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Era sorta un’alba rossastra e piovigginosa, e la sua debole luce rischiarava nella capanna dello zio Tom visi abbattuti, immagini della tristezza di quei desolati cuori. Dinanzi al focolare erano stese, sulla spalliera d’una seggiola, un paio di camicie ruvide ma di recente lavate. Più in là, ritta dinanzi a un tavolino, la zia Cloe ne stira-va un’altra col ferro caldo, e spesso si portastira-va la mano al viso per asciugare qualche lacrima che le scorreva sulle guance.

Tom le era seduto accanto, con la Bibbia aperta sulle ginocchia e la testa appoggiata a una mano. Tacevano entrambi.

Era di buon mattino, e i fanciulli dormivano ancora nel loro rozzo lettuccio.

Tom possedeva un cuore tenerissimo e nutriva quei domestici affetti che, per maggiore sventura, sono uno dei tratti caratteristici della sua infelice razza.

Egli sorse in piedi, e avvicinatosi ai suoi figli stette lungamente a guardarli in silenzio.

— È l’ultima volta, — disse.

La zia Cloe non rispose; il suo ferro passava e ripas-sava ancor più alacremente sulla ruvida camicia, fatta

X.

TRASPORTO DELLA MERCE.

Era sorta un’alba rossastra e piovigginosa, e la sua debole luce rischiarava nella capanna dello zio Tom visi abbattuti, immagini della tristezza di quei desolati cuori. Dinanzi al focolare erano stese, sulla spalliera d’una seggiola, un paio di camicie ruvide ma di recente lavate. Più in là, ritta dinanzi a un tavolino, la zia Cloe ne stira-va un’altra col ferro caldo, e spesso si portastira-va la mano al viso per asciugare qualche lacrima che le scorreva sulle guance.

Tom le era seduto accanto, con la Bibbia aperta sulle ginocchia e la testa appoggiata a una mano. Tacevano entrambi.

Era di buon mattino, e i fanciulli dormivano ancora nel loro rozzo lettuccio.

Tom possedeva un cuore tenerissimo e nutriva quei domestici affetti che, per maggiore sventura, sono uno dei tratti caratteristici della sua infelice razza.

Egli sorse in piedi, e avvicinatosi ai suoi figli stette lungamente a guardarli in silenzio.

— È l’ultima volta, — disse.

La zia Cloe non rispose; il suo ferro passava e ripas-sava ancor più alacremente sulla ruvida camicia, fatta

già tanto liscia quanto si poteva; poi, smettendo improv-visamente, con un atto da disperata, si gettò a sedere di-nanzi alla tavola e disse piangendo:

— So bene che bisognerà darsi pace. Ma, Signore Id-dio, come si ha da fare? Sapessi almeno dove vai e come sarai trattato! La signora accerta che fra un anno o due ti ricomprerà. Ma nessuno ritorna di laggiù! Vi am-mazzano! Ho sentito ben io raccontare come li trattano, nel Sud!

— Lo stesso Dio che è qui, o Cloe, vorrà assistermi colà pure.

— Lo spero bene! — disse la zia Cloe. — Ma Iddio permette talvolta cose terribili, e a questo pensiero io non posso trovar consolazione.

— Mi pongo nelle mani del Signore; — soggiunse Tom — nulla si può fare all’infuori di quello che Egli permette; eppoi, di una cosa io debbo ringraziarlo, ed è che io solo sia stato venduto, e non già tu, o i figli. Voi siete qui al sicuro; quello che avverrà, non avverrà che a me, e Dio, ne sono persuaso, non vorrà negarmi aiuto.

Tom parlava concitato, e come se una mano gli strin-gesse fortemente la gola; ma la sua parola era ferma. Egli tratteneva l’esplosione del suo rammarico per non accrescer quello della sua famiglia.

— Deh, pensiamo ai benefizi che ricevemmo dal Cielo! — soggiunse con voce tremante, come se avesse bisogno di pensarvi molto in quel momento.

