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Archeologia delle radio libere: il precedente delle “radio pirata” 1 Intrattenimento musicale e sviluppi commercial

P ARTIE P REMIERE – P RIMA P ARTE

I. Les origines des radios libres dans les années Soixante-dix (1970-1976)

I.1. Archeologia delle radio libere: il precedente delle “radio pirata” 1 Intrattenimento musicale e sviluppi commercial

In una situazione di monopolio la comparsa in Europa delle prime emittenti “pirata” era destinata a cambiare in profondità il panorama radiofonico europeo, offrendo al pubblico da un lato una nuova possibilità di scelta dal punto di vista dell’offerta musicale e dell’intrattenimento in generale, dall’altro proponendo uno stile di conduzione profondamente differente da quello dei canali pubblici. Il movimento delle radio libere in Italia e in Francia, che si consolida dalla metà degli anni Settanta, affonda le sue radici nell’esperienza delle “radio pirata” del Nord Europa, che si diffondono a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Come ha scritto Jean-Jacques Cheval “l’histoire des radios libres s’assoit sur une double archéologie, maritime et terrestre”25. Accanto all’eredità “terrestre”, individuata nelle radio comunitarie sorte negli Stati Uniti a partire dal secondo dopoguerra26 come espressione dei movimenti pacifisti in California, l’esempio “marittimo” delle radio “pirata” offshore del Nord Europa rappresenta un precedente decisivo che eserciterà un grande fascino sui primi animatori delle emittenti libere in Italia e in Francia. Durante gli anni Sessanta si sviluppano infatti i primi tentativi in Europa di installare stazioni radiofoniche indipendenti dal controllo statale. Queste esperienze non nascono da una contestazione politica o sociale, ma dalla proposta di una diversa offerta musicale che si accompagna con lo sviluppo di un profilo commerciale. In quegli anni, nonostante lo sviluppo della televisione, la radio è ancora il mezzo di comunicazione di massa

25 J.-J. Cheval, Les Radios en France. Histoire, état, enjeux, Apogée, Rennes 1997, p. 65.

26 La stazione KPFA in modulazione di frequenza viene creata a Berkeley nel 1949 su iniziativa di un gruppo pacifista della

California, desideroso di utilizzare la radio come strumento per diffondere i valori della pace e dello sviluppo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

più diffuso, ed è proprio attraverso di essa che si realizzano per la prima volta esperienze di comunicazione “alternativa” ai rigidi palinsesti del monopolio.

Il primo caso di una radio “pirata” nata al di fuori del controllo statale risale all’agosto del 1958 quando “Radio Merkur” inizia le trasmissioni irradiando il proprio segnale da una vecchia nave da trasporto, la Cheeta I, ancorata in acque internazionali davanti a Copenhagen. Il successo di “Radio Merkur” in termini di ascolti è fin dall’inizio significativo. Nell’arco di pochi mesi, grazie alla propria collocazione in acque internazionali, la stazione raggiunge gli ascoltatori di gran parte delle coste del nord Europa. Attraverso una programmazione basata sulla musica leggera, proveniente in particolare dagli Stati Uniti, propone un tipo di intrattenimento musicale che fino a quel momento non aveva trovato spazio nei canali della radio pubblica; soprattutto diventa uno degli strumenti con cui alcune grandi aziende statunitensi possono pubblicizzare i propri prodotti commerciali, severamente proibiti all’interno dei palinsesti delle reti del monopolio27. Come evidenziato nella ricostruzione di Andrea Borgnino sul fenomeno delle radio pirata “tra gli inserzionisti più famosi figuravano tutte le più importanti ditte americane, che attraverso questo mezzo non autorizzato, riuscivano ad aprirsi una grande breccia nel mercato europeo, pur mantenendo contenuti i propri livelli di investimento pubblicitario. Tra gli inserzionisti più in vista di Radio Merkur comparivano la Ford e l’American Tobacco: in un anno di trasmissioni, portarono quasi 450.000 dollari a beneficio dei manager della radio”28.

