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L’apporto della spiritualità camilliana alla civiltà della cura in un mondo secolarizzato

Nel documento Sofferenza e suicidio (pagine 161-177)

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La spiritualità camilliana ci offre una visione cristiana della vita, vissuta con una particolare tonalità che sottolinea l’amore misericordioso di Cristo per i malati. Consideriamo la vita come un dono, ed ogni persona come portatrice di un dono, di talenti e irripetibile agli occhi di Dio. Non abbiamo paura a riconoscere la nostra dipendenza da Dio e apertamente ci rivolgiamo a Lui in preghiera. Veniamo da Dio e ritorneremo a Dio. Questa visione sostiene il modo in cui pensiamo ed agiamo. La nostra visione della vita è del tutto differente da quella degli umanisti o dei secolaristi: vediamo il mondo e la vita in un modo totalmente diversa. Si tratta di una differenza filosofica. È importante rendersi conto di questo in ogni discussione.

. La fede

Credo che la sfida maggiore che sta davanti a noi cristiani, special- mente in questo mondo occidentale, risieda nell’area della fede. La sfida sta nella capacità e nella volontà di far fronte ad “un futu- ro incerto con gioia” (Radcliffe). Solo l’altro ieri l’Arcivescovo di Dublino, Dermot Martin, ha sottolineato che “attualmente la fede è parola aliena per la gente d’oggi”. Quando negli anni sessanta vivevo in Italia come studente, il mio Paese era ancora conosciuto come “l’isola di santi e di studiosi”. Adesso invece una volta che i bambini hanno fatto la Prima Comunione non li si vede più in

Religioso camilliano, già Moderatore generale del Camillianum. Traduzione

dall’inglese di Luca Perletti e Frank Monks.

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chiesa. I Sacramenti sono solo rituali di passaggio e non pietre miliari della vita spirituale.

Da parte dei media e dei politici negli ultimi  anni, c’è stata un’irrefrenabile spinta verso il secolarismo. I media e la cultura popolare irlandese sono contrarie alla chiesa cattolica.

Solo trent’anni fa, i pazienti ed il personale con cui ero chiamato a lavorare venivano da una o altro delle Chiese cristiane, mentre oggigiorno mi trovo circondato da persone di oltre cento diverse fedi (religioni) o di nessuna.

In un tale ambiente il nostro futuro cristiano sembra più incerto che mai. Siamo uomini e donne di speranza cristiana, che conti- nuiamo a fare ciò che facciamo perché è la cosa giusta da fare al di là delle conseguenze, senza aspettarci dei risultati? È una sfida alla nostra capacità profetica!

Che sfida per il nostro ministero nel mondo della salute in cui il tradizionale linguaggio di sacrificio e di sofferenza, il riferimento alla croce, alla fiducia in Dio e alla preghiera si stanno in fretta trasformando per la gente irlandese in mere parole del vocabolario da consultarsi per poterle comprendere.

. La società secolare

Volgo il mio sguardo a questa Europa secolarizzata, dominata dai media e dallo spazio cibernetico e mi chiedo, c’è ancora qualcosa che è considerato sacro? Siamo ancora capaci di meraviglia? Che cosa ci tocca in profondità? C’è qualcosa che può sollevare il nostro spirito? Recentemente, il Primo Ministro Canadese ha con disprezzo sfidato il nostro Primo Ministro su come ancora noi irlandesi possiamo avere una legge sull’aborto così antiquata. Pochi giorni dopo, il nostro Primo Ministro ha affermato a New York che a suo modo di vedere il diritto della madre prevale sui diritti del bimbo nel dibattito in merito all’aborto. Attualmente, lo status delle organizzazioni religiose quali enti caritativi, cosa che abbiamo sempre data per scontata, è messo in discussione e può ben essere limitato in un futuro prossimo.

Il fatto che gli anziani siano visti come un peso sull’economia è il più allarmante sintomo della “cultura di morte” contro cui san Giovanni Paolo II ci ha messo in guardia, una situazione che va

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avanzando specialmente nelle società prospere. Questo è caratteriz- zato da una attitudine di eccessiva preoccupazione per l’efficienza e che vede il crescente numero degli anziani e dei disabili come intollerabile e pesante.

