi fra i due artisti dell’intervista e del collage, Heiner Müller e Alexander Kluge, a dare la massima dimostrazione di come, per il drammaturgo di Eppendorf, l’apice della rappresentazione autobiografica sia dato proprio dal libero accostamento di input sinestetici, all’interno dei quali le citazioni, come

immagini tesutali, svolgeranno un ruolo fondamentale.

3.4.5. La metafora

Ich hab neulich einen Satz gelesen; in dem Zusammenhang fand ich den ganz interessant: wo sich ein - irgendein Philosoph - darüber wundert, daß Shakespeare nicht wahnsinnig geworden ist. Das ist was Ähnliches. Und er ist nicht wahnsinnig geworden, weil er das Instrument der Metapher hatte zum Beispiel. […] Sie macht möglich, Erfahrungen, die man nicht begreifen kann, die man nicht auf den Begriff bringen kann.561

Oltre all’aneddoto e alla citazione, l’elemento poetico che più caratterizza, in ogni ambito, la poetica mülleriana è rappresentato dalla metafora.

Come stiamo per vedere, l’utilizzo della metafora costituisce di per sé un vero e proprio tema all’interno delle conversazioni pubbliche, dalle quali si evince la molteplicità di funzioni che Müller attribuisce a questa figura retorica, molto spesso utilizzata in contesto mitologico e storico per offrire, più o meno volontariamente, un nascosto parallelo con la realtà contemporanea.

All’interno di una delle numerose interviste tra Heiner Müller e Alexander Kluge incentrate sullo stile e sul metodo poetico, Auf dem Weg zu einem Theater der

561 Der Dichter als Metapher-Schleuder. / Trad.: Ho letto recentemente una frase che trovo molto

interessante in questo contesto. Un certo filosofo si stupisce che Shakespeare non sia impazzino. È molto simile. E lui non è impazzito perché, ad esempio, aveva a dispozione lo strumento della metafora. […] Rende possibili esperienze che non possono essere comprese, non esprimibili con un concetto.

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Finsternisse, la metafora a tema mitologico è il mezzo utilizzato per ribadire la necessità

del rinnovamento dell’umanità come unica soluzione possibile:

Aber ich hatte immer im Kopf so was wie "Herakles 13", die 13. Arbeit von Herakles, die Befreiung Thebens von den Thebanern. Und die Metapher dafür ist diese Geschichte, wo er in einem Anfall von Wahnsinn seine Kinder tötet.562

Questa figura retorica è dunque intesa da Heiner Müller in un’ampia accezione, in cui è contemplata sia come veicolo di significato, che come parte integrante

dell’habitus del poeta, in grado di esprimere attraverso di essa significati nascosti, ineffabili, o non esternabili direttamente, arrivando a coincidere con una maschera della Storia stessa.

Die Ansprache des toten Hasen an die Jagdgesellschaft.563

È ad esempio l’immagine di effetto immediato scelta nel 1990 dal drammaturgo per descrivere il ruolo ufficiale del teatro nella DDR, e adesso in cerca di nuovi mezzi per “disturbare il consenso”, dopo essere stato reso vittima del mercato alla stregua di qualsiasi altro prodotto.

È nel contesto di un’intervista coeva a quella appena citata che, invece, il giubilo dei berlinesi per la caduta del Muro viene definito, citando come fonte il quotidiano spagnolo “El Pais”, “ein Requiem auf Lateinamerika.“564

È questo il fine del sapiente utilizzo di questo strumento retorico da parte di Müller in ambito teatrale, nel quale, attraverso la libera associazione di immagini proposta

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