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26 anni – Vino bianco, vino rosso

“Questi mi piacciono un sacco!”

La dozzinale sala riunioni separata da un paravento dalla stanza principale era sempre la stessa; sul tavolo basso c'erano tre tazze di tè. Al centro c'era un cestino pieno di snack e dolcetti mescolati alla rinfusa; la signorina Akagi vi aveva allungato la mano sottile.

“Le persone che mangiano quella roba di solito sono gran bevitori, vero?”

La signorina Akagi ha ignorato le mie parole e ha strappato la plastica contenente lo snack; immediatamente l'aria si è riempita di un forte odore di formaggio.

“Basta che non sia liquore di kaki.”

“Scommetto che le piace il vino, vero? Punterei sul rosso.” “Bianco.”

“Mi dica, piuttosto, come le sembra per adesso?”

La signorina Akagi mi ha risposto in tono un po' brusco masticando rumorosamente. “Non male, direi.”

Ci trovavamo seduti nella stessa stanza e nella stessa posizione di tre mesi prima e lei, la stessa persona che mi aveva chiesto di fare quel lavoro, si comportava in maniera stranamente arrogante. “Secondo me non va bene, invece.”

Passando lo sguardo sulle lettere del mio manoscritto mi è sfuggito un pensiero negativo.

“perché? È più che sufficiente, secondo me. Sinceramente pensavo sarebbe stato più noioso e scritto male. Non l'avrei detto per niente, ma sei uno a cui piace leggere, eh?”

“E pensare che è stata lei a chiedermi di scrivere! È davvero cattiva, lo sa? Comunque io mi sono limitato a scrivere la realtà dei fatti, non c'entra nulla la mia abilità.”

Il signor Koidemizu, accanto a me, era incredibilmente di buon umore e non la smetteva di dondolare avanti e indietro.

“Si parla dell'emozionante libro-rivelazione su Shiraki Rengo scritto da Kawatori Dai, qui! Venderà a palate di sicuro. Anche il film uscito dopo la sua morte è stato un successone. Sembra che potrebbe vincere addirittura ai Japan Academy Awards di quest'anno.”

“Non è grandioso? Credo che sarebbe la prima volta che il premio come miglior attore protagonista venga assegnato a un defunto!”

“Lo credo anch'io. La sua recitazione viene elogiata anche dai critici cinematografici, dicono che è lo Heath Ledger del Giappone.”

“Nonostante tutto rimane sulla cresta dell'onda, eh?”

In effetti, in quel momento l'opera postuma di Shiraki Rengo, visti anche gli ultimi sviluppi, stava attirando nelle sale un numero di spettatori raramente raggiunto. I numeri erano dovuti anche alla sua recitazione, al copione e al cast, oltre che alla notizia della sua morte, naturalmente. A dirla tutta, rispetto al film che avevo guardato quel giorno a Shibuya in questo si vedeva molto di più la sua instabilità, e in qualche modo la sua rassegnazione trapelava dallo schermo.

“Non è un libro-rivelazione, però.”

“Allora dimmi, come lo chiameresti tu un libro di questo genere?” “Un romanzo-verità? No, forse un romanzo-documentario.”

“No, no, qui si parla di un libro-rivelazione, te lo dico io. C'è persino una storia d'amore.”

“Non decide lei in che categoria mettere il mio libro, ho avuto le mie difficoltà a scriverlo nel miglior modo possibile!”

“Certo che tu ne crei di problemi, eh?”

La verità era che il signor Koidemizu non sapeva che pesci pigliare con me, ma ancora mi trattava con gentilezza e pazienza.

***

Il giorno dopo essere arrivato all'albergo, come promesso il signor Koidemizu aveva telefonato al manager Tanaka dicendogli di portarmi in ufficio per parlare di lavoro. Come da istruzioni, siamo andati in agenzia senza fare il check-out dall'hotel.

Non è che volessi lavorare. Sentivo di più la solitudine nel mondo di fuori, con i suoi ritmi vertiginosi, che da solo nella mia cella. Non potendo tornare in prigione avevo deciso di essere il più impegnato possibile per evitare la tristezza, tuttavia avevo anch'io i miei limiti.

A quanto pare erano arrivati parecchi ingaggi, per lo più richieste di servizi e interviste sul rapporto con Shiraki Rengo; c'erano però anche diverse offerte per fiction e film.

“È ironico, vero? Il numero delle richieste. Produttori che ti hanno bocciato a non so quante audizioni ora vengono a farti offerte di lavoro senza pensarci due volte.”

“Se le accetto tutte andrò fuori di testa.”

“Non serve che tu lo faccia, infatti. Scegliamo le più importanti, come ad esempio questo speciale sulla vita di Shiraki Rengo per una televisione privata che vogliono agganciare a questo documentario su di te per l'NHK. Almeno questi voglio che tu li faccia di sicuro.”

