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a) Funzione religiosa

Nel documento Il lessico zoologico plutarcheo: lettera α (pagine 96-101)

La funzione dell’ἀετόrè connessa sovente alla religione, si pensi a tal proposito alla sua funzione di strumento della volontà divina (Thes. 36, 2-327; Dio 24, 628; mul. virt. 252 E- F29; par. min. 314 C30; Alex. fort. virt. 340 C-D ;31 def. orac. 409 F 32 ; soll. anim. 975 B)33.

L’aquila in qualità di messaggera degli dèi, interviene in riti sacrificali per impedire empietà ed inutili stragi; essa è strumento usato da Zeus 34contro la deisidaimoniva: in par.

min. 314 C si narra che un’aquila salvò Elena, destinata ad essere sacrificata per far cessare

la peste a Sparta. L’aquila deviò il coltello che avrebbe dovuto colpire la donna verso una giovenca e da quel momento gli Spartani si astennero dal sacrificare vergini. In par. min. 314 D si racconta che l’aquila salvò Valeria Luperca, destinata ad essere sacrificata per far cessare la peste nel territorio dei Faleri. L’aquila deviò il coltello che avrebbe dovuto colpire la fanciulla verso una giovenca e sull’altare collocò al posto della fanciulla una verghetta. L’ἀετόr è uccello legato alla fondazione di città e dunque assume carattere

eziologico (par. min. 307 A). 35 Un’aquila strappò l’asta ad Anfiareo e la scagliò a terra nel punto in cui poco dopo apparve un alloro. Il giorno successivo la battaglia si svolse nel

25Ἀετός è un lemma generico poiché varie specie di aquila erano conosciute dagli antichi. Per un approfondimento sulle varie tipologie, per l’elenco degli epiteti e degli aggettivi attribuiti all’ajετός, per le storie, i miti, le leggende, i proverbi, le favole e le rappresentazioni sul rapace, cfr. Thompson, Greek birds, s.v., pp. 1-10.

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Per uno studio completo sulla simbologia dell’aquila legata ai presagi da Archiloco ai tragici cfr. F. Rodríguez Adrados,

El tema del aguila, de la epica acadia a Esquilo, «Emerita» 32 (1964), pp. 267-282. Inoltre per la figura dell’aquila in

Omero e nella poesia lirica cfr. G. Nagy, Aglaia in Homer [and beyond] for Charlie from Greg., «NECJ» 29 (2002), pp. 10-15; J. Mazas - M. Curti, Leoni, aquile e cani, Odisseo e i suoi doppi nel mondo animale, «MD» 50 (2003), pp. 9-54.

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Un’aquila indica a Cimone il luogo in cui era sepolto Teseo. Essa beccava e raspava con gli artigli una zolla di terra a forma di bue facendo da guida per volere divino a Cimone.

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Un’aquila rubò l’asta ad uno dei Dorifori e la gettò negli abissi del mare. Il mare per un solo giorno portò acqua dolce e potabile all’Acropoli di Atene. L’acqua dolce fu interpretata dagli indovini come presagio di cambiamento piacevole per la città, determinato dalla fine della tirannide e voluto da Zeus. Il dio aveva inviato l’aquila, sua ministra, per preannunciarlo.

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Un’aquila si poggiò sul tetto della casa di Aristotimo. Essa recava una grande pietra in bocca e la gettò sul tetto della casa in corrispondenza della camera dove l’uomo dormiva. Il fatto fu interpretato come manifestazione della volontà di Zeus, che aveva fatto ruotare sul capo del Aristotimo, tiranno della città, il simbolo del potere divino, l’aquila.

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Elena viene salvata da un sacrificio grazie all’intervento di un’aquila, che ruba la spada e la getta su una giovenca; lo stesso procedimento è usato nel salvataggio di Valeria Luperca. Cfr. par. min. 314 D. Sui sacrifici umani cfr. W. Burkert,

Homo necans: Interpretationen Altgriechischer Opferriten und Mythen, Berlino, 1972.

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Dopo la caduta degli Eraclidi ad Argo, il popolo chiese un responso all’oracolo su chi avrebbe dovuto regnare da quel momento sulla città. Gli dèi inviarono un’aquila sulla casa di Egone, che fu immediatamente eletto re.