— Benefizi! — esclamò la zia Cloe. — Benefizi! già tanto liscia quanto si poteva; poi, smettendo improv-visamente, con un atto da disperata, si gettò a sedere di-nanzi alla tavola e disse piangendo:

— So bene che bisognerà darsi pace. Ma, Signore Id-dio, come si ha da fare? Sapessi almeno dove vai e come sarai trattato! La signora accerta che fra un anno o due ti ricomprerà. Ma nessuno ritorna di laggiù! Vi am-mazzano! Ho sentito ben io raccontare come li trattano, nel Sud!

— Lo stesso Dio che è qui, o Cloe, vorrà assistermi colà pure.

— Lo spero bene! — disse la zia Cloe. — Ma Iddio permette talvolta cose terribili, e a questo pensiero io non posso trovar consolazione.

— Mi pongo nelle mani del Signore; — soggiunse Tom — nulla si può fare all’infuori di quello che Egli permette; eppoi, di una cosa io debbo ringraziarlo, ed è che io solo sia stato venduto, e non già tu, o i figli. Voi siete qui al sicuro; quello che avverrà, non avverrà che a me, e Dio, ne sono persuaso, non vorrà negarmi aiuto.

Tom parlava concitato, e come se una mano gli strin-gesse fortemente la gola; ma la sua parola era ferma. Egli tratteneva l’esplosione del suo rammarico per non accrescer quello della sua famiglia.

— Deh, pensiamo ai benefizi che ricevemmo dal Cielo! — soggiunse con voce tremante, come se avesse bisogno di pensarvi molto in quel momento.

Non saprei quali! E pur cosa ingiusta, sì, veramente in-giusta! Il padrone non avrebbe mai dovuto consentire che tu fossi venduto per pagare i suoi debiti. Tu gli frut-tasti già due volte più di quanto ebbe a sborsare per averti. Non doveva metterti in libertà? Non avrebbe do-vuto far ciò da gran tempo? Sarà vero che egli non tro-vasse altro mezzo per uscire dalle difficoltà, ma tant’è, io dico che questa è una grande ingiustizia, e nessuno me lo potrà cavar dalla testa! Trattare in tal modo un fe-del servo che anteponeva in tutto i vantaggi fe-del suo pa-drone a’ suoi propri, e che lo amava più di sua moglie e dei suoi figli! A costoro che vendono in tal guisa l’affe-zione, il sangue del cuore degli altri per togliere d’impaccio se stessi, Dio ne domanderà stretto conto.

— Basta, Cloe! Se tu m’ami, non parlar così, mentre è forse l’ultima volta che discorriamo tra noi. Vedi, Cloe, mi trafigge l’anima un solo detto pronunziato con-tro il mio padrone. Non fu egli messo nelle mie braccia piccino? Non è ben naturale che io pensi a lui prima d’ogni altra cosa? E si può mai credere che io non gli sia sempre grato dell’affetto ch’egli ebbe per me? I padroni sono avvezzi ad aver da noi tutte queste cose, e natural-mente non ne fanno gran caso. Bisogna farsene una ra-gione. Ma paragona il nostro padrone con altri. Dov’è uno schiavo che abbia avuto trattamenti migliori di quelli che io ebbi finora? Io son certo che non avrebbe lasciato giungere le cose a questo punto, se avesse potu-to prevederlo.

— Tu hai un bel dire, veh! Ad ogni modo è male, — Non saprei quali! E pur cosa ingiusta, sì, veramente in-giusta! Il padrone non avrebbe mai dovuto consentire che tu fossi venduto per pagare i suoi debiti. Tu gli frut-tasti già due volte più di quanto ebbe a sborsare per averti. Non doveva metterti in libertà? Non avrebbe do-vuto far ciò da gran tempo? Sarà vero che egli non tro-vasse altro mezzo per uscire dalle difficoltà, ma tant’è, io dico che questa è una grande ingiustizia, e nessuno me lo potrà cavar dalla testa! Trattare in tal modo un fe-del servo che anteponeva in tutto i vantaggi fe-del suo pa-drone a’ suoi propri, e che lo amava più di sua moglie e dei suoi figli! A costoro che vendono in tal guisa l’affe-zione, il sangue del cuore degli altri per togliere d’impaccio se stessi, Dio ne domanderà stretto conto.

