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Francia e Italia: tra monopolio e leggi di riforma dell’audiovisivo 1 La Riforma dell’ORTF

P ARTIE P REMIERE – P RIMA P ARTE

I. Les origines des radios libres dans les années Soixante-dix (1970-1976)

I.3 Francia e Italia: tra monopolio e leggi di riforma dell’audiovisivo 1 La Riforma dell’ORTF

A metà degli anni Settanta, il quadro giuridico e legislativo in materia di comunicazioni di massa radiotelevisive dell’Italia e della Francia, si presenta per molti versi simile e regolato dalla gestione monopolistica dello Stato. Infatti, nonostante da più parti della società civile emergessero richieste di maggiore pluralismo, maggiore decentramento e maggiore accesso alle trasmissioni, i governi in carica approntavano e definivano delle leggi di riforma che confermavano la gestione statale delle onde.

Dal secondo dopoguerra lo Stato francese aveva assunto il pieno controllo dei mezzi di comunicazione, decretando un regime di monopolio pubblico sulle radiodiffusioni. In particolare con un decreto del 23 marzo 1945 venivano annullate tutte le concessioni assegnate in precedenza dallo Stato alle stazioni radio private, determinando una situazione di controllo statale sull’intero settore90. Il monopolio viene affidato all’ente della RDF (RadioDiffusion Française), sostituito a partire dal 1949 dalla RTF (RadioDiffusion-Télévision Française). La gestione del nuovo organismo viene assegnata al governo, in attesa dell’elaborazione di uno statuto capace di definirne con precisione gli indirizzi generali. Tra il 1945 e il 1958 si assiste alla presentazione di sedici diversi progetti di statuto della RTF che tuttavia non riscuotono il consenso necessario dal Parlamento91. Il 4 febbraio 1959, poco dopo la proclamazione della V Repubblica, attraverso un decreto del Consiglio dei ministri viene approvato il primo regolamento della RTF, con il quale la gestione delle radiodiffusioni francese è posta sotto il controllo del ministro dell’Informazione92. Tuttavia le carenze di questa organizzazione e la necessità di procedere ad una regolamentazione più efficiente dello statuto della RTF conducono all’approvazione dell’importante legge del 27 giugno 1964. Il provvedimento, fortemente sostenuto dal ministro dell’Informazione Alain Peyrefitte, stabilisce la trasformazione della RTF

89 Radio communautaire, in “Kanar”, n° 1, 1er trimestre 1974, p. 12.

90 Per la fase del secondo dopoguerra e sulle decisioni in materia di radiodiffusioni in Francia cfr. P. Albert e A.-J.

Tudesq, Histoire de la radio-télévision, Presses Universitaires de France, Paris 1995 (4ème éd.), J.-N. Jeanneney,

Une histoire des medias: des origines à nos jours, cit., pp. 244-249 e C. Brochand, Histoire générale de la radio et de la télévision en France, Tome II 1944-1974, cit., pp. 47-56.

nell’ORTF (Office de Radiodiffusion-Télévision Française), affidando al nuovo organismo il ruolo di gestore del monopolio statale sui mezzi di comunicazione radiotelevisivi. Con questa legge il ministro dell’Informazione viene incaricato di controllare il rispetto del monopolio e il funzionamento dell’ORTF attraverso l’approvazione del bilancio annuale dell’azienda, d’intesa con il ministro delle Finanze. L’aspetto più significativo della legge risiede nell’istituzione di un Consiglio di amministrazione in grado di definire le linee guida dell’ente e nel quale siano rappresentate le diverse componenti della società francese. Nei posti chiave vengono nominate personalità vicine allo stesso ministro dell’Informazione, determinando un controllo di fatto da parte dell’esecutivo sulle scelte dell’ORTF93.

La prerogativa della concessione allo Stato dei programmi radiofonici94 nel corso degli anni Settanta era stata rafforzata attraverso nuovi provvedimenti legislativi. In particolare la legge n° 72-552 del 3 luglio 1972 confermava che il servizio pubblico nazionale delle radiotelediffusioni era un monopolio di Stato. Nell’articolo 3 erano previste delle possibilità di deroga al monopolio “précaires et révocables”, accordabili secondo condizioni specifiche stabilite da un decreto del governo che riguardavano nello specifico:

“1. la diffusion de programmés à des publics déterminés”; 2. “la diffusion de programmes en circuit fermé dans des enceintes privées”; 3. “des expériences de recherche scientifique”; 4. “Dans l’intérêt de la défense nationale ou de la sécurité publique”95; decreti di questo genere tuttavia saranno approvati non prima del marzo 1978 contribuendo a definire un nuovo quadro giuridico che si scontrerà con la crescita parallela delle esperienze di radio libere nel Paese96.

