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Niuno potrebbe immaginarsi una creatura più desola-ta e afflitdesola-ta della povera Elisa quando si allondesola-tanò dalla capanna dello zio Tom. Il pensiero dei patimenti e dei ri-schi ai quali era esposto suo marito, e dei pericoli che minacciavano il suo figlioletto, si univa all’ambascia da lei provata nell’abbandonare l’unica famiglia che avesse mai conosciuta, e nel perdere la protezione di un’amica che essa aveva sempre amata e rispettata.

Inoltre, tutto pareva che le desse un malinconico ad-dio: i luoghi che l’avevano veduta crescere, gli alberi sotto la cui ombra essa aveva tante volte folleggiato, i boschetti dove in giorni più felici aveva passato tante belle sere passeggiando col suo giovane sposo; tutto ciò che discerneva in quella limpida e fredda notte stellata, sembrava farle un rimprovero d’ingratitudine e chieder-le ragione di quell’abbandono.

Ma su tutti gli altri sentimenti prevaleva in essa l’amore materno, reso più smanioso dall’imminenza del tremendo pericolo.

Il ragazzo era abbastanza grandicello per camminare dietro a sua madre, ed in qualunque altra occasione essa lo avrebbe condotto per mano, ma a quell’ora, il solo pensiero di deporlo a terra la faceva rabbrividire, e nella

VII.

LE ANGOSCE D’UNA MADRE.

Niuno potrebbe immaginarsi una creatura più desola-ta e afflitdesola-ta della povera Elisa quando si allondesola-tanò dalla capanna dello zio Tom. Il pensiero dei patimenti e dei ri-schi ai quali era esposto suo marito, e dei pericoli che minacciavano il suo figlioletto, si univa all’ambascia da lei provata nell’abbandonare l’unica famiglia che avesse mai conosciuta, e nel perdere la protezione di un’amica che essa aveva sempre amata e rispettata.

Inoltre, tutto pareva che le desse un malinconico ad-dio: i luoghi che l’avevano veduta crescere, gli alberi sotto la cui ombra essa aveva tante volte folleggiato, i boschetti dove in giorni più felici aveva passato tante belle sere passeggiando col suo giovane sposo; tutto ciò che discerneva in quella limpida e fredda notte stellata, sembrava farle un rimprovero d’ingratitudine e chieder-le ragione di quell’abbandono.

Ma su tutti gli altri sentimenti prevaleva in essa l’amore materno, reso più smanioso dall’imminenza del tremendo pericolo.

Il ragazzo era abbastanza grandicello per camminare dietro a sua madre, ed in qualunque altra occasione essa lo avrebbe condotto per mano, ma a quell’ora, il solo pensiero di deporlo a terra la faceva rabbrividire, e nella

impetuosa fuga lo stringeva al seno con una forza con-vulsa.

Il gelo ond’era coperta la terra le scricchiolava sotto i piedi, e a questo rumore ella sussultava di spavento. Il tremar di una foglia, il vacillar di un’ombra le facevan rifluire il sangue verso il cuore, ed ella accelerava la corsa. Si stupiva della forza che le era cresciuta davvero a mille doppi, poiché il peso del suo bimbo le pareva quello di una piuma; l’aculeo della paura aumentava ogni momento la forza soprannaturale da cui essa era spinta. E intanto, le sue labbra scolorite si aprivano ad ogni tratto per invocare l’assistenza del supremo Protet-tore.

— Signore, aiuto! Signore, salvatemi Voi che potete! — diceva essa.

Il bimbo dormiva.

Da principio la novità ed il timore lo tennero desto; ma la madre sua ratteneva perfino il fiato, e gli diceva sì spesso che se stava quieto lo salverebbe, ch’egli le si av-vinghiò strettamente al collo, né più parlò se non per do-mandarle, quando si sentiva cascar dal sonno:

— Mamma, è necessario ch’io mi tenga desto? — No, gioia mia; dormi, se ne hai voglia.

— Ma se dormo, mamma, non mi lascerai portar via?

— No, se Dio m’aiuta! — disse la madre diventata più smorta in viso, e coi grandi suoi occhi neri splen-denti di più viva luce.