— Basta, Cloe! Se tu m’ami, non parlar così, mentre è forse l’ultima volta che discorriamo tra noi. Vedi, Cloe, mi trafigge l’anima un solo detto pronunziato con-tro il mio padrone. Non fu egli messo nelle mie braccia piccino? Non è ben naturale che io pensi a lui prima d’ogni altra cosa? E si può mai credere che io non gli sia sempre grato dell’affetto ch’egli ebbe per me? I padroni sono avvezzi ad aver da noi tutte queste cose, e natural-mente non ne fanno gran caso. Bisogna farsene una ra-gione. Ma paragona il nostro padrone con altri. Dov’è uno schiavo che abbia avuto trattamenti migliori di quelli che io ebbi finora? Io son certo che non avrebbe lasciato giungere le cose a questo punto, se avesse potu-to prevederlo.

rispose la zia Cloe, nel cui petto predominava un senti-mento ostinato del giusto e dell’ingiusto. — Non saprei ben dire in che, ma sento che c’è del male; ne ho la cer-tezza.

— Dovresti innanzi tutto guardare in alto verso Colui senza il quale non può cadere un sol capello dalla nostra testa.

— Ciò non è bastevole a confortarmi, eppure do-vrebbe esserlo; — disse la zia Cloe — ma a che pro par-larne?... Oh, la focaccia è cotta, e farò meglio a imban-dirti la colazione, perché nessuno sa quando ne avrai un’altra! —

Per ben giudicare dei patimenti a cui vanno soggetti i negri venduti negli Stati meridionali situati presso la foce del Mississipì, convien rammentarsi che tutti gli af-fetti istintivi di questa razza sono singolarmente profon-di. L’amore che prendono ai luoghi in cui vissero è di una maravigliosa tenacia. Essi non sono per natura né arditi, né intraprendenti, ma casalinghi e amorevoli.

A questa disposizione si aggiungano i terrori che l’ignoto ispira ad essi, e l’abitudine che ai negri si da, fin dalla loro fanciullezza, di credere che il venderli per il Sud sia il più tremendo castigo. La minaccia di scen-dere giù per il fiume reca ad essi maggiore spavento che quella della flagellazione o della tortura.

Noi li udimmo più volte esprimere un tal sentimento, e vedemmo l’ingenuo terrore con cui narrano, nelle ore di riposo, le atrocità che si commettono di là dal fiume, in quel paese che è per essi «L’ignota terra donde mai rispose la zia Cloe, nel cui petto predominava un senti-mento ostinato del giusto e dell’ingiusto. — Non saprei ben dire in che, ma sento che c’è del male; ne ho la cer-tezza.

— Dovresti innanzi tutto guardare in alto verso Colui senza il quale non può cadere un sol capello dalla nostra testa.

— Ciò non è bastevole a confortarmi, eppure do-vrebbe esserlo; — disse la zia Cloe — ma a che pro par-larne?... Oh, la focaccia è cotta, e farò meglio a imban-dirti la colazione, perché nessuno sa quando ne avrai un’altra! —

Per ben giudicare dei patimenti a cui vanno soggetti i negri venduti negli Stati meridionali situati presso la foce del Mississipì, convien rammentarsi che tutti gli af-fetti istintivi di questa razza sono singolarmente profon-di. L’amore che prendono ai luoghi in cui vissero è di una maravigliosa tenacia. Essi non sono per natura né arditi, né intraprendenti, ma casalinghi e amorevoli.

A questa disposizione si aggiungano i terrori che l’ignoto ispira ad essi, e l’abitudine che ai negri si da, fin dalla loro fanciullezza, di credere che il venderli per il Sud sia il più tremendo castigo. La minaccia di scen-dere giù per il fiume reca ad essi maggiore spavento che quella della flagellazione o della tortura.

Noi li udimmo più volte esprimere un tal sentimento, e vedemmo l’ingenuo terrore con cui narrano, nelle ore di riposo, le atrocità che si commettono di là dal fiume, in quel paese che è per essi «L’ignota terra donde mai

non torna Pellegrino vivente».