Dopo l’elezione alla Presidenza della Repubblica di Valery Giscard d’Estaing nel maggio del 1974, uno dei primi provvedimenti attuati dalla maggioranza guidata dal Primo ministro Jacques Chirac è la legge di riforma dell’ORTF, approvata il 7 agosto

92 Per questi aspetti cfr. C. Brochand, Histoire générale de la radio et de la télévision en France, Tome II 1944-

1974, cit., pp. 92-93.

93 Per la legge e la sua fase preparatoria cfr. C. Brochand, Histoire générale de la radio et de la télévision en

France, Tome II 1944-1974, cit., pp. 105-121 e P. Albert e A.-J. Tudesq, Histoire de la radio-télévision, cit., pp. 131-132.

94 Per un’analisi giuridica delle leggi sul monopolio degli audiovisivi cfr. C. Debbasch, Droit de l’audiovisuel, Dalloz, Paris

1995 (4ème édition).

95 Per queste citazioni si veda il teso della legge n° 72-553 portant statut de la radiodiffusion-télévision française del 3 luglio

1972, pubblicato in Journal Officiel de la Republique Française, 4 juillet 1972, p. 6851.

96 Cfr. C. Brochand, Histoire générale de la radio et de la télévision en France, Tome III 1974-2000, La Documentation

1974, ed entrata in vigore nel gennaio dell’anno successivo97. Con tale provvedimento si stabiliva la soppressione dell’ORTF e la sua sostituzione con sette nuove società. In particolare venivano costituite quattro società nazionali con capitali statali per la gestione dei programmi, di cui tre per la televisione e una per la radio: Télévision française 1 (TF1), Antenne 2 (A2) e France Régions 3 (FR3, terzo canale che emette dal gennaio del 1973 al quale vengono affidate le redazioni regionali), e Radio France al quale venivano affidate le trasmissioni radiofoniche. Inoltre venivano istituite TDF (Télédiffusion de France), incaricata delle gestione e della ricezione delle immagini e delle frequenze e l’INA (Institut National de l’Audiovisuel) con il compito di ricerca e conservazione dei documenti. Infine, la Société de Production (SFP) era incaricata di produrre le trasmissioni e mettere a disposizione i mezzi necessari alla loro elaborazione. Dal punto di vista della radiofonia la legge aveva confermato il monopolio nell’articolo 2: “L’exécution des missions de service public et l’exercice du monopole de la radiodiffusion et de la télévision […] sont confiés à un établissement public de l’Etat à caractère industriel et commercial et à des sociétés nationales dans les conditions fixées par la présente loi”. La società incaricata del rispetto del monopolio è TDF (Télédiffusion de France), specificando nell’articolo 5 che “l’établissement public à caractère industriel et commercial, doté de l’autonomie administrative et financière, reçoit mission d’assurer la diffusion de programmes de radio et de télévision en France et vers l’étranger, d’organiser, de développer, d’exploiter et d’entretenir les réseaux et installation de diffusion”. Nello stesso articolo di legge si chiariva che il consiglio di amministrazione di questa società, sarebbe stato costituito per metà da rappresentanti dello Stato, da due parlamentari nominati dalle commissioni competenti dei rami del Parlamento, dai rappresentanti delle società nazionali dei programmi e da due rappresentanti del personale scelti in base ad elenchi presentati dalle organizzazioni sindacali98. Tale provvedimento sanciva implicitamente il controllo dello Stato sull’operato e sulle decisioni di questo importante organismo.

La radiodiffusione, esclusa quella regionale, era affidata ai servizi di Radio France che diffondeva i suoi programmi attraverso cinque reti e contava in gran parte sui

97 Per un’analisi giuridica della legge cfr. D. Linotte, Radio et télévision en France, in (sous la direction de) C. Debbasch,

Radio et télévision en Europe, Editions du Centre Nationale de la Recherche Scientifique, Paris 1985, Actes du colloque tenu à Aix-Marseille en octobre 1984, pp. 149-150.

finanziamenti derivanti dal canone di abbonamento99. I servizi regionali televisivi e radiofonici erano affidati alla società FR3

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La legge era stata approvata dopo una discussione piuttosto rapida e definiva un cambiamento più apparente che effettivo nell’ambito della gestione del sistema audiovisivo da parte dello Stato, nel tentativo di rispondere ad una richiesta di maggiore decentramento, ma anche al rispetto della libertà e del pluralismo dell’informazione.

