2. ANALISI DELLO STATO DELL’ARTE
2.1 Approcci all’integrazione di impianti negli edifici storici Il corretto approccio per assicurare la conservazione non solo dell’edificio storico
ma anche di tutti quegli elementi che vengono definiti monumento/documento non può prescindere da una conoscenza accurata del bene, conoscenza diretta ed indiretta finalizzata ad una quanto più completa padronanza del sito.
Conoscenza diretta attraverso sopralluoghi in situ fondamentali per entrare inizialmente in contatto con manufatto e successivamente per andare ad esaminare nel dettaglio attraverso indagini visive e strumentali. Da questa fase ne derivano disegni e schizzi, documentazione fotografica, una prima analisi storica. Seguono il rilievo geometrico generale e di dettaglio con ragionamenti distributivi e funzionali tenendo in considerazione gli apparati decorativi, il rilievo costruttivo per studiare la componente materica, i cantieri storici, le metodologie e le tecnologie costruttive adottate, informazioni necessarie per poter poi individuare l’intervento più opportuno su tale architettura. Altra analisi importante è quella materica e dei degradi quali cedimenti strutturali, quadri fessurativi, presenza di umidità, la crescita di vegetazione infestante, fenomeni fisico-chimici che i materiali presentano, interventi antropici che hanno danneggiato la fabbrica. Diventano quindi essenziali saggi e indagini non distruttive.
Affiancata vi è la conoscenza indiretta svolgendo un fino lavoro di ricerca d’archivio, di documentazioni e testi che completano la lettura del manufatto.
Il tutto concorre ad una consapevolezza maggiore del bene per poter poi stabilire le migliori strategie di intervento mirate a tale specifico bene. Difatti non può esistere una soluzione d’intervento univoca da riproporre per ogni edificio storico, ma è opportuno invece che esista una metodologia operativa il più possibile rigorosa che permetta di indirizzare gli addetti ai lavori nell’approcciarsi a tale tema.
Quando si tratta di interventi sull’esistente, oltre alle informazioni sugli elementi che compongono l’architettura, è fondamentale conoscere la consistenza della fabbrica dal punto di vista dell’impiantistica esistente. In parallelo deve essere svolto un rilievo impiantistico strettamente connesso a quello geometrico e costruttivo: la localizzazione dei dispositivi impiantistici, le reti di distribuzione e possibili cavedi o strategie compositive atte ad ospitare elementi impiantistici.
L’obiettivo di tali analisi e indagini sull’impiantistica e sulla consistenza dell’edificio sono volte a trovare soluzioni che portino ad un adeguamento della fabbrica, in modo da conservarla senza apportare danni che rischierebbero di rovinarla, causandone la perdita dell’intero bene. L’obiettivo di tutta la fase di conoscenza è quindi quello di studiare molto per intervenire poco.
La tutela dell’impiantistica storica può essere raggiunta seguendo una serie di operazioni che possono essere così definite e sintetizzate:
- Una conoscenza degli elementi impiantistici presenti ed uno studio volto a comprendere il loro periodo id realizzazione ed installazione ponendo attenzione alle esigenze prestazionali alle quali dovevano dare risposta;
- La valutazione del possibile riuso dell’impiantistica storica nel nuovo progetto di restauro dell’edificio;
- La definizione di specifiche soluzioni progettuali per tali elementi impiantistici. Soluzioni che possono essere di diversa natura in base all’indagine precedentemente effettuata sul loro possibile riuso.
Risulta quindi fondamentale possedere un’adeguata conoscenza degli elementi impiantistici, e far sì che essa costituisca uno dei fondamenti da cui far partire un qualsiasi progetto di restauro. Si tratta di una conoscenza finalizzata all’analisi dell’esistente, volta:
- alla comprensione delle logiche dell’impianto e d’installazione;
- ad un collegamento con il panorama complessivo nel quale una specifica tecnologia è stata sviluppata e adottata;
- allo studio delle relazioni instauratesi tra la fabbrica e l’elemento impiantistico;
- all’individuazione delle potenzialità residue d’impiego nella nuova rete di impianto o comunque all’interno del complessivo intervento di restauro.
Il rilievo impiantistico ha lo scopo di indagare la consistenza dei dispositivi che compongono l’impianto e della rete di distribuzione che li collega e alimenta.
Inoltre, durante la fase di rilievo, è fondamentale documentare, attraverso una raccolta ben organizzata, i dati dimensionali, estetici e tecnici di tutto l’impianto.
Tale rilievo dovrà poi essere messo in relazione con il rilievo geometrico della fabbrica, riportando nelle tre dimensioni tutti i dati reperiti nelle fasi di rilievo precedenti.
La valutazione del possibile riuso deve essere analizzata principalmente stabilendo il funzionamento o meno dell’impianto: analisi volta a considerare sia il sistema impiantistico che le sue singole parti. Se il sistema fosse ancora in funzione allora esso andrebbe mantenuto attivo, anche grazie agli interventi di adeguamento impiantistico che rendono possibile la conservazione dell’impianto anche a solo scopo dimostrativo e documentale.
Ciò permetterebbe inoltre di integrare gli impianti di nuova generazione attraverso la messa in sicurezza di quelli vecchi. Nel secondo caso se alcuni
Per queste due possibilità di riuso è necessario l’ampliamento con sistemi impiantistici innovativi in modo da garantire le esigenze di comfort attuali. La scelta progettuale allora deve garantire in primo luogo la compatibilità fisica dei nuovi dispositivi con l’architettura storica. L’individuazione del singolo elemento impiantistico deve essere armonizzato con il contesto nel quale viene inserito. Da qui la necessità di andare a studiare elementi “ad hoc”, elementi di qualità sia dal punto di vista tecnologico che estetico.
Qualora l’impianto storico non potesse più essere utilizzato poiché non più funzionante, la decisione sul suo futuro dipende dal suo valore come testimonianza storica. Se al dispositivo non viene riconosciuto tale valore o addirittura se si tratta di un dispositivo aggiunto in modo non curante dell’edificio storico allora è corretta la sua rimozione. Discorso diverso avviene per quegli elementi impiantistici che non possono più essere messi in funzione e che quindi non possono più svolgere la loro naturale vocazione ma che presentano però un’eredità storica da salvaguardare. Qualsiasi sia la nuova destinazione d’uso ospitata all’interno dell’edificio storico tali documenti devono mantenere leggibile il loro rapporto con l’architettura attraverso operazioni di musealizzazione.