— Ne sei ben certa, non è vero, mamma?

impetuosa fuga lo stringeva al seno con una forza con-vulsa.

Il gelo ond’era coperta la terra le scricchiolava sotto i piedi, e a questo rumore ella sussultava di spavento. Il tremar di una foglia, il vacillar di un’ombra le facevan rifluire il sangue verso il cuore, ed ella accelerava la corsa. Si stupiva della forza che le era cresciuta davvero a mille doppi, poiché il peso del suo bimbo le pareva quello di una piuma; l’aculeo della paura aumentava ogni momento la forza soprannaturale da cui essa era spinta. E intanto, le sue labbra scolorite si aprivano ad ogni tratto per invocare l’assistenza del supremo Protet-tore.

— Signore, aiuto! Signore, salvatemi Voi che potete! — diceva essa.

Il bimbo dormiva.

Da principio la novità ed il timore lo tennero desto; ma la madre sua ratteneva perfino il fiato, e gli diceva sì spesso che se stava quieto lo salverebbe, ch’egli le si av-vinghiò strettamente al collo, né più parlò se non per do-mandarle, quando si sentiva cascar dal sonno:

— Mamma, è necessario ch’io mi tenga desto? — No, gioia mia; dormi, se ne hai voglia.

— Ma se dormo, mamma, non mi lascerai portar via?

— No, se Dio m’aiuta! — disse la madre diventata più smorta in viso, e coi grandi suoi occhi neri splen-denti di più viva luce.

— Sì, ben certa! — ripeté la madre, con voce di cui ella stessa si maravigliò perché le parve che le venisse da uno spirito interno che non faceva parte di lei stessa.

Ed il fanciullo lasciò ricader la sua testa assonnata sopra la spalla della madre.

Oh, come il calore di quelle piccole braccia, il soave respiro che ella si sentiva alitare sul collo, aggiungevano fuoco e coraggio alla sua corsa! Ogni movimento del tranquillo bambino addormentato le comunicava una specie di energia elettrica. È tale l’impero dello spirito sul corpo, che per alcun tempo vale a rendere le carni e i nervi insensibili e a dar loro una tempra d’acciaio, fino al punto di cambiare in forte il debole.

I limiti della fattoria, il boschetto, il bosco, le passa-rono come un turbine, tanto rapido era il suo cammino. Lasciandosi poi addietro, uno dopo l’altro, i luoghi che le erano familiari, essa continuò senza posa fino a che i primi chiarori dell’alba la sorpresero sulla strada mae-stra ben lungi da tutto ciò che ella conosceva.

Spesso s’era recata con la sua padrona a visitare al-cune famiglie in un piccolo villaggio poco distante dall’Ohio, e sapeva bene la strada.

A quel villaggio ed al grosso fiume che si proponeva di attraversare, terminava il suo piano di fuga. Al di là, essa poneva ogni sua speranza in Dio.

Quando sulla strada cominciarono a comparire caval-li e vetture, essa, con quella pronta perspicacia che è propria d’uno stato di agitazione, e che potrebbe dirsi una specie d’ispirazione, si avvide che il suo camminare — Sì, ben certa! — ripeté la madre, con voce di cui ella stessa si maravigliò perché le parve che le venisse da uno spirito interno che non faceva parte di lei stessa.

Ed il fanciullo lasciò ricader la sua testa assonnata sopra la spalla della madre.

Oh, come il calore di quelle piccole braccia, il soave respiro che ella si sentiva alitare sul collo, aggiungevano fuoco e coraggio alla sua corsa! Ogni movimento del tranquillo bambino addormentato le comunicava una specie di energia elettrica. È tale l’impero dello spirito sul corpo, che per alcun tempo vale a rendere le carni e i nervi insensibili e a dar loro una tempra d’acciaio, fino al punto di cambiare in forte il debole.

I limiti della fattoria, il boschetto, il bosco, le passa-rono come un turbine, tanto rapido era il suo cammino. Lasciandosi poi addietro, uno dopo l’altro, i luoghi che le erano familiari, essa continuò senza posa fino a che i primi chiarori dell’alba la sorpresero sulla strada mae-stra ben lungi da tutto ciò che ella conosceva.

