2 LA STAKEHOLDER ANALYSIS
2.4 Applicazione della Stakeholder Analysis per la gestione della risorsa idrica nei Paesi in Via
Nei Paesi in Via di Sviluppo la limitata disponibilità della risorsa idrica rappresenta da sempre un tema di interesse primario.
Attualmente, poco meno di 900 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile e oltre 2,7 miliardi non hanno accesso a servizi igienici di base (UNDP, 2013). Gli impatti socio-economici relativi a un accesso così limitato a questi servizi sono notevoli, e sono stimati, ad esempio, in perdite annuali del 6,4%, 5,2% e 7,2% del PIL rispettivamente in India, Ghana e Cambogia. Circa il 54% delle risorse idriche rinnovabili sono impiegate dall‟umanità in diversi modi: di questo il 70% è sfruttato nel settore agricolo, il 22% in quello industriale e l‟8% rappresenta l‟uso domestico (UNDP, 2013). Dal 2025 è previsto un incremento dello sfruttamento della risorsa del 50% nei PVS e del 18% nei Paesi industrializzati (UNDP, 2013). I principi di equità, efficienza e tutela dell‟ambiente proposti dall‟IWRM al fine di poter utilizzare questa risorsa in maniera sostenibile, sono stati approvati a livello internazionale, ma ci sono ancora molti ostacoli da superare affinché si possa realmente effettuare il passaggio dalla teoria alla pratica (UNDP, 2013).
Come già anticipato nel capitolo precedente, si ritiene che il coinvolgimento degli stakeholder sia un approccio importante per raggiungere tali obiettivi.
La letteratura riporta esempi di applicazione della metodologia con diverse finalità.
Si riporta come primo caso, lo studio di un processo di decentramento della gestione delle acque di captazione di un bacino idrografico di Salva, in Zimbabwe, condotto dal dipartimento di sociologia dell‟Università dello Zimbabwe (Kujinga, 2002). Si tratta del trasferimento legale dell‟autorità da un governo centrale a più istituzioni locali, al fine di migliorare la gestione della risorsa. Sono state identificate come stakeholder le nuove istituzioni presenti all‟interno dei confini del bacino
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idrografico e, tramite lo strumento dell‟empowerment21, sono state valutate le capacità esecutive
delle istituzioni appena formatesi. Lo studio ha evidenziato una partecipazione effettiva da parte degli stakeholder abbastanza limitata a causa di uno scarso coinvolgimento degli stessi nella fase di decentramento del potere e di scarse risorse finanziare utilizzate per la formazione. I dati sono stati ottenuti tramite interviste non strutturate e riunioni di consiglio del bacino e del sottobacino, con la partecipazione delle neo istituzioni.
Altri esempi di applicazione dell‟analisi si trovano raccolti in un report condotto dall‟Istituto Internazionale di Sviluppo Ambientale (International Institute of Environmental Development, IIED) nel 2012 il cui obiettivo era eseguire un‟analisi costi-benefici delle risorse idriche che in futuro saranno influenzate dai cambiamenti climatici. Gli studi sono stati eseguiti in Bolivia, Marocco, Malawi, Bangladesh e Nepal (IIED, 2012).
Per eseguire questi studi è stato scelto un approccio economico che tenesse conto della distribuzione e dell‟adattamento dei soggetti interessati. In questo modo l'analisi economica non è stata utilizzata solamente al fine di valutare i rendimenti degli investimenti, ma anche per facilitare il dialogo tra le parti interessate nella ricerca di soluzioni comuni che tenessero conto delle diverse esigenze. È stato sviluppato un approccio che coinvolgesse gli stakeholder primari in tutto il processo di individuazione di strategie di adattamento per valutare la distribuzione delle loro spese e dei loro benefici.
Esistono altri studi che descrivono casi di gestione locale delle risorse idriche sotterranee, i cui risultati dimostrano che la promozione di tali processi non risulta essere né eccessivamente complessa, né costosa ma, anzi, permette di raggiungere dei buoni risultati in poco tempo. Van Steenbergen (2006) raccoglie in uno studio alcuni avvenimenti accaduti in Pakistan, India, Yemen ed Egitto, Paesi che hanno sfruttato in maniera intensiva le proprie risorse negli ultimi venticinque anni ed ora sono alla ricerca di soluzioni per affrontare le relative conseguenze. La tipologia di soluzione scelta nei casi descritti da Van Steenbergen (2006) è la gestione locale degli acquiferi da parte degli stakeholder della zona, come le amministrazioni e gli utenti stessi. Si è visto che l‟autogestione, sebbene ne siano stati attuati dei sistemi molto semplici, è preferibile alle imposizioni dei governi, e spesso è l‟unica forma di controllo che può portare a risultati migliori rispetto a quelli ottenuti seguendo le regole di gestione imposte dall‟alto. Questi i principali risultati degli studi descritti da Van Steenbergen (2006):