Secondo il Primo Ministro Jacques Chirac, l’obiettivo della Riforma consisteva nell’“organiser la télévision et la radio des années 1980 à la mesure de nos exigences de culture et de liberté, et en tenant compte de l’évolution prévisible des techniques”. In particolare la riorganizzazione dell’ORTF doveva basarsi “sur la compétition entre des unités autonomes entièrement responsables. Elle doit assurer une information libre et ouverte. […]. Une telle réorganisation aurait pu être recherchée dans la voie de la privatisation d’une ou de plusieurs chaînes.[…].”. La scelta del governo era stata invece quella di “donner au service public de la radiotélévision une nouvelle chance en le réorganisant sur la base d’une concurrence complète entre entités entièrement autonomes et responsables”100. Secondo il Presidente della Repubblica Giscard d’Estaing, il provvedimento rispondeva ad una domanda di “décentralisation complète dans le domaine de la télévision et dans le domaine de la radiodiffusion, décentralisation qui est indispensable pour assurer l’émulation dans l’information et, en même temps éviter que cette décentralisation ne se fasse sous l’aiguillon exclusif du profit”101. Nonostante i giudizi positivi espressi dalla maggioranza attraverso le considerazioni del Presidente della Repubblica, non mancavano giudizi politici che intravedevano nello smantellamento dell’ORTF un primo passo verso la privatizzazione dei canali pubblici. Emblematiche a tal proposito le posizioni del socialista Georges Fillioud, futuro ministro della Comunicazione nel primo settennato di François Mitterrand: “La position adoptée marque un recul des partisans de la privatisation, mais on peut se demander si ce n’est pas reculer pour mieux sauter car la déclaration du gouvernement comportée une menace à peine voilée: Le gouvernement a préféré donner au service public une nouvelle chance. En attendant,

99 Per un’analisi dettagliata della legge cfr. C. Brochand, Histoire générale de la radio et de la télévision en France,

Tome II 1944-1974, cit., 212-226, P. Albert e A.-J- Tudesq, Histoire de la radio-télévision, cit, F. D’Almeida e C. Delporte, Histoire des médias en France de 1914 à nos jours, cit., pp. 248-249 e F. Anania, Breve storia della radio e della televisione italiana, Carocci, Roma 2004, pp. 110-111.

100 Cfr. La déclaration de M. Chirac, in “Le Monde”, 5 juillet 1974.

101 Cfr. la dichiarazione di Valery Giscard d’Estaing in una conferenza stampa del 26 luglio 1974, riportata nell’articolo

il s’apprête à organiser ce qui constitue un démantèlement de l’Office”. Rispetto alle garanzie relative alla libertà di espressione e all’indipendenza dal potere politico, il deputato socialista “a fait remarquer que ces principes étaient déjà inscrits dans les précédentes statuts et l’on sait […] «quel usage en a souvent été fait»”102. L’esponente del Partito Comunista Jacques Chambaz, nell’esprimere le posizioni del suo partito, sosteneva che con la legge “un coup décisif est porté à l’idée que la radio et la télévision, vu leur importance, relèvent de la responsabilité de la Nation, idée chère à la Resistance qui voulait émanciper les moyens d’information du pouvoir et de l’argent”103.

André Rossi, portavoce del governo, difendeva il provvedimento dalle accuse dell’opposizione di favorire la nascita di una radiotelevisione ispirata al modello commerciale americano, sostenendo che “l’idée de liberté imprègne […] le projet du gouvernement. En allégeant les procédures de contrôle et de tutelle de l’État sur les futures sociétés et établissements, en diversifiant les sources d’information du citoyen, en réservant dans la mission de l’une d’entre elles une place privilégiée à l’expression directe des différentes familles de croyance et de pensée, en réservant une place minoritaire à l’Etat dans le conseil d’administration des futures sociétés nationales, le projet du gouvernement à l’ambition de créer le statut libéral de la radiodiffusion et de la télévision. Nous ne nous réclamons d’aucune modèle, sinon pour réaffirmer que cette idée de liberté est inséparable de celle de diversité et de pluralisme. Pour des raisons historiques, politiques et morales, la garantie de la liberté de notre pays passe par le maintien du service public de la radiodiffusion et de la télévision. Le pouvoir d’informer, au sens large du mot, ne saurait être subordonné exclusivement à des intérêts particuliers. C’est pourquoi le gouvernement a décidé de maintenir le monopole entre les mains de la nation”104. Nelle intenzioni del governo la conferma del monopolio e la riforma dell’ORTF attraverso la scomposizioni in differenti società avrebbero garantito maggiore pluralismo e libertà di informazione. Le critiche al monopolio statale sull’audiovisivo si sarebbero presto rivolte nei confronti del monopolio radiofonico.

