ITER METODOLOGICO
4. COSTRUZIONE DELLA SCHEDA DI RILEVAZIONE
4.1 Introduzione alla scheda
Ogni intervento che viene progettato e realizzato su di un edificio storico, come precedentemente spiegato, deve essere il frutto di un processo di ragionamento e conoscenza multidisciplinare, data la complessità e la varietà delle forze che entrano in campo. La metodologia proposta vuole proprio dare grande importanza a quelle fasi che permettono di analizzare e studiare sia la fabbrica nel suo complesso che ogni suo singolo componente, compresi quelli impiantistici. L’obiettivo è quello di giungere a previsioni progettuali che siano supportate da ragionamenti critici e conoscenze acquisite in modo tale da proporre soluzioni conformi alle odierne teorie del Restauro.
Proprio in quest’ottica di conoscenza rientra l’idealizzazione di una scheda di rilevazione per ogni dispositivo impiantistico precedentemente individuato nella fase di rilievo. Questo strumento, pensato per avere una impostazione storico-critica, contiene tutte quelle informazioni che devono essere tenute in considerazione quando il progettista dovrà stabilire se mantenere o rimuovere un determinato elemento. Questa scheda non vuole però essere uno strumento meramente tecnico, dove la sua compilazione restituisce in automatico una risposta alle esigenze progettuali, ma un supporto che aiuta il professionista a conoscere meglio il dispositivo che sta analizzando, porsi delle domande su di esso e ragionare sul suo possibile futuro utilizzo. Questo perché non esistono soluzioni preparate e pensate ad hoc per ogni edificio storico, ma ogni volta la risposta progettuale è la somma di nozioni tecniche, conoscenze culturali e sensibilità professionale.
Le finalità della scheda di catalogazione, quindi, possono essere riassunte in:
- Conoscenza e comprensione: attraverso la ricerca e l’inserimento di informazioni riferite allo specifico dispositivo si acquisiscono nozioni che permettono di avere un quadro conoscitivo più completo dell’oggetto;
- Monitoraggio: la scheda permette di avere sotto osservazione tutti i componenti impiantistici presenti nella fabbrica e un suo controllo sia dal punto di vista funzionale che di conservazione;
- Pianificazione: si tratta di uno strumento che permette di leggere e analizzare i sistemi impiantistici per giungere a soluzioni progettuali.
La scheda proposta (fig.4.1) è la sintesi di ricerche bibliografiche, fonti archivistiche e ragionamenti critici. La base di partenza per la sua realizzazione è stata la fonte bibliografica M. Pretelli e K. Fabbri, La conservazione degli impianti storici, in D. Concas (a cura di), Conservazione vs innovazione:
L’inserimento di elementi tecnologici in contesti storici [1], dove veniva proposta una scheda di rilevamento degli impianti molto tecnica, pensata per essere compilata da un professionista con conoscenze impiantistiche e poi validata da un architetto restauratore. Tale scheda ha l’obiettivo di contribuire sia al progetto impiantistico che di restauro. Questa fonte ha permesso di avere una prima matrice di campi per la catalogazione dei dispositivi impiantistici ma si
1.
Per visionare la scheda di rilevazione impianti proposta nello studio impiantistico-metodologico di Pretelli M. e Fabbri K. consultare, Pretelli M., Fabbri K., La conservazione degli impianti storici, in Concas D. (a cura di), Conservazione vs innovazione:
L’inserimento di elementi tecnologici in contesti storici, Il Prato casa editrice, 2018, cap. 1, pp. 54-55.
è sentita l’esigenza di legare maggiormente le informazioni dell’elemento con l’edificio storico nel quale è inserito e ulteriori campi più specifici della materia del Restauro.
Inoltre, nell’operazione di catalogazione del Patrimonio Culturale la presenza di standard catalografici elaborati dall’istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), risultano un buon supporto su cui basare la scheda di rilevazione degli impianti proposta in questa tesi, definendo un insieme di principi metodologici ben codificati sfruttando appositi strumenti per attuare la catalogazione secondo criteri omogenei a livello nazionale.
Il lavoro svolto dall’ICCD nella definizione di tali standard si è focalizzato principalmente su tre obiettivi:
- “creare una base normativa comune per la definizione e l’applicazione degli standard;
- facilitare l’approccio dei catalogatori alle diverse strutture catalografiche;
- agevolare il trattamento e la consultazione dei dati nel sistema del catalogo.” [2]
Tra gli strumenti utilizzati dall’ICCD vi sono infatti le schede di catalogo, che costituiscono i modelli descrittivi il cui contenuto è organizzato secondo le informazioni che si hanno sul bene controllando e codificando i diversi dati attraverso criteri specifici. Queste sono organizzate secondo i diversi settori disciplinari (beni archeologici, beni architettonici e paesaggistici, beni demoetnoantropologici, beni fotografici, beni musicali, beni naturalistici, beni numismatici, beni scientifici e tecnologici, beni storici e artistici).
