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Il presente studio si focalizza sull’ascolto degli uomini violenti il cui interesse nasce dalla partecipazione ad un convegno contro la violenza sulle donne presso l’Università di Palermo che hanno visto partecipati esponenti del settore pubblico e privato. Significativo è stato l’intervento della psicologa Silvia Scuderi la quale afferma: << un uomo che abusa è

un uomo che soffre. Il motivo della sua rabbia è la fragilità interiore, confusione dei ruoli, disorientamento di fronte ad un sistema culturale. Infatti sono i momenti di “crisi” in cui aumentano le violenza>>.

4.1) Oggetto dello studio

La ricerca che intendo svolgere si propone di indagare una delle possibili tante concause che portano un soggetto a commettere violenza nei confronti della propria compagna. In particolar modo si intende indagare in quale misura il sistema familiare, i diversi modi di relazionarsi fra i membri, i legami che si instaurano tra genitori e figlio, possono influire sullo sviluppo di un’identità violenta.

Come illustrato nei precedenti capitoli l’atto violento può scaturire da diversi fattori; riprendendo gli studi di personalità di Dutton (2003) sulle condotte dei partner violenti, ha rilevato come maggiori fattori di rischio, nelle biografie dei partner, l’aver avuto padri freddi, distanti, brutali che li umiliavano, l’essere stati abusati, spiegando l’importanza della figura di identificazione nella nascita dei comportamenti violenti.

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D’altro canto l’adulto che si presenta davanti a noi non è altro che il prodotto di un insieme di fattori, che si sono succeduti nel corso della sua vita.

Pertanto per comprendere pienamente ed attuare un intervento di tutela della donna, importante risulta la promozione di interventi rivolti agli uomini, considerando lo studio della componente familiare dell’uomo una tappa fondamentale e prioritaria per la presa in carico del soggetto.

4.2) Ipotesi e finalità della ricerca

Rifacendomi a quanto illustrato fino ad ora, l’attività di ricerca parte dall’assunto che la condotta violenta si sviluppi all’interno del sistema familiare in cui il soggetto cresce perché è all’interno di essa, attraverso l’identificazione con i modelli familiari, che si inizia a strutturare la personalità di un soggetto.

L’ipotesi che si intende verificare è che l’ aver avuto padri distanti o che abusavano delle loro mogli, ma anche madri che hanno instaurato con il proprio figlio un legame di attaccamento invischiato, sono dei fattori che possono considerarsi di rischio, potendo influire fortemente su un possibile sviluppo dell’identità violenta.

La ricerca si focalizza su un piccolo campione della realtà trapanese per comprendere chi sono questi soggetti violenti, la loro famiglia di origine e la famiglia attuale con lo scopo di promuovere interventi di reale

56 4.3 Ambiente e campione della ricerca

La ricerca è stata condotta prendendo come punto di riferimento la Provincia di Trapani. Tale Provincia è formata da 24 Comuni. Da

un’analisi sul territorio condotta nel precedente capitolo è emerso che vi è una carenza di servizi riguardo alla tematica della violenza sulle donne e solo alcuni comuni stanno avviando iniziative di prevenzione alla

differenziazione di genere; del tutto assenti sono le iniziative di recupero per uomini violenti.

Questi soggetti se condannati per violenza vengono reclusi dentro le carceri, dove gli operatori, a volte poco formati sulle dinamiche della violenza, tentano un recupero del soggetto, attraverso progetti

standardizzati promossi per i detenuti.

Per verificare l’ipotesi di ricerca sono stati intervistati 5 uomini che si trovano presso la Casa Circondariale di Trapani per scontare i reati di violenza ai danni della moglie. Principalmente sono soggetti che accanto a questa pena, ne scontano un’altra per reati minori o sono comunque

soggetti conosciuti ai servizi sociali.

Si tratta di un campione ristretto sia per ragioni burocratiche sia per la mancanza di disponibilità ad essere intervistati da parte degli altri soggetti, ma soprattutto per il numero esiguo di casi in Provincia di Trapani. Questo dato mi ha portato a riflettere su quanto ancora il modello patriarcale è forte in questo contesto e come il misconoscimento di queste dinamiche come problema portino poche donne a denunciare. Questo è stato riscontrato dal centro presso cui svolgo il mio stage, dove molte donne ogni giorno

chiamano il numero antiviolenza del centro, però per la maggioranza dei casi, questa richiesta non ha seguito.

57 4.4 Metodologia della ricerca

In base all’ipotesi di ricerca si è deciso di strutturare le interviste ad hoc in tre parti.