102 Cfr. Les réactions dans les milieux politiques, in “Le Monde”, 5 juillet 1974. 103 Cfr. Les explications de vote, in “Le Monde”, 30 juillet 1974.

I.3.2 Les radios “périphériques”

Nel paesaggio radiofonico francese, accanto ai canali del servizio pubblico come France Inter, France Musique e France Culture, creati nel 1963, si registrava la presenza anche delle radio cosiddette “periferiche”. Queste emittenti si caratterizzavano per avere i ripetitori situati all’estero e gli studi in territorio francese al fine di evitare le restrizioni legate al monopolio. Esse erano implicitamente autorizzate dall’autorità del governo preposta al controllo delle telecomunicazioni, in quanto per trasmettere i propri programmi affittavano le strutture e i cavi della PTT (ufficio delle Poste e Telecomunicazioni francese) e quindi, apparentemente, non contrastavano con il monopolio pubblico sulle radiodiffusioni105. Lo Stato francese tollerava queste emittenti anche perché deteneva una percentuale delle azioni delle varie stazioni, attraverso la Sofirad (Société financière de radiodiffusion), una società pubblica in rappresentanza dello Stato. In particolare l’83,34% delle azioni di “Radio Montecarlo” era gestita dalla Sofirad, che controllava anche il 35,7% di “Europe 1” e addirittura il 99,9% di “Sud-Radio”; mentre “Radio-Télé-Luxembourg” era affidata alla CLT (Compagnie Luxembourgeoise de Télévision), di cui l’agenzia Havas, controllata dallo Stato per il 56% possedeva una significativa quota di partecipazione106.

Le emittenti maggiormente seguite erano “Europe 1”, già “Europe n°1”, fondata nel 1955, che trasmetteva dalla regione della Saar107; RTL “Radio-Télé-Luxembourg” che trasmetteva dal Lussemburgo ed era stata fondata all’inizio degli anni Trenta108; le due radio che trasmettevano da Andorra,”Radio Andorre” che aveva iniziato le trasmissioni nel 1939 e “Sud-Radio”fondata nel 1958. A queste va aggiunta “Radio Monte-Carlo”, nata durante la Seconda Guerra mondiale, la quale benché situata nel Principato di Monaco, aveva i propri trasmettitori installati sul territorio francese in violazione palese del monopolio109.

Anche se il monopolio della programmazione e della diffusione era stato confermato e difeso come la soluzione migliore per garantire maggiore pluralismo nei mezzi di

105 Cfr. P. Albert e A.-J. Tudesq, Storia della radio e della televisione, Dedalo edizioni, Bari 1983 , pp. 73-74. 106 Per un’analisi delle radio “periferiche” francesi cfr. C. Brochand, Histoire générale de la radio et de la télévision

en France, Tome II 1944-1974, cit., pp. 267-335, J.-N. Jeanneney, Une histoire des médias. Des origines à nos jours, cit., pp. 244-245 e R. Duval, Histoire de la radio en France, Alain Moreau, Paris 1979, pp. 365-402.

107 Per una storia dettagliata di “Europe 1” si veda L. Bernard, Europe-1. La grand histoire d’une grande radio, Centurion,

Paris 1990.

108 Per la ricostruzione della vicenda di RTL si veda D. Maréchal, Radio Luxembourg 1933-1993, Presses Universitaires de

comunicazione, in questa fase altri episodi mostravano il condizionamento esercitato dal potere politico in questo ambito come nel caso di alcune vicende riguardanti le “radio periferiche”. Nell’ottobre del 1974 Maurice Siégel, direttore generale di Europe n°1 dal 1964, veniva licenziato dopo circa venti anni di attività, su richiesta del Primo ministro Jacques Chirac, che aveva criticato l’atteggiamento ostile tenuto dai giornalisti dell’emittente nei confronti del governo110. Un altro episodio riguardava degli aspetti di ordine tecnico e giuridico: nell’autunno del 1973 il governo aveva concesso a Radio Monte-Carlo la possibilità di avere una deroga al monopolio. Infatti alla stazione monegasca era stato consentito di installare un ripetitore di 2000 kW all’interno del confine francese nella località di Romoules nella regione Alpes de Haute Provence. Nonostante le proteste del sindacato dei quadri dell’ORTF presso il Primo ministro, ed il ricorso presentato al tribunale amministrativo di Marsiglia per la violazione del monopolio, nell’estate del 1974 RMC iniziava ad utilizzare la nuova potente strumentazione. In breve la stazione del Principato raddoppiava gli ascolti e aumentava in modo consistente le proprie entrate pubblicitarie. Da quel momento – ha osservato René Duval – “la courbe des investissements suit régulièrement l’augmentation spectaculaire du chiffre d’affaire de la société monégasque”111. Tali episodi contribuivano a mostrare come il sistema

