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P ARTIE P REMIERE – P RIMA P ARTE

I. Les origines des radios libres dans les années Soixante-dix (1970-1976)

I.5 Da “Radio Verte” alle radios pirates I 5.1 Il caso mediatico di “Radio Verte”

In Francia il fenomeno delle radio libere, nelle sue manifestazioni iniziali, non ha la consistenza numerica di quello italiano e compare circa due anni più tardi, quando nella primavera del 1977 viene lanciata “Radio Verte”, inaugurando di fatto il movimento delle radios libres o radios pirates. Diversi studiosi hanno definito il movimento francese, almeno nelle sue prime fasi, un fenomeno di cui si parlava più di quanto effettivamente si ascoltassero le radio227. È una considerazione che ha il suo fondamento nella grande copertura mediatica, in primo luogo della stampa quotidiana e periodica ricevuta nella prima fase da “Radio Verte”, superiore rispetto alla scarsa frequenza con cui venivano effettivamente trasmessi i programmi. L’attenzione e la curiosità suscitate da questa stazione nella stampa quotidiana riflettono un interesse crescente nei confronti di una radio che si definiva indipendente rispetto alla gestione del governo o ad un suo controllo seppure indiretto, come nel caso delle emittenti

226 Cfr. F. Siliato, L’antenna dei padroni. Radiotelevisione e sistema dell’informazione, Mazzotta, Milano 1977, p. 112 e per

la prima comparsa del progetto cfr. ancora l’articolo di M. Luzzatto Fegiz, E’ scoppiato il boom delle “radio libere”, in “Il Corriere della sera”, 23 luglio 1975.

227 Cfr. P. Albert e A.-J- Tudesq, Histoire de la radio-télévision, cit. , p. 133, C. Brochand, Histoire générale de la radio et

de la télévision en France, Tome III 1974-2000, cit. , pp. 37-39 e T. Lefebvre, La bataille des radios libres 1977-1981, cit., p.66.

“periferiche”. Rispetto agli esordi delle radio libere in Italia, la differenza non consiste soltanto in un dato cronologico: in Italia si può parlare di un fenomeno numericamente più consistente e all’interno del quale svolgono un ruolo significativo le radio cosiddette “di movimento”, più legate ai gruppi della sinistra extraparlamentare. Tuttavia, si è visto come nel caso di “Radio Parma” o di “Radio Milano International”, la matrice politica non era esplicita e la creazione della radio rispondeva ad un bisogno di informazione locale e di programmi di evasione, mostrando la complessità di inquadrare questa crescita soltanto nell’ottica delle radio politiche. Inoltre le radio italiane valutano fin da subito la possibilità di strutturare dei palinsesti definiti e prevedono lunghe ore di diretta quotidiana, che anche se non coprono per intero le 24 ore giornaliere, garantiscono una discreta fascia oraria dedicata ai programmi in diretta. In Francia il tema della contestazione al monopolio costituisce uno dei principali obiettivi della polemica condotta dagli animatori delle prime radios libres. Tuttavia, il mondo politico, a parte qualche eccezione, sembra piuttosto deciso a confermare il monopolio e a lasciare poco spazio a tentativi che nascono al di fuori del controllo statale. L’influenza esercitata dal modello italiano, le cui caratteristiche principali sono individuate da Daniel Lesueur nella rapidità e nell’efficacia nel porre fine al monopolio, rappresentano uno stimolo significativo per il nascente movimento francese228. In particolare quello che affascinava dell’esperienza italiana era la capacità di aver creato un’alternativa al servizio pubblico attraverso delle radio che erano espressione di realtà locali con informazioni sulla vita quotidiana dei quartieri e dei piccoli centri. Ulteriori elementi di interesse venivano individuati nella possibilità di creare delle radio commerciali con programmi di sola musica e di realizzare radio come strumenti di propaganda per minoranze politiche, sociali e culturali229. La rivista “Interférences” dedica diverso spazio a quanto avviene in Italia nella primavera-estate del 1976, auspicando la possibilità di un cambiamento del quadro giuridico anche in Francia230. È in questo clima che si preparano i primi tentativi di radio libere destinati a porre al centro del dibattito pubblico il tema della libertà di antenna.

L’attenzione mediatica che suscita l’esordio di “Radio Verte” è in parte dovuta alla vetrina televisiva che contraddistingue la prima trasmissione. Il 20 marzo 1977, nel

228 D. Lesueur, Pirates des ondes, cit., pp. 29-35.

corso di una serata elettorale organizzata per commentare i risultati del secondo turno delle elezioni municipali, Brice Lalonde portavoce del movimento ecologista “Amis de la Terre”, che ha ottenuto circa il 10% dei consensi con la lista “Paris-Ecologie”, dagli schermi di TF1 mostra una radiolina che trasmette un programma di “Radio Verte” generando una certa sorpresa tanto tra gli uomini politici, che tra gli stessi giornalisti presenti sul posto. Tra lo stupore generale, nessuno si accorge che Lalonde ha un collaboratore tra il pubblico, che al momento convenuto ha azionato un registratore, collegato ad un trasmettitore in modulazione di frequenza di debole potenza, ed ha permesso l’ascolto di qualche secondo di trasmissione. Il collaboratore di Brice Lalonde è Antoine Lefébure, il direttore di “Interférences”, che abbiamo visto tra i più attivi contestatori del monopolio. Lalonde dichiara che il movimento di cui è il portavoce sta progettando di costituire tante piccole radio di quartiere per dare la possibilità di esprimersi ai cittadini. Lo stupore negli ambienti politici e della comunicazione per l’evento è testimoniato dal grande numero di quotidiani che nei giorni successivi si incarica di far luce sugli obiettivi di Radio Verte. La pubblicità ottenuta da questa iniziativa è notevole in quanto in quella serata assistono alla trasmissione elettorale circa 15 milioni di telespettatori, dunque un bacino di utenza e una cassