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IL RUOLO DELL’ASSISTENTE SOCIALE

3.2 Il ruolo dei servizi sociali nei casi di violenza

Il problema della violenza alle donne non riguarda soltanto le fasce sociali più emarginate o culturalmente ed economicamente deprivate, ma è un fenomeno che trasversalmente interessa tutta la popolazione.

Pur tuttavia, nella maggioranza dei casi, gli episodi di violenza di cui si viene a conoscenza appartengono alle fasce sociali culturalmente e socialmente più svantaggiate , questo perché poche donne denunciano la violenza subita ed in molti casi sono gli operatori del servizio sociale che ne vengono a conoscenza nell’esercizio della loro funzione. Infatti per queste donne le aggressioni verbali e fisiche, le umiliazioni e le prevaricazioni da parte del partner nei loro confronti sono considerati “normali”, accettate e giustificate.

Il servizio sociale, nell’ambito delle sue attività, ha la possibilità di conoscere ed entrare in contatto con questa realtà ancora oggi poco visibile ed alla quale viene attribuita un’importanza secondaria rispetto ad altre problematiche considerate più pressanti e gravi, non solo dalle istituzioni ma anche dalla stessa donna.

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Una famiglia dove la donna è oggetto di violenza propone ai figli un modello relazionale che facilmente verrà reiterato. Promuovere il cambiamento di questo tipo di cultura rientra tra i compiti e gli obiettivi del servizio sociale.

In questa ottica un ruolo fondamentale svolge il servizio sociale territoriale che rappresenta l'elemento catalizzatore per promuovere il cambiamento sociale e culturale.

L’assistente sociale del territorio più di altri operatori può contribuire a far emergere il problema della violenza. Gli interventi di assistenza economica, le richieste di indagini del tribunale per i minorenni, le segnalazioni di dispersione scolastica o di abuso di sostanze, ed ogni altra attività che li vede coinvolti sono occasioni per entrare nelle famiglie, conoscere il loro stile di vita e stabilire con le donne una relazione di fiducia che può facilitare la comunicazione e fare emergere il problema della violenza esperita. La visita domiciliare, strumento tipico della professione dell’assistente sociale, permette di individuare i segnali di una possibile condotta violenta, anche se taciuta dalla donna, perché da dentro riesce a conoscere e cogliere meglio lo svolgimento delle dinamiche tra i membri. Fondamentale risulta per un operatore sociale il primo contatto e l’uso di uno strumento tipico professionale, il colloquio.

L’operatore deve essere consapevole degli stereotipi e dei pregiudizi che vedono le assistenti sociali come dei “nemici”, per portare la donna a collaborare nella costruzione insieme di un progetto, che abbia come obiettivo la costruzione di una relazione di aiuto efficace.

L’atteggiamento rassicurante ed accogliente da parte dell’assistente sociale, a partire dall’analisi della domanda, può aiutare la donna a raccontarsi e a instaurare un rapporto di fiducia.

La donna potrà essere informata sulle risorse disponibili, sulle possibili azioni attivabili per tutelarla, sui rischi che può incorrere, avendo piena

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consapevolezza che le sue decisioni verranno rispettate e niente verrà fatto senza essere concordato ed accettato da lei.

La donna dovrà essere informata che l’operatore ha comunque gli obblighi previsti dalla legge in materia di tutela dei minori e rispetto ai reati dove vi è procedibilità d’ufficio.

Anche se le sue decisioni richiedono tempi lunghi di maturazione, conoscere le risorse a cui potersi affidare rappresenta un punto di partenza per la costruzione di un percorso di vita alternativo alla condizione che quotidianamente esperisce.

Un atteggiamento di ascolto empatico, di dialogo e non giudicante con domande

finalizzate a raccogliere elementi utili (raccolta dati) potrà contribuire a cre are un clima rassicurante che faciliti la comunicazione.

Bisogna comunque aspettarsi e comprendere la possibilità di un atteggiamento inizialmente reticente e le possibili chiusure difensive da parte della donna o comprendere atteggiamenti strumentali per ottenere benefici secondari (casa, sussidio economico, ecc.).

Durante i colloqui si possono facilmente individuare alcuni indicatori

importanti quali: segni visibili sul suo corpo (lividi, graffi, escoriazioni ecc.), trascuratezza della persona, aspetto triste, un atteggiamento diffidente ed a volte aggressivo (si mantiene lontano dall'assistente sociale, sguardo basso e sfuggente, è reticente a parlare di sé e della sua famiglia).

Conoscere gli indicatori è per l’assistente sociale un modo per leggere segni che rimarrebbero ignorati per poter così indirizzare il colloquio e avere un quadro chiaro della situazione.

Un' ipotesi di lavoro realizzabile da un Servizio Sociale territoriale nei confronti di una utente vittima di violenza potrebbe prevedere il sostegno e la formulazione del progetto di allontanamento che coinvolge anche altri

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operatori per un sostegno non solo sociale e psicologico ma anche legale. L'allontanamento può essere ipotizzato in emergenza o programmato. L'assistente sociale deve vedere l'allontanamento come un punto da cui partire piuttosto che essere considerato un punto d'arrivo, affinché la donna possa gradualmente arrivare all'autonomia, cioè quella complessa capacità personale di ritrovare dentro di se le risorse per intraprendere una strada che le consenta di ricostruire il proprio percorso.

Nei casi di emergenza il percorso di allontanamento può comprendere un progetto di ospitalità in un rete amicale, parentale o di solidarietà e l'inserimento in struttura. Nei casi, invece, di allontanamento programmato si può prevedere un primo momento in cui il servizio sociale offre presidi e tutela per il tempo necessario alla creazione di un progetto su misura per garantirà l'autonomia della donna e dei figli eventuali.

Invece poco attenzione è data all'attivazione di un programma rivolto agli uomini autori della violenza, un tema finora poco esplorato e non gestito all'interno della rete dei servizi e delle agenzie territoriali. Pur tuttavia con la convinzione che le persone possiedono la capacità di poter cambiare occorra proporre loro questa opportunità affinché anche le donne e i figli possano avere una speranza.

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