• Non ci sono risultati.

Iconografia camilliana dei primi cento ann

Nel documento Sofferenza e suicidio (pagine 195-200)

F R∗

Premetto che non sono un esperto di arte, e neanche uno storico provetto, ma un semplice “investigatore curioso” quando provocato da inattesi incontri, come lo è stato con una immaginetta ingiallita stampata a Parigi a metà dell’Ottocento, dedicata alla visione mistica di Padre Camillo e Crocifisso, con logo in basso dove si legge Maratta pinxit.

Il tempo che verrà preso in esame è quello che parte dal Santo Transito alla Canonizzazione:  luglio – giugno . Cinque eccellenti pittori nell’arco di tempo che va dal  al , che pre- senteremo singolarmente con le opere realizzate. Opere suddivise nelle seguenti tematiche:

) Frequenza mistica di Padre Camillo con il Crocifisso; ) Padre Camillo e assistenza malati;

) la Beata Vergine Maria e Padre Camillo; ) Padre Camillo in “gloria”;

) Alcuni momenti della sua vita. . Il Crocifisso conforta Padre Camillo

L’icona eccellente del Maestro Carlo Maratta (–) di Camera- no, Marche, segna l’inizio di una produzione senza limiti, alla quale si ispireranno “pennelli d’ogni grado e colore”. Il Carlo Maratta

Religioso camilliano, dottore in Teologia (Mariologia), già Sottosegretario

del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, attualmente Consultore presso la Congregazione per la Causa dei Santi.

 Felice Ruffini

impegnato intorno al 

dalla duchessa Camilla Savelli Farnese a produrre opere per la chiesa e il convento della sua Congregazione delle Oblate Agostiniane di Santa Maria dei Sette Dolori — sul primo tornante della salita al Gianicolo da Piazza Trilussa —, con morale certezza su suggerimento del P. Ippolito Marracci, grande estimatore del Padre Camillo

e direttore spirituale della duchessa, è stato indirizzato al “Cubiculum” della nostra Casa Generalizia. La duchessa affermava che era stata invitata dal “Crocifisso” a “fon- dare le Oblate”. Sacra Effige che nella chiesa parrocchiale di Latere, Viterbo, è in venerazione e ben custodito e protetto. La tela in esposizione ancora oggi nell’ex convento, trasformato in “Hotel Donna Camilla Savelli”, è prova incontrovertibile.

Il P. Cosma Lenzo nella sua opera Annales Religionis Cler. Reg. Ministrantium Infirmis, pubblicata nel , scrive:

Infine, i Padri non dimenticarono di aver cura della camera di Camillo, nella quale il Servo Dio felicemente spirò, ma la trasformarono in ora- torio, dedicandolo, come sembrava doveroso al Santissimo Crocifisso. La mano esperta di un nostro Sacerdote religioso professo, di nome Francesco Meloni, napoletano, ornò mirabilmente quell’oratorio, diviso in vari settori, con dipinti “a olio”, come si dice, espressi con nobile creatività. Il loro ordine e la loro collocazione appaiono come segue. La porta della cappella guarda a mezzogiorno. L’altare, sul quale si celebra quotidianamente, è posizionato nella parte opposta alla porta, a ridosso della parete. Al suo centro è stato collocato il santissimo simulacro del Crocifisso, lo stesso che aveva parlato, consolandolo, al nostro padre afflitto dalle angustie, di cui è stato più volte riferito. Ai suoi piedi si vede il padre Camillo, in ginocchio, sulla lato destro è dipinto l’arcangelo san Michele; al lato sinistro, l’Angelo Custode: le pareti, del luogo in cui si trova l’altare si alzano un po’ circolarmente fino al punto di incurvatura del soffitto a volta, formando così una specie di abside.

. All’interno della chiesa una lapide attesta la munificenza della duchessa e narra che “DOMUM ET ECCLESIAM FUNDAVIT ET FECIT/MONIALES S.mae MATRIS DOLORIS/. . . HANC ECCLESIAM INSTAURAVIT ANNO D. MCMXXIX”.

