Medico Veterinario Apistico - Responsabile del settore apistico ASL Napoli 2 Nord
Questo capitolo giunge alla fine del Corso di perfezionamento in gestione igienico sanitaria delle api e si aggancia sicuramente al concetto di salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
La storia delle api e dell’apicoltura comincia sempre nello stesso modo, come ci viene ormai tramandato da sempre: dagli albori, dall’inizio della esistenza delle api al 1851 data dall’inizio dell’apicoltura moderna contrassegnata dalla rivoluzione di Langstroth con i suoi telaini movibile con l’intuizione dello spazio d’ape (9,5 mm).
Da questo momento in poi si parlerà di apicoltura moderna e di vita delle api, due discorsi che si intersecano e si completano continuamente andando di tanto in tanto in contrapposizione tra di loro pur riconoscendo una grossa intuizione e conoscenza da parte degli osservatori della vita di questo favoloso insetto. Pertanto la mia lezione alternerà continuamente concetti di apicoltura e sfruttamento del lavoro delle api insieme alla protezione e riconoscimento di come le api vivono in natura.
Le api in natura vivono in nidi costruiti in tronchi d’albero, sotto i rami di un albero ecc., e costruiscono la loro impalcatura scheletrica ( il favo) in relazione alla struttura abitativa che hanno scelto. In base a ciò, l’uomo, che ha sempre riconosciuto un grosso valore al prodotto di questi insetti, il miele e la cera, creava una filiera molto corta e semplice che consisteva nella cattura degli sciami primaverili, collocazione in arnie rudimentali che potevano essere delle ceste, degli spezzoni di corteccia d’albero legati tra di loro a formare una sorta di scatola, nei barili ecc..., e alla fine della stagione di produzione si uccideva la famiglia e si recuperava il miele e la cera.
L’apicoltura moderna, con l’avvento delle arnie tipo Langstroth ed altre inseriva i telaini movibili e sostituibili ed il concetto dello spazio d’ape e permetteva di rivoluzionare i materiali e soprattutto non era più necessario uccidere le api per appropriarsi dei prodotti delle stesse.
Si allunga la filiera e si aveva la sensazione che l’uomo, nella sua abitudine di sfruttamento degli animali in genere, trovava nell’apicoltura razionale, la possibilità di utilizzare i prodotti delle api, inserendosi nello sviluppo particolare di questo insetto, non modificandone le abitudini, come invece accade in altri allevamenti, ma aumentandone le sue potenzialità.
Alla fine del novecento, Rudolf Steiner, biologo e filosofo e fondatore dell’Antroposofia, insinua dei dubbi sulla validità effettiva del miglioramento apportato dagli studiosi dell’apicoltura nell’allevamento e sfruttamento dell’insetto ape.
quale la vita umana dipende da questo insetto molto di più di quanto si pensi; concetto poi ripreso da Einstein sull’importanza dell’azione delle api per l’impollinazione, base dell’esistenza della vita e dell’uomo sul pianeta terra.
Gli studi e la concezione diversa di Steiner partono dall’osservazione della vita e dello sviluppo di questo insetto e della differenza tra le varie caste all’interno della famiglia delle api:
1) L’ape Regina si sviluppa all’interno di un ciclo solare (21 giorni) utilizzando 16 giorni per sfarfallare.
2) L’ape Operaia si sviluppa in un ciclo solare completo, 21 giorni per sfarfallare. 3) Il fuco in un ciclo terrestre (28 giorni)
L’apicoltura moderna non tiene presente questi aspetti e trasforma l’ape da insetto solare, che vive in alto, ad insetto di terra portandolo a contatto con le forze della terra; e inoltre costringe l’ape alla costruzione di favi non più ovali, come è abituata a fare in natura, ma a costruire il proprio nido utilizzando delle forme rigide, quadrate o rettangolari dell’arnia e dei telaini.
Le conclusioni di Steiner furono:
«I fatti dimostrano che quando l'uomo vuole mettere mano a tali forze naturali, non porta miglioramento, ma anzi un peggioramento. Non subito le rende peggiori, ma fa sì che la natura incontri degli ostacoli malgrado i quali essa agisce nel migliore modo possibile».
«Questo lo fa, per esempio, in modo notevole nell'apicoltura, utilizzando invece degli antichi cesti le nuove cassette meglio attrezzate...e così via».
«L'apicoltura artificiale ha molti meriti perché facilita le cose, ma la forzata unione di generazioni di api, lo spostamento di un insetto di luce portato a terra, l'imposizione di forme quadrate e rettangolari (forme rigide della morte), a lungo termine porterà pregiudizio».
«Tra cinquanta o ottanta anni, dobbiamo aspettarcelo, quando certe forze che fin d'ora agivano organicamente nell'alveare, saranno meccanizzare, le cose saranno condotte meccanicamente con molti problemi per le nostre api. Ma in un primo tempo tali fatti non si fan valere».
Ottant’anni dopo le intuizioni di Rudolf Steiner, compare nell’emisfero boreale Varroa, che diventa in pochi anni, una delle cause maggiori di malattia delle api mettendo in serio pericolo la vita delle stesse.
Da qui le pratiche biodinamiche che consistono nell’avere accorgimenti diversi nella conduzione della pratica apistica:
1) esposizione in luogo asciutto, secco, luminoso, ombreggiato; 2) arnia sollevata da terra e orientata a mezzogiorno;
3) assenza di vene acquifere sotterranee;
4) sostituzione di tutte le parti metalliche, l'arnia non deve avere dentro metalli soprattutto ferro 5) non devono prevalere le forme quadrate innaturali.
Alla base c'è il rispetto delle api anteponendo il loro modo di vivere allo sfruttamento produttivo: 1) i favi posti negli alveari sono senza fogli cerei;
2) si consente la sciamatura primaverile per la formazione di nuove colonie; 3) il rinnovo della regina avviene tramite sostituzione natural;
4) non si somministrano sciroppi od altro per stimolarne l'attività, eventualmente miele da loro prodotto;
5) il miele viene raccolto per disopercolatura e centrifugazione dei melari a freddo e filtrato per caduta nei maturatori in acciaio inox.
Bibliografia
GRASSO M., La rivoluzione dell’alveare. Allevare le api in modo naturale con la permapicoltura,
Firenze, Terra Nuova Ed., 2017 («Agricoltura naturale»).
MANTOVANI M., Apicoltura biologica con Arnie Warré t top bar. Autocostruzione delle arnie,
rimedi naturali contro le malattie delle api, gestione ecosostenibile e a basso costo dell'apiario, Firenze, Terra Nuova Ed., 2018 («Agricoltura naturale»).
OMEOPATIA E APICOLTURA