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3.1 Cereali »

3.11.1 Antiche varietà da frutto »

In seguito al parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni in relazione alla proposta del “Piano Nazionale sulla biodiversità di interesse agrario”, nel febbraio 2008 il MIPAAF ha for- malmente adottato questo strumento che è alle prime fasi di attuazione e che, nell’ambito del- le iniziative prioritarie nazionali, prende in considerazione la salvaguardia di varietà locali e del- le risorse genetiche vegetali in genere.

In Italia solo alcune Regioni si sono dotate di una apposita legge per la tutela e valorizzazione del germoplasma di interesse agricolo e, in maniera più o meno autonoma, ogni Regione ha pro- grammato interventi atti a ridurre il rischio di erosione genetica delle diverse specie e varie- tà. In Italia sono moltissime le cultivar perse per l’avvento dell’agricoltura intensiva. A que- sto riguardo va segnalato il tentativo di “rag- gruppare” per la prima volta i frutti dimentica- ti, quelli a rischio di estinzione e quelli dei più importanti patriarchi da frutto in una manife- stazione tenuta alla fine del 2008 a Pennabilli (PU) in omaggio a Tonino Guerra (sceneggia- tore di F. Fellini), che fin dagli anni ottanta si è battuto per la tutela e valorizzazione dei frut- ti antichi ovvero i frutti della “memoria”.

I frutti antichi sono quelli che nell’arco di questi ultimi 40-50 anni hanno conosciuto un lento, silenzioso e graduale abbandono per

La Duretta del Gargano, volgarmente chiamata "arancia tosta", è una antica varietà di agrumi esclusiva del Gar- gano. (Foto Nello Biscotti)

l’affermazione della frutticoltura moderna e di quella cosiddetta industriale, e la fine della “col- tura promiscua”, cioè la coesistenza di tante colture diverse all’interno della stessa azienda. La coltura promiscua cede rapidamente il posto alle colture specializzate e passa da 3 milioni di ettari nel 1950 alla metà (1.625.000) nel 1969. A sottolineare il cambiamento culturale, da que- sta data (1969) l’ISTAT non sottopone più a censimento queste forme colturali.

Dal punto di vista della biodiversità, per le specie da frutto si è constatato che il cambiamen- to è avvenuto così in fretta da non permettere di capire cosa sia successo esattamente al fine di valutare le perdite subite.

Attualmente l’80% delle mele che si mangiano appartengono solo a 3 varietà, le pere sono riconducibili a 7-8.

A livello nazionale gli istituti di ricerca del CRA, nell’ambito del Progetto “Risorse Genetiche ve- getali”, hanno predisposto l’individuazione, la collezione e la conservazione di un gran numero di vecchie varietà fruttifere. A livello regionale sono diversi i buoni esempi: il vivaio di Cerreta vicino a Poppi (AR) dove si trovano innesti di vecchie cultivar fruttifere del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi; nelle Marche l’orto dei frutti dimenticati di Pennabilli (PU); interessanti collezioni so- no presenti anche in alcuni istituti agrari come a Persolino (Faenza), a Reggio Emilia ed a Parma.

Anche in Veneto esistono iniziative collegate alla conservazione ex situ di germoplasma au- toctono di antiche varietà da frutto (136 accessioni di melo e 62 di pero). Oltre alla caratteriz- zazione varietale il progetto di Veneto Agricoltura prevede la conservazione sia in campi colle- zione, sia in vitro e crioconservazione oltre all’analisi dello stato sanitario (per presenza di vi- rus, viroidi e altre malattie virus-simili) di ogni singola accessione. Viene previsto, per le va- rietà più interessanti, il risanamento mediante termoterapia.

In Sicilia, attraverso la spinta derivata dall’attività del progetto RGV-Sicilia, l’amministra- zione regionale ha inserito nel PSR 2007-2013 misure specifiche finalizzate alla diffusione di campi di antichi fruttiferi presso strutture turistiche rurali. A tale scopo, le collezioni che sono state costituite nell’ambito del progetto sono deputate a centri di moltiplicazione per il mate- riale vegetale necessario all’impianto.

C

RITICITÀ

– Sul panorama varietale delle vecchie spe- cie fruttifere ancora presente in Italia non è stato fatto ancora un lavoro organico per la loro conoscenza. Va comunque ricorda- to che diverse istituzioni come il CRA, il CNR, l’ARSIA Toscana, molte Università, Istituti Agrari, Parchi Nazionali e Regiona- li, il Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV) di Cesena, l’Arpa Forlì-Cesena, Veneto Agricoltura e le Province di Vero- na e Vicenza hanno raccolto materiale e in- formazioni che costituiscono basi informa- tive molto importanti.

– Molte Regioni hanno individuato le pro- prie specie e cultivar di interesse agrario

Pera sementina (matura nel periodo delle semine), di cui si conoscono pochi alberi nella zona dell'appennino roma- gnolo. Columella descriveva con il nome di Pyrus semen-

tinum questa pera piccola e a grappolo che, appesa ai fie-

nili, si manteneva fino alla primavera successiva. (Foto Sergio Guidi)

per procedere alla conservazione, ma la vera tutela nel tempo, oltre alla conservazione in

situ, ex situ e on farm, richiede il rilancio delle coltivazioni destinate al mercato. Il con-

sumatore non compra le vecchie cultivar perché non le conosce, non sa come prepararle o conservarle e l’agricoltore non coltiva ciò che il mercato non richiede. Eppure è noto che le vecchie varietà sono spesso le più gustose e le più resistenti alle malattie e agli stress ambientali.

– Rimane irrisolta la problematica connessa con gli aspetti vivaistici alla luce delle norme in materia più recenti. Il reperimento delle piante di fruttiferi antichi è molto complesso perché poche aziende vivaistiche si impegnano al mantenimento delle piante madri e al- la propagazione delle cultivar che possono essere richieste, in numero comunque ridotto, dagli agricoltori. Scarsa è, peraltro, la conoscenza dello stato sanitario e della certificabi- lità delle piante.

A

ZIONI DA COMPIERE

1. Coordinare le numerose ricerche condot- te in Italia ed aggiornare la lista di ciò che si è riuscito a salvare in materia di antiche varietà da frutto.

2. Valorizzare le antiche varietà da frutto me- diante azioni volte non solo alla conser- vazione del germoplasma ex situ e on

farm, ma anche alla conoscenza delle lo-

ro caratteristiche agronomiche, produtti- ve, organolettiche e nutraceutiche, parten- do dalle scuole e dai servizi di assisten- za tecnica alle aziende agricole, fino ai consumatori.

3. Promuovere la conservazione sostenibi- le del germoplasma nelle aree che per caratteristiche pedo-climatiche, tradi- zioni colturali e culturali, possono ritor- nare ad essere colture di riferimento e fonte di reddito.

4. Promuovere, anche a livello vivaistico, un

mercato locale tendendo alla filiera corta, favorendo la vendita diretta in azienda per consen- tire la massima valorizzazione del prodotto e della qualità del territorio.

5. Recuperare anche la memoria che è legata ad ogni frutto e cioè il modo di coltivarlo e di con- sumarlo a tavola. È fondamentale essere coscienti che se non sappiamo più come cucinare un cibo è come non averlo in assoluto.

6. Recuperare e valorizzare l’agricoltura tradizionale (policoltura, colture promiscue).

Pera cocomerina, antica varietà tardiva della Romagna a polpa rossa (che ricorda quella del cocomero). Matura ver- so ottobre e viene usata per fare marmellate. (Foto Ser- gio Guidi)

3.12 RISORSE GENETICHE CUSTODITE DA ENTI PUBBLICI E DA

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