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Applicazione dei criteri ESG negli Exchange trade funds

Negli ultimi anni, anche il mondo degli investimenti finanziari si sé interfacciato con tematiche legate all’ambiente, al sociale e alla governance delle società. È da queste tre materie che si è diffuso l’acronimo ESG - Environment Social and corporate Governance. L’acronimo ESG, racchiude tre distinti universi di sensibilità sociale quali:

• Environment (ambiente), che riconosce le società che privilegiano un’offerta di prodotti o servizi che contribuiscano all’ecosostenibilità sul piano ambientale, contribuendo al controllo di rischi legati ai cambiamenti climatici, alle emissioni di CO2, inquinamento dell’area e delle acque, gli sprechi e le deforestazioni

• Società, riconoscendo un’attenzione per il sociale, con l’intento di promuovere lo sviluppo del capitale umano, il miglioramento dei processi produttivi e di sicurezza.

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• Corporate governance, definendo una compliance di tutti i comportamenti interni all’azienda (che vanno dalle politiche di retribuzione dei manager, composizione del consiglio di amministrazione, procedure di controllo ed i comportamenti dei vertici aziendali) nel rispetto di legge e della deontologia, definendo nel complesso una governance solida.

Spesso di fa confusione tra due concetti apparentemente simili, ESG e socially responsible investing (SRI), che in realtà presentano caratteristiche differenti. Inizialmente l’approccio adottato era caratterizzato da un criterio ad esclusione, cioè, dai portafogli erano estromessi titoli di società che operavano in settori definiti non etici (industrie del tabacco, degli alcolici, armi e giochi d’azzardo). Quanto appena descritto può definire il concetto di investimento SRI, che di fatto non attenziona i risultati finanziari delle società coinvolte. Un impact investing invece, riconducibile ai criteri ESG, tende a combinare le caratteristiche di un investimento socialmente responsabile, all’utilizzo di criteri volti a misurare il comportamento della società sui tre pilasti che definiscono l’investimento ESG. Dal 2010 al 2014 gli asset in gestione dei fondi comuni ESG è passata da 200 mld di euro a oltre 350 mld. In particolare, anche le industrie degli ETF hanno manifestato un trend positivo verso l’inserimento nel mondo dell’investimento responsabile. Il primo ETF ESG è stato lanciato nel 2011, oggi in Europa se ne contano 28, con un patrimonio di circa 1,4 mld di euro. Gli asset in ETF SRI, sono cresciuti del 45% all’anno negli ultimi quattro anni, superando la complessiva crescita del più generico mercato degli ETF che ha registrato un aumento del 16%. Per molto tempo, si era diffusa l’idea che investire secondo i criteri ESG comportasse una riduzione in termini di performance dell’investimento. Le successive evidenze empiriche hanno dimostrato il contrario, accentuando anche il fatto che un investimento che rispetta le tematiche ESG, tende a tutelate gli investitori da problemi improvvisi e inattesi.

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La motivazione che più di tutte muove gli investitori verso un investimento in ETF ESG è la difficoltà di costruire un portafoglio di azioni e obbligazioni di società operanti secondo criteri di sostenibilità, le continue modifiche ed il monitoraggio richiesto, richiederebbero competenze e tempi inaccessibili per gli stessi investitori. La soluzione a tale problema, risiede nell’investimento in indici socialmente responsabili attraverso gli ETF.

Nel campo degli ETF ESG, UBS ETF è leader emergente, con il 38,5% del mercato con una crescita esponenziale degli asset, passati dal 2012 al 2015 da 31 mld di euro a 524 mld di euro. Anche la società iShares nel gennaio del 2016 ha inserito sul mercato il suo primo ETF ESG. La società aveva annunciato di aver quotata sulla Borsa di Londra un ETF obbligazionario sostenibile, il fondo “iShares Euro Corporate Bond Sustainability Screened 0-3yr UCITS ETF (SUSE)” che replica l’indice Barclays MSCI Euro Corporate 0-3 year Sustainability ex-Controversial Weapons che include obbligazioni investment grade a breve termine denominate in Euro, emesse da società con un rating ESG BBB o superiore, come determinato da MSCI65.

Il 2016 è stato l’anno del confronto, tra quelli che possiamo definire gli ETF tradizionali e quelli invece che perseguono i caratteri dell’investimento ESG. Gli investiotri hanno manifestato uno scarso interesse per l’investimento sostenibile. Secondo i dati raccolti da Morningstar, come mostra la figura 14, sono presenti sul mercato europeo 28 ETF classificati ESG, questi, hanno effettuato una raccolta netta di 1,1 mld di euro contro i 48 mld di euro di raccolta totale netta.

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Tabella 2 Gli ETF Socialmente responsabili in Europa

Fonte: Morningstar Direct, 22 dicembre 2016

Ciononostante, la componente azionaria rimane quella maggiormente preferita dagli investitori (ETF equity) che hanno portato avanti una raccolta netta di 767 mld di euro, contro i 329 mld di euro degli ETF obbligazionari.

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L’iShares € Corp Bond Sustainability Screened 0-3yr UCITS ETF EUR, inserito sul mercato nel gennaio 2016 è lo strumento che ha attirato il maggior numero di flussi in confronto agli altri ETF, attualmente il portafoglio conta oltre 470 bond al suo interno, di cui il 24,5% in mano alla Francia che è quindi il paese più rappresentato, seguita dalla Germania con il 13% e dalla Spagna con il 10%.

La differenza sostanziale tra quella che è stata la raccolta degli ETF ESG e quella degli ETF tradizionali, può derivare da due fattori:

1. della diversa ampiezza dell’offerta, sono infatti 28 gli EFG ESG contro i 107 fondi indicizzati tradizionali

2. e della diversa natura dei due strumenti, sia pur passivi. Infatti, gli investitori che cercano un approccio ESG valutano meno importante il fatto di poter scambiare il fondo in tempo reale66

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CAPITOLO 3

CONSIDERAZIONI DI CONFRONTO TRA

FONDI COMUNI D’INVESTIMENTO ED

EXCHANGE TRADED FUND

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