audiovisivo restava condizionato dal controllo politico, da un lato poiché non consentiva un’informazione libera, come mostrava l’episodio di Siégel, dall’altro perché emergevano le contraddizioni dello statuto delle radio “periferiche” anche sugli aspetti giuridici del monopolio.

I.3.3 La rivista “Interférences”

La nascita della rivista “Interférences” nel dicembre del 1974, si inserisce nell’ambito della critica al monopolio e costituirà un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo del movimento delle radio libere in Francia negli anni successivi. Questa pubblicazione viene creata dall’iniziativa di Antoine Lefébure, un dottorando in storia

109 Per una stora di “Radio Monte-Carlo” si veda J. Loudot, L’aventure Radio Monte-Carlo ou un demi-siècle d’affaires

d’État(s), Dreamland, Paris 2002.

110 L’episodio, che desta grande clamore negli ambienti politici e critiche da parte dell’opposizione, è riportato da diversi

autori, tra cui J.-N. Jeanneney, Une histoire des médias. Des origines à nos jours, cit., p. 252, F. D’Almeida-C. Delporte, Histoire des médias en France de la Grande Guerre à nos jours, cit. , p. 250, R. Duval, Histoire de la radio en France, cit., p. 384. Per un resoconto dell’esperienza di Siégel come direttore di Europe n° 1 cfr. M. Siégel, Vingt ans ça suffit! Dans les coulisses d’Europe n°1, Paris, Plon 1975.

appassionato di comunicazioni di massa, coadiuvato da Jean-Luc Couron, dottorando in sociologia, interessato alle pratiche di comunicazione sociale. L’esperienza delle radio comunitarie statunitensi aveva affascinato Lefébure, che dopo aver trascorso un periodo a Berkeley nel 1973, aveva maturato la convinzione di installare in Francia radio indipendenti da qualsiasi potere e capaci di elaborare un tipo di informazione alternativa. “Interférences”, come ha sottolineato Thierry Lefebvre, “ se veut une revue à la fois théorique et pratique, et vise avant tout à mobiliser les énergies et bonnes volontés afin de casser le monopole”112. Infatti questa rivista, il cui sottotitolo emblematico è “pour une critique des appareils d’information et de communication”, contestualmente a proporre la costituzione di un tipo di radio comunitaria sul modello statunitense, puntava a far emergere una posizione critica nei confronti della gestione dei media in Francia, sottolineando l’inadeguatezza del monopolio rispetto alle possibilità ormai offerte dalla tecnica, di creare degli strumenti per far esprimere anche coloro che non avevano visibilità nei circuiti tradizionali della radiotelevisione di stato.

I propositi della rivista, espressi nell’editoriale del primo numero, richiamavano la critica al sistema dei media così come si era sviluppata a partire dal ‘68:

“Le conditionnement et la manipulation sont désormais des éléments vitaux pour les sociétés néocapitalistes: par leur action idéologique d’encadrement dans les superstructures ils assurent le respect des normes, l’inculcation des pratiques sociales et de leurs représentations, la soumission au statut-quo, qui permettent la reproduction du système. Tous le media participent à cette entreprise (complémentaire de celle de la famille et de l’école), chacun à sa manière: d’abord le grand moyens de diffusion d’information et de distraction (journaux, radio, télévision) mais aussi des nouveaux moyens plus sophistiqués (télédistribution, satellites, informatique), voire même un instrument aussi «innocent» que le téléphone dont l’usage social est contrôlé et limité. De plus, dans les pays développés, l’information, qui de tout temps fut une source de pouvoir, prend une place grandissante: la recherche, le stockage et traitement et la transmission de l’information (la communication) sont devenus des branches industrielles aussi puissantes que l’énergie et les transports. Les moyens scientifiques les plus évolués sont mis entre les mains de gens qui s’en servent pour des taches insignifiantes ou mercantiles, ou pire, pour un usage policier. Ainsi, à la fois comme éléments des forces productives, (le progrès scientifique et technique) et comme régulateurs des tensions et instruments de contrôle