Le autorità danesi intervengono varando una legge antipirateria che il 12 giugno 1962 dichiara illegale qualsiasi stazione trasmittente in acque internazionali limitrofe alla Danimarca. Una delle motivazioni principali del provvedimento era la volontà di colpire Radio Merkur soprattutto per il suo altissimo fatturato pubblicitario, realizzato nel giro di pochi anni. Nel periodo successivo al varo della legge da parte del governo danese, l’emittente ricomincerà a trasmettere, ma le autorità dimostreranno di non voler lasciare spazio a questo tipo di esperienze attraverso il sequestro dell’imbarcazione e delle apparecchiature della radio pirata, decretando in questo modo la fine di questa vicenda. Il caso di “Radio Merkur”, durato poco meno di quattro anni, contribuisce a determinare un clima di creatività diffusa, rappresentando un modello ed uno stimolo per la realizzazione di altre esperienze

simili in questo periodo29. A partire dal maggio 1960 un nuovo esperimento viene condotto al largo delle coste olandesi quando “Radio Veronica” inizia a trasmettere da una vecchia nave faro tedesca, la Borkum Riff. Grazie ad un potente trasmettitore in onde medie di 10 kW, la stazione arriva a coprire uno spazio geografico che comprende quasi per intero il nord Europa e viene accreditata di circa cinque milioni di ascoltatori30. I programmi vengono registrati in studi che si trovano a terra e trasportati successivamente sull’imbarcazione. Nel 1961 la radio inserisce nel palinsesto due ore di trasmissioni rivolte al pubblico inglese, contribuendo ad accrescere la curiosità per le emittenti “pirata” anche in Inghilterra. Tuttavia il progetto di programmi in lingua inglese viene presto abbandonato, poiché il trasmettitore non è abbastanza potente per raggiungere le isole britanniche.

Le esperienze di “Radio Merkur” e “Radio Veronica”, pur significative per la quantità di introiti pubblicitari e per gli aspetti innovativi nella programmazione, appartengono ad una fase ancora pionieristica: il boom delle radio pirata off shore si registra in Inghilterra a partire dal 1964. In questo anno infatti cominciano le trasmissioni di diverse stazioni radio “pirata”, così definite dalla stampa e dall’opinione pubblica per due ordini di fattori: da un lato per il fatto di trasmettere dei programmi illegalmente e fuori dai canali del monopolio, dall’altro perché, la collocazione su imbarcazioni ancorate al largo delle coste, richiama in modo simbolico l’immagine dei pirati31. La prima di queste emittenti è la celebre “Radio Caroline”. Ideata dal giovane regista e imprenditore discografico di origine irlandese Ronan O’Rahilly, inizia le trasmissioni a partire dal 27 marzo 1964 su una nave chiamata Frederica, presto rinominata Caroline I, ancorata al largo delle coste della regione dell’Essex e raggiunge la parte sud orientale dell’Inghilterra. Il nome di “Radio Caroline” è scelto da O’Rahilly in omaggio alla figlia del Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, ucciso a Dallas nel novembre del 1963. Le prime parole trasmesse da questa radio, pronunciate dal disc-jockey Simon Dee: “This is Radio Caroline on 199, your all day music station” e la successiva messa in onda del brano della band inglese dei Rolling Stones, Not Fade Away, mostravano fin da subito la

28 Ibidem, p. 10.

29 In questo periodo nascono sull’esempio di Radio Merkur tra le altre, Radio Nord (1960-62) e Radio Syd (1962-66) in

Svezia, Radio Antwerpern(1962) in Belgio e DCR (Danish Corporation Radio 1961) in Danimarca. Per queste prime esperienze cfr. R. Chapman, Selling the sixties: The pirates and pop music radio, Routledge, London 1992, p. 27.

linea editoriale della stazione che incrinerà per la prima volta il monopolio della BBC32 nonché la centralità della programmazione della musica pop e rock che iniziava ad affermarsi in Inghilterra sull’onda del successo di gruppi come i Beatles. Lo scopo principale di O’Rahilly, che si poneva così in aperto contrasto con il servizio pubblico e al tempo stesso con le varie case discografiche, è stato riassunto da Daniel Lesuer:

“[…] le but de lancer Radio Caroline est sans équivoque: ami de Rolling Stones, des Animals et surtout manager de Georgie Fame, Ronan [O’Rahilly] veut permettre à d’autres artistes d’être connus en Grand Bretagne. Les deux seuls radios (la B.B.C. et le service anglais de Radio Luxembourg) écoutées par les jeunes Anglais ne diffusaient en effet que les productions de quatre firmes major: Decca, Philips, R.C.A. et E.M.I. […]. Dès lors, tout artiste, même talentueux, ayant signé pour une petite marque de disque est condamné à l’anonymat”33.