L’uso di una traccia di intervista si è rivelato fondamentale per non perdere di visto l’obiettivo che la ricerca intende raggiungere.

La traccia di intervista è composta da 20 items:

- Nella prima parte dell’intervista le domande hanno lo scopo di conoscere i dati anagrafici del soggetto violento;

- Nella seconda parte si articoleranno domande che riguardano

l’infanzia del soggetto e la conoscenza di alcune dinamiche intra – familiari. Comprendere la sua infanzia e come l’utente l’abbia vissuta in prima persona, che ruolo hanno avuto i suoi genitori e la famiglia allargata nella sua vita, rappresenta il fulcro centrale della mia ricerca.

- L’ultima parte dell’intervista è centrata sulla conoscenza della famiglia attuale del soggetto al fine di verificare l’ipotesi di ricerca.

Dato il contesto in cui è stato possibile condurre le interviste sono stata affiancata da una psicologa del centro di ascolto.

Le difficoltà riscontrate nella conduzione dell’intervista sono state diverse: Prima difficoltà riscontrata è stata la resistenza mostrata dall’uomo violento nel raccontarsi a due operatrici seguita dalla manifestazione di

comportamenti difensivi che nascondevano la paura e la vergogna,

mostrando, talvolta, aggressività verbale e mettendo in atto comportamenti di sopraffazione.

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4.5 I risultati

Successivamente alla raccolta delle interviste ho scelto di elaborare gli esiti dividendo i dati in 3 parti:

1. Dati anagrafici

2. La famiglia di origine del soggetto violento e le sue dinamiche 3. La famiglia attuale: composizione e dinamiche

- 1° parte: dati anagrafici

L’analisi dei risultati inizia con la comparazione dell’età, titolo di studio, occupazione e nazionalità. Per ragioni di privacy identifico i soggetti con dei numeri, in base all’ordine cronologico con cui ho condotto le interviste.

Tabella 1. Comparazione dati anagrafici interviste

Casi Età Titolo di

studio

Occupazione lavorativa

Nazionalità

1 50 anni Diploma Commercialista Italiana

2 63 anni Licenza elementare Operaio in un’azienda agricola Italiana 3 38 anni Non ha istruzione Disoccupato Tunisina

59 elementare ambulante 5 45 anni Licenza media Operaio Italiana

L’età media dei soggetti intervistati è di 49.6 anni; con poca istruzione, ad eccezione di un unico soggetto con diploma.

Sono per la maggior parte soggetti che risiedono nelle zone dei quartieri popolari (4 soggetti su 5), già conosciuti dai servizi sociali territoriali per l’erogazione dei sussidi economici o per spaccio ed uso di sostanze.

Svolgono prevalentemente lavori manuali o per strada, considerate da come si evince in alcune interviste tipicamente maschili . Sono quasi di tutti di origine italiana, a disconferma dello stereotipo comune dell’uomo violento, come colui che ha delle origini culturali diverse.

Intervista 2: “ bella ricompensa che mi ha dato mia moglie, io tutto il

giorno a lavorare sotto il sole per comprare il pane, cosi come deve fare un uomo di casa, e perché ogni tanto io arrivavo stanco e non volevo fare niente lei si lamentava, ora le sembra giusto che un uomo lavi i piatti? Se lei ha deciso di lavorare sono fatti suoi, io sono uomo è voglio essere servito”

Intervista 1: “ tutto il giorno in mezzo ai fogli a fare quadrare i conti,

arrivavo a casa e mia moglie mi stressava, quella lavava i piatti e spolverare la casa, neanche bene! Teneva i bambini e la sera era tutta stanca, sua madre l’ha abituata male”.

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- 2 parte : La famiglia di origine del soggetto violento e le sue

dinamiche

In questa parte vengono analizzate le risposte alle interviste riguardo la famiglia di origine del soggetto violento. L’analisi prende in

considerazione alcuni dati strutturali della famiglia, per poi passare in rassegna le dinamiche interne fra i suoi membri.

Tabella 2. Comparazione dati strutturali famiglia di origine

Casi Membri della famiglia

Posizione fratria Occupazione

padre

Occupazione madre

1 7 3 di 5 (1 fratello e 1

sorella maggiore, 1 fratello ed una sorella minore) Bracciante agricolo Casalinga 2 9(compresi i nonni paterni) 4 di 5 (3 fratelli maggiori e 1 sorella minore) Muratore saltuario Donna delle pulizie 3 8 4 di 6 sorelle Venditore ambulante Casalinga 4 6 2 di 4 ( 2 sorelle e 1 fratello maggiore) Operaio Domestica

5 6 4 di 4 fratelli Disoccupato Casalinga

Analizzando la strutturazione della famiglia, ne consegue che si tratta di famiglie principalmente numerose. Vi è un caso (intervista 2) dove fanno parte del nucleo familiare anche i nonni paterni; indagando sulla questione

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si scopre che la famiglia vive a casa dei genitori paterni perché non hanno una propria residenza.