Spesso s’era recata con la sua padrona a visitare al-cune famiglie in un piccolo villaggio poco distante dall’Ohio, e sapeva bene la strada.

A quel villaggio ed al grosso fiume che si proponeva di attraversare, terminava il suo piano di fuga. Al di là, essa poneva ogni sua speranza in Dio.

Quando sulla strada cominciarono a comparire caval-li e vetture, essa, con quella pronta perspicacia che è propria d’uno stato di agitazione, e che potrebbe dirsi una specie d’ispirazione, si avvide che il suo camminare

frettoloso e il suo aspetto turbato potevano attirare su lei osservazioni e sospetti.

Elisa pose allora in terra il fanciullo, e, rassettandogli le vesti e la berretta, camminò tanto lesta, quanto poteva fare senza dar troppo nell’occhio. Non aveva dimentica-to di porre in un fagottino mele e focacce, che le erano d’aiuto per affrettare i passi del bimbo, rotolando essa le mele dinanzi a lui fino a qualche distanza, di mano in mano che egli correva loro appresso con tutte le sue for-ze. Con tale astuzia, sovente ripetuta, percorsero più di mezzo miglio.

Entrarono quindi in un fitto bosco attraverso il quale mormorava un limpido ruscello. Siccome il fanciullo si lagnava di aver fame e sete, ella scavalcò la siepe e, se-duta dietro un masso che la nascondeva agli occhi dei passanti, gli diede una colazione tolta dalle sue provvi-sioncelle.

Il bambino voleva che essa pure mangiasse; ma quando, mettendole intorno al collo le braccia, tentò d’introdurle in bocca un pezzetto della sua focaccia, ella si sentì venir meno il respiro e credette d’esser sul punto di affogare.

— No, no, Enrico, dolce amor mio; la mamma non può mangiare fino a che non ti ha recato in salvo. Biso-gna che andiamo innanzi, innanzi, finché giungeremo in riva al fiume. —

E si ripose in cammino, sforzandosi di andar oltre con passo misurato e composto.

Aveva passato già di parecchie miglia tutti i dintorni frettoloso e il suo aspetto turbato potevano attirare su lei osservazioni e sospetti.

Elisa pose allora in terra il fanciullo, e, rassettandogli le vesti e la berretta, camminò tanto lesta, quanto poteva fare senza dar troppo nell’occhio. Non aveva dimentica-to di porre in un fagottino mele e focacce, che le erano d’aiuto per affrettare i passi del bimbo, rotolando essa le mele dinanzi a lui fino a qualche distanza, di mano in mano che egli correva loro appresso con tutte le sue for-ze. Con tale astuzia, sovente ripetuta, percorsero più di mezzo miglio.

Entrarono quindi in un fitto bosco attraverso il quale mormorava un limpido ruscello. Siccome il fanciullo si lagnava di aver fame e sete, ella scavalcò la siepe e, se-duta dietro un masso che la nascondeva agli occhi dei passanti, gli diede una colazione tolta dalle sue provvi-sioncelle.

Il bambino voleva che essa pure mangiasse; ma quando, mettendole intorno al collo le braccia, tentò d’introdurle in bocca un pezzetto della sua focaccia, ella si sentì venir meno il respiro e credette d’esser sul punto di affogare.

— No, no, Enrico, dolce amor mio; la mamma non può mangiare fino a che non ti ha recato in salvo. Biso-gna che andiamo innanzi, innanzi, finché giungeremo in riva al fiume. —

E si ripose in cammino, sforzandosi di andar oltre con passo misurato e composto.

dove poteva essere riconosciuta. Pensava per altro che se pure facesse qualche incontro, la fama di bontà della famiglia Shelby renderebbe impossibile la supposizione che ella ne fosse fuggita.

E siccome tanto lei che il fanciulletto erano di carna-gione prossima al bianco, tanto da poter sfuggire al so-spetto di appartenere ad una razza di colore, salvo un at-tento esame, le riusciva più facile passar oltre senza es-sere osservata.