La programmazione si caratterizzava per uno stile profondamente diverso da quello della BBC e per la funzione specifica svolta dalle nuove figure dei giovani disc- jockey34. Il palinsesto era incentrato in prevalenza sulla musica dei gruppi emergenti del periodo, ricalcando lo stile della conduzione di alcune radio degli Stati Uniti, con la programmazione della TOP 4035, la classifica dei dischi più venduti del momento. Qualche settimana più tardi, sulla medesima frequenza di “Radio Caroline”, dalla motonave Mi Amigo iniziavano le trasmissioni di “Radio Atlanta”36, indirizzate verso la parte occidentale della costa inglese; negli anni precedenti la stessa imbarcazione era stata utilizzata per le trasmissioni della radio pirata svedese “Radio Nord”. La scelta della stessa lunghezza d’onda da cui trasmettere aumentava la concorrenza nei confronti della BBC. Infatti, alternandosi per dodici ore di trasmissione ciascuna sulla stessa frequenza, le due radio garantivano 24 ore di trasmissioni in diretta.

Nel luglio del 1964 le due stazioni decidono di associarsi attraverso l’accordo tra O’Rahilly ed il manager di “Radio Atlanta”, Allen Crawford, ex direttore generale della Southern Music, una importante casa discografica statunitense. Uno dei due battelli parte

31 Cfr. B. Fenati e A. Scaglioni, La radio: modelli, ascolto, programmazione, Carocci, Roma 2002, p. 22.

32 Per una prima reazione della stampa alle trasmissioni di Radio Caroline cfr. gli articoli “Pirate radio” in action, in “The

Times”, 30 march 1964 e “Caroline” affecting lightships radio, in “The Times”, 31 march 1964.

33 D. Lesueur, Pirates des ondes, cit., p. 125.

34 Per la nascita e lo sviluppo della figura del disc-jockey cfr. E. Menduni, Il mondo della radio. Dal transitor a Internet, Il

Mulino, Bologna 2001, p. 87.

35 Sulla nascita della classifica TOP 40 negli Stati Uniti cfr. R. Chapman, Selling the sixties: The pirates and pop music

radio, cit. , pp. 14-15.

36 Per le prime trasmissioni di “Radio Atlanta” cfr. Another Pirate Radio Ready, in “The Times”, 1 april 1964 e New Pirate

alla volta dell’Isola di Mann, ospitando gli studi di “Radio Caroline North”, mentre l’altro resta ancorato al largo delle coste meridionali dell’Inghilterra coprendo in particolare la regione di Londra, assicurando la diffusione di “Radio Caroline South”. La scelta di associarsi era determinata soprattutto dalla necessità di gestire meglio il bacino pubblicitario e di ascolto che le due emittenti avevano raggiunto in breve tempo37. La crescita delle radio pirata in Inghilterra, muovendo dall’esempio delle due Radio Caroline appare in questo periodo impetuosa. Dal maggio del 1964 “Radio Sutch”, rinominata in seguito “Radio City”, emette il proprio segnale da un fortino abbandonato dalla Seconda guerra mondiale situato lungo l’estuario del fiume Tamigi. Nei mesi successivi “Radio Invicta”, ma soprattutto “Radio London” dal dicembre 1964, contribuivano a rafforzare un movimento che diveniva sempre più oggetto di attenzione e discussioni da parte delle autorità e dell’opinione pubblica38. Tra le stazioni che in questa fase conoscevano un maggiore sviluppo significativa è la vicenda di “Radio London”: lanciata dall’iniziativa dell’imprenditore statunitense Don Pierson, si avvaleva della collaborazione di Philip Birch, un esperto pubblicitario che aveva lavorato per quattordici anni all’interno del gruppo J. Walter Thomson. Gli studi dell’emittente erano posti sulla nave statunitense Galaxy, un’imbarcazione di 780 tonnellate di peso, ancorata nelle coste al largo dell’estuario del Tamigi, che varrà alla radio il soprannome di “The Big L”. Nel giro di poco tempo, “Radio London” diventerà la stazione più ascoltata sulle onde medie della città di Londra, differenziandosi dalle altre che trasmettevano nell’area londinese per la programmazione di notiziari informativi. Nel 1965 altre nuove stazioni ampliavano il fenomeno delle radio “pirata” come, per citare i casi più noti, “Radio Essex”, “Radio Scotland”, “Radio 390” e “Radio North Sea”. Il 1966 registrava la nascita di “Radio Tower” (anch’essa trasmetteva da un fortino occupato nei dintorni di Londra), “Radio Caesar”, “Radio Britain” e “Radio England”. “Radio Britain” e “Radio England”, a dispetto della loro denominazione, erano due stazioni americane, installate a bordo della nave Laissez Faire; equipaggiate di due trasmettitori della potenza di 55 kW, diffondevano le trasmissioni per il pubblico inglese, consolidando la presenza di interessi statunitensi nel mercato britannico. Altre emittenti, come “Radio London” e “Radio 390”, attivarono delle stazioni gemelle nel nord del paese riuscendo ad avere così una diffusione nazionale che metteva sempre più in crisi gli ascolti della BBC. Infatti l’aumento della diffusione delle

