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Un angolo residenziale adiacente al foro: da via delle Scuole a vicolo della Regina

Nel documento Pompei L'immagine della strada (pagine 68-85)

Regina

“L’isola a mezzodì della Basilica, che prolungandosi verso oriente era anch’essa

poggiata all’agger delle mura…”

G. Fiorelli, Descrizione di Pompei.210

Regione VIII: storia degli scavi

La regione VIII di Pompei storicamente coincide con una parte dell'abitato osco, come si è potuto stabilire grazie agli studi stratigrafici effettuati al di sotto delle costruzioni di epoca sannitica e romana, durante i quali sono stati ritrovati frammenti di ceramica per lo più appartenenti a necropoli con tombe di tipo a

fossa.211 Gli scavi effettuati in quest’area sono cronologicamente di molto anteriori

rispetto ad altre zone della città: già negli anni cinquanta del ’700 durante il regno di Carlo di Borbone si iniziano a esplorare alcune case, come la casa del Ninfeo (VIII.2.28); la Regione VIII fu una delle prime aree portate alla luce proprio perché situata nella zona più elevata della città, che fu chiamata, successivamente, “collina di civita” (fig. III.2.1). All’inizio dell’Ottocento, con Murat, si comincia a portare alla luce il circuito murario e ad unire le varie zone di scavo della città. Fino al 1813 si continua a scavare; con il ritorno della dinastia Borbonica vi è dapprima un’interruzione, poi si avvia con Francesco I una nuova stagione di scavi tra il 1820 e il 1830 (figg. III.2.2 e III.2.3). Negli anni trenta dell’Ottocento, le Insulae II e VII, la zona dei Teatri e la parte sud dell’Insula III erano già state scoperte. Il resto del secolo sarà interessato solo dallo scavo della casa del Cinghiale II (VIII.2.26) tra il 1887 e il 1927, e, fra il 1886 e il 1928, da alcune esplorazioni nella casa del Ninfeo

210 Fiorelli, 1875, 442. “Regione Ottava – Isola Seconda(7-7 apr., 15-22 lgl. 1769 + febb.-apr. 1799

+ 10 lgl. 1814-2 dec. 1815 + 17 mgg.-3giug. 1826)”.

(VIII.2.28).212 La zona meridionale della regione VIII non fu più “toccata” in modo sostanziale fino all’avvento di Vittorio Spinazzola, che si interessò soprattutto di

riunire le due grandi zone scavate, l’anfiteatro e il foro.213 Sarà solo Amedeo Maiuri

che nel 1954 completerà lo scavo della cerchia muraria, iniziato più di un secolo prima da Murat e dopo mai più ripreso, con la successiva liberazione di tutta la

parete rocciosa a sud della Regione VIII.214 Dagli anni ’60 del Novecento tutta la

regione è stata scavata, ma solo ai giorni nostri, con il Grande Progetto Pompei, giungono ad essere visitabili, almeno in parte, anche i monumenti delle zone alte: il primo restauro completato ha riguardato la Casa dei Mosaici Geometrici (VIII

2.14-16).215

Via delle Scuole e vicolo della Regina: l’immagine della

strada

All’angolo sud est del foro, fra le colonne del portico, inizia la Via delle Scuole, che prosegue diritta verso sud, dividendo l’Insula II dalla III e lasciando a ovest la Sala dei Magistrati e a est il Comitium, entrambi edifici considerati già parte dell’area del foro.

Il limite del foro, pur non affacciandosi sulla strada, ma ben visibile da essa, può essere rappresentato proprio dal Comitium, uno dei principali edifici pubblici di Pompei, la cui costruzione risale alla ristrutturazione dell’area realizzata in età tardosannitica (II sec. a.C.), quando il settore meridionale del Foro, centro della vita commerciale, religiosa e politica della città, viene occupato da una serie di edifici destinati alle attività politiche e giudiziarie; la sua funzione, in particolare, era legata alle operazioni di voto, come si può dedurre dalle numerose iscrizioni elettorali, che raccomandano di votare questo o quel candidato, visibili sui pilastri di tufo della

facciata dell’edificio.216

212 Allison, 1992, 423-433. P.P.M. VIII, 1998, 191-240. Pesando, 2006, 228. 213 Spinazzola, 1953.

214 Maiuri, 1951, 60-63.

215 Corti, 1963, 162-196. Zevi, 1981, 11-21.

Dopo la deduzione della città a colonia, da parte di Silla, anche via delle Scuole venne bloccata al traffico cittadino e l’ingresso al foro fu impedito ai mezzi di trasporto elevando un marciapiede di collegamento tra i due lati e ponendo al centro della strada una fontana (VIII.2.11), la n° 33, decorata da un mascherone in rilievo