Rincorata da questa speranza, si fermò verso il po-meriggio presso una bella fattoria per riposarvisi al-quanto e comperare qualche cibo per sé e per il fanciul-lo; poiché, quanto più il pericolo diminuiva a mano a mano che s’allontanava, la soprannaturale tensione del suo sistema nervoso andava calmandosi, ed ella si senti-va mancare di stanchezza e di fame.

La padrona della fattoria, buona e graziosa donna, parve ben lieta d’aver qualcuno con cui scambiar due parole, e non chiese altro dei fatti d’Elisa, quando ebbe udito che faceva un viaggetto per andar a passare una

settimana presso alcuni suoi amici: il che in cuor suo

augurava fosse vero.

Un’ora prima del tramonto, essa entrò nel piccolo villaggio cui era diretta, sfinita, spedata, ma forte ancora di coraggio. Il primo suo sguardo fu rivolto all’Ohio, che, come il Giordano, la separava dalla terra promessa.

Erano i primi giorni di primavera, ed il fiume volge-va gonfio e torbido; grandi masse di ghiaccio galleggia-vano qua e là poderosamente in quelle acque fangose. dove poteva essere riconosciuta. Pensava per altro che se pure facesse qualche incontro, la fama di bontà della famiglia Shelby renderebbe impossibile la supposizione che ella ne fosse fuggita.

E siccome tanto lei che il fanciulletto erano di carna-gione prossima al bianco, tanto da poter sfuggire al so-spetto di appartenere ad una razza di colore, salvo un at-tento esame, le riusciva più facile passar oltre senza es-sere osservata.

Rincorata da questa speranza, si fermò verso il po-meriggio presso una bella fattoria per riposarvisi al-quanto e comperare qualche cibo per sé e per il fanciul-lo; poiché, quanto più il pericolo diminuiva a mano a mano che s’allontanava, la soprannaturale tensione del suo sistema nervoso andava calmandosi, ed ella si senti-va mancare di stanchezza e di fame.

La padrona della fattoria, buona e graziosa donna, parve ben lieta d’aver qualcuno con cui scambiar due parole, e non chiese altro dei fatti d’Elisa, quando ebbe udito che faceva un viaggetto per andar a passare una

settimana presso alcuni suoi amici: il che in cuor suo

augurava fosse vero.

Un’ora prima del tramonto, essa entrò nel piccolo villaggio cui era diretta, sfinita, spedata, ma forte ancora di coraggio. Il primo suo sguardo fu rivolto all’Ohio, che, come il Giordano, la separava dalla terra promessa.

Erano i primi giorni di primavera, ed il fiume volge-va gonfio e torbido; grandi masse di ghiaccio galleggia-vano qua e là poderosamente in quelle acque fangose.

A cagione della forma particolare della sponda del Kentucky, il cui terreno s’avanza molto nell’Ohio, una grande quantità di ghiaccio erasi accumulata in quel luo-go. Lo stretto canale formato dal fiume era ingombro di ghiacci enormi che, quasi a modo di zattere, coprivano tutta la superficie della fiumana e si stendevano fino a toccar la sponda del Kentucky.

Elisa si soffermò un istante a contemplare quello spettacolo non troppo grato per essa, poiché comprese subito che la barca per attraversare il fiume doveva aver interrotto il servizio consueto; si risolse dunque di entra-re in una piccola locanda pentra-resso la riva per procurarsi informazioni.

L’ostessa, tutta intenta alle faccende della cucina dove preparava il pasto della sera, si voltò senza deporre la forchetta che aveva in mano, quando Elisa le si rivol-se con la sua voce soave e lamentevole.

— Che c’è? — diss’ella.

— Non c’è qui una barca o una zattera per passare sull’altra riva?

— No davvero: — rispose la donna — le barche non tragittano, ora. —

L’inquietudine e lo scoraggiamento che si leggevano in volto ad Elisa diedero nell’occhio alla sua interlocu-trice, che soggiunse con un piglio di curiosità:

— Voi vorreste tragittare il fiume, non è vero? Avete qualcuno de’ vostri malato? Mi sembrate addolorata.