. P. Ludovico Marracci, dell’Ordine della Gran Madre di Dio, insigne teologo

mariano e autore di una corposa opera data alle stampe nel  per l’ardente desiderio che nutriva verso la Santissima Madre di Dio di “monumentum aliquod relinquere, & sacrarum Religionum Fundatorum exemplo, omnes ad sanctissimam Dei Matrem impensius amandum, atque omni cultu prosequendum, excitare”, scrivendo di fondatori di ordini religiosi “Mariae Deiparae Virgine singulariter addictis, ac dilectis”, inserì tra questi “Padre Camillo de Lellis” con esplicito riferimento ai “Processi Canonici” in corso, essendo morto il nostro san Camillo il  luglio del .

Iconografia camilliana dei primi cento anni 

È il primo che produce opere così articolate del “Padre Camillo” nell’immediato tempo dopo la morte, mettendo in esplicita visiva evidenza la stima che la prima comunità camilliana aveva del “Padre Fondatore”, e che il P. Cicatelli nella sua “vita manoscritta” descrive in breve paragrafo: “Nelle sue orationi non andava appresso a certi punti troppo sottili, o speculativi, ma rinchiudendosi tutto nel S.mo Costato del Crocifisso ivi si tratteneva, ivi dimandava gratie, ivi scopriva i suoi bisogni, et ivi faceva alti e divini colloquij col suo amato Signore. Del resto tutte l’altre cose del mondo erano per lui come morte e sepolte” (cap. ).

Evidente il notevole valore che ha questa “copia” del Maratta, che nel soddisfare il desiderio della duchessa Camilla Savelli ci con- segna la testimonianza di quanti lo avevano frequentato, ed avevano intuito e scoperto la sorgente che generava quell’Amore senza li- miti che stupisce ancora oggi il mondo: il Costato del Crocifisso. Forza travolgente d’Amore che papa Benedetto XIV definì una Nova Caritatis Schola

, e il venerabile Pio XII lo disse “eroico Atleta della Carità fatto spettacolo al mondo, agli Angeli e agli uomini”

. Una seconda splendida icona con questo soggetto venne realiz- zata per la Cappella della Tomba del “Beato Padre Camillo” nella Solennità della beatificazione nel , dal Maestro Placido Costanzi Romano (–)

.

Ed una terza, con identico tema in occasione della Canonizza- zione (), è del francese Pierre Hubert Subleyras (–) che ne fa stendardo per la Canonizzazione, adattato poi a quadro nel tempo e donato alla Comunità camilliana che officiava la Chiesa dei Santi Rufo e Camillo in Rieti, dove è rimasto quando son venuti via negli anni immediati dopo la Seconda Guerra Mondiale

.

. Bolla di Canonizzazione Misericordiae Studium del  giugno .

. Caritas quae est,  maggio , in A.A.S. XXXVIII, .

. Il manoscritto del  accenna ad un confronto tra la Icona del Placidi e il Maratta affermando decisamente “che più non averebbe possuto dare la memorabile industria del Cavaliere Maratta nell’opere sue”, e non avrebbe senso questo se non esisteva già una opera con medesimo tema, affermando: “in cui rappresentasi il Beato appiè prostrato dell’amato suo Crocifisso Signore, che colle braccia dalla Croce distese amorevolmente animandolo, e invigoremdolo all’incominciata impresa del novello istituto, prorompa in quelle parole ‘eia pusillanime id quod times? Inceptum sequere opus’”.

. Da altro manoscritto del , titolato Esito della Cassa del V.P. Fondatore comin-

 Felice Ruffini

. Padre Camillo e assistenza malati

Un secondo tema ben trattato da pittori di rilievo, che intendo met- tere in rilievo, è Padre Camillo e l’assistenza ai malati, con interventi a tutto campo in tempi di peste e di altre drammatiche situazioni, limitandoci a presentare alcuni dei più noti e rilevanti.

