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LE RAGIONI DELL’ATTO VIOLENTO: TEORIE ED APPROCCI PER GLI UOMINI MALTRATTANT

2.6 L’approccio ecologico: La multi causalità dell’atto violento

Di recente si è dato maggior vigore ad un approccio che tiene conto di una multi causalità dell’atto violento, come sostiene l’OMS l’atto violento nasce dall’intreccio di molti fattori. È un mix di fattori individuali, sociali, familiari che portano il soggetto alla condotta violenta.

Questo approccio prende avvio dal modello ecologico elaborato da Bronfenbrenner negli anni ’70, il quale sostenendo una multi causalità del problema, si propone di indagare i possibili diversi fattori considerandoli in modo integrato.

Il modello è organizzato in quattro livelli di analisi interconnessi tra loro e vanno considerati in maniera integrata.

- Nel primo livello si guarda più alla sfera individuale, l’intervento si concentra maggiormente sulla storia personale e biologica della persona, la sua storia di vita , le esperienze che lo hanno condizionato ect.;

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- Nel secondo livello si indagano la rete di relazioni che il soggetto ha, soprattutto le reti sociali di prossimità che aumentano il rischio di essere autore di violenza;

- Nel terzo livello si fa riferimento al contesto o ai diversi contesti di appartenenza del soggetto in cui si svolgono le relazioni

- Infine nel quarto livello si esaminano le caratteristiche più generali della società cui si appartiene

Questo modello indaga tutti gli aspetti, mette assieme tutti gli approcci e li considera integrati. In questo modo si ha non solo una visione molto più ampia dell’origine dell’atto violento, ma è possibile individuare i

diversi fattori di rischio e di promuovere fattori protettivi. 31

Anche se tutte queste teorie spiegano in parte lo sfociare dell’ atto violento, hanno un filo comune, quello di far comprendere come l’uomo violento non sia un mostro, ma è un uomo debole e manchevole. Pertanto al pari delle donne va aiutato e non semplicemente condannato.

2.7 I servizi per uomini maltrattanti: una panoramica sul nostro territorio nazionale

Delineare una panoramica dei servizi e delle politiche sociali attive sul nostro territorio risulta di fondamentale importanza anche per comprendere il riconoscimento istituzionale che viene dato al fenomeno e la sua rilevanza sociale. Come ho già delineato nel precedente capitolo (prg. 1.1) la violenza sulle donne solo di recente è stato considerato un problema di rilevanza sociale e solo la convenzione di Istanbul ha considerato la possibilità di intervento di prevenzione e cura dei soggetti violenti.

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Prendendo in considerazione i servizi e progetti attivi per gli autori di reato, che poi rappresenta il fulcro della mia tesi, da un’indagine condotta sul nostro territorio nazionale tra Marzo e Maggio del 2014 dagli studiosi Bozzoli, Merelli e Ruggerini (2013), emerge che i centri che si occupano del recupero del soggetto violento sono circa 29 distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale. Il numero maggiore di questi centri si trova nel centro nord (5 a Milano; 4 a Roma; 5 Emilia – Romagna; 3 Sardegna; 2 Campania), invece scarseggiano al sud. Il primo centro a sorgere sul nostro territorio è stato il Cipm – Presidio criminologico di Milano (2004) ed il Cam (2009) (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti) di

Firenze. 32 Altri servizi sono Lui di Livorno, nuovo maschile, Uomini liberi

dalla violenza di Pisa, il CIPM di Roma.

Questi centri offrono sostegno all’uomo violento, ed implementano interventi sulla base di approcci diversi; sia per la realtà in cui si trovano a lavorare, sia per l’esperienza maturata nel campo.

Questi servizi hanno origine diversificate: alcuni nascono da iniziative private;

altri da associazioni di uomini, altri ancora da operatori ed operatrici che hanno lavorato per lungo nei centri antiviolenza ; tutti mossi dall’esigenza di affrontare la questione maschile come modo essenziale per contrastare e prevenire la violenza.

Da propulsori per lo sviluppo di iniziative a favore di uomini violenti sono stati alcune associazioni di uomini che hanno promosso iniziative teoriche e coinvolto anche i centri antiviolenza per le donne per porre all’attenzione una questione centrale e tentare di creare un coordinamento tra i diversi servizi coinvolti al fine di creare un intervento ad ampio raggio.

32 A. Bozzoli, M. Merelli, S. Pizzonia, M.G. Ruggerini, Il lato oscuro degli uomini. La violenza

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Pochi sono invece gli sforzi da parte delle istituzioni pubbliche, in genere si promuovono interventi cosiddetti tampone, per frenare una situazione di emergenza. Ad occuparsi di queste emergenze sono i servizi già esistenti, come i consultori familiari o i sevizi territoriali. Sono molto spesso operatori poco informati sulle dinamiche della violenza che si trovano ad intervenire, affidandosi a servizi del privato sociale, poiché hanno a disposizione poche risorse, al fine di mettere in protezione la donna.

Oggi tra le poche iniziative promosse dirette dal settore pubblico, il dipartimento delle pari opportunità ha presentato l’associazione RELIVE (Relazioni libere dalla violenza), una rete nazionale di centri che si occupano degli uomini autori di violenza nelle relazioni . Questa è la prima associazione nazionale che riunisce nove centri che attuano programmi di intervento sul recupero del reo, allo scopo di scambiarsi esperienze e migliorare l’efficacia dei programmi.

Questa associazione ha l’obiettivo di garantire una presenza strutturata e sicurezza alle donne, di combattere la violenza di genere, soprattutto quella domestica.

Ne consegue che il panorama italiano di aiuto ai soggetti violenti è molto articolata. Prevalgono le iniziative di associazioni private, alcune gestite con fondi provenienti da enti pubblici, altri usano fondi privati, altri servizi ancora nascono dentro le ASL. Manca ancora una sinergia tra le diverse realtà che operano singolarmente sul territorio, creando interventi a macchia di leopardo. Nonostante dal 1 Agosto del 2014 in Italia sia entrata in vigore la convenzione di Istanbul dove l’art. 16 prevede l’implementazione di interventi a favore dei soggetti violenti, ancora nel nostro Paese siamo agli inizi di una vera presa in carico della questione della violenza sulle donne.

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