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È ormai convinzione unanime che gli orti e i giardini botanici siano strutture fondamentali nel- le azioni intraprese per rallentare i processi di erosione della biodiversità soprattutto a livello di po- polazione e di specie. In particolare, una realtà molto importante è rappresentata dagli orti botani- ci che si trovano all’interno di aree protette, in quanto possono rappresentare un momento altamen- te strategico soprattutto nell’azione di coinvolgimento della popolazione e nell’integrazione tra con- servazione ex situ ed in situ. Una nota particolare va rivolta agli Orti storici, che in virtù della loro antichità spesso custodiscono veri “tesori vegetali”, e agli Orti dei Semplici, il cui valore è inesti- mabile in quanto unici testimoni e custodi di una tradizione officinale tramandata da secoli.

L’Italia è di gran lunga lo Stato europeo in cui queste strutture sono più numerose; al momento attuale afferiscono al Gruppo di Interesse scientifico e tecnico-operativo per gli “Orti Botanici e i Giardini Storici” della Società Botanica Italiana 106 fra orti e giardini botanici, andando a costitui- re una galassia composita, dinamica e differenziata al suo interno in numerose tipologie (orti o giar- dini botanici universitari, territoriali, comunali, alpini, tematici, ecc.). Questa diversità si esprime anche con un differente approccio alle modalità di conservazione del germoplasma. In alcuni casi, infatti, la conservazione viene attuata esclusivamente mediante coltivazione diretta di esemplari, in altri invece gli orti botanici si sono muniti di proprie banche del germoplasma o compartecipano ad iniziative afferenti ad altre istituzioni. Questi ultimi sono confluiti in RIBES.

È da evidenziare che in non pochi casi la conservazione della diversità vegetale è espressa da taxa a rischio, ma coltivati con finalità che esulano da criteri realmente conservativi. Per al- cune specie, ad esempio, il fattore rarità costituisce motivo non tanto di consapevolezza dei ri- schi legati alla perdita di diversità, quanto scelta di esibire un qualcosa di particolarmente inu-

suale.

Una corretta azione di conservazione del germoplasma ex situ svolta da un orto bota- nico deve invece rientrare nella più ampia strategia di “conservare per reintrodurre” e può essere attuata tramite collezioni viventi, banche genetiche di campo (dinamiche e/o statiche), banche del germoplasma (semi, or- gani di quiescenza, polline, tessuti in vitro, ecc.), produzione di materiale biologico (piantine, semi, polline, propaguli vegetati- vi, ecc.) in modo da ridurre la pressione - as- soluta o selettiva - sulle popolazioni selvati- che da parte della ricerca, del collezionismo e degli interessi commerciali orticolo-orna- mentali.

Physoplexis comosa (L.) Schur. Endemismo protetto

(Giardino botanico delle Viotte, Monte Bondone, TN). (Foto Paolo Grossoni)

C

RITICITÀ

– A livello italiano sono state intraprese diverse iniziative di conservazione, ma l’impegno degli orti botanici non è purtroppo ancora sufficiente; l’unica attività che, potenzialmente, sembrerebbe por- tare a risultati adeguati e concreti è quella rappresentata dalla partecipazione alla rete RIBES. Quin- di, molto resta ancora da realizzare per giungere ad un’effettiva azione di conservazione, anche ex

situ, della flora spontanea italiana che, nel suo complesso, permane largamente minacciata.

– Per quanto riguarda la realtà italiana, la maggior parte degli orti e giardini botanici svolge le proprie funzioni in condizioni di carenza di personale e di insufficienza di fondi. Ciò spesso ha come conseguenza che gli orti botanici e i loro responsabili debbano dedicare gran parte della loro attività al tentativo di far quadrare i bilanci e di compensare le difficoltà causate dalla carenza di personale, a scapito delle azioni tecnico-scientifiche ed operative specifica- tamente rivolte alla conservazione.

– In particolare, già da molti anni si deve con- statare la carenza o assenza della figura pro- fessionale del giardiniere esperto, indispensa- bile al buon esito delle pratiche conservative. – Molti orti botanici italiani tendono ad opera-

re in maniera autonoma, sentendosi realmen- te coinvolti solo in quelle attività che essi stes- si programmano, senza mai oltrepassare i confini fisici e catastali dell’orto al fine di mettere a punto azioni coordinate più incisi- ve ed efficaci. Si registra, infatti, uno scarso interesse verso attività collegate a quella del- la conservazione, quali manifestazioni e con- vegni sul tema, che potrebbero essere occa- sione di scambio e condivisione.