Le parole di san Giovanni Paolo II furono profetiche come pos- siamo ora vedere negli appelli di Philip Nitschke in Australia e del signor Aso in Giappone a favore dell’eutanasia sulla base che gli an- ziani drenano le risorse economiche. Essi si appellano a un dibattito a causa del “crescente e significativo costo economico necessario per tenere in vita anziani e malati gravi, contro la loro stessa volontà”. Il signor Aso ha sostenuto che gli anziani dovrebbero “sbrigarsi e morire”. Il dibattito, dal suo punto di vista, gira attorno al denaro che potrebbe salvare l’economia. Questo è un argomento che si potrebbe anche applicare alle decisioni inerenti il fine vita. Aso si riferisce alle persone che necessitano di alimentazione enterale con sondino come “le persone del tubo”. Gli argomenti utilitaristici sono nuovi. Fino a tempi recenti, gli argomenti messi in campo dalla lobby favorevole alla eutanasia erano basati sul fatto che essere assistiti per porre termine alla vita fosse più dignitoso per i morenti e sofferenti; adesso invece gli argomenti si basano sui vantaggi in materia di economia che le loro morti potrebbero portare alla società.

Come risultato della migliorata assistenza medica le persone vivono più a lungo. Ciò significa che oggigiorno la morte è lenta e complessa. Le persone vivono e muoiono con malattie croniche, e la morte improvvisa è sempre più rara. Il % del nostro budget sanitario in Irlanda è ora allocato a favore di coloro che vivono gli anni finali della loro vita. Un numero fino al % sviluppa la demenza entro  anni. Alcuni degli attivisti favorevoli al diritto di morire credono che la disponibilità del suicidio assistito sia una accettabile e dignitosa scelta per coloro che soffrono di malattie terminali, inclusa la demenza.

Una proposta di legge sta per essere introdotta in Irlanda a favore della morte assistita, ma è improbabile che ottenga molto sostegno dal momento che la dignità dei malati in fase terminale è ancora riconosciuta e onorata nel mio Paese e, allo stesso tempo, finanzia- ta dal Governo. È stato incoraggiante vedere come, malgrado la crescente disponibilità di suicidio assistito in Europa, una proposta

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di legge favorevole alla sua legalizzazione è stata recentemente sconfitta in Inghilterra.

. Think Ahead

Il % delle persone muore oggi in ospedali, case di cura o hospice ed io temo che questa e’ una percentuale al ribasso. Discussioni sul fine vita in cui i morenti ed i loro cari parlano della morte ormai imminente sono frequenti e mirano al fatto che ognuno possa avere una buona morte. Questo significa abbracciare politiche sanitarie che proteggano il valore della dignità, il rispetto e l’autonomia nella assistenza delle persone nel fine vita.

Questi programmi chiamati “Think Ahead” (pensare in avanti) in cui le persone sono facilitate a esprimere i loro desideri sul fine vita sono buoni. Ma va altresì enfatizzato il fatto che la cura reli- giosa/spirituale non sempre fa parte di questi programmi. Alcuni di questi programmi non fanno nessun riferimento alla fede, alla risurrezione e al dopo morte. La maggior parte dei centri sanita- ri non hanno una ispirazione religiosa, e benché l’assistenza sia spesso eccellente, l’accompagnamento religioso e spirituale può essere povero. Dobbiamo essere creativi nell’affrontare questa sfida. Il dono di una buona morte per coloro, le cui vite furono dedicate a vivere e condividere il Vangelo, deve includere l’accesso a una competente assistenza spirituale e ciò deve essere considerato come un importante componente del nostro dovere di assistenza.

Questo sottolinea l’importanza della cura palliativa, ed il biso- gno di coinvolgersi in dialoghi sulla morte con coloro che stanno morendo e con i loro congiunti. Quando cessa il trattamento ag- gressivo? Qui la visione camilliana deve trovare una propria voce. C’è un grande bisogno di tenerezza sanante, di empatia, così care al cuore di Papa Francesco.

