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Applicazione del concetto di sostenibilità alla filiera agroalimentare

Il lavoro di analisi del concetto di sostenibilità, e delle sue declinazioni in termini ambientali, sociali ed economici, sviluppato nei primi due paragrafi di questo capitolo, ha una funzione di inquadramento rispetto al tema centrale di questa tesi, vale a dire la definizione e la proposizione di un modello per la misurazione della sostenibilità della filiera agroalimentare. Il passaggio logico successivo, quindi, è rappresentato dall’applicazione dell’approccio al concetto di sostenibilità adottato alla filiera agroalimentare, così come è stata definita nel primo capitolo della tesi.

Per filiera, come si ricorderà, s’intende l’insieme delle modalità con cui i vari attori che contribuiscono alla realizzazione, distribuzione e vendita di un determinato prodotto interagiscono tra loro. Tale interazione si manifesta essenzialmente in tre ambiti: scambio di beni, di capitale e di informazioni. A ciò si aggiunge la considerazione del modo in cui gli attori della filiera interagiscono, vale a dire la forma di coordinamento caratteristica della filiera. Leggendo la filiera agroalimentare secondo questo schema, se ne identificano come caratteristiche distintive:

• i flussi di materie prime, semilavorati e prodotti finiti di origine agricola, che partono dai produttori per attraversare tutta la filiera e giungere infine ai consumatori;

• i flussi di denaro che si muovono in senso opposto, dai consumatori verso le fasi più a monte della filiera, che identificano il valore aggiunto che ciascun passaggio apporta al prodotto iniziale;

• i flussi di informazione che ciascuna coppia di operatori si scambia al momento dell’interazione;

• le modalità con cui i diversi attori della filiera si organizzano per agire in modo coordinato per perseguire obiettivi comuni di efficienza, tipicamente attraverso strategie di cooperazione orizzontale o verticale.

A tali caratteristiche, che definiscono la struttura della filiera agroalimentare, va applicato il concetto di sostenibilità, con lo scopo di pervenire a una definizione della sostenibilità della filiera agroalimentare che sia il più possibile coerente con il quadro teorico delineato.

In generale, definendo la sostenibilità come proprietà di un sistema, vale a dire la capacità di una organizzazione complessa di processi di perpetuarsi nel tempo mantenendo la sua struttura e le sue funzioni, si può dire che il livello di sostenibilità di una filiera agroalimentare discende dalla possibilità che le modalità con cui essa è organizzata ne garantiscano l’operatività nel futuro, secondo le stesse modalità con cui la filiera opera oggi.

Come si è visto, per cercare di riportare su di un piano più pratico un concetto così sfumato come quello di sostenibilità, è possibile adottare un approccio per dimensioni che definisca i pilastri sui quali si articola la proprietà di un sistema, in questo caso la filiera agroalimentare, di essere sostenibile. In particolare, in accordo con l’approccio TBL, ci si riferisce alle tre sfere sulle quali si gioca la sostenibilità di un sistema: ambientale, sociale ed economica. Ciò permette di articolare ulteriormente la definizione di sostenibilità della filiera agroalimentare, chiarendo che per “condizione di sostenibilità” si intende la capacità del sistema di rispondere a obiettivi ambientali, sociali ed economici.

L’analisi della letteratura scientifica e politica condotta nei precedenti paragrafi ha permesso di evidenziare le dimensioni fondamentali sulle quali si gioca la definizione del livello di sostenibilità di una filiera. Nella rassegna proposta si è avuto modo di evidenziare le criticità che persistono nella chiara definizione dei tre aspetti della sostenibilità. Tuttavia, nell’analizzare i punti di vista dei vari autori e i documenti politici che si sono interessati al tema, si sono evidenziati i tratti salienti dei vari approcci arrivando a individuare delle definizioni che fossero coerenti con il concetto di sostenibilità e con le finalità operative di questo studio.