1. Balochistan (Distretti di Mastung e Panjgur), Pakistan.
Lo sfruttamento incontrollato delle risorse idriche sotterranee ha portato al collasso del sistema, portando a un notevole abbassamento del livello piezometrico con conseguente impossibilità di utilizzo dei pozzi installati. In queste condizioni solamente pochi utenti potevano permettersi di costruire pozzi più profondi o utilizzare tecnologie innovative e ciò ha causato un forte squilibrio tra i pochi utenti più ricchi e il resto della comunità. Fino a quel momento non esistevano norme che regolassero tali questioni, quindi il governo ha deciso di emettere un‟ordinanza che prevedeva una sanzione per chi costruisse un pozzo senza la licenza. Questa soluzione non è stata quasi mai applicata. In due valli le cose sono
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Con il termine empowerment si intende un processo di crescita basato sull'incremento della stima di sé, dell'autoefficacia e dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l'individuo ad appropriarsi del suo potenziale.
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andate diversamente a seguito di alcuni conflitti tra chi costruiva e chi si opponeva. L‟amministrazione ha deciso di lasciare agli anziani del posto l‟onere di sviluppare delle regole da far rispettare alla comunità riguardo allo sfruttamento della risorsa. Questo tentativo ha funzionato per alcuni anni, poi la costruzione incontrollata di nuovi pozzi ha avuto nuovamente la meglio. Questi fatti sono stati presi come esempio da un‟altra valle che ha optato per un sistema di autogestione, ed ha avuto maggior successo rispetto alla prima. È stato imposto il divieto assoluto di costruire pozzi individuali, solamente i pozzi comuni potevano essere costruiti in modo che tutti potessero avere la stessa opportunità di sfruttare la risorsa.
2. Maramreddypalli, Nellore, Andhra Pradesh, India.
Dopo alcuni eventi di siccità verificatisi in un distretto nello Stato dell‟AndhraPradesh, che presentava problematiche simili ai casi precedenti, sono state istituite fin da subito delle norme da parte del consiglio del villaggio di Maramreddyapalli, attraverso la consultazione degli anziani. È stata quindi proibita la costruzione di pozzi profondi agli agricoltori. Sono rarissimi i casi in cui queste regole sono state violate, ma quando ciò si è verificato, ha preso vita spontaneamente un‟azione collettiva da parte della comunità che ha bloccato i lavori di perforazione. Anche in un‟altra provincia indiana, Saurashtra, in Gujarat, particolarmente arida, l‟azione collettiva si è manifestata in maniera quasi immediata, costruendo dei sistemi comuni di raccolta d‟acqua.
3. Salheia, East Delta, Egitto.
A seguito dell‟aumento di popolazione, il governo ha deciso di ampliare l‟area delle zone coltivate. Questa scelta ha portato alla necessità di incrementare lo sfruttamento delle falde, e gli agricoltori hanno iniziato a costruire numerosi pozzi. Con il passare del tempo hanno iniziato a verificarsi frequenti controversie tra agricoltori che avevano costruito pozzi relativamente vicini. Il prelievo eccessivo da parte di uno andava ad influire negativamente sulle capacità di prelievo dell‟altro. Così alcuni proprietari terrieri hanno proposto ad altri di riunirsi e di trovare una soluzione. Tramite la convocazione di un‟assemblea che raccoglieva tutti gli interessati, si è deciso di eseguire uno studio idrogeologico che ha permesso di fare chiarezza sulla situazione e quindi di ideare un sistema di gestione comune della risorsa.
4. Al Mawasit, Yemen.
In questo Distretto erano presenti già da lungo tempo alcuni comitati locali che hanno incrementato la loro attività prendendo in gestione anche la risorsa idrica sotterranea, con ottimi risultati. Si sono occupati di regolare lo sfruttamento della risorsa idrica nelle aree rurali, ridurre la tariffa del servizio alla parte di popolazione che non avrebbe potuto permettersela e allacciare gratuitamente alla rete gli enti pubblici. Questa modalità di approccio e gestione ha reso la popolazione molto sensibile alla causa. Più volte, infatti, è stato sventato, con successo, il tentativo di qualche ricco proprietario terriero di costruire un pozzo privato, anche grazie alla collaborazione della comunità stessa.
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