. La veglia, le Messe di guarigione, il counselling per il cordoglio Vegliare il defunto in un setting idoneo è importante. È bello notare che la veglia a casa sta tornando in auge, cosa cui dare il benvenuto

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e da promuovere. Le Messe di guarigione — che mettono in chiara luce il volto compassionevole della Chiesa nell’affrontare i problemi della malattia e della sofferenza, e che trasmettono il messaggio della vera speranza Cristiana attraverso la benedizione dei malati devono aumentare. Sono autentiche vie di umanizzazione della cura dal momento che ci offrono l’opportunità di canalizzare la nostra umanità.

Il negativo impatto del cordoglio sulle vite dei cari (del defunto) è sempre più frequentemente affrontato attraverso i gruppi di soste- gno nel distacco e il counselling. C’è una crescente consapevolezza dell’importanza del sistema di sostegno comunitario. Dobbiamo riscoprire il senso di una morte serena (a happy death), della buona morte cristiana.

Sento che le tradizioni di fede capaci di offrire sorgenti vitali di speranza e di conforto alle persone lungo il loro percorso della sofferenza e della morte sono silenziosamente sostituite da terapie in grado di offrire una consolazione ed una fiducia per l’”adesso”, senza alcuna preparazione né riconoscimento della vita dopo la morte. Il viaggio verso la morte non è solo rispetto ad una morte imminente ed i sentimenti che la circondano, ma è un viaggio interiore radicato in una spiritualità profondamente integrata in grado di fornire profondità di senso e di speranza. Il mistero della morte non può essere confinato agli ambiti fisici, emotivi e sociali per la dipartita dalla vita ed il distacco.

C’è molto di positivo nell’approccio umanista / secolare e mo- stra un apprezzamento per importanti valori umani. La sfida per noi è di trovare una via per il dialogo con loro e per la condivisione delle nostre tradizioni di fede che offrono senso e scopo in vita a molte persone.

. Secolarismo e secolarizzazione

Quelle descritte sopra sono alcune delle aree del mondo della salute in cui sono chiamato a essere profetico nel vivere la mia spiritualità camilliana. Se devo essere profetico in questo ambiente trovo utile tenere a mente la differenza tra Secolarismo e secolarizzazione. Michael Paul Gallagher descrive il secolarismo come un modo

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di percepire il mondo in cui non c’è spazio per il trascendente, il divino ed il soprannaturale. Si può dire che Dio manca e non si sente la Sua assenza.

La secolarizzazione comunque è un processo attraverso il quale la vita, a livello personale e sociale, è liberata dal controllo minuzio- so della religione, benché questa rimanga in grande parte ancora illuminata e guidata dalla fede. La secolarizzazione ambisce alla pro- pria autonomia ma non necessariamente alla propria indipendenza. La secolarizzazione non è necessariamente, sostiene Gallagher, il nemico del discepolato né della missione cristiana.

I Cristiani rispondono in modi differenti al mondo secolarizzato: alcuni di noi rispondono con rabbia o ostilità. Questo tipo di rispo- sta è spesso basato sulla paura e fa uso di un linguaggio negativo e che ha poco da fare con il cristianesimo. Altri rispondono con un liberalismo spensierato/irriflessivo e un poco ingenuo, che accetta ogni cosa senza criticismo o riflessione. Questo è un altro modo di affermare che il cristianesimo non ha nulla da dire o da contribuire, ed in questo modo la voce profetica della chiesa scompare. Se una cultura vale l’altra non c’è ulteriore bisogno di discernimento.

C’è tuttavia una terza via, la via profetica, la via camilliana. Io suggerirei l’imitazione di san Paolo (Atti ,). Inizialmente, Paolo era disgustato dagli atteggiamenti della gente di Atene ma succes- sivamente mostrò una capacità di vedere e di riconoscere la loro fame per genuini valori spirituali e religiosi. Se trattiamo la cul- tura contemporanea con disgusto ci stiamo coinvolgendo in un esercizio futile che non porterà il minimo frutto.

