2.3.1.2 Appalti pubblici
“Numerose emergenze investigative hanno confermato che il settore delle costruzioni è quello in cui maggiormente si proietta l’attività imprenditoriale della ‘ndrangheta, sì che appare ragionevole ritenere che il campo degli appalti continuerà a costituire uno dei settori privilegiati di operatività delle organizzazioni criminali (DIA, Relazione 2010 p.
145)” .
“Sul fronte dell’impresa il fatturato dei gruppi criminali calabresi è pari a 5.733 milioni di euro. Le stime sul versante degli appalti pubblici truccati e della compartecipazione in imprese in genere mettono in evidenza un incremento della strategia d’infiltrazione negli appalti delle opere pubbliche da parte della criminalità organizzata calabrese (Eurispes
2008 p. 3)”.I costi di intermediazione della ‘ndrangheta per ottenere gli appalti vengono inseriti nelle offerte dalle ditte del nord che poi effettuano i lavori. Il costo di intermediazione (la cosiddetta “tassa mafia”) si attesta attorno al 15% e viene addebitato allo Stato facendo lievitare i costi complessivi dell’opera pubblica. Il 15% di
tassa mafia viene cioè “spalmato” su un aumento di tutti i costi di cui si compone il
budget dell’infrastruttura, ma in particolare sui costi di: movimento terra, materie prime, inerti, materiali, addetti, sorveglianza cantiere ecc. La ‘ndrangheta opera un “monitoraggio preventivo” delle grandi opere infrastrutturali calabresi. In particolare, attualmente si stanno realizzando i lavori di completamento dell’autostrada Salerno‐ Reggio Calabria, i corridoi ferroviari, i lavori sulla diga del fiume Menta in Aspromonte (una maxi‐opera pubblica da 130 milioni di € in provincia di Reggio) e i lavori all’interno del porto di Gioia Tauro, tutti co‐finanziati nell'ambito del POR FESR Calabria Grandi Progetti (Art. 39 del Regolamento CE 1083/2006).
Gioia Tauro è il più grande porto di smistamento container d’Europa, con 3 milioni di pezzi lavorati all’anno e 2.000 addetti. La ‘ndrangheta contribuisce ad acquisire e mantenere il consenso anche attraverso la ricerca di posti di lavoro in tali contesti e le viene attribuita una funzione di utilità sociale in quanto unica possibile alternativa alla disoccupazione ed alla povertà. Si perpetra così una situazione di perenne debito da parte del cittadino nei confronti della ‘ndrina, da scontare con favori e prelazioni nel corso della vita lavorativa e sociale dell’individuo.
La ‘ndrangheta non favorisce gli investimenti pubblici né nazionali né internazionali in Calabria. “Nel 2009, ultimo anno disponibile, la quota del Mezzogiorno sulla spesa
complessiva in conto capitale del Settore Pubblico Allargato è diminuita ulteriormente risultando pari al 28,7%, e si confronta con la prima richiamata quota riferita alla P.A. del 33,5% (fonte DPS). Le Imprese Pubbliche Nazionali (Ferrovie dello Stato, ENEL, ENI, Poste, Aziende ex IRI), in particolare, hanno realizzato nel Mezzogiorno nel 2009 una spesa in conto capitale di appena 8 miliardi di euro, corrispondente al 26% del totale nazionale
(SVIMEZ 2011 p. 11)”. Le industrie e le imprese straniere investono pochissimo nel sud Italia, come si evince anche dal Terzo rapporto sulla coesione della Commissione Europea: “in Italy, under 4% of the total employed in foreign‐owned companies were in
the south of the country (EC 2004 p. 11)”. La relazione della DIA 2010 fornisce invece
ampi riscontri sull’operatività della ‘ndrangheta al di fuori della regione Calabria: nel Lazio, in Lombardia, in Piemonte, in Liguria, in Emilia Romagna ed in Toscana ma anche in Germania, Spagna, Olanda ed in Australia la ‘ndrangheta investe i propri capitali e ricicla il denaro ottenuto da attività criminali. Uno dei più grossi appalti nell'ipotetico