32Si racconta una leggenda su Delfi: Zeus volendosi accertare su quale fosse il centro della terra, inviò alcune aquile o cigni da poli opposti della terra col compito di trovarsi al centro del mondo. Essi si ritrovarono nel medesimo luogo, a Delfi, chiamato perciò Ombelico.

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Plutarco discute della divina ispirazione e delle capacità mantiche degli animali ed asserisce che gli uccelli sembrano rivestire un ruolo importante nei rapporti e contatti tra dèi ed uomini: il termine ἀετός è scelto dal re Pirro come suo soprannome.

34 Per l’associazione aquila - Zeus cfr. G. E. Mylonas, The eagle of Zeus, «CJ» 41 (1945-1946), pp. 203-207. Inoltre cfr. Thompson, Greek birds, s.v., p. 3; l’autore, nel paragrafo dedicato gli epiteti dell’aquila, riporta un elenco di passi in cui il rapace è associato a Zeus.

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punto dov’era avvenuto il prodigio e si narra che Anfiareo fosse stato, durante la battaglia, inghiottito insieme al suo carro dalla terra. Lì sorse la città di Arma.

b)

Funzione simbolica

b1) L’ aquila in similitudine.

L’ἀετόr è sovente paragonato al genere umano per alcune sue peculiari qualità. Cinque sono le similitudini zoologiche che riguardano l’aquila. 1) Nei racconti aneddotici si celebra il coraggio eccezionale dell’aquila, che sembra non appartenere ad altre specie (Plutarco cita, a tal proposito, la rondine). In apopht. Lac. 223 E-F, il saggio che parla di coraggio, secondo il re Cleomene, suscita ilarità come se a parlarne fosse una rondine. 2) Efficace è la similitudine tra l’aquila, che afferra con le unghie la preda, ed il curioso, che non dovrebbe sprecare le proprie energie nell’afferrare “cose inutili”, ma che dovrebbe badare alla sostanza delle cose36: l’acutezza degli artigli così come l’acutezza della curiosità vanno preservate e protette. 3) Il contatto tra le piume delle aquile e quelle di altri uccelli risulta nocivo per quest’ultimi; le loro piume si rovinano e cadono, così come dannoso e nocivo può essere il contatto di un uomo con un altro uomo37-4) L’amore nei confronti dei fanciulli è paragonato per la sua purezza e nobiltà al più nobile e puro degli uccelli, l’aquila di montagna, la nera cacciatrice 38; l’amore che unisce l’uomo alla donna mira solo al soddisfacimento del piacere ed è impuro come le aquile che vivono nei pressi delle paludi, che stridono per la fame e si nutrono di pesci palustri ed uccelli lenti39. 5) I giovani che si dedicano alla politica devono imparare prima a obbedire e poi a comandare, acquisendo al momento opportuno la propria autonomia, a differenza del basilisco nella favola narrata da Esopo40; esso, trasportato da un’aquila sulle sue ali, volendo giungere al cospetto del sole prima dell’aquila e staccandosi all’improvviso da essa, vola da solo per

36 Curios. 520 F: ἀετοὶ καὶ οἱ λέοντες ἐν τῷ περιπατεῖν συστρέφουσιν εἴσω τοὺς ὄνυχας, ἵνα µὴ τὴν ἀκµὴν αὐτῶν καὶ τὴν ὀξύτητα κατατρίβωσιν, οὕτω τὸ πολύπραγµον τοῦ φιλοµαθοῦς ἀκµήν τινα καὶ στόµωµα νοµίζοντες ἔχειν µὴ καταναλίσκωµεν µηδ' ἀπαµβλύνωµεν ἐν τοῖς ἀχρήστοις. 37

Quaest. conv. 680 E: l’autore sta parlando del malocchio. 38

La definizione è omerica . Cfr. Il. XXI v. 252; Il. XXIV v. 315. 39

Amat.750 F.