(fig. III.2.4).217 Davanti al lato principale della fontana sono sistemate due pietre,

sbozzate molto grossolanamente, che svolgono la funzione di paracarri; alla sinistra, sotto al cordolo del marciapiede, vi è una fossa di scolo per le acque piovane, mentre a destra è collocata una piccola rampa per facilitare la salita e la discesa. Proseguendo lungo il lato sinistro della strada incontriamo numerosi edifici con accessi dal marciapiede; seguendo le linee guida di Laurence riguardanti la disposizione degli ingressi lungo una strada con negozi e abitazioni, possiamo dire che il rapporto fra i due tipi di ingressi è mediamente Tipo 1 : Tipo 2 = 1 : 2 (dove

Tipo 1 sta per gli ingressi delle abitazioni e Tipo 2 per le botteghe).218

La prima casa che si incontra, denominata Casa di Pane (VIII.3.31), è stata esplorata nel 1818 (fig. III.2.5): dalle fauces si può avere una visione assiale dell’atrio con il consueto impluvio in tufo, diversi ambienti intorno ad esso e il tablino sullo sfondo (figg. III.2.6, III.2.7 e III.2.8); l’ingresso successivo (VIII.3.30), collocato lungo la strada, conduce al piano superiore dello stesso

edificio tramite delle scale (fig. III.2.9).219 Lungo la parete dell’Insula III,

immediatamente a seguire, si aprono le entrate di due botteghe (VIII.3.29 e VIII.3.28), la prima delle quali si affaccia con un bancone lungo la strada; entrambe

sono dotate di stanze sul retro.220 La casa VIII.3.27, della quale non conosciamo il

proprietario, si apre con strette fauces sulla via e guardando dentro di essa si può

notare solo la fila esterna delle colonne a destra dell’atrio.221 Proseguendo lungo la

strada troviamo dapprima un minuscolo vano bottega (VIII.3.26), rialzato dal

217 Nappo, 2002, 93-97. Per le fontane viene usata la classificazione di Nappo: il tipo n° 1 è

caratterizzato da un primo blocco al quale si appoggiano altri due, il quarto è inserito tra questi ultimi; il tipo n° 2 è caratterizzato da due lunghi blocchi affrontati entro i quali sono inseriti due blocchi piccoli; il tipo n° 3 è caratterizzato dai quattro blocchi che si appoggiano vicendevolmente; il tipo n° 4 è caratterizzato da un bacino con un lato retto a cui si appoggia una struttura semicircolare formata da più blocchi; il tipo n° 5 consiste in una vasca quadrangolare in opera incerta, ricoperta da un alto spessore di cocciopesto.

218 Laurence, 1994, 100-103.

219 Eschebach, 1993, 368. P.P.M. VIII, 1998, 449-450. 220 Eschebach, 1993, 368.

marciapiede per mezzo di un gradino; successivamente un altro ambiente (VIII.3.25), al cui interno rimane un lacerto di scale, con un vano sottostante in muratura ad arco, attraverso cui si accedeva al piano superiore, e in seguito la casa di Plotilla (VIII.3.24), chiamata anche Casa d’Apolline e Coronide, caratterizzata da un lungo corridoio d’ingresso che introduce direttamente nel peristilio, dove ancora sono presenti resti di colonne (figg. III.2.10, III.2.11, III.2.12, III.2.13,

III.2.14 e III.2.15).222 Vengono infine due botteghe con le stesse caratteristiche