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futuro prossimo è la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Tale opera ha implicazioni ambientali, sociali oltre che politiche ed economiche sulle due regioni interessate direttamente ma anche su tutto il sistema delle comunicazioni europee. Si riporterà qui di seguito solo l’informazione relativa allo stato attuale della vicenda. Nell'ottobre 2005 l'Associazione Temporanea di Imprese Eurolink S.C.p.A. ha vinto l'appalto di contraente generale per la realizzazione l'opera del ponte sullo Stretto di Messina. L'Eurolink è formata dalle seguenti società italiane ed estere: Impregilo (capogruppo mandataria, 45,0%), Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A. (mandante, 15,0%), Cooperativa Muratori & Cementisti (C.M.C.) di Ravenna (mandante, 13,0%), Argo Costruzioni Infrastrutture (A.C.I. S.c.p.a.) di Torino (mandante), Sacyr S.A. (Spagna, mandante, 18,7%), Ishikawajima ‐ Harima Heavy Industries (Giappone, mandante, 6,3%), Sund & Bælt A/S (Danimarca, mandante), COWI A/S (Danimarca, mandante), progettazione, Dissing+Weitling (Danimarca, mandante), progettazione, Buckland & Taylor Ldt. (Canada, mandante), progettazione. L'offerta finale è risultata essere pari a 3,88 miliardi di euro e prevede un tempo di realizzazione di 5 anni e 10 mesi. Il contratto di assegnazione è stato firmato il 27 marzo 2006. Il 4 novembre del 2005 la DIA ‐ Direzione Investigativa Antimafia mise il Parlamento a conoscenza dei tentativi della mafia di interferire sulla realizzazione del ponte e l'avviamento di un'inchiesta al riguardo.
2.3.1.3 Estorsione (“il pizzo”), usura e appropriazione
I proventi illeciti dall’usura si attestano sui 5.017 milioni di euro l’anno (Eurispes 2008). L’estorsione è la prima fase della strategia dell’appropriazione dell’esercizio commerciale o dell’impresa. Dapprima il commerciante o l’imprenditore viene vessato con richieste di denaro tramite minacce di danni morali, fisici ed economici, che vengono effettivamente attuati in caso di mancato pagamento o ritardo. Tali danni consistono generalmente nell'incendio dell'esercizio commerciale o del canrtiere e possono in alcuni casi arrivare fino all'uccisione dell'imprenditore o di uno dei suoi familiari. Talvolta la richiesta rappresenta l’erogazione di una percentuale sugli incassi, talvolta di somme forfettarie mensili, comunemente chiamate “pizzo”. Laddove l’esercente o l’imprenditore non è più in grado di pagare il pizzo, si entra nella seconda fase: il prestito di denaro a strozzo da parte della stessa ‘ndrina, cioè l’usura. I tassi di interesse vengono fissati a un livello tale da renderne impossibile la copertura. La ‘ndrina controlla i guadagni dell’esercizio o dell’impresae fissa l'interesse usurario a un livello tale da rendere il prestito insolvibile. Quando la situazione è disperata si entra nella fase tre: l’esercente o l’imprenditore si trova costretto a vendere sottocosto l’esercizio o l’impresa pur di salvare la sua stessa incolumità ed uscire dalla situazione di vessazione. 44 “La lotta al riciclaggio dei proventi criminali, che vede coinvolta in primopiano la Guardia di Finanza, specialmente nell’attuale momento storico in cui la crisi finanziaria internazionale ha aumentato le capacità della criminalità di infiltrarsi nel
44 “Il racket è l'umiliazione formale e territoriale dello Stato di diritto, un anti‐stato che impone le sue
tasse e le sue logiche, aiutato paradossalmente dalle sue stesse vittime, che scontano l'atavica sfiducia in uno Stato spesso assente e un retaggio culturale nutrito di ricatto e paura (Grasso, 2002)” .
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tessuto economico legale per acquisire a basso prezzo imprese in difficoltà economica e rendere sempre più pervasiva la sua presenza sul territorio (Rapporto GdF 2011 p.18)”.
Talvolta è complicato individuare il confine poiché chi paga il pizzo non è sempre vittima. Egli, pagando, si garantisce la possibilità di lavorare al nero, una certa sicurezza del cantiere o dell’esercizio commerciale, la possibilità di perpetrare evasione fiscale tramite fatture di comodo a società fittizie e la possibilità di condizionare l’aggiudicazione di appalti attraverso l’intimidazione ad opera dei malavitosi (Pignatone, 2011). (Fonte: Rapporto GfF 2011 p. 30 e 31)
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