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VESPA VELUTINA UN NUOVO PREDATORE DELLE API ITALIANE Marco Porporato

Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari - Università di Torino

Vespa velutina è un calabrone originario del sud-est asiatico, la cui sottospecie più

settentrionale (V. v. nigrithorax) (fig. 1) dallo Xijang (Cina) si è trasferita accidentalmente in Corea del Sud (2003), Europa (2004) e Giappone (2012).

Per quanto riguarda l’Europa V. v. nigrithorax è giunta con una o poche regine, in fase di diapausa, nascoste in un carico di vasi di terracotta e in pochi anni si è diffusa in buona parte della Francia, in Spagna, Portogallo, Italia, Gran Bretagna, Belgio, Germania, Olanda, Svizzera. Per quanto riguarda l’Italia il primo individuo è stato trovato nel 2012 a Loano (IM) e il primo nido nel 2013 a Vallecrosia (IM) in Liguria. Dal confine con la Francia V. velutina si è diffusa verso est alla velocità di circa 20 km l’anno e occupa al momento un’area di circa 1.100 km2 nelle province di Imperia e Savona. Sporadiche segnalazioni provengono dal basso

Piemonte e dalle province di La Spezia, Lucca, Rovigo e Mantova.

V. v. nigrithorax ha il torace di colore nero, i primi tre tergiti addominali sono di colore bruno

scuro con il margine posteriore di colore giallo o giallo-rossastro, il quarto tergite è quasi interamente di colore giallo-rossastro con una macchia triangolare scura, l’estremità dell’addome è bruno-rossastra. Le zampe sono scure, tranne i tarsi che sono di colore giallo (fig. 2), da cui il nome comune di Calabrone asiatico a zampe gialle.

Fig. 1 - Distribuzione delle 13 sottospecie di Vespa velutina nella regione asiatica (Perrard et al., 2014)

Fig. 2 - Vespa velutina: caratteristiche morfologiche.

V. velutina, come tutte le vespe, si sviluppa in colonie di durata annuale, fondate da regine

che hanno superato l’inverno in ambienti riparati. Le regine fondatrici costruiscono un piccolo nido detto primario, utilizzando fibre vegetali impastate con saliva, composto da un favo e un involucro protettivo. Le regine depongono alcune uova e si curano successivamente delle larve alimentandole con proteine ricavate da insetti o altri artropodi che predano nell’ambiente. Le vespe operaie che nascono dopo circa 50 giorni aiutano la regina nell’ampliamento del nido e nell’approvvigionamento del cibo per le larve. Le colonie si ampliano rapidamente nei mesi estivi e i nidi arrivano a essere composti mediamente da 8 favi con 6.000 celle dalle quali si originano circa 6.000 individui; possono però essere molto più grandi, fino a contenere 11 favi con 13.000 celle che danno origine a oltre 13.000 individui, con dimensioni che possono raggiungere e superare i 100 cm di diametro. I nidi nella fase iniziale sono pressoché sferici e con il foro di accesso nella parte inferiore, in seguito possono assumere forme più irregolari e il foro di accesso viene gradualmente spostato nella zona equatoriale.

Questo calabrone tende a cacciare in prevalenza le api poiché un alveare costituisce una fonte costante e abbondante di cibo e per questo comportamento arriva a provocare il collasso degli alveari oggetto di predazione. Osservazioni compiute in ambienti di tipo diverso hanno potuto appurare che le api possono costituire il 66% delle prede di una colonia. In alcuni dipartimenti francesi V. velutina è arrivata a provocare la perdita del 50% delle colonie di api.

V. velutina caccia restando in volo librato davanti all’alveare catturando le api bottinatrici in

fase di rientro (fig. 3), ma a fine stagione può arrivare ad assediare l’alveare (fig. 4). Dopo aver catturato la preda il calabrone ne stacca il torace, contenente i muscoli del volo, che porterà al nido. Gli adulti si nutrono di sostanze zuccherine (nettare, melata, frutta matura).

A fine estate le colonie allevano maschi e mediamente 200 nuove regine che, dopo essersi accoppiate, cercheranno un luogo riparato per superare l’inverno; sono questi gli individui destinati a dare origine a nuove colonie l’anno successivo.

Questo calabrone è stato inserito nella black list delle specie invasive, ai sensi del Regolamento europeo 1143/2014, e questo presuppone la lotta obbligatoria. A questo scopo occorre eseguire attenti monitoraggi per poterne individuare tempestivamente la presenza in nuovi territori e poter intervenire rapidamente.

Al momento non sono conosciuti in Europa nemici o avversità efficaci per il contenimento biologico di V. velutina e l’unico modo per contrastare la diffusione della specie è la ricerca e la distruzione delle colonie. I nidi sono tuttavia prevalentemente costruiti nella chioma degli alberi e sono difficili da individuare; sovente vengono trovati solo in autunno alla caduta delle foglie, quando oramai le colonie hanno allevato i riproduttori. Per contribuire alla soluzione del problema il progetto europeo LIFE STOPVESPA (www.vespavelutina.eu) opera con attività di monitoraggio, neutralizzazione dei nidi, sensibilizzazione, valutazione degli impatti sull’ambiente e con un radar armonico che consente di tracciare il volo dei calabroni che ritornano al nido.

Fig. 3 - Alveare assediato da V. velutina

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