37 Cfr. M. Perrotta, La radio pirata, in P. Ortoleva, G. Cordoni e N. Verna (a cura di), Radio FM 1976-2006. Trent’anni di

libertà d’antenna, catalogo della mostra “ Radio FM. Trent’anni di libertà d’antenna”, Minerva, Bologna 2006, pp. 43-47.

emittenti “pirata” era caratterizzato da una sensibile crescita degli ascolti, che si rifletteva nella diminuzione delle preferenze accordate ai canali radiofonici del servizio pubblico. Secondo un’inchiesta del quotidiano “The Times” pubblicata il 24 giugno 1966, “Radio Caroline” dichiarava di raggiungere circa 9 milioni di ascoltatori, mentre “Radio London” oltre 10 milioni39. Tali dati mostravano quanto le radio “pirata” avessero sottratto una porzione consistente di pubblico ai canali della BBC affermandosi come le stazioni più adatte a soddisfare i bisogni dei giovani ascoltatori che in questa fase erano alla ricerca di nuove occasioni di consumo musicale, che la radio pubblica non riusciva a soddisfare40.

I.1.2 Radio “pirata”, giovani e musica rock

Attraverso una programmazione interamente incentrata sulla musica e grazie alle nuove figure dei conduttori animatori, i disc-jockey, le radio pirata si mostrano più inclini della BBC a recepire le richieste provenienti dal mondo giovanile. Ciò era dovuto in parte anche ad importanti innovazioni tecniche destinate a modificare in profondità l’ascolto radiofonico, come l’invenzione del transistor avvenuta nel 194841. Applicato in Europa su larga scala a partire dagli anni Cinquanta, questo nuovo componente elettronico aveva determinato la miniaturizzazione degli apparecchi radiofonici, diventati così portatili, favorendo la diffusione di un ascolto individuale, con la radio che accompagnava l’ascoltatore nelle sue attività e nei suoi spostamenti. La possibilità per le giovani generazioni di ascoltare generi musicali considerati ‘ribelli’ dal mondo adulto, come il pop e il rock, al di fuori dell’ambiente familiare, contribuiva a rafforzare un senso di identità generazionale, anche e soprattutto attraverso la musica42. Inoltre il rapporto privilegiato con alcuni gruppi musicali del periodo – la visita dei Beatles a “Radio Caroline” e l’intervista ai Beach Boys trasmessa sulle onde di “Radio London” costituiscono i simboli più significativi di questo tipo di legame – determinerà una stretta sinergia tra lo sviluppo e la diffusione della musica pop e il ruolo delle radio “pirata” in Inghilterra come ha osservato Daniel Lesuer:

39 Cfr. Are pop pirates on to Bonanza?, in “The Times”, 24 June 1966.

40 R. Chapman, Selling the sixties: The pirates and pop music radio, cit., pp. 50-59.

41 Per la nascita del transistor cfr. E. Menduni, La radio nell’era della Tv, Il Mulino, Bologna 1994, pp. 32-36 e D. Lesuer,

Les années transistor, Aléas, Lyon 2009, pp. 7-17.

42 Cfr. M. Merolla, La musica. O della condizione giovanile, in Il Mediaevo: tv e industria culturale nell’Italia del XX

“Á l’époque, encouragée par le succès de Beatles, l’Angleterre est véritablement en ébullition et les radios pirates sont le catalyseur d’un mouvement musical qui aurait sûrement eu bien du mal à s’exprimer sans elles”43.

Gli aspetti di novità musicale segnavano un vero e proprio mutamento culturale in quanto le giovani generazioni trovavano nella radio il mezzo più immediato per soddisfare le proprie richieste di intrattenimento. Inoltre con il fenomeno delle “radio pirata” i giovani venivano individuati per la prima volta come una categoria di consumatori culturali che da questo momento avrebbero occupato un peso sempre maggiore nelle strategie di programmazione dei vari mezzi di comunicazione ed in particolare della radio.

