• Non ci sono risultati.

anim 959 E (τροφhv) Associazion

Nel documento Il lessico zoologico plutarcheo: lettera α (pagine 112-117)

109

I

ncidenza del lessico specifico e collaterale

specifico collaterale 59 Hapax. 60

Unica attestazione dell’aggettivo in riferimento ad animali in Plutarco. 61

In riferimento al serpente in Them. 29, 2 nel significato di «astuto» (ὄφις Ἕλλην ὁ ποικίλος). In riferimento ai colori della pelle degli animali, cfr. Arist. GA. 785b21: τὰ δὲ ποικίλα τοῦτο δὲ διχῶς, τὰ µὲν τῷ γένει, ὥσπερ πάρδαλις καὶ ταὼς καὶ τῶν ἰχθύων ἔνιοι οἷον αἱ καλούµεναι θρᾷτται, τῶν δὲ τὸ µὲν γένος ἅπαν οὐ ποικίλον, γίγνονται δὲ ποικίλοι οἷον βόες καὶ αἶγες, καὶ ἐν τοῖς ὄρνισιν οἷον αἱ περιστεραί. Inoltre secondo Aristotele, la poikiliva appartiene alla murena, (HA. 543a25) e alle api (HA. 553b8).

62

Unica attestazione dell’aggettivo in riferimento ad animali presente in Plutarco. 63

Aristotele lo usa in riferimento alle pernici in GA. 751a15; al polipo HA. 534b29.

lemma Tecnicismo specifico Tecnicismo collaterale passo

Aggettivo νυκτουργovς+ovn59 «notturno» ἄμουσος60, on « immondo» ποικίλοr, h, on 61 « screziato» γόνιµοr,

h, on

62 «produttivo» quaest. conv. 670 A Is. et Os. 376 D Is. et Os. 376 D Is. et Os. 376 D Verbo

ὀσµάοµαι,

«fiutare» coniug. praec.

110

L’

L’

L’

L’ααααἴἴἴἴλουρλουρλουρλουροοοοςςςς

64646464

1

11

1) L’) L’) L’α) L’αααἴἴἴἴλουρλουρλουρολουροοοςςςς nella similitudine....

In coniug. praec. 144 C- D Plutarco affronta il tema dell’infedeltà. Egli confronta la donna con il gatto: come il felino è eccitato alla follia dai profumi, così la donna esce fuori di sé quando sente odori di unguenti profumati sul suo uomo. Tuttavia, secondo Plutarco, la donna impazzisce non per il profumo del proprio uomo, ma qualora si accorga che quest’ultimo ha rapporti con altre donne. Bisogna avvicinarsi alle donne, conclude il Cheronese, come ci si avvicina alle api,65 puri ed incontaminati.66 In frat. am. 482 C Plutarco descrive il conflittuale rapporto tra fratelli ed afferma che molti uomini amano ed allevano cani feroci, linci, gatti, scimmie e leoni, ma non sopportano l’ira, l’ignoranza e l’ambizione dei propri fratelli. L’uomo paradossalmente preferisce offrire le proprie cure agli animali, piuttosto che coltivare il rapporto affettivo che lo lega ad un proprio parente, verso il quale non esita a dimostrarsi intollerante. In frat. am. 490 C Plutarco riporta l’esempio della favola esopica sulla gallina ammalata che allontana la donnola, quando quest’ultima, con falsa premura, le si avvicina per chiedere come si senta. La falsità deve essere in ogni modo scansata, perché essa genera discordie e zizzanie persino tra fratelli. In questo passo il gatto è animale insidioso, simbolo della falsa premura. In soll. anim. 959 E Plutarco confronta uomini ed animali per quel che concerne le abitudini alimentari: gli uomini si nutrono di animali spinti non dalla necessità come fanno donnole e gatti, ma per puro diletto, per ricercare pietanze gustose per il palato. Gli animali pertanto sono per le loro scelte alimentari superiori agli uomini. Il passo è incentrato su uno dei temi più importanti trattati da Plutarco nei Moralia, ovvero se il cibarsi di carne sia giusto o ingiusto da parte dell’uomo. Altrove l’autore ribadisce la legittimità del nutrirsi di carne67: quando

64

Riflessioni sul gatto sono presenti in A. Philippson, Die Verbreitung einiger Kulturtiere im Altertum, «Petermanns Geographische Mitteilungen», 28 (1933), pp. 287-288. Cfr. anche L. Bodson, Les débuts en Europe du chat domestique, «Ethnozootechnie» 40 (1989), pp. 13-38, in cui si riflette sul fatto che il felino, introdotto in Europa dai Greci (che avevano imparato a conoscerlo in Egitto), non ha davvero conquistato i Greci e i Romani, anche se il suo uso come un animale domestico e come un predatore di piccoli roditori è ben documentato. Cfr. H. Limet, Le chat, les poules et les

autres: le relais mésopotamien vers l’Occident ?, in L. Bodson (ed.), Des animaux introduits par l’homme dans la faune de l’Europe, Journée d’étude, Université de Liège, 20 mars 1993, Liège, 1994, pp. 39-54. Sull’etimologia del nome greco

αἴλουρος, cfr. M. Fritz, Von Katzen und Griechen, Wieseln und Germanen, in M Fritz - S. Zeilfelder (eds.), Novalis

Indogermanica. Festschrift für Günter Neumann zum 80. Geburtstag, Graz, 2002, pp. 169-182.