(VIII.3.23 e VIII.3.22), presentando un bancone a L rovesciata, che si affaccia sulla

parte sinistra dell’entrata.223 La casa successiva, di Sex. Decimius Rufus (VIII.3.21),

forse un veterano, si apre con un corridoio d’accesso, lungo il quale si situano

l’entrata per la cucina e quella per un cubicolo (fig. III.2.16).224 Venne attribuito il

nome all’abitazione dopo che fu trovato su una colonna all’interno di essa un

graffito: SEX. DECIMIUS RUFUS MILIS COH V PR MARTIALIS.225 Si accede al

piano superiore tramite scale situate all’ingresso successivo (VIII.3.20). Dopo un’ulteriore bottega (VIII.3.19), ormai completamente vuota, si erge la cosiddetta Casa di Diana (VIII.3.18), un’abitazione di modeste dimensioni, esplorata nel 1826

e nel 1840 (fig. III.2.17).226 Subito dopo la casa, si scorge un blocco di pietra (fig.

III.2.18), posto trasversalmente alla strada, probabilmente utilizzato per il passaggio pedonale. Quest’ipotesi è supportata anche dalla successiva interruzione del lastricato, sempre in direzione trasversale, che dimostrerebbe l’antica presenza di un analogo blocco a forma di parallelepipedo a completare l’attraversamento. La posizione e la forma dei due elementi dimostrerebbe come questa via fosse chiusa al traffico, ipotesi avvalorata inoltre dall’assenza di solchi sul basolato, probabilmente restaurato poco prima dell’eruzione, e dal fatto che lo spazio fra le due pietre e fra di esse e i cordoli risulterebbe troppo limitato per poter far passare agevolmente la ruota di un carro.

L’interruzione del traffico, l’ampiezza e la probabile tranquillità del luogo consentono di immaginare la strada come punto di incontro, di passeggio e di sosta.

222 Della Corte, 1965, 215-216. Eschebach, 1993, 367. P.P.M. VIII, 1998, 418-442. 223 Eschebach, 1993, 366-367.

224 Eschebach, 1993, 366. P.P.M. VIII, 1998, 414-417.

225 CIL IV 1994: Sex(tus) Decimius Rufusmil(e)s coh(ortis) V pr(aetoriae) (centuria) Martialis,

in Clauss, Epigraphik-Datenbank.

A quest’impressione contribuisce la presenza lungo la via, poco prima dell’angolo dell’Insula 3, di un modesto altare stradale (fig. III.2.19), costituito da un cippo parallelepipedo, alto poco più di un metro, con una piccola nicchia absidata, scavata nel muro e probabilmente stuccata. Un piccolo altare sorge anche dal lato ovest della strada (fig. III.2.20), proprio all’inizio del nostro percorso che parte dal foro, incavato in una nicchia nel muro della Sala dei Magistrati e formato da due gradini in muratura, con una stuccatura superiore. Completa l’immagine di questa via la presenza di un punto panoramico, a cui si accede tramite un’apertura dell’edificio immediatamente successiva all’altare, dove una scalinata conduce al piano superiore del portico del foro, da cui si può godere di una visione complessiva di

una parte importante della città (fig. III.2.21).227

Ricollegandoci quindi al primo tratto di via delle Scuole sul suo lato ovest, dopo la parete dell’edificio della Sala dei Magistrati, l’Insula 2 è occupata solamente

dalla cosiddetta casa dei Mosaici Geometrici,228 che si estende dal civico VIII.2.12

fino alla VIII.2.16 e presenta sul lato nord dell’ingresso principale (VIII.2.15) una sola bottega, all’interno della quale rimangono soltanto delle scalette (fig. III.2.26). Mentre l’entrata VIII.2.12 porta sul retro dell’edificio (fig. III.2.22), gli ingressi successivi introducono in due case, unite successivamente alla struttura più ampia; la seconda casa è a doppio atrio, pur non costituendo la parte principale di quella che doveva essere un’unica grandiosa domus, composta da oltre sessanta stanze, frutto dell’unione al corpo centrale di due abitazioni, risalenti entrambe al III-II secolo a.C. e poi riunite e restaurate dopo il terremoto di Pompei del 62 d.C. (figg.