40 La favola non è attestata nel corpus esopico ma solo in Plutarco, il quale usa il lemma basilivskoς per indicare lo «scricciolo», un piccolo uccello. Cfr. G. J. Van Dijk, Esopo, Plutarco, Platón y Aristóteles. La función de la fábula y el

arte de la alusión, in A. Pérez Jiménez - J. García López - R. M. Aguilar (eds.), Plutarco, Platón Y Aristóteles, Actas

Del V Congreso Internacional De La I.P.S. (Madrid-Cuenca, 4-7 De Mayo De 1999) Madrid, Ediciones Clásicas, 1999, pp. 141-156. Cfr. inoltre C. García Gual, Esopo en Plutarco, in M. García Valdés (ed.), Estudios sobre Plutarco: ideas

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tentare di superarla: il racconto insegna a non appropriarsi degli onori altrui, mostrando umiltà nell’obbedire, prima di capacità nel comandare.41

b2) L’ aquila in metafora.

In quanto latore di simbologia negativa, l’ἀετόr è animale usato come metafora di

crudeltà e spietatezza (Rom. 9, 6: ἀετοὶ δὲ καὶ γλαῦκες καὶ ἱέρακες ζῶντα κόπτουσι τὰ ὁµόφυλa καὶ φονεύουσι) per il fatto che si ciba dei propri simili;42 ma la simbologia dell’aquila è legata anche ad eventi beneauguranti e propizi. È protagonista di descrizioni belliche e militari, in cui è presenza premonitrice: se si presenta in lotta col serpente,43 simboleggia la vittoria del bene sul male44; preannuncia la vittoria a chi la vede ( Alex. 33, 2 e apopht. Lac. 205 D)45, accompagna i combattenti nelle spedizioni militari, fungendo da guida benefica e propizia (Brut. 37,7). La visione di due aquile in lotta tra di loro e di una vittoriosa sull’altra preannuncia a chi combatte l’esito della battaglia (Brut. 48, 3).46 È inoltre, protagonista di visioni oniriche benefiche e ben auguranti in cui è simbolo di potere (Them. 26, 3)47e premonizione di un destino di potere e gloria (Mar. 36, 8)48; l’aquila è eccezionalmente descritta da Plutarco quale simbolo della fedeltà: in soll. anim. 970 C

41

Praec. ger. reip. 806 F

42

Lo stesso racconto è riportato anche in aet. Rom. 286 B. In Rom. 9, 6 si parla di Eracle che, prima di compiere un’impresa, vedeva un avvoltoio, segno premonitore benefico. Tale animale, a differenza dell’aquila, non si ciba di propri simili.

43Sull’argomento cfr. R. Wittkower, Aigle and serpent. A study in the migration of symbols, «JWI» 2 (1938-1939), pp. 293-325. Cfr. R. Thouvenot, Aigle et serpent, «BCTH (B)» 9 (1973), pp. 11-16. Inoltre cfr. M. Lurker, Adler und

Schlange. Von der Polarität des Daseins und ihrer Aufhebung in der Symbolsprache des Mythos,«Antaios» 5 (1963-

1964), pp. 344-352. 44

Tim. 26, 6: due aquile furono viste nell’accampamento. L’una aveva un serpente dilaniato negli artigli, l’altra menava

un grido forte ed ardito. Il serpente fu gettato nell’accampamento, generando grande timore tra i soldati. 45

Sette aquile furono viste nell’esercito dei Pompeiani. Nonio esortò i soldati a combattere ed incitò gli animi, puntando su questo beneaugurante prodigio.

46

Prima della battaglia di Filippi due aquile ingaggiarono una lotta nel campo, sotto lo sguardo atterrito dei soldati, infine l’aquila che lottava nell’ala guidata da Bruto fuggì, preannunciando la sconfitta.

47

Di notte Temistocle sognò un serpente, che avvoltosi intorno al ventre, saliva strisciando sino al collo. Sfioratogli il volto, divenne un’aquila. Essa caricò Temistocle sulle sue ali e, dopo aver percorso molta strada, lo pose su uno scettro d’oro. Per la tematica onirica relative all’aquila cfr. A. Athanassakis, Penelope’s dream in the context of the eagle-

against- serpent motif, «Hellenica» 38 (1987), pp. 260-268. Cfr. N. Apostolos, The eagle of Penelope’s dream through the millennia of the Greek poetic tradition, «AncW» 25 (1994), pp. 121-134. J. L. Hilton, The dream of Charikles (4.14.2): intertextuality and irony in the Ethiopian story of Heliodorus, «AClass» 44 (2001), pp. 77- 86.