A

ZIONI DA COMPIERE

1. Costituzione di reti e di sistemi di rete correlati a tutte le istituzioni e agli enti che si occu- pano di conservazione, per facilitare il raggiungimento degli obiettivi di conservazione ex si-

tu delle piante minacciate previsti a livello globale ed europeo (Global Strategy for Plant Con- servation e European Plant Conservation Strategy). In questa strategia gli orti botanici po-

trebbero svolgere adeguatamente un ruolo di coordinamento, mentre azioni di promozione e supporto dovrebbero essere svolte dallo Stato e dalle Regioni.

2. Redazione e distribuzione di un protocollo tecnico unico e applicabile con i mezzi già dispo- nibili a tutti, per assicurare la conformità del germoplasma conservato ai requisiti di qualità, vitalità e quando possibile di rinnovabilità. Sarebbe auspicabile un protocollo che rispettan- do comunque gli standard richiesti per le metodiche di raccolta, conservazione, produzione e analisi del germoplasma, proponga in alternativa spazi, mezzi, supporti e strumentazioni di pari efficacia ma facilmente rinvenibili, più alla portata e meno onerosi.

3. Le associazioni scientifiche e quelle ambientaliste dovrebbero essere promotrici di iniziati- ve di aggregazione.

Silene elisabethae Jan. Endemismo protetto (Giardino bo-

tanico delle Viotte, Monte Bondone, TN). (Foto Paolo Grossoni)

4. Valorizzazione dell’attività degli orti botani- ci che si trovano all’interno di aree protette e che costituiscono una realtà molto impor- tante per l’azione di coinvolgimento della popolazione e per l’integrazione tra le pra- tiche di conservazione ex situ ed in situ. 5. Valorizzazione degli orti botanici e degli

orti dei semplici.

6. Valorizzazione del lavoro già svolto nei nu- merosi orti e giardini botanici italiani che producono regolarmente gli Index Seminum. Tutto questo materiale già presente può con- tribuire al raggiungimento degli obiettivi pre- visti in tema di recupero, ripristino e conser- vazione dalla Global Strategy for Plant Con-

servation e dalla European Plant Conserva- tion Strategy. In questa prospettiva, i gran-

di centri di conservazione del germoplasma potrebbero fungere da guida, coordinatori, revisori e se necessario collettori del materiale e delle attività di orti e giardini botanici.

7. Valorizzazione e promozione della conservazione di campo attuata dagli orti e dai giardini botanici. Si tratterebbe di piccole popolazioni di specie rare, minacciate, utili o di altro inte- resse, monitorate durante la crescita, lo sviluppo e la riproduzione a scopo conservazionisti- co e per la rigenerazione del germoplasma.

8. Riconoscimento del ruolo fondamentale dei giardinieri qualificati all’interno del processo di conservazione delle specie vegetali, supportandone la formazione e l’inserimento lavorativo. 9. Migliorare i sistemi di comunicazione e condivisione delle informazioni. Sarebbe auspica-

bile un sistema di diffusione dell’informazione che sfruttasse anche il canale già attivo degli indirizzi e-mail dei desiderata degli Index Seminum, per poter raggiungere direttamente i tec- nici che materialmente operano nella raccolta e conservazione dei semi e non solo le sedi di- rettive o gli uffici di segreteria.

10. Inserimento dell’inventario delle specie vegetali autoctone protette, minacciate e vulnerabili, che sono attualmente coltivate e conservate presso orti e giardini italiani (Index seminum), nel “Cen- simento delle collezioni di germoplasma”, come proposto dal Piano Nazionale sulla Biodiversi- tà, redatto dal Comitato di consulenza per la Biodiversità e la Bioetica del Ministero dell’Am- biente (D.M. 97/568 del 15/05/1997; www.ecoitaly.net/sva/pianonbiodiversita.htm).

11. Al predetto inventario potrebbe aggiungersene un altro, relativo a tutte le specie e più det- tagliato, da inserire progressivamente nella banca dati accessibile via web, che costituisce un altro degli obiettivi presentati nel già citato Piano Nazionale sulla Biodiversità. 12. In particolare per quanto attiene agli Orti ed ai Giardini botanici, in tale banca dati potreb-

be essere inserita e progressivamente aggiornata la lista delle specie disponibili, conserva- te come semi (o anche come piante coltivate in campo). Ciascuna specie dovrebbe essere accompagnata da indicazioni relative a: origine e provenienza, numero di esemplari, dislo- cazione, stato di salute, modalità riproduttive e di impollinazione, disponibilità e modalità di raccolta, conservazione e analisi del loro germoplasma o di altro materiale atto alla ri- produzione come talee, bulbi, bulbilli, rizomi, ecc.