Sin da piccoli perché, venendosi a trovare in una posizione fratria intermedia, molto spesso dovevano rinunciare ai loro desideri per accontentare i fratelli più grandi o più piccoli, in assenza o scarsità do risorse; questo si evince dai loro racconti.

Intervista 4. “ sono il secondo figlio, ho un fratello tre anni più grande di

me e due sorelle più piccole che sin da piccole mi hanno sempre rotto le scatole, mi che sono potenti le donne! .. ogni cosa che io avevo loro volevano .. ogni cosa era sempre colpa mia, le prendevo sempre io.. mia madre e mio padre dicevano sempre ( lo chiamavano per nome) di qua e P. di là. Non ne potevo più”.

La famiglia di origine di questi soggetti era di ceto sociale medio-basso. Principalmente il reddito familiare proveniva dall’uomo ( 3 famiglie su 2) e la donna si dedicava alla cura della famiglia e dei figli (solo due donne su tre lavoravano).

Analizzate le condizioni strutturali si analizzano di seguito le dinamiche tra i membri, si analizzano le domande singolarmente.

- Come venivano prese le decisioni in famiglia?

A questa domanda 3 soggetti su 5 non hanno saputo dare risposta immediata, ma dopo una riflessione accompagnata dalla psicologa hanno risposto che nella loro famiglia non esistevano decisioni ma solo ordini dettati dai padri ai quali dovevano ubbidire per evitare di prenderle ( intervista 2/ 4 / 5). Gli altri due hanno risposto papà e quando non c’è lui la mamma.

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Intervistato 4 il quale afferma: “ decisoni! Ma cosa vuole intendere?

(La psicologa spiega con degli esempi la domanda) Ah! Queste cose di famiglie moderne sono. A casa mia si faceva quello che diceva mio padre e senza parlare se no tutti li prendevano pure mia madre, se io sbagliavo punizioni a tutta forza e guai chi mi difendeva. Ora invece tutti delicati sono diventati”

Intervistato 5: “ si decisioni, ma che dice. A casa mia, mia madre

quando non c’è mio padre vale come il due di coppe con la briscola a spade con l’asso di spade a tavola. Veda lei”.

- Come si comportavano mamma e papà nei tuoi confronti?

Gli intervistati raccontano di una mamma sempre presente, attenta, quasi una sorta di controllore, tendeva a trattare il figlio adolescente come un neonato. A differenza di un padre distante vista come una figura “fredda”, dedito sempre al lavoro.

Intervista 2. “ non mi ricordo mai un bacio di mio padre. Mio nonno

diceva sempre i baci lasciamoli dare alle femmine. I figli vanno baciati dal papà mentre dormono se no perdono timore”.

- Dove passava la maggior parte della giornata?

Tutti gli uomini hanno risposto che passavano la maggior parte del tempo in strada con attività prevalentemente fonte di guadagno. I soldi che guadagnavano li portavano in famiglia e successivamente il padre li avrebbe aiutati quando avrebbero avuto di bisogno. Tutti, risultavano soddisfatti di aver lavorato sin da piccoli e di aver aiutato la famiglia, così come facevano i veri uomini per tradizione.

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- I tuoi nonni erano partecipi nella sua famiglia?

A questa domanda 4 soggetti su 5 hanno risposto che i nonni raramente andavano a casa loro e solo la domenica ogni tanto si recavano dai nonni per vederli.

Di queste, 4 famiglie 3 non avevano rapporti buoni con i genitori della madre perché considerati invasivi dal padre.

Intervista 5. “ di raro i miei nonni venivano a trovarci, e ogni volta che

venivano, mio padre si lamentava con mia madre. Mi!! tua madre ha sempre da parlare inutile diceva mio padre, ma perché non si fa i fatti suoi.. la colpa è tua che la inviti sempre”.

- Cosa pensa del rapporto dei suoi genitori, alla luce del suo rapporto con sua moglie?

A questa domanda tutti e 5 gli intervistati hanno elogiato la propria madre, come donna attenta e paziente, sempre pronta a sacrificarsi per tutti. A differenza della moglie che alla prima difficoltà hanno deciso di denunciare.