— Ho un figlio in gran pericolo; — disse Elisa — l’ho saputo soltanto la notte scorsa, e vengo da molto A cagione della forma particolare della sponda del Kentucky, il cui terreno s’avanza molto nell’Ohio, una grande quantità di ghiaccio erasi accumulata in quel luo-go. Lo stretto canale formato dal fiume era ingombro di ghiacci enormi che, quasi a modo di zattere, coprivano tutta la superficie della fiumana e si stendevano fino a toccar la sponda del Kentucky.

Elisa si soffermò un istante a contemplare quello spettacolo non troppo grato per essa, poiché comprese subito che la barca per attraversare il fiume doveva aver interrotto il servizio consueto; si risolse dunque di entra-re in una piccola locanda pentra-resso la riva per procurarsi informazioni.

L’ostessa, tutta intenta alle faccende della cucina dove preparava il pasto della sera, si voltò senza deporre la forchetta che aveva in mano, quando Elisa le si rivol-se con la sua voce soave e lamentevole.

— Che c’è? — diss’ella.

— Non c’è qui una barca o una zattera per passare sull’altra riva?

— No davvero: — rispose la donna — le barche non tragittano, ora. —

L’inquietudine e lo scoraggiamento che si leggevano in volto ad Elisa diedero nell’occhio alla sua interlocu-trice, che soggiunse con un piglio di curiosità:

— Voi vorreste tragittare il fiume, non è vero? Avete qualcuno de’ vostri malato? Mi sembrate addolorata.

— Ho un figlio in gran pericolo; — disse Elisa — l’ho saputo soltanto la notte scorsa, e vengo da molto

lontano nella speranza di passar con la barca.

— Veramente, è una sventura! — esclamò la donna le cui materne simpatie si erano risvegliate. — Me ne duole sinceramente per voi. — E mettendo il capo alla finestra gridò: — Salomone! —

Un omaccione col grembiale di cuoio e con le mani sudice comparve sull’uscio.

— Dite un poco, Salomone: — continuò la donna — credete che quell’uomo stasera porti i barili?

— Ha detto che tenterebbe il passaggio ove gli sem-brasse di potersi arrischiare, — rispose colui.

— Non lungi di qui c’è un uomo che passerà il fiume stasera per recare alcune merci, se pur non si lascia sco-raggiare; egli verrà qui a cena; non potreste far altro di meglio che sedervi e attenderlo. Che bel bambino! — ella soggiunse offrendogli una focaccetta.

Ma il fanciullo, interamente spossato, piangeva di stanchezza.

— Povero piccino! Non è avvezzo a camminar mol-to, ed io invece l’ho fatto tanto sgambettare!... — disse Elisa.

— Allora ha bisogno di un po’ di riposo, — suggerì la donna aprendo l’uscio di una cameruccia nella quale trovavasi un buon letto.

Elisa portò il proprio figlio sopra il letto e tenne le piccole mani di lui entro le sue, fino a che si addormen-tò. In quanto a lei, il riposo non era possibile. Il pensiero d’essere inseguita la stimolava a fuggire.

Consumandosi d’impazienza, ella guardò a lungo le lontano nella speranza di passar con la barca.

— Veramente, è una sventura! — esclamò la donna le cui materne simpatie si erano risvegliate. — Me ne duole sinceramente per voi. — E mettendo il capo alla finestra gridò: — Salomone! —

Un omaccione col grembiale di cuoio e con le mani sudice comparve sull’uscio.

— Dite un poco, Salomone: — continuò la donna — credete che quell’uomo stasera porti i barili?

— Ha detto che tenterebbe il passaggio ove gli sem-brasse di potersi arrischiare, — rispose colui.

— Non lungi di qui c’è un uomo che passerà il fiume stasera per recare alcune merci, se pur non si lascia sco-raggiare; egli verrà qui a cena; non potreste far altro di meglio che sedervi e attenderlo. Che bel bambino! — ella soggiunse offrendogli una focaccetta.

Ma il fanciullo, interamente spossato, piangeva di stanchezza.

— Povero piccino! Non è avvezzo a camminar mol-to, ed io invece l’ho fatto tanto sgambettare!... — disse