I.1.3 La risposta della BBC

Al momento della comparsa delle prime radio pirata, la risposta delle autorità politiche si era rivelata piuttosto debole e confusa. Infatti, il governo conservatore di Sir Alec Douglas Home aveva esitato ad intervenire per ragioni tanto ideologiche quanto pratiche, ritenendo che la radiofonia privata avrebbe coinvolto - come in effetti sarà nel giro di alcuni anni - tutta l’Europa. Il governo laburista di Harold Wilson, eletto con una stretta maggioranza nell’ottobre del 1964, temendo gli effetti di un’azione affrettata che avrebbe potuto avere ricadute sul consenso elettorale per la vasta popolarità acquisita dalle radio pirata, aveva lasciato la situazione ancora nell’incertezza legislativa. Dopo le elezioni del marzo 1966, il nuovo Postmaster General laburista Edward Short, aveva presentato un progetto di legge chiamato Marine Broadcasting Offences Bill, che sarà approvato nel giugno del 1967 e ratificato nell’agosto dello stesso anno. La legge prevedeva che entro il 15 agosto del 1967 le radio pirata avrebbero dovuto interrompere le proprie trasmissioni e allo stesso tempo “vietava le trasmissioni radiofoniche circolari nei mari attorno alla Gran Bretagna e dichiarava illegale ogni rapporto di tipo economico e editoriale con le radio offshore, tagliando di fatto la possibilità di sopravvivenza economica di queste emittenti e rendendo perseguibili anche i DJ”44. Con questo provvedimento si chiudeva di fatto la fase delle radio pirata in Inghilterra. Parallelamente a questa azione legislativa, il servizio pubblico della BBC rispose con l’inaugurazione di un nuovo canale radiofonico dedicato alla musica pop e rivolto soprattutto al pubblico giovanile, creando nello stesso anno BBC One, che si avvaleva della collaborazione di numerosi speaker provenienti dalle esperienze delle radio pirata. Come ha sottolineato Renée Dickason, “le phénomène des radios pirates a, au

43 D. Lesueur, Pirates des ondes, cit. , p. 126.

moins, eu le mérite de montrer qu’il existe bien, parmi les jeunes, un désir de musique populaire et qu’il incombe à la BBC d’y remédier”45. Anche David Hendy, ricordando che “il risveglio improvviso dell’attività pirata è spesso un chiaro segnale per le emittenti autorizzate che esse stanno perdendo la sensibilità dei gusti degli ascoltatori”, ha riconosciuto il contributo innovativo rispetto ai programmi e alle modalità di trasmissione che le radio pirata hanno fornito al servizio pubblico, “abile ad assorbire l’attività pirata […], appropriandosi della sua musica, assumendo i suoi uomini migliori e adoperando una pulizia dell’etere con una più severa applicazione delle leggi”46. La risposta della BBC mostrava come il fenomeno delle radio “pirata” aveva saputo cogliere dei mutamenti nei gusti del pubblico giovanile ai quali i canali della radio pubblica si erano rivelati impreparati. Da questo punto di vista il contributo delle “radio pirata” sarebbe stato decisivo nell’inaugurare nuovi modelli di uso e consumo della radio che avrebbero influenzato la comparsa delle radio libere in Europa a partire dalla metà degli anni Settanta.

I.1.4 Radio “pirata”: tra controcultura e spirito commerciale

Le prime esperienze di radio pirata in Inghilterra rivelano come dietro questi progetti, non vi fosse soltanto la volontà di trasmettere la musica che in quegli anni iniziava a diffondersi e a diventare un mezzo di aggregazione e di identificazione per l’universo giovanile, ma anche motivazioni di carattere commerciale. “Radio Caroline” può essere considerata come l’espressione del movimento culturale degli “Swinging Sixties”47, perseguendo un progetto dove la spontaneità aveva il sopravvento sull’organizzazione, perché legato al contesto culturale alternativo presente nel quartiere di Chelsea nella Londra dei primi anni Sessanta. L’esperienza di “Radio Caroline” rientrava all’interno non soltanto di una critica alla BBC sul piano della programmazione, ma anche della sensibilità contro culturale di una generazione che si poneva in contrasto con gli schemi consolidati della cultura tradizionale, proponendo al contempo anche nuovi stili di vita basati sul rifiuto delle autorità, tanto quella della famiglia che quella delle istituzioni, sulla ricerca di nuove forme di socializzazione e condivisione di esperienze collettive che avrebbero determinato un mutamento profondo dell’universo giovanile. In parte da questa stagione e da un nuovo rapporto dei giovani con la musica, considerata come un valore unificante, si