Intervista 4. “ma che devo pensare mia madre si che è donna, ha

saputo sempre capire mio padre, è stata sempre con lui e lo difendeva sempre. Quando avevamo bisogno lei c’era sempre per tutti. Cose da pazzi e non l’ho mai sentita lamentare, eppure

lavorava tanto .. lei si che donna. No quella specie di donna di mia moglie, mi ha mandato in galera così si è liberata di me e fa la signora. Mi sembra che siamo in un mondo perso, neanche uomo può essere più oggi uno”.

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- 3 parte: La famiglia attuale

L’ultima fase di intervista ha lo scopo di analizzare la famiglia dove il soggetto agisce violenza. Si analizzerà la composizione familiare e il percorso di conoscenza e formazione della famiglia, e le motivazioni che hanno spinto i soggetti a commettere violenza nei confronti della propria moglie.

Tabella 3. Composizione famiglia del soggetto violento

Casi Componenti famiglia attuale Numero figli e il relativo sesso Anni di fidanzamento Anni di matrimonio 1 3 1 maschio 12 10 2 5 1 maschio 2 femmine 4 24 3 3 1 femmina 5 6 4 4 2 maschi 7 14 5 6 4 maschi 1 femmina 3 11

La famiglia in cui questi soggetti hanno perpetrato violenza non sono molto numerose, con una prevalenza di figli maschi. La media degli anni di

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Tabella 4. Differenza di età fra i coniugi

Casi Età marito Età moglie Differenza di età

1 50 anni 41 anni 9 anni

2 63anni 49 anni 14 anni

3 38 anni 35anni 3 anni

4 52 anni 38 anni 14 anni

5 45anni 44anni 1 anno

La maggior parte dei coniugi hanno una forte differenza di età, la moglie è in media più giovane di 8 anni.

- Quando sua moglie ha cominciato a comportarsi in modo diverso nei suoi confronti?

I soggetti raccontano che la donna ha iniziato a comportarsi diversamente dopo la nascita del primo figlio, cominciando a trascurarlo e a rivolgere le sue attenzioni al piccolo, prendendo anche in alcune circostanze che, a dire del marito, non le competevano.

Alcuni soggetti hanno aggiunto anche che picchiavano la moglie perché gelosi della loro bellezza e perché a dir loro non erano in grado di

comportarsi a dovere, come una moglie dovrebbe fare.

4.6 Discussioni

Dalla ricerca si rileva una congruenza con l’ipotesi iniziale di ricerca: la famiglia originaria ha una forte incidenza nello sviluppo della condotta

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violenta del soggetto adulto che crea una nuova famiglia. La violenza viene considerata una pratica idonea da adottare fra i membri della sua famiglia. I processi identificativi con la famiglia di provenienza e il relazionarsi alla figura paterna sono stati un elemento fondamentale per questi soggetti. Infatti dalle interviste traspare come questi soggetti reclusi non abbiamo compreso di aver fatto del male alla propria compagna, anzi la accusano di essere stata ingrata nei loro confronti; per questi soggetti la donna ha

l’obbligo di sottostare al marito e di assecondarlo sempre, così come le loro mamme facevano in silenzio. Le donne vengono considerate delle poco di buono, che li hanno sposati, ma alla prima difficoltà li hanno traditi ed abbandonati in una prigione.

Pertanto dalle interviste si ravvisa che l’atto violento ha una componente trasmissiva da una generazione all’altra per l’affermazione del soggetto in quanto uomo.

Madri iperprotettive e controllori dei figli come se fossero sempre neonati , a differenza di padri padroni, freddi nel relazionarsi ai figli, possessivo nei confronti della moglie sono le dinamiche relazionali che caratterizzano la famiglia originaria del soggetto violento. Sono sistemi familiari

prevalentemente chiusi, non c’è in nessuna occasione la partecipazione della famiglia allargata (nonni, Zii), con la quale, nella maggioranza di casi, la famiglia ha interrotto i contatti. Vi sono forti aspettative di ruolo da parte della famiglia, ogni membro all’interno del sistema ha un ruolo che non può disattendere per l’equilibrio del sistema; in caso contrario il sistema familiare entrerà in crisi e l’uomo per proteggersi userà metodi considerati ed esperiti come efficaci, nel caso specifico con la violenza.

Un dato che è emerso e che mi ha portato a riflettere è stata la forte differenza di età tra i coniugi, che nel tempo, dagli uomini è stata considerata la causa dell’azione di violenza nei confronti della propria compagna.

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La forte differenza di età ha permesso all’uomo di creare con maggiore facilità un rapporto di sudditanza e di sentirsi uomo a tutti gli effetti, ciò lo legittimava a fare della moglie dell’uso che ne voleva.

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CONCLUSIONI

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