13. Promuovere, a scopo didattico e di sensibilizzazione, la creazione di piccoli orti botanici in scuole o aree protette, autogestiti o affidati a ONG.

Taxus baccata L. Esemplare maschile piantato nel 1720

nell’Orto Botanico dell’Università di Firenze, durante la direzione di Pier Antonio Micheli. (Foto Paolo Grossoni)

4.4.1 Giardini storici

S

TATO DELL

ARTE

«Un giardino storico è una composizione

architettonica e vegetale che dal punto di vi- sta storico o artistico presenta un interesse pubblico. Come tale è considerato come un

monumento.» (art. 1 della “Carta di Firenze”; ICOMOS-IFLA. Firenze, 21 maggio 1981). L’interesse per i giardini storici come si- ti e strumenti di conservazione ex situ de- riva dal fatto che in molti di essi sono an- cora presenti esemplari legnosi, per lo più arborei, pluricentenari che possono costi- tuire una testimonianza/fonte di approvvi- gionamento di (1) genomi locali forse or- mai scomparsi perché nel tempo sostitui-

ti sul territorio da provenienze più o me- no alloctone e (2) genomi di specie o ta-

xa subspecifici esotici, persi anch’essi per-

ché obsoleti e rimpiazzati da altri taxa col- tivati più vantaggiosi e redditizi.

Soprattutto per i giardini di maggiore impor- tanza storica, artistica e culturale esistono pub- blicazioni e inventari che, in alcuni casi, ripor- tano indicativamente l’età di piante presenti; nella grande maggioranza, invece, questi dati mancano o sono molto parziali ed approssima- tivi. Alcuni giardini storici sono ormai da con- siderare dei veri e propri giardini botanici e co- me tali vengono gestiti (ad es. Villa Taranto a Pallanza, Villa Hanbury a Ventimiglia, Giardi- no Inglese della Reggia di Caserta, ecc.).

I giardini storici sono vincolati tramite un sistema di norme legislative e, quindi, essen- do assoggettati ad un regime particolare, co- me tali non possono venire demoliti, modi- ficati né restaurati senza una preventiva au- torizzazione. Tuttavia, generalmente, i pro- prietari, pubblici o privati, non hanno nessun interesse né alcuna capacità di intraprende- re azioni finalizzate alla conservazione ex si-

tu. Alcune istituzioni, in primis gli orti bota-

Pianta secolare di Quercus cerris L. a Villa Demidoff (Va- glia, FI). (Foto Paolo Grossoni)

Staphylea pinnata L. a Villa Demidoff (Vaglia, FI), già par-

co mediceo creato negli ultimi decenni del XVI secolo. (Foto Paolo Grossoni)

nici, potrebbero assumersi l’onere di intervenire, direttamente e/o tramite banche del germo- plasma, per attuare i protocolli finalizzati alla conservazione.

C

RITICITÀ

– Mancanza di informazioni circa l’origine e la provenienza degli esemplari arborei più piccoli presenti nei giardini storici.

– Un albero vecchio non ha necessariamen- te origine locale ma è molto probabile che sia stato reperito in loco. Per poterlo fina- lizzare ai requisiti e alle esigenze della con- servazione ex situ bisogna che ne venga ac- certata l’origine attraverso ricerche di archi- vio e/o analisi biologiche.

– Le piante di un giardino storico, potenzial- mente interessanti perché espressione di un genoma da conservare ex situ, sono piante più o meno senescenti e quindi, spesso, con nu- merosi problemi patologici dovuti all’età o, più facilmente, agli interventi antropici di ma- nutenzione. Ciò comporta che per motivi di

sicurezza possano venire abbattute improvvisamente.

A

ZIONI DA COMPIERE

Finalizzare il patrimonio vegetale dei giardini storici alla conservazione ex situ attraverso: 1. il coinvolgimento di istituzioni preposte, in primis gli orti botanici, nella gestione delle ri-

sorse dei giardini storici;

2. la determinazione della provenienza delle risorse vegetali presenti nei giardini storici, da at- tuare mediante ricerche di archivio e/o analisi biologiche.

4.5 CENTRI NAZIONALI PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE

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