La scheda è strutturata in paragrafi e ognuno di essi a sua volta contiene una serie di voci compilabili definite “campi”. Alcuni di questi possono essere campi semplici (singole voci), altri sono campi strutturati (elementi più complessi che necessitano di sottocampi). Per alcuni di questi campi viene assegnata una obbligatorietà di compilazione per rendere efficace la catalogazione dell’oggetto andando a definire un livello di conoscenza minimo di esso. A tale proposito, il primo campo a dover essere compilato è quello del codice univoco nazionale che rappresenta un ID di ciascun bene culturale censito. Tutti i successivi campi possono essere riassunti in:
- “informazioni descrittive e tecnico scientifiche, che pongono in evidenza la valenza culturale del bene;
- informazioni geografiche, per relazionare il bene al territorio (in un’ottica spazio-temporale: l’attuale localizzazione, ma anche l’eventuale luogo di provenienza nel caso di una precedente collocazione museale, o il luogo di rilevamento nel caso di beni demoetnoantropologici, o il luogo dove il bene e stato prodotto, ecc.);
- informazioni sulla documentazione che completa, precisa e arricchisce la conoscenza del bene;
2.
Tucci R., Le voci, le opere e le cose, La catalogazione dei beni culturali demoetnoantropologici, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, Roma, 2018, pag. 299.
3.
Tucci R., Le voci, le opere e le cose, La catalogazione dei beni culturali demoetnoantropologici, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Pertanto, tale sistema catalografico, seppur possa sembrare complesso e articolato, permette un’efficace e ordinata registrazione delle informazioni riguardanti il patrimonio culturale garantendo così una raccolta di dati, accessibile e consultabile online, che integra ogni singolo bene culturale al
“sistema” del patrimonio nazionale. In merito al campo dell’impiantistica storica è possibile individuare dispositivi impiantistici censiti principalmente sotto tre diverse categorie: OA (Opere/oggetti d’arte), BDM (Beni demoetnoantropologici materiali) e PST (Patrimonio scientifico e tecnologico). Dalla ricerca emerge che non viene definita una categoria specifica per l’impiantistica, ma i singoli dispositivi impiantistici vengono catalogati a seconda del loro valore storico-artistico o di cultura materiale. Dalla consultazione online del catalogo dei Beni Culturali emerge però che il numero di dispositivi censiti sia inferiore rispetto alle altre tipologie di beni.
È stata analizzata una terza fonte: la scheda-componente proposta dal lavoro di tesi svolto da E. Prato. Questa scheda è una rielaborazione della Normal 18/84 Rilevamento della funzionalità degli impianti tecnici [4]. Si tratta di una proposta di scheda da compilare per rappresentare le funzionalità degli impianti di un edificio in vista di una fase di intervento.
Infine, si è ritenuto opportuno dare maggior risalto alle informazioni riguardanti la storicità dei dispositivi dal momento che la scheda è uno strumento studiato per essere applicato in edifici storici e quindi, di conseguenza, a sistemi ed elementi impiantistici non recenti. La storicità dei dispositivi viene letta quindi non come un corredo alle informazioni tecniche, ma al pari. Per ogni campo di compilazione quindi si sono specificati voci e termini per sottolineare l’importanza dei dati di natura storica nel processo di conoscenza e studio.
La scheda è strutturata su tre colonne, che identificano il processo conoscitivo dell’elemento. La prima colonna, a partire da sinistra, è l’individuazione del sistema impiantistico a cui fa parte l’oggetto analizzato. Questo poiché è la prima informazione che si acquisisce rilevando un dispositivo ponendosi l’interrogativo: “A quale rete fa parte?”. Segue una seconda colonna di inquadramento, sia dal punto di vista di localizzazione all’interno della fabbrica sia dal punto di vista bibliografico, archivistico e manualistico. Infine, l’ultima colonna è dedicata esclusivamente al singolo oggetto e contiene tutte le sue informazioni specifiche.
4.
NORMAL 18/84 Rilevamento della Funzionalità degli impianti Tecnici:
Schema di scheda che costituisce in una proposta di scheda da compilare per la rappresentazione della funzionalità degli impianti tecnici di un edificio, in vista della fase di intervento.
Fig.4.1 a lato
Layout scheda di rilevazione elaborata.