48

Cfr. Mar. 36, 8. Il giovane Mario fu travolto, quando ancora non era salito al potere, da un nido di aquilotti. Gli aquilotti, sette di numero, rappresentavano il numero degli anni in cui egli avrebbe detenuto il potere. La simbologia numerica legata al numero sette è presente anche in Cic. 38, 7-8. Nei contesti bellici e militari le apparizioni dell’animale avvengono generalmente nel numero di due, cfr. Brut. 37, 7; Brut. 48, 3. La vicenda prodigiosa di cui fu protagonista Mario è commentata e allo stesso tempo smentita da Plutarco attraverso una annotazione di carattere zoologico posta immediatamente dopo la narrazione dell’aneddoto: ἀετὸς γὰρ οὐ τίκτει πλείονα τῶν δυεῖν, ἀλλὰ καὶ Μουσαῖον (fr. 3 Diels) ἐψεῦσθαι λέγουσιν, εἰπόντα περὶ τοῦ ἀετοῦ· ὃς τρία µὲν τίκτει, δύο δ' ἐκλέπει, ἓν δ' ἀλεγίζει. Le aquile, infatti, non generano più di due aquilotti. Secondo quanto tramanda Museo, inoltre, le aquile non generano più di tre uova, non fanno nascere più di due aquilotti e non ne allevano più di uno.

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l’autore elogia la fedeltà dell’uccello attraverso la storia commovente di un’aquila che, avendo perso il suo padrone, decide di uccidersi sul rogo allestito per il suo rito funebre.

C) Funzione antonomastica

Ἀετovς è usato come soprannome di re e tiranni per indicarne la potenza: Pirro era detto Ἀετovς secondo due testimonianze plutarchee (Pyrrh.10, 1; Pyrrh. 31, 749). In Arist. 6, 2 Plutarco dà la spiegazione di quest’uso. Chiamare un re “ Aquila” significa attribuirgli qualità quali la forza e la potenza piuttosto che virtù e fama. In soll. anim. 975 B si discute della divina ispirazione e delle capacità mantiche degli animali: gli uccelli in generale hanno un ruolo importante nei rapporti e contatti tra dèi ed uomini, l’aquila in particolare è scelta dal re Pirro come suo soprannome perché cara a Zeus, di cui è “ministra”.

D) Funzione realistica

In soll. anim. 967 B l’aquila è citata in una storia mirante ad attestare la previdenza degli animali in caso di pericolo: le oche che sorvolano il monte Tauro, temendo di essere scoperte dalle aquile, introducono nel becco una pietra di considerevoli dimensioni, in modo da passare inosservate ed in silenzio.50 Nel discorso sulle diverse capacità intellettive degli animali in soll. anim. 962 D l’aquila viene paragonata alla pernice per le differenze relative al volo: gli animali non vedono tutti allo stesso modo, né volano allo stesso modo, né tutti sono dotati di virtù; la diversità delle facoltà razionali negli animali non deve stupire, così come non stupiscono le molteplici manifestazioni di diversità sia in attitudini fisiche sia nell’esercizio di qualità morali presenti nel mondo animale. In soll. anim. 981 E discutendo delle forme di alleanza, socievolezza ed amicizia tra gli animali, Plutarco accenna all’amicizia tra serpente e volpe, comuni nemici dell’aquila. Egli vuol dimostrare come la socievolezza sia virtù appartenente agli uomini quanto agli animali: essa infatti è prova evidente dell’esistenza dell’intelligenza nel mondo animale. In inv. et od. 537 B si analizzano i comportamenti di alcuni animali tra cui l’aquila: il dato che emerge è che il volatile incarna sentimenti negativi, quale l’odio, in particolare verso il serpente, considerato suo acerrimo nemico.

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Nella città di Argo, la profetessa di Apollo Liceo uscì fuori dal tempio gridando. Diceva di vedere la città piena di cadaveri e cosparsa di sangue e vedeva, inoltre, un’aquila avvicinarsi per combattere e poi scomparire. L’aquila era Pirro. 50

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Scheda II

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Politico:

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