Penso che sia utile tenere a mente ciò che io considero come una definizione camilliana di ateismo. Per me l’ateo è qualcuno che ha perso contatto con i suoi fratelli. Lui / lei è qualcuno che non sa amare i propri fratelli. Molte persone hanno ancora valori spirituali ampi e questo è un punto di contatto, una porta ancora apertura per la discussione e l’interazione. Così nel trattare con i malati, cerchiamo di aiutarli a scoprire il comune punto di contatto, ciò che da’ significato al momento presente della loro vita. E nel rapportarci con coloro che si fanno carico dei malati motivati da una ispirazione umanista dobbiamo fare uso di ciò che è positivo nella loro assistenza quale punto iniziale di discussione.

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Questo a mio modo di vedere mette in luce l’importanza del Camillianum e dei Centri di Pastorale dal momento che non possia- mo ingaggiarci in un dialogo significativo con un mondo sanitario ben preparato e professionale senza adeguata preparazione.

. Fermi e coraggiosi

Nel promuovere la via camilliana dobbiamo essere più fermi. Il Battesimo non è solo un dono di salvezza ma anche un appello al ministero. Siamo tutti tenuti a evangelizzare in virtù del Battesi- mo. Quelli che sposano la spiritualità camilliana fanno un passo in avanti e si proclamano aperti a rispondere alla chiamata battesima- le attraverso la loro attenzione ai malati e ai vulnerabili e tutto il mondo della salute. Dobbiamo chiederci se nel nostro ministero siamo coinvolti in un esercizio di mantenimento o se abbiamo un senso di missione. Per mantenimento intendo l’atteggiamento di chi si contenta di tenere la barca a galla, un paio di mani sicuri per mantenere lo status quo. Un po come direbbe un nostro Vescovo irlandese, usando un imagine calcistico — “tenere la palla in gioco”. Per mantenimento ho in mente il rimanere vicino ai convertiti ed ai salvati, evitando invece i delusi e coloro che trovano la Chiessa scoraggiante e poco invitante, gente che troviamo in grande quan- tità nelle corsie ospedaliere, negli hospice e nelle case di cura. È una grande tentazione ed è facile navigare verso uno stile di vita comodo e dimenticare di fare quel mezzo kilometro in più.

Troppo spesso ci fa paura la profezia, di dire ciò che si dovrebbe e di fare quanto sarebbe necessario e ci adattiamo confortevolmen- te nella nostra zona di tranquillità. “Il mondo ha bisogno di provare la tenerezza. L’amore è un grande strumento di evangelizzazione”, dice Papa Francesco. È altrettanto importante che non ci avvilup- piamo in troppa teoria così da perdere contatto con lo stress ed il trauma provato in faccia al calore di un sempre più mutevole ministero nel mondo della salute.

Uno dei membri più attivi della Famiglia Camilliana Laica in Irlanda vede nel secolarismo una grande opportunità per la testi- monianza. “La nostra testimonianza emerge di più in un mondo secolarizzato perché la pratica della fede non è la regola di oggigior-

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no. Attraverso questa testimonianza noi seminiamo il seme della fede in mezzo a coloro che incontriamo, e questi semi germineran- no in modi che non ci aspettiamo e di cui potremmo nemmeno venire a conoscenza. Abbiamo l’opportunità di far brillare una luce di fede cristiana attraverso il lavoro che facciamo in un mondo che apertamente mette in questione l’esistenza di Dio”. Mi piace questa attitudine così positiva. Il mio amico è aperto alla sfida di oggi

E continua “la nostra testimonianza in questo ambiente difficile approfondisce e sostiene la nostra fede ed aumenta le nostre vite spirituali”.