“Io non me la cavo molto con questo genere di cose, mi chiedo se sarò in grado. Non sono bravo come Gocchi.”

“Basta che tu risponda alle domande che ti fanno, tutto qui.”

Non credo proprio sia così semplice, ho pensato, ma non ho detto nulla.

Sfogliando pigramente i vari progetti arrivati ne ho trovato uno firmato 'Akagi'.

'Kawatori Dai si svela e ci disegna a parole il suo Shiraki Rengo! Il romanzo della verità' “Questa è la nostra signorina Akagi?”

“Sì, direi di sì... Ma immagino che tu non voglia prenderlo in considerazione, no? Richiederebbe davvero un sacco di energie, senza contare che non è detto che ne venga fuori qualcosa di buono.” Non ero interessato a vendite o compensi, e a essere sincero non volevo parlare in alcun modo di Shiraki Rengo. Lui aveva continuato fino alla fine a tenere in piedi la sua immagine e l'ultima cosa che voleva, ne ero sicuro, era una revisione della propria vita.

Il documentario è stato intitolato 'La disperazione di Shiraki Rengo' ed è montato molto bene; credo che gli spettatori siano riusciti a cogliere davvero la tristezza e il dolore che aveva provato. Per quanto avessi tentato di descrivere la realtà dei fatti, le mie parole venivano viste solo come buon materiale. È stato orribile vederle usate al solo scopo di fare audience.

Alla fine ho pensato che se davvero le persone, i fan, volevano sapere tutto su Shiraki Rengo, allora era meglio che scrivessi, anziché parlare. Mi sembrava il modo più diretto per riuscire a descriverlo. “Vorrei parlare con la signorina Akagi, potrebbe telefonarle, per favore?”

Il manager Tanaka era uscito dalla stanza ancora prima che finissi di parlare.

“Però, capo, forse non è il caso che continui ad apparire in televisione così sfacciatamente. Non sarebbe meglio lasciar perdere quel tipo di progetti?”

“Non cominciare, per favore. È da quando ho lasciato andare via Shiraki Rengo che mi pento di quello che ho fatto. Sforzati, rimani con me e cerca di continuare... Cerca di sfruttare quest'opportunità e di fare come ti dico, se perdo anche te cosa dovrei fare?”

Le offerte di lavoro che mi arrivavano non erano frutto della mia fatica né del lavoro dell'agenzia. Alla fine dei conti, ora come in passato, quando rifiutai le offerte passatemi da Shiraki Rengo, dovevo tutto a lui.

Devo approfittarne? Rifiutare? O dire semplicemente mai dire no?

Passati alcuni minuti è arrivata la signorina Akagi.

Non era poi da così tanto tempo che non la vedevo. Lei lavorava sempre per la stessa rivista e anche quando noi due avevamo smesso di comparirvi ogni tanto ci passava qualche lavoro o ci presentava

come possibili modelli a editori di altre riviste suoi conoscenti. “Visto che ti hanno scarcerato potresti rispondere ai messaggi, sai?”

Quando le ho detto che avevo cancellato tutto in blocco la prima volta che avevo acceso il cellulare ha fatto una faccia meravigliata.

“Oh, beh, dopotutto è una cosa che mi sarei potuta aspettare da te. Piuttosto, che ne dici, allora? Vuoi provarci?”

“Lei crede che ce la possa fare?”

Ero ancora insicuro, non si parlava di una cosa semplice come un quiz a risposta multipla, le conseguenze della mia decisione sarebbero state varie e complicate; avevo in testa una gran confusione.

“Sai, qui non si parla di una persona morta. Quello che voglio dirti è che se ancora c'è qualcosa che non sei riuscito ad accettare, che ancora non sei riuscito a capire, allora credo che dovresti farlo. Accogli e accetta le gioie e i dolori di Shiraki Rengo.”

Il tono pieno di energia con cui aveva parlato mi era penetrato fin nelle ossa, ma le sue ultime parole si erano avvinghiate al mio cuore come una patina di gelo. Ho accettato la sua proposta e chiesto al capo di rifiutare tutte le interviste.

“Hai due mesi di tempo, va bene?”

Ho accettato solo le offerte per serial, film e spettacoli teatrali; usavo il tempo delle pause per scrivere e ricordare i giorni passati insieme.

Non sarà poi così difficile, pensavo.

*** “Mi dispiace non essere ancora riuscito a finirlo.”

“Non importa, va bene lo stesso. Vedi però di far combaciare tutto per bene, senza lasciare punti in sospeso. Hai un altro mese.”

La signorina Akagi continuava con quel tono arrogante mentre masticava il suo snack e beveva il suo tè.