In esposizione al Museo della Curia Generalizia Camilliana una pregevole tela del Sebastiano Conca (–) che lo ambienta nello scenario classico del Colosseo, scelto dalle Poste Vaticane per il Francobollo commemorativo del esimo della morte del Santo. Più testimoni ai “Processi” dissero di questi drammatici momenti, ne riportiamo uno significativo

.

La tela di Andrea del Pozzo ( – ), conservata presso la Pinacoteca Vaticana, probabilmente si riferisce alle Terme di Diocle- ziano, stando ad alcuni testimoni che per ovvi motivi di redazione riferiamo in nota

. Lo storico camilliano P. Mario Vanti afferma che “tra il – Roma fu duramente provata dalla carestia e dalla pestilenza. . . Camillo si era lanciato per primo su tutti i campi,

a Mons. Pietro Subleyras Pittore per stendardo e quadro del Papa come da ricevuta n. >>> scudi ” (AGMI n. ). Affidata ai camilliani nel  da papa Benedetto XIV, la officiarono fino agli anni immediati seguiti alla Seconda Guerra Mondiale da dove vennero via lasciando tutto in quanto chiesa e convento erano passati alla diocesi in occasione della storica soppressione del , senza neanche compilare un accordo privato scritto con la Curia diocesana per rientrare poi in possesso.

. “Testis Pater Fabritius Turbulus Ordinis Ministrantium Infirmis ex eodem pro-

cessu Romano super . fol. . dixit. Io mi ricordo, che nella gran Carestia principiata nell’ultimo del Pontificato di Sisto Quinto il Padre nostro Camillo con infinita Carità andava per Roma, e ci mandava noi altri suoi Fratelli á cercare li Poveri per le Strade, e

nelli luoghi Sotterranei del Coliseoparticolarmente, conducendoli alli Ospedali, e quelli che erano più gravemente Infermi gli conduceva, e faceva condurre in un Ospedaletto di circa dieci Letti accommodati nel luogo nostro della Madalena”.

. “Testis P. Antonius Barbarossa Sacerdos Ministr. Inftrmis authoritate ordinaria examinatus, et compulsatus processu Mantuano fol, . à tergo circa finem, dixit. Dimostrò anche gran Carità nell’occorrenza, che Papa Sisto fece andare ad habitare in Roma in quelle, che haveva fatto Fabricare alle Terme molti Genovesi, e Neapolitani Tessitori di Seta per introdurre l’Arte della Seta in Roma, i quali quasi tutti s’Amalorno e Morivano in necessità, et il Padre Camillo si mise à governarli, e prepararli i suoi bisogni, caricando un’Asinello, che conduceva seco, di tutte le cose necessarie, e dispensandoli à ciascheduno secondo il bisogno, et era tanta la miseria de’ sudetti Poveretti, che non vi era chi potesse aprire la porta, e bisognava entrare per Ie Fenestre, lavar Piatti, votar Vasi, portar via l’immonditie, nettar figlioli piccoli, e far altri ossequij, da i quali si manifestava grandemente la Caritá di detto Padre, etc.”.

Iconografia camilliana dei primi cento anni 

dall’ospedale alle terme di Diocleziano, dalle grotte ai fornici del colosseo, dalle stalle all’ospizio di San Sisto, dalle strade alle soffitte. Dietro a lui i suoi religiosi. Una quindicina vi lasciarono la vita, altri, a cominciare dal Fondatore, ne uscirono malconci. Qualcuno si disanimò”

.

Ed abbiamo ancora il Subleyras che immortala la drammatica notte della Vigilia di Natale  con il trasferimento di circa  malati dalla Corsia Sistina dell’Ospedale Santo Spirito, posta a piano terra livello strada, al piano superiore mettendoli in salvo dalla furia delle acque del Tevere

. L’opera fu commissionata per donarla a papa Benedetto XIV in occasione della Canonizzazione, ma nel tempo passando di mano in mano è finita ad essere in mano al Demanio, ed è in esposizione alla Galleria di Palazzo Braschi in Roma.

