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Tradizionalmente, l’attenzione dei selvicoltori e degli studiosi in generale si è concentrata sugli alberi piuttosto che sugli arbusti. Più di recente, tuttavia, gli arbusti sono oggetto di inte-

Disseminazione di Populus nigra L. (Foto Lorenzo Vietto)

resse crescente per la tutela della biodiversi- tà e per gli interventi di recupero ambienta- le, di ingegneria naturalistica, di lotta alla de- sertificazione, di fissazione delle dune e di fi- todepurazione. Le prime esperienze hanno posto l’accento sui rischi di inquinamento ge- netico, per la sostenibilità delle piantagioni, determinati dall’uso di materiale vegetale non idoneo e dalla mancanza di disponibilità di ecotipi autoctoni sul mercato.

Le banche del germoplasma del Corpo Fo- restale dello Stato, degli istituti di ricerca del CRA, del CNR e delle Università, come al- cune strutture private quali ad esempio CO- DRA, UmbraFlor e Veneto Agricoltura, effet- tuano la raccolta, la conservazione ex situ e la riproduzione di ecotipi di diverse specie vegeta- li arbustive ed arboree spontanee.

La conservazione ex situ si attua a breve, a medio o a lungo termine, trattando le diverse ca- tegorie di semi con diverse metodologie di disidratazione in banche del seme.

In alcuni centri sono in corso prove di conservazione di diversi ecotipi di specie arboree ed arbustive, per alcune delle quali, come Ulmus minor, Acer cappadocicum subsp. lobelii, Pru-

nus cocomilia, Malus florentina, la letteratura è scarsa. Alla fase di laboratorio viene normal-

mente fatto seguire anche l’allevamento in vivaio sia del materiale di propagazione fresco ap- pena raccolto, sia del materiale presente in

conservazione da più anni.

Ad oggi, sia nelle strutture pubbliche del CFS e di alcune Regioni, sia in quelle priva- te (es. CODRA), sono trattate (raccolte, stu- diate, conservate e riprodotte) molteplici spe- cie spontanee arboree ed arbustive. Tra le più rappresentative meritano di essere citate le endemiche, come Acer cappadocicum subsp.

lobelii, quelle di particolare interesse fitogeo-

grafico, come Prunus cocomilia e Malus flo-

rentina, oltre alle numerose specie dei gene-

ri Prunus, Euonymus, Cornus, Malus, Ligu-

strum, Paliurus, Pyrus, Cytisus, Crataegus, Juniperus, Phillyrea, ecc.

C

RITICITÀ

– Assenza delle specie arbustive dal D.Lgs. n. 386 del 10/11/2003, che prevede la certificazio- ne di provenienza solo per specie prevalentemente arboree, lasciando così spazio all’introdu- zione di specie arbustive di provenienza ignota, che possono essere potenzialmente invasive. – Eccesso di propagazione vegetativa che riduce la variabilità.

Frutti di Arbutus unedo L. (Foto Claudio Cervelli) Macchia mediterranea costiera a lentisco. (Foto Claudio

– Scarsa tracciabilità e certificazione di ori- gine dei materiali riproduttivi, soprattutto quelli arbustivi non sottoposti a disciplina di legge.

– Ignoranza sui metodi ottimali per la prepa- razione e conservazione delle diverse catego- rie di semi.

– Ridotta conoscenza dei pretrattamenti per favorire la germinazione dei semi (es. scari- ficazione meccanica, stratificazione fredda e calda, ecc.).

– Mancanza di metodi utili all’eliminazione di semi danneggiati o attaccati da patogeni, per evitare conservazione di materiale alterato. – Ridotta considerazione della rappresentatività della popolazione ad ogni livello del processo di

conservazione e di propagazione.

– Ridotto impiego di tecniche di conservazione dinamica.

– Eccessivo ricorso alla sola preservazione (impropriamente detta conservazione statica) dei se- mi nelle banche di germoplasma.

– Scarsa conoscenza della variabilità, non solo genetica, ma anche morfologica, fenologica ed eco- logica di gran parte delle specie spontanee, anche tra quelle più importanti.

– Scarse informazioni sulle aree e siti di effettiva presenza di una determinata specie (eccetto le specie rare), al fine di organizzare efficace-

mente azioni di raccolta del germoplasma per la costituzione di collezioni.

– Presenza ricorrente di incendi, soprattutto in area mediterranea, che modificano repentina- mente l’assetto vegetazionale di interi terri- tori, cambiandone la composizione floristica e distruggendo popolazioni potenzialmente interessanti dal punto di vista genetico. – Carenza di materiale vivaistico di arbusti

per scopi ambientali, fatto che costringe ad utilizzare materiale vegetale poco idoneo o con bassa variabilità genetica.

A

ZIONI DA COMPIERE

1. Integrare la conservazione in vivo in collezioni con la conservazione in vitro e con la crio-con- servazione. Definire scientificamente quale deve essere il rapporto con la conservazione in situ. 2. Incrementare la conservazione anche del polline, che opportunamente preparato può essere

conservato in vitro o crioconservato.

3. Avviare e migliorare la costituzione di banche di DNA.

4. Includere nei programmi la conservazione on farm, cioè incoraggiare la conservazione in azien- da di germoplasma autoctono.

Gariga con predominanza di cisto e rosmarino. (Foto Clau- dio Cervelli)

5. Razionalizzare le future collezioni, sulla base degli studi molecolari del genoma, del- le modalità di conservazione e in coerenza con gli obiettivi prefissi generali della con- servazione, al fine di ottenere ottimali risul- tati dal punto di vista costi/benefici.

6. Individuare sul territorio italiano zone eco- geografiche omogenee, funzionali all’impie- go delle specie arbustive spontanee.

7. Redigere le liste delle specie più idonee agli interventi di ripristino ambientale. 8. Incentivare gli studi molecolari, ecofisio- logici, ecologici, fitochimici, comparativi in genere del germoplasma al fine di mappare la variabilità almeno delle specie arbustive più importanti.

9. Salvaguardare e moltiplicare il germoplasma delle specie e degli ecotipi rari attraverso an- che le biotecnologie.

10. Incrementare le collezioni di germoplasma in qualunque forma (banche dei geni, dei semi, in campo) presso strutture pubbliche che consentano un facile accesso al materiale per sco- pi scientifici e produttivi.

2.5 ESOTICHE IMPIEGATE NELL’ARBORICOLTURA DA LEGNO

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