In particolare, la dimensione ambientale è associata a una minimizzazione dell’impatto delle attività antropiche sui servizi ambientali, i quali possono essere grossolanamente identificati con lo svolgimento di due funzioni fondamentali: la fornitura di risorse (funzione “sorgente”) e l’assorbimento di rifiuti ed emissioni inquinanti (funzione “serbatoio”). Per quanto concerne la dimensione sociale, invece, ci si riferisce al concetto di capitale sociale, nelle sue due componenti fondamentali – capitali bonding e bridging – per definire la sostenibilità sociale come la proprietà di un sistema o di un processo di agire sulle relazioni sociali in senso migliorativo rispetto al capitale sociale di una comunità. Infine, a livello economico, il concetto di sostenibilità può essere ricondotto alla capacità di un sistema o di un processo di contribuire alla produzione di benessere, in modo il più possibile indipendente da fattori esterni, e alla sua equa distribuzione fra i membri della comunità.

Coerentemente con tali criteri, è possibile delineare gli obiettivi ambientali, sociali ed economici a cui dovrebbe mirare l’organizzazione della filiera agroalimentare all’interno di un territorio per tendere verso migliori condizioni di sostenibilità.

Un primo obiettivo, di tipo ambientale, è la minimizzazione dell’impatto delle attività dei vari soggetti coinvolti nella filiera sulle funzioni “sorgente” e “serbatoio” dell’ambiente. Ciò si traduce in una gestione della filiera che, da un lato, tenga conto della necessità di consumare meno risorse materiali ed energetiche provenienti dall’ambiente e, dall’altro, riesca a ridurre la mole di rifiuti organici e inorganici immessi nell’ambiente stesso, nonché le emissioni inquinanti conseguenti allo svolgimento dei processi di produzione, trasformazione e distribuzione.

Dal punto di vista sociale, invece, la sostenibilità della filiera agroalimentare corrisponde alla misura in cui essa è in grado di agire sulle relazioni che si instaurano fra i vari soggetti coinvolti, vale a dire i produttori, i trasformatori, gli intermediari, i venditori e i consumatori. Tale impatto sulle relazioni va interpretato alla luce della suddivisione fra capitale bridging e capitale bonding, andando a identificare l’impatto che diverse modalità di gestione della filiera possono avere, per il primo aspetto, sull’ampliamento della rete di relazioni sociali e, per il secondo, sulla capacità della comunità di irrobustire i legami già presenti fra i suoi membri.

Il grado di sostenibilità economica della filiera agroalimentare, infine, si traduce nella sua capacità di contribuire alla generazione di benessere quale output del sistema economico, garantendo al contempo equità distributiva e un certo grado di autonomia dall’esterno in termini di input di materie prime e altre risorse. Ad esempio, una filiera che sia in grado di generare un certo valore aggiunto potrà aumentare la propria sostenibilità migliorando la distribuzione del valore aggiunto prodotto fra i vari soggetti coinvolti. Allo stesso modo, il reperimento su scala locale delle materie prime e dei capitali necessari al funzionamento della filiera stessa causerebbe un impatto economico positivo sul territorio, e conseguentemente sulla sua sostenibilità.

Valutare la sostenibilità della filiera agroalimentare vuol dire quindi, secondo questo schema interpretativo, capire in che misura diverse modalità organizzative sono in grado di agire sul raggiungimento di tali obiettivi. La declinazione ambientale, sociale ed economica del concetto di sostenibilità della filiera agroalimentare si tradurrà, nel modello di analisi che sarà esposto nel capitolo 4, nell’individuazione di una serie di variabili che consentano di esprimere (e quindi valutare) gli aspetti contenuti nelle tre dimensioni.

Tuttavia, è lecito chiedersi su quali basi si possa ritenere che diverse forme organizzative della filiera agroalimentare abbiano un impatto sulla sostenibilità in senso lato e, più in particolare, sulle tre dimensioni individuate. Tale questione rappresenta un primo passo fondamentale della ricerca, condizionandone il significato e l’utilità stessa in termini di interpretazione dei risultati. È quindi opportuno, prima di affrontare la costruzione e l’applicazione di un modello di valutazione degli impatti delle filiere agroalimentari sulla sostenibilità, verificare la reale esistenza di tali impatti.

Il prossimo paragrafo sintetizza i risultati di uno sforzo di ricerca finalizzati proprio a questo scopo, con specifico riferimento a una particolare forma di filiera – la filiera corta - che ha portato all’attenzione dei policy makers e dei cittadini l’esistenza di alcune criticità nei modelli organizzativi delle filiere agroalimentari attualmente più diffusi.

2.4 Evidenze sull’impatto della filiera agroalimentare sulla sostenibilità: il caso