. Camillo e la Beata Vergine Maria

Il terzo tema della iconografia camilliana dei primi tempi che ci interessa evidenziare è l’accento che viene posto sul rapporto di Padre Camillo con la Beata Vergine Maria. È ancora del Maratta un eccellente “ovale” (cm ×) — purtroppo trafugato da ignoti nei primi anni del  —, che benché di dimensioni contenute esprimeva fortemente la “dimensione esistenziale mariana“ del nostro Santo. Il titolo attribuito era Mater Misericordiae, e con molta probabilità il Maratta, nel visitare il “Cubiculum” trasformato in “Piccolo Santuario”, si deve essere ispirato a questa visione descritta dal P. Cosimo Lenzo: “Inoltre, all’inizio dell’incurvatura dell’absi- de, che viene appunto a trovarsi immediatamente sopra l’altare, è dipinta la Santissima Trinità: e là puoi vedere inginocchiata la

. Scritti di S. Camillo, Lettera al P. Biagio Oppertis a Napoli da Roma , .

. Il P. Cicatelli dà questa descrizione: “Vedendo adunque riuscir vano ogni suo

disegno non si curava piu d’attendere ad altro governo della Religione non facendo piu Consulta ne curandosi d’altra cosa, ma solamente consumava tutto il tempo nell’Hospi- dale di Santo Spirito. Dove particolarmente si ritrovò alli . di Decembre . quando occorse in Roma quella grande inondatione del Tevere che non si ricordava la maggiore. Nella qual notte esso non fece mai altro che salvare i poveri infermi portandone molti sopra le spalle proprie non curandosi che l’acqua gli andasse fino al ginocchio. . . ” (vms, cap. , ).

 Felice Ruffini

Beatissima Vergine che, davanti al Figlio, apre le mani nel gesto di offrire il padre Camillo e il nostro Ordine”.

Altra eccellente opera è l’affresco del Girolamo Maria Pesci (–) che la eseguì nella volta della Sagrestia della Chiesa di Santa Maria Maddalena nel , con il glorioso Arrivo di Camillo nel- la Gloria del Cielo. Il Pesci studiò per otto anni presso Carlo Maratta da cui apprese il disegno corretto e la composizione equilibrata.

Di alcune opere minori, per dovere di cronaca, segnaliamo un “ovale” di modeste dimensioni di autore anonimo, conservato dalla Comunità camilliana in Roma; ha come soggetto Camillo contempla il Crocifisso, sullo sfondo la Beata Vergine Maria. L’assenza di aureo- la intorno al capo di Padre Camillo segnala che è stato eseguito almeno prima del , anno della Beatificazione.

. Camillo nella gloria dei cieli

Altro tema di un certo interesse è la realizzazione di quadri, affre- schi e icone che esaltano la Gloria del Santo. Segnaliamo l’opera detta Apoteosi di San Camillo, che il pittore Girolamo Maria Gregori (–) produsse per la solenne celebrazione di Beatificazione del  nella Basilica di San Pietro, e successivamente esposta nella Chiesa di Santa Maria Maddalena nel solenne Triduo che seguì la proclamazione a Beato. È in esposizione nel refettorio della Curia Generalizia.

Nell’arco della cappella dedicata alla Tomba di san Camillo un eccellente affresco del Sebastiano Conca con tema il Beato Camillo in Gloria adorante la Croce.

. Altri momenti della vita

Di opere che in questi primi cento anni dopo la morte di san Camil- lo diamo qualche campione soprattutto segnalando la magistrale arte del Sebastiano Conca, che con i suoi allievi nella Solennità della Beatificazione, ebbe una notevole produzione come ne dà documentazione il manoscritto Relatione del Solenne Triduo fatto nella Chiesa della Maddalena In occasione della Beatificat(ion)e del Bea-

Nel documento Sofferenza e suicidio (pagine 195-200)