. Il carisma

Il carisma di Camillo deve essere la forza che mi guida mentre cerco di venire incontro alle sfide presentate dai diversi contesti culturali in cui opero. Il nostro carisma è una delle principali fonti motivazionali per fare ciò che facciamo, e se ne perdiamo la vista siamo destinati a morire. Sono chiamato a essere profetico là dove sono impiantato. Se vogliamo essere profetici la motivazione è di enorme importanza. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che il nostro ministero deve sempre avere una forte dimensione evangelizzatrice che — qualora assente — non stiamo più com- piendo il nostro compito, non siamo più in missione. Dobbiamo sempre stare all’erta contro la perdita del senso di missione poiché “quando abbiamo chiarezza del perché allora possiamo far fron-

te al come” (V. Frankl). Ciò avviene quando la nostra identità e motivazione sono chiare. Il fatto che siamo impegnati nella attività pastorale non significa per sé che siamo coinvolti nel ministero. Siamo coinvolti nel ministero “quando simultaneamente le nostre vite e le nostre azioni spontaneamente indicano e promuovono il Regno di Dio” (M. Amalodes). Non è la qualificazione che ho ma la persona che sono ad attrarre, a toccare e a cambiare le persone. Se rimaniamo fedeli al nostro viaggio interiore avremo sempre una dimensione evangelizzatrice nel nostro ministero. Il mondo della salute offre una enorme possibilità di evangelizzazione. Molte più persone attraversano le porte dell’ospedale in un giorno che quelle della chiesa in una settimana. Nessuno sfugge al dover d’es-

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sere ricoverato o alla visita a qualcuno che sia stato ricoverato. San Camillo non ha forse considerato l’ospedale come “la mistica vigna del Signore” dove i “malati sono i nostri signori e padroni”?

. La preghiera in un mondo secolare

Nel nostro cammino di fede degli ultimi  o  anni abbiamo messo grande enfasi su Camillo il Gigante della Carità. È stato un tempo eccitante in cui si sono dispiegate magnificamente creative espressioni del nostro carisma. Ma ci dimentichiamo del Camillo mistico, a nostro rischio e pericolo. Sono affascinato leggendo il Positio dei Processi Canonicidi P. Domenico Casera che ci rivelano testimonianze date nei processi per la canonizzazione di san Ca- millo. Coloro che hanno avuto modo di conoscerlo hanno posto maggiore enfasi sul suo spirito di preghiera piuttosto che sulla sua cura fisica dei malati: Camillo nell’atto di celebrare la Messa, Ca- millo in preghiera al letto del malato, Camillo davanti al crocefisso. Infatti, fu nella preghiera al Crocifisso che Camillo scoprì che da sé non poteva far molto bene, che si stava perdendo d’animo e che aveva bisogno di persone animate dal suo stesso spirito (animo). “Il sé scopre che da sé non è sufficiente” come ben dice Brendan

Kennelly. La speranza non può essere sostenuta solo dalla nostra volontà. La speranza è qualcosa che dobbiamo ascoltare al di fuori di noi stessi. Come afferma Susan McEvoy “come il fuoco ha bi- sogno dell’aiuto di un ramo per aumentare il suo calore, talvolta noi abbiamo bisogno di una voce, di uno sguardo, di un visitato- re per ridare fuoco ai nostri cuori quando la fede comminicia a indebolire”. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro.

. Il carisma è la base della nostra spiritualità

Qual’ e’ il carisma che dobbiamo vivere nella realtà di oggigiorno? È importante ricordare nel caso di qualcuno come Camillo che, in qualità di fondatore dell’Ordine, egli ricevette un dono da Dio: “il carisma del fondatore è una esperienza dello spirito, trasmessa ai

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discepoli perché sia vissuta, custodita e costantemente sviluppata in armonia con il corpo di Cristo in costante crescita” (MR, n. ).

È importante ricordare che il dono di Camillo alla Chiesa fu di restaurare l’amore misericordioso di Cristo per i malati al suo ruolo centrale, così come lo aveva nella vita e nell’insegnamento di Gesù, prassi di cui si era persa visione. Si potrebbe anche dire che il mini- stero di guarigione era guardato con sospetto nella proclamazione del Messaggio da parte della Chiesa.

Camillo fu unico e davvero ispirato nella comprensione e per- cezione di come Gesù avesse portato più in alto la sbarra per tutti coloro che assistono, ponendo Sé Stesso come oggetto di assistenza: “ciò che fate al minimo di questi fratelli lo fate a me” (Mt. , ). La particolare intuizione di Camillo fu di riconoscere che Gesù fece di Sé stesso l’oggetto diretto della nostra cura. Camillo assunse

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