III.2.23 e III.2.24). Dall’ingresso del corpo centrale (figg.III. 2. 2.25, III.2.27 e

III.2.28), accediamo ad un ampio atrio, la cui pavimentazione è in opus signinum o in opus tessellatum: proprio dal mosaico a figure geometriche bianche e nere deriva il nome della casa (figg. III.2.29, III.2.30 e III.2.31). Sul retro di questa domus si trova il vicolo del Foro, un passaggio che conduce ad esso uscendo fra l’edificio

della Pubblica Amministrazione e il Tabularium;229 il vicolo fu degradato a via

secondaria dopo la costruzione degli uffici del municipium, che ne hanno invaso

227 Eschebach, 1993, 355.

228 Noack, 1936, 128-160. De Vos, 1982, 57. Allison, 1992, 413-422. Eschebach, 1993, 355-357.

P.P.M. VIII, 1998, 57-58, 70-93. Pesando, 2006, 226-228.

più di metà carreggiata, e si è ridotto ad essere un accesso posteriore alla zona sud- ovest dell’Insula 2 (fig. III.2.32). Dall’entrata VIII.2.17 alla VIII.2.21 di via delle Scuole sorgono i resti delle terme di Sarno, disposte su più livelli lungo il fianco della parete (figg. III.2.33, III.2.39 e III.2.40): infatti, attraverso gli ingressi VIII.2.21 e VIII.2.17 si può accedere, oltre che al piano terra, anche ai piani inferiori

tramite una scala.230 Le terme sono state create unendo e riadattando due precedenti

case poste ad angolo alla fine della strada. Particolare rilevanza ha la seconda, che chiude la via dopo l’incrocio laterale con vicolo della Regina e si affaccia frontalmente su di essa. Questa era la casa di L. Aelius Magnus, che presenta un ingresso con una panchina esterna in muratura sul lato destro (fig. III.2.34); una volta varcatolo, si incontrano piccole stanze aperte ai lati di un corridoio che conduce ad un grande tablino, dove però non restano segni di decorazioni. All’angolo del marciapiede possiamo vedere una fontana, la numero 31 (figg. III.2.34 e III.2.35), che occupa parte della carreggiata ed è di colore rosato, poiché, unica tra le fontane cittadine, è stata ricoperta completamente da uno strato di cocciopesto, decorato in origine al centro da una patera, ormai completamente

abrasa.231

Oltrepassata la fontana, si entra in vicolo della Regina, che si può suddividere in due parti: la prima (fig. III.2.36) arriva all’incrocio con vicolo dei Dodici Dei (fig. III. 2.52) e presenta tra i marciapiedi al centro della carreggiata quattro pietre per il passaggio pedonale, poste a una distanza quasi uguale tra loro lungo il percorso; la

seconda (fig. 2.89) giunge fino al Foro Triangolare.232

Sul lato sinistro del primo tratto di strada troviamo solo tre ingressi nella lunga e omogenea parete esterna della casa di Diana (fig. III.2.37): i primi due, VIII.3.16 e VIII.3.17, immettono direttamente nella domus, di cui si è già parlato sopra; il primo conduce tramite scale ai piani inferiori, mentre il secondo porta al peristilio

230 Noack, 1936, 97-110. Della Corte, 1965, 215. Richardson, 1989, 298-307.De Vos, 1982, 58. La

Rocca, 1976, 141. Koloski-Ostrow, 1992, 570. Eschebach, 1993, 356-357.P.P.M. VIII, 1998, 94- 165. Pesando, 2006, 87-88. Nel 1943 la casa fu colpita da una bomba alleata, che però rimase inesplosa.

231 Nappo, 2002, 93-97.

232 Richardson, 1989, 67-73. Eschebach, 1993, 394-396. De Waele, 2001, 315-331. Pesando, 2006,

interno.233 Invece, l’entrata VIII.3.15 introduce, superato un alto gradino, in una

popina, in cui si poteva comodamente consumare un pasto al chiuso.234

Al lato opposto, le prime due entrate sulla strada, la VIII.2.22 e la VIII.2.23, appartengono allo stesso edificio (figg. III.2.38 e III.2.44): una palaestra, ricavata da un’originaria abitazione. Attraverso la prima porta i visitatori potevano salire al piano superiore della struttura (fig. III.2.41); passata la seconda soglia si entra quasi immediatamente, attraversando corte fauces decorate a mosaico con una scena di gladiatori, all’interno di un ambiente colonnato, probabile ambulacro delle terme maschili installate qui in età Claudia (figg. III.2.42 e III.43). Lungo la facciata, precede i due ingressi una panchina in muratura, che mantiene ancora dei lacerti di intonaco colorato. Una caupona (VIII.2.24), con un bancone in facciata, è stata ricavata immediatamente dopo la palaestra (fig. III.2.42). La panchina, che notiamo successivamente, poteva venire usata dai clienti che si fermavano a consumare il

