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L’apporto delle neuroscienze cognitive

delle Adaptive Markets Hypothesis: implicazioni ed evidenze empiriche

3. Le critiche della Behavioral Finance e l’attuale pensiero sull'EMH

3.1 L’apporto delle neuroscienze cognitive

In concomitanza con gli studi della finanza comportamentale, è nata negli Anni Ottanta una nuova scienza, chiamata neuroscienza cognitiva, che attraverso lo studio congiunto di neuro scienziati e psicologi, ha iniziato a studiare le relazioni del comportamento umano, in riferimento ai mutamenti a livello cerebrale ed evoluzionistici dell’uomo. A seconda del cambiamento delle condizioni ambientali, l’uomo ha modificato la struttura dell’encefalo per meglio adattarsi all’ambiente circostante e per sopravvivere.

Gli strumenti utilizzati per le analisi biomediche sono stati quelli creati dell’ingegneria biomedica, come la fMRI per lo studio di carattere morfologico (nota come functional

Magnetic Resonance Imaging) e la PET per lo studio di carattere fisiologico (Positron Emission Tomography). Attraverso l’utilizzo di questi strumenti, non invasivi per le

funzioni celebrali del soggetto, si è potuto studiare il comportamento a livello celebrale dell’individuo durante particolari attività di ragionamento e scelte decisionali. Sulla base delle attività compiute dell’individuo, è stato possibile osservare l’area maggiormente coinvolta nella risoluzione del problema, grazie alla visione in tempo reale della quantità di sangue dell’area specifica prima, durante e dopo l’intero processo decisionale.

In riferimento all’attività decisionale di tipo finanziario si è scoperto che il comportamento dell’individuo è legato da uno stretto processo tra l’emotività e la razionalità.

Si è scoperto, grazie agli studi di Damiaso (1994), che i due aspetti, quello 54

prettamente legato all’istinto e all’emotività e quello puramente legato al

Nel 1994 A. Damasio osservò che un paziente, al quale era stato rimosso chirurgicamente il lobo

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frontale del cervello a causa di un tumore, perse la facoltà di provare emozioni, ma, allo stesso tempo, non era completamente in grado di attuare scelte razionali, anche nelle semplici faccende quotidiane egli si comportava prendendo decisioni in modo irrazionale. Lo A. (2005), Reconciling Efficient Markets

with the Behavioral Finance: The Adaptive Market Hypothesis, Harris & Harris Group Professor, Vol.7, N.2, p.

ragionamento razionale, che da secoli si pensavano completamente opposti e contrari, sono invece in completa sinergia. Lo (2005), rileva che la componente emotiva dei 55

comportamenti dell’uomo è la naturale parte complementare del ragionamento logico. L’emotività e l’istinto sono parte integrante del comportamento dell’investitore razionale nel contesto dei mercati finanziari. L’istintività è la determinante nei comportamenti decisionali anche degli operatori più razionali ed esperti del settore. La componente emotiva è essenziale, da un punto di vista evoluzionistico, per la comprensione dell’evoluzione umana. E’ considerata essere alla base dell’apprendimento e dell’evoluzione del ragionamento di sopravvivenza, conseguente al fatto che l’uomo, per sua natura, agisce emotivamente ed istintivamente per sopravvivere ed adattarsi ai cambiamenti ambientali.

L’irrazionalità dell’uomo è spiegata dalle neuro scienze secondo le teorie evoluzionistiche; ogni parte del cervello umano ha una sua funzione e corrisponde ad un determinato comportamento o processo comportamentale . 56

Figura 7: I due sistemi celebrali.

Fonte: Encefalo, http://www.akisrx.com/articoli/encefalo/encefalo.htm.

Lo A. (2005), Reconciling Efficient Markets with the Behavioral Finance: The Adaptive Market Hypothesis, Harris

55

& Harris Group Professor, Vol.7, N.2, p. 21-44.