Un missionario che dimorò fra gli schiavi fuggitivi, nel Canada, riferisce che parecchi di costoro confessano di aver preso la fuga dalle case di padroni piuttosto umani e discreti, ma che a quel passo pieno di pericoli erano stati indotti quasi sempre dal disperato orrore con cui considerano l’esser venduti agli abitanti del mezzo-dì; minaccia che ognora pende sul capo loro e su quello delle loro mogli e dei loro figli: e ciò infonde nell’affri-cano, paziente per natura, timido e indolente, un corag-gio eroico, e lo muove a sfidare la fame, il freddo, gli stenti, i pericoli del deserto, e quelli più terribili ancora che lo aspettano qualora sia preso.

Il semplice pasto del mattino già fumava sopra il de-sco, perché la signora Shelby aveva quel giorno esone-rato la zia Cloe dal consueto servizio della casa dei pa-droni. La poveretta aveva messo in opera tutta la forza d’animo che le restava, nel preparare quella colazione d’addio.

Aveva tirato il collo al suo miglior pollastro e mani-polato focacce di farina con tutta la possibile esattezza e secondo il gusto di suo marito. Sull’asse della cappa del camino v’erano misteriosi orcioletti pieni di confetture, che non si vedevano comparire se non nelle occasioni solenni.

— Guarda, Pietro: — disse Mosè, tutto gongolante di gioia — questa sì che è una stupenda colazione! —

E così dicendo, la ghiottoneria gli faceva afferrare un pezzo di pollo.

non torna Pellegrino vivente».

Un missionario che dimorò fra gli schiavi fuggitivi, nel Canada, riferisce che parecchi di costoro confessano di aver preso la fuga dalle case di padroni piuttosto umani e discreti, ma che a quel passo pieno di pericoli erano stati indotti quasi sempre dal disperato orrore con cui considerano l’esser venduti agli abitanti del mezzo-dì; minaccia che ognora pende sul capo loro e su quello delle loro mogli e dei loro figli: e ciò infonde nell’affri-cano, paziente per natura, timido e indolente, un corag-gio eroico, e lo muove a sfidare la fame, il freddo, gli stenti, i pericoli del deserto, e quelli più terribili ancora che lo aspettano qualora sia preso.

Il semplice pasto del mattino già fumava sopra il de-sco, perché la signora Shelby aveva quel giorno esone-rato la zia Cloe dal consueto servizio della casa dei pa-droni. La poveretta aveva messo in opera tutta la forza d’animo che le restava, nel preparare quella colazione d’addio.

Aveva tirato il collo al suo miglior pollastro e mani-polato focacce di farina con tutta la possibile esattezza e secondo il gusto di suo marito. Sull’asse della cappa del camino v’erano misteriosi orcioletti pieni di confetture, che non si vedevano comparire se non nelle occasioni solenni.

— Guarda, Pietro: — disse Mosè, tutto gongolante di gioia — questa sì che è una stupenda colazione! —

E così dicendo, la ghiottoneria gli faceva afferrare un pezzo di pollo.

La zia Cloe gli diede una sonora ceffata.

— Vedi mo’ che bel garbo! — diss’ella. — E si ardi-sce toccar l’ultima colazione che questo povero babbo ha da avere in casa nostra!

— Oh, Cloe! — fece Tom in atto di dolce rimprove-ro.

— Ahimè! Non so più in che mondo mi sia; — esclamò essa nascondendosi il viso nel grembiule — mi sento sì turbata, che non posso reprimere le maniere vil-lane. —

I fanciulli stavano muti, guardando ora il padre, ora la madre, mentre la bambina, aggrappandosi alle vesti della zia Cloe, mandava strilli acutissimi ed imperiosi.

— Oh, via, — disse la zia Cloe tergendosi gli occhi e prendendo la fanciullina sopra le sue ginocchia — spero che la sia finita, ora! Assaggia, caro mio, qualche cosa; questo è il mio miglior pollastro. Suvvia, ragazzi, ne avrete anche voi, povere creature! La vostra mamma è stata dura con voi. —

I fanciulli non aspettarono un secondo invito; e con grande zelo si gettarono sopra le vettovaglie; e fu bene, perché senza di loro, probabilmente la colazione sarebbe rimasta tutta intera come fu deposta sopra la tavola.