pasto, poiché all’interno l’ambiente è molto angusto (fig. III.2.45).235 Questo sedile,

piuttosto lungo, arriva fino ad un altare (VIII.2.25) con due volute sul piano sacrificale e con una base formata da blocchi sovrapposti di tufo (fig. III.2.46); esso è intonacato e rimane incavato in una piccola nicchia voltata a botte, a sua volta

intonacata.236 La successiva casa del Cinghiale II (VIII.2.26) interrompe la

continuità del marciapiede restringendolo e formando un angolo con il muro che la precede concluso dall’altare (figg. III.2.47 e III.2.48). Essa fu scavata tra il 1887 ed il 1927 e deriva il suo nome dalla decorazione pavimentale a mosaico, raffigurante un cinghiale, dell’ingresso (fig. III.2.49); dal suo presunto proprietario trae pure la denominazione di casa di Vesbinus. Negli ambienti che si aprono attorno all’atrio e al tablino si trovano altre decorazioni, non solo a mosaico, ma anche pittoriche aderenti al terzo stile; all’interno una scala conduce al piano inferiore, dove sono presenti i cubicoli, la cucina e il giardino che, sorgendo sul pendio della collina, si affacciava verso il mare (fig. III.2.50). Un vicoletto separa la casa del Cinghiale II

233 Eschebach, 1993, 366. P.P.M. VIII, 1998, 412-413. 234 Eschebach, 1993, 365.

235 Noack, 1936, 84-96. La Rocca, 1976, 141. De Vos, 1982, 58. Eschebach, 1993, 357-358. P.P.M.

VIII, 1998, 166-190. Il pavimento della stanza colonnata è decorato completamente con un mosaico bianco, incorniciato dalle tessere di una sottile banda nera quadrangolare; tutti i muri sono affrescati a finte architetture, che fanno da cornice ad alcune scene di lotta.

da quella del Ninfeo, e conduce, tramite una galleria, ad alcuni ambienti, di incerta destinazione, che si affacciavano lungo la parete rocciosa, verso il mare, a sud della città. La casa del Ninfeo (VIII.2.28) è stata esplorata per la prima volta nel 1758 e in seguito nel 1886 e nel 1928; superato l’ingresso si accede ad un atrio di tipo tetrastilo, lungo il quale si affacciano le rovine di alcuni cubicoli, all’interno dei quali furono ritrovati diversi affreschi, raffiguranti libri, monete e una botte. Lateralmente all’atrio vi è un larario, caratterizzato da tre gradini in marmo. All’interno del giardino vi è il ninfeo, da cui la casa prende il nome. Entrambe le case, come tutti gli altri edifici della via, si affacciano lungo la parete rocciosa meridionale della città, verso il mare, e sono dotate di caratteristiche grandi finestre

panoramiche, sostenute da possenti arconi murari.237

Dopo la casa del Ninfeo la strada, con una brusca svolta a “esse” (figg. III.2.51, III.2.84 e III.2.85), incontra lateralmente il vicolo dei Dodici Dei (fig. III.2.52), che conduce a nord verso via dell’Abbondanza; continuando invece diritti, proseguiamo lungo quello che abbiamo considerato il secondo tratto di vicolo della Regina, ora totalmente in discesa, verso il più basso Foro Triangolare, di cui possiamo già intravedere sullo sfondo gli alberi. Un tempo l’area del Foro era circondata da un portico, sostenuto esternamente da un alto muro, ormai completamente distrutto; in

epoca romana, quindi, si sarebbero solo viste le chiome degli alberi.238

Oltrepassato l’incrocio con vicolo dei Dodici Dei, lungo il lato destro incontriamo

la fontana numero 32 (figg. III.2.53 e III.2.54).239 Il blocco verticale è decorato a

rilievo con una testa di toro o di bue, decisamente abrasa, ma non irriconoscibile; dal lato della strada, due blocchetti di pietra sbozzati la riparano dal passaggio dei carri. Il vicolo, esattamente nel primo quarto e a metà, presenta due passaggi pedonali: il primo è costituito da una pietra, il secondo da due. Lungo il lato destro, dopo la fontana, sorge un primo edificio a doppia entrata, la casa di Severus, VIII.2.29-30 (fig. III.2.55 e III.2.56), nata dall’unione di due abitazioni: la seconda