Sloman, S.A. (1996), The empirical case for two systems of reasoning, Psychol. Bull., vol.119, p. 3-22.

Sloman (1996) suddivide idealmente il cervello umano in due sistemi differenti 57

(Figura 7), corrispondenti a differenti modelli comportamentali messi in atto dall’individuo nelle varie circostanze di elaborazione ed interpretazione delle informazioni.

1. Il primo sistema è il più antico ed è noto come sistema limbico: questo sistema opera sulla base di somiglianze ed associazioni tra i dati recepiti dall’ambiente esterno e i ricordi memorizzati nella mente umana. Il ricorso è indirizzato alle informazioni già immagazzinate nei nostri ricordi, le quali sono state elaborate precedentemente e diventate esperienze. Il rischio e altre situazioni di pericolo, come la paura, il terrore e l’ansia, sono sensazioni che influiscono sul pensiero decisionale.

2. Il secondo sistema è noto come sistema reticolare: questo sistema lavora attraverso calcoli e regole matematiche. E’ un sistema celebrale più lento e complesso del primo, tanto che necessita di maggiore energia, controllo e concentrazione.

Per comprendere meglio il processo decisionale in ambito finanziario e le distorsioni dei comportamenti razionali degli investitori, anche quelli più esperti, si può far riferimento agli studi sui due sistemi celebrali. I due sistemi descritti operano comunque congiuntamente, essendo l’uno il complemento dell’altro, ma quando i risultati decisionali dei processi mentali sono discordanti, il primo sistema, essendo più veloce e pronto, sovrasta il secondo. Molti studi hanno dimostrato che la risposta istintiva è la prima rispetto a quella razionale, l’elaborazione della risposta istintiva ed emotiva è più semplice e veloce rispetto all’analisi matematica alla base di un ragionamento logico. Ciò trova spiegazione dal punto di vista evolutivo, dove l’istinto di sopravvivenza domina sul ragionamento razionale in situazioni di pericolo.

Come nelle situazioni d’incertezza e di rischio, il comportamento degli operatori di mercato deriva dall’interazione, dalla collaborazione o dalla sovrapposizione tra le due aree del cervello. Ad esempio, ci si riferisce alle reazioni fight-or-flight response, risultato

Sloman, S.A. (1996), op.cit., Psychol. Bull., Vol.119, p. 3-22.

di un processo decisionale in un contesto di rischio, quando il soggetto è attento agli aspetti negativi e, non è in grado di avere autocontrollo nelle scelte, alimentando l’ansia e l’incertezza nella scelta.

Gli studi condotti sul cervello umano, sono stati condotti sulla base delle teorie evoluzionistiche, considerando ogni parte del cervello il risultato di un processo di adattamento dell’uomo a diverse circostanze e mutamenti ambientali necessari per la sopravvivenza. Questo concetto è fondamentale per comprendere, come le preferenze individuali sono il risultato del lavoro congiunto delle due diverse aree celebrali. Se in un primo momento, prevale la parte istintiva dell’uomo sulle preferenze a seguito di determinati cambiamenti ambientali, in un secondo momento, invece, la componente razionale prevale sulla prima e modifica le preferenze del soggetto. Riesce a sopravvivere colui che si adatta meglio ai continui cambiamenti ambientali della selezione naturale.

Come nell’ambiente naturale, anche in quello finanziario si assiste alla selezione naturale: quando l’alta concorrenza tra gli investitori nel mercato è la causa dell’estromissione degli operatori meno esperti.

Riassumendo, la visione dei mercati finanziari nella quale vengono applicati i principi della teoria evoluzionistica, della psicologia e delle neuroscienze per comprendere meglio le forze e le strategie degli operatori finanziari, ha determinato la nascita di una ulteriore corrente di pensiero chiamata come Adaptive Markets Hypothesis, ideata da Andrew W. Lo negli Anni Novanta.