— Adesso bisognerà che io metta in ordine tutti i tuoi abiti, — disse la zia Cloe, che davasi un gran daffa-re. — Già, è lo stesso che niente, lo so: ben conosco quella gentaglia, abietta come il fango!... Ecco qua i tuoi corpetti di flanella per preservarti dal reuma; abbine gran cura, perché nessuno te ne farà più quando saranno

La zia Cloe gli diede una sonora ceffata.

— Vedi mo’ che bel garbo! — diss’ella. — E si ardi-sce toccar l’ultima colazione che questo povero babbo ha da avere in casa nostra!

— Oh, Cloe! — fece Tom in atto di dolce rimprove-ro.

— Ahimè! Non so più in che mondo mi sia; — esclamò essa nascondendosi il viso nel grembiule — mi sento sì turbata, che non posso reprimere le maniere vil-lane. —

I fanciulli stavano muti, guardando ora il padre, ora la madre, mentre la bambina, aggrappandosi alle vesti della zia Cloe, mandava strilli acutissimi ed imperiosi.

— Oh, via, — disse la zia Cloe tergendosi gli occhi e prendendo la fanciullina sopra le sue ginocchia — spero che la sia finita, ora! Assaggia, caro mio, qualche cosa; questo è il mio miglior pollastro. Suvvia, ragazzi, ne avrete anche voi, povere creature! La vostra mamma è stata dura con voi. —

I fanciulli non aspettarono un secondo invito; e con grande zelo si gettarono sopra le vettovaglie; e fu bene, perché senza di loro, probabilmente la colazione sarebbe rimasta tutta intera come fu deposta sopra la tavola.

— Adesso bisognerà che io metta in ordine tutti i tuoi abiti, — disse la zia Cloe, che davasi un gran daffa-re. — Già, è lo stesso che niente, lo so: ben conosco quella gentaglia, abietta come il fango!... Ecco qua i tuoi corpetti di flanella per preservarti dal reuma; abbine gran cura, perché nessuno te ne farà più quando saranno

logori. Ecco le tue vecchie camicie, ed eccone là alcune nuove. Ho finito iersera queste calze, e dentro ho messo il gomitolo per accomodarle. Ma chi te le accomoderà?

E la zia Cloe, conturbata novamente, appoggiò la te-sta sopra la cassa e si pose a singhiozzare.

— Ah, non posso pensarci! Nessuno più prenderà cura di te, malato o sano! Ma come, come farò ad esser buona con costoro, d’ora innanzi? —

I fanciulli, fatte sparire le ultime tracce della colazio-ne, incominciavano a prender parte a ciò che avveniva nella capanna; vedendo piangere la madre e stare in pro-fonda tristezza il padre, si posero a piagnucolare anch’essi.

Lo zio Tom aveva preso la bimba sulle ginocchia e lasciava che si scapricciasse a suo bell’agio nel graffiar-gli il viso e nel tirargraffiar-gli i capelli, e di quando in quando a dar balzi e risolini come segno di qualche suo strano pensiero.

— Sì, sì, godi e salta, tapinella! — disse la zia Cloe. — Anche per te verrà tempo di piangere. Tu vivrai per veder tuo marito venduto o per esser venduta tu stessa. E anche questi fanciulli me li prenderanno, suppongo, appena saranno buoni a qualche servigio. Che giova a noi, poveri negri, l’aver cosa alcuna? —

In quel momento uno dei ragazzi gridò: — Ecco che viene la padrona!

— Essa non ci può fare alcun bene; — disse la zia Cloe — perché vien qua? —

logori. Ecco le tue vecchie camicie, ed eccone là alcune nuove. Ho finito iersera queste calze, e dentro ho messo il gomitolo per accomodarle. Ma chi te le accomoderà?

E la zia Cloe, conturbata novamente, appoggiò la te-sta sopra la cassa e si pose a singhiozzare.

— Ah, non posso pensarci! Nessuno più prenderà cura di te, malato o sano! Ma come, come farò ad esser buona con costoro, d’ora innanzi? —

I fanciulli, fatte sparire le ultime tracce della colazio-ne, incominciavano a prender parte a ciò che avveniva nella capanna; vedendo piangere la madre e stare in pro-fonda tristezza il padre, si posero a piagnucolare anch’essi.

Lo zio Tom aveva preso la bimba sulle ginocchia e