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APPUNTI SUL DIALETTO LIGURE

1. N o te re lle etim ologiche

Î. In una poesia latina attribuita aU’Anonimo Genovese si legge [ex]terp ti- tu r ( X X V I I I 1 d e ll’edizione curata da F. L . M annucci, L 'A n o n im o Geno­

vese ecc., G en ova 1904. p. 266, contro la quale però vedi ora le gravi riserve fa tte da A n drein a Da g l io in « Giorn. Stor. e Lett. della L ig u ria » 1942, p. 17).

che l ’ ed itore vorrebbe correggere in excerptitur. Ma la proposta non persuade;

excerptare, com e avrebbe fa tto normalmente il latino (ma più conforme alle leggi del neo-latino è exearptare, onde il modenese seartèr '« potare, tagliare» o excarptiare in M e y e r - L ü b k e R E W 2962; cfr. anche risaltare par resultare.

ricattare per receptare ecc. e v. Giov. F le c h ia A G I I I I p. 125), difficilm ente a vreb b e p o tu to passare in excerptire, poiché sappiamo che nel latino volgare la p rim a coniugazione s’ è generalmente conservata con poche e parziali de­

fezio n i (Gr a n d g e n t, L a i. Volg. n. 397, p. 215). D ’altra parte la desinenza -ït u r è g a ra n tita dalla rima con largitur, demolitur e despertitur, così che io pensai che n e ll’A nonim o si dovesse leggere excerpitur (Lingu a e Letteratura latine in L ig u r ia nel I I voi. della « Storia di Genova » p. 345). E la mia sup­

posizione è a vva lora ta , oltre che da una maggior facilità per i verbi della terza coniugazione di passare alla quarta (Gr a n d g e n t, n. 406 p. 220), anche d a l ven. ze rp ir « potare, scapezzare » ecc., nel quale Giov. Fl e c h i a A G I I I I p. 125 ha visto giustam ente un probabile riflesso di excerpere passato alla- qu arta coniugazione. L a voce dunque s e r p i , nel senso di «ta g lia re, p o ta ­ r e » ecc.. avreb b e dovu to essere l ’esito normale di excerpire, ma non si è man­

ten u ta nel d ia letto; d ’altra parte il verbo (che potrebbe con quella confon­

dersi) s e r b i ! « arroncare», registrato dal Casaccia come voce del contado per indicare lo « svellere le radici dell’erbe cattive che sono nelle biade an­

cora in erba », d eriva invece da un ex-herbare (P a r o d i A G I X V I p. 355 e Me y e r- Lü b k e R E W 3012).

2. I l com posto i n o t a b è i l a significa propriamente « una volta alla padella » e si adopera in espressioni come dà i n ó t a b é i l a a k a r n e , quando, volen d o arrostire una fetta di carne e mangiarla così guascotta, le si fa fare una g ir a v o lta agitando in alto la gratella o la padella. Il composto è proprio di Oogoleto, e non so se si trovi pure in altre parlate della Liguria; lo si usa ta lv o lta anche in senso metaforico per indicare cosa fatta molto in fretta. La d e riva zio n e è chiara: in per ü n Pa r o d i A G I X V p. 149; ò t a per v o t a Pa r o d i A G I X V I p. 346; b è i l a (=z gen. p w é l a , per il quale vedi Pa­

r o d i A G I X V I p. 122 e 360) da padella con passaggio da p a b ( Pa r o d i.

A P P U N T I SU L D I A L E T T O L I G U R E 4 1

A G I X V I p. 362) e con l’esito norm ale cogoletese ei per il gen. œ da æ,.

com e g é i 1 u = gen. g œ 1 u « gheriglio, spicchio », f i g é i t u = gen. f i - g o é t u « f e g a t o » ecc. ( Pa r o d i A G I X V I p. 121).