65

Cfr. F. Roscalla, Presenze simboliche dell'ape nella Grecia antica, Firenze, 1998. 66

È una credenza molto diffusa nell’antichità quella delle api che si accaniscono contro chi è andato a donne, in virtù della loro predilezione verso l’uomo puro e non contaminato da relazioni adulterine. Alcuni riferimenti a tale credenza possono essere rinvenuti in A. F Magerstedt, Die Bienenzucht der Volker des Alterthums, Sondershausen, 1851. 67In es. carn. 994 A il tema è ampiamente dibattuto: Plutarco definisce rabbia e furore i sentimenti che spingono all’uccisione di esseri indifesi (tiv" luvssa kai; tiv" oi\stro" a[gei pro;" miaifonivan) ed evidenzia l’incapacità dell’uomo di cogliere e correggere la propria crudeltà. L’essere umano definisce selvaggi i serpenti, le pantere ed i leoni (dravkonta" ajgrivou" kalei'te kai; pardavlei" kai; levonta") pur macchiandosi egli stesso di atti empi (aujtoi; de;

111

all’uomo mancava nutrimento e l’unico sostentamento erano gli animali, il cibarsi di carne poteva essere giustificato sia per la sopravvivenza dell’individuo sia per il perpetuarsi del genere umano. Ma nella sua epoca il cibarsi di carne è solo empietà e capriccio.

2) L’αἴλουροςςςς come animale simbolico.

In Is. et Os. 376 D Plutarco introduce il culto egiziano del gatto68. Egli spiega che alla cima della circonferenza del sistro gli Egiziani intagliano la figura di un gatto con faccia umana. Essi alludono, mediante i visi, al processo del nascere e morire e, mediante il gatto, alla luna, perché questo animale è cangiante, notturno e fecondo. Plutarco, per dimostrare il nesso tra luna ed αἴλουρος, racconta che un gatto generò prima un solo gattino; in seguito due, tre, quattro e cinque gattini, fino ad arrivare a sette69. Alla fine generò ventotto gatti, quante sono le luci lunari. Il Cheronese, pur rilevando la leggendarietà del fatto, ribadisce il nesso tra gatto e luna, descrivendo un fenomeno che realmente si verifica: la pupilla, negli occhi del gatto, sembra crescere larga e tonda nel plenilunio ed assottigliarsi ed offuscarsi al calar della luna. In Is. et Os. 376 F Plutarco chiarisce che gli Egizi, con l’aspetto umano del gatto, vogliono indicare l’intelligenza e la ragione, che guidano i cambiamenti della luna. In quaest. conv. 670 A inoltre si parla della venerazione dei Giudei per il maiale. Plutarco osserva che anche gli Egizi hanno una profonda venerazione per animali sozzi ed immondi come il gatto o il coccodrillo70.

miaifonei'tÆ eij" wjmovthta katalipovnte" ejkeivnoi" oujdevn ejkeivnoi). Cfr. Bruta anim. 991 D in cui l’uccisione degli animali da parte di serpenti, lupi e nibbi è necessaria perché costituisce sitivon oijkei'on, mentre per l’uomo rappresenta solo una pietanza prelibata (fovno" kai; savrke" ijktivnw/ kai; luvkw/ kai; dravkonti sitivon oijkei'on, ajnqrwvpw/ d’o[yon ejstivn).

68Per il culto egizio del gatto, cfr. E. Brunner - Traut, Altägyptische tiergeschichte und fabel, gestalt und strahlkraft, Darmstadt, 1977.

69Cfr. Phot., Bibl., 242-343a5: tὰς δώδεκα ὥρας ἡ αἴλουρος διακρίνει, νύκτας καὶ ἡµέρας οὐροῦσα καθ' ἑκάστην ἀεί, δίκην ὀργάνου τινὸς ὡρογνωµονοῦσα. Ἀλλὰ καὶ τῆς σελήνης, φησίν, ἀπαιθµεῖται τὰ φῶτα τοῖς οἰκείοις γεννήµασι. Καὶ γὰρ τὴν αἴλουρον µὲν τὸν πρῶτον, δὲ τὸν δεύτερον τόκον, τὸν τρίτον, καὶ τὸν τέταρτον, καὶ τὸν πέµπτον, ἐφ' οἷς δύο τὸν ἕκτον καὶ ἕνα ἐπὶ πᾶσι τὸν ἕβδοµον· καὶ εἶναι τοσαῦτα γεννήµατα τῆς αἰλούρου, ὅσα καὶ τὰ τῆς σελήνης φῶτα.

70

In realtà il testo è corrotto. La congettura di Wittembach accettata da Fuhrmann è grupovς non aivjlouroς, ragion per cui si parlerebbe dell’avvoltoio, non del gatto.

112

Scheda IV

aijgivqalloς

Parus major (L.)

ajkanqullivς

Carduelis carduelis (L.)

113

Nel documento Il lessico zoologico plutarcheo: lettera α (pagine 112-117)