237 Entrambe le abitazioni. Noack, 1936, 70-84. Boyce, 1937, 74. Della Corte, 1965, 216. De Vos,

1982, 58-59. Allison, 1992, 423-433. Eschebach, 1993, 358-359. P.P.M. VIII, 1998, 191-240. Guidobaldi, 2006, 21-23. Tybout, 2009, 407-420.

238 Richardson, 1989, 67-73. Eschebach, 1993, 394-396. De Waele, 2001, 315-331. Pesando, 2006,

40-60.De Caro, 2009, 73-81. Ling, 2009, 119-128.Kaiser, 2015, 73.

entrata è quella del corpo principale (fig. III.2.57).240 Essa si trova nei pressi della cinta muraria cittadina, ed in parte la supera con la zona del giardino; lungo il corridoio d’accesso al primo atrio sono ancora visibili i resti della pavimentazione in opus segmentatum; al centro dell’atrio si trova l’impluvium e nel tablino una scala conduce al livello sottostante, dove sono poste le camere da letto; il giardino era corredato di piscina. Il paramento esterno dell’edificio, in opus reticulatum, è abbellito da alcuni disegni geometrici creati grazie all’utilizzo di conci di diverso colore che formano frecce, rombi e altre figure; alcune maschere fittili impreziosiscono il tutto (fig. III.2.58).

Sul lato opposto della strada sorge un edificio, che comprende insieme un panificio e l’annessa casa di P. Aemilius Gallicus, occupando tutta la prima parte dell’Insula 6 (figg. III.2.59 e III.2.60). L’entrata principale è in vicolo della Regina (VIII.6.1), mentre tre accessi sono sul retro, ai civici 9, 10 ed 11 del vicolo delle

Pareti Rosse.241 Di questo complesso ci offre una descrizione assai dettagliata il

Fiorelli nelle Notizie di Scavi di Antichità: “Dell’isola situata a mezzogiorno della 5 […] è tornata alla luce un’abitazione avente l'ingresso sul vicolo meridionale, e il cui atrio fu adibito come pistrinum. Attraverso l’androne, fiancheggiato da un cubicolo a sinistra e dal panificium a destra, si entra nell’area delle macine, che presenta sul lato est il forno ed una località piuttosto angusta contenente due catilli, ciascuno di essi è sormontato da una vasca di terracotta rivestita internamente di piombo […] Dallo scavo dell'abitazione ora descritta, venne fuori l’8 febbraio un

pezzo rettangolare di piombo, portante la marca: P • AEMILI • GALLICI”.242

Il tratto di strada successivo è il più ripido, così che, per facilitare il cammino ai pedoni, sul marciapiede dell’Insula 2 venne costruita una serie in discesa di quattro gradini: due alla fine del muro decorato della casa di Severus e due all’altezza del tratto finale della soglia della bottega VIII.2.31, piccola e larga (fig. III.2.56). Dopo questa bottega vi è un lungo vicoletto laterale con una galleria finale che conduce ad una terrazza verso il mare e ad alcuni piccoli vani sul retro degli edifici

240 Noack, 1936, 55-70. Allison, 1992, 452-459. Eschebach, 1993, 359-360. P.P.M. VIII, 1998, 241-

263. La domus fu portata alla luce nel 1797, e gli scavi proseguirono nel 1883 e nel 1928.

241 De Vos, 1982, 59.Eschebach, 1993, 386.P.P.M. VIII, 1998, 664-686. Monteix, 2010, 275-282. 242 Notizie degli Scavi di Antichità, 281.

(VIII.2.32). Ritornando sul vicolo principale si incontra un’altra bottega, la

VIII.2.33, più profonda della prima.243 La successiva casa delle Colombe a Mosaico

(VIII.2.34) è così chiamata per il ritrovamento di un mosaico, nel tablino,

Nel documento Pompei L'immagine della strada (pagine 68-85)

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