An t o n i o Giu s t i

2. N o te r e lle to p o n o m a stich e e lessica li.

1. B e r t a e 1 u « sorta di r e te ». — A pag. 26 del suo Glossario med ioevale ligu re (T o rin o , 1896) Girolamo R o ssi registra dallo S tatu to di G o d a n o la voce bertadéllus « ordegno per la pesca, fa tto com e la nassa, ma fo rm a to con reti a m aglia e cerchi di legno, e cc.»; e soggiunge: « Il Ducangc ha questo v o c a ­ bolo, m a m odificato in bertavellus ». N on dice però che esso v iv e tu tto ra nel gen. bertaelu, registrato dal Casaccia e dagli a ltri vocabolaristi genovesi nella stessa accezione, come è pure del toscano (bertuello, « sorta di rete da pescare e figuratam ente, «z im b e llo » . Pe t r o c c h i), per il quale il Die z postulava il basso lat. v e r t e b o l u m , attestato dalla L e g g e Salica, - ubi interpretes — dice il Ducange — genus retis esse aiunt, quod N orm ann i V errueil, L a tin i V e rri­

culum vecan t ». L a vo ce è pur propria del veneto (berievolo), che assai bene risponde al vertebolum della L e g g e Salica, m entre il gen. bertaelu, com e il piem ., crem., mil. bertavel, il comasco bertabèl o bertarèi (dal quale deriva p ro ­ babilm ente il cognom e B ertarelli), il ticinese bartorèl e lo stesso tose, bertuello (anticam , bertovello) postulano m eglio * vertibellum (Me y e r- Lü b k e, Rew. 9251), con la nota sostituzione del suff. -ellu a -u lu (cfr. R om a n ia , X X I X , 281). A lla stessa base, secondo il Be r t o n i (L a denominazione delVimbuto, ecc., p. 13, n. 3) m ette pur capo il rom ando berfou con la notevole dissim ilazione di v ( b) in /. Torn ando al ligure m edievale bertadellu, noterò infine che esso p re ­ senta quella stessa dissim ilazione di v in d che si riscontra, p. es., in biodo e sbiadito da b l a v u delle Glosse isidoriane (L).

2. M u r ç e n t u , ni. — F ino a qualche anno fa, com e i Genovesi ricor­

dano, si chiam ava V ico del M orcento (caruggu du M u rçentu ) una salita che da V ico D ritto P o n ticello (anch’ esso scomparso per le recenti dem olizion i) conduceva a S. D efendente. A l qual proposito si legge a p. 270 del volu m e L e vie d i Genova (G enova 1912) del Do n a v e r: « L a p a rte del B rolio, app a r­

tenente verso il m ille alla Chiesa milanese, rim asta fuori della cin ta del X secolo, com e una dipendenza della Chiesa stessa, era d etta M orcento per la cin ta del monastero di S. Andrea e prim a ancora che v i fossero costru ite le mura della città ».

Che la voce genovese rispondesse a m u r o c i n c t u s era già stato a v ­ v e r tit o dal Pa r o d i. M a vogliam o segnalarla qui soprattu tto in quanto tro v a un equ ivalente nel milanese M orsenehio (dial. M o rs e n e '); nom e d ’ un casale presso T a lie d o , che D ante Ol i v i e r i (A rch . glott., X X I I - X X I I , p. 4-78)

regi-( l) Identico al bartadellus deW unt, gen. è il roveretano e tren tin o bartadel (dissim ilazione del pur trent. bartavel) che tro v o registrato d a ll’A z z o L iN i ( V o ­ cabolario vernacolo-italiano pei distretti roveretano e trentino. V en ezia, 1S56,.

p. 51).

italiano d e riva to da m u r o c i n c t u s » . Il quale Olivieri cita pure il m u - r o e i n e t a di Am m iano Marcellino e i nomi locali francesi Mursens, M u t cine r M o r sang.

3. S k r i p i z i «g r illi, ghiribizzi, capricci. » Te sàie i sk rip izi « t i .sal­

tano i g r i l li » ( Casa c c i a). Verrebbe a tutta prima di pensare a capriccio, con

* intensivo. M a l ’ etim o è invece diverso. Andrà, come il vicent. e trevis. sga- rebiss, c o ll’ it. ghiribizzo, che il Ni g r a, (Areh. gioii., X V , 288) riporta alla stessa base del fr. écrevisse, che è l ’ant. alto ted. Jcrebiz « gambero, locu sta». Il sàtà (sa ltare) che suol accompagnare la voce genovese e veneta, mentre fa pensare al significato di « locusta » della voce germanica, porge nuovo lume circa il riscontro ideologico tra rital. ghiribizzo e grillo in quanto vale « ca­

priccio ».

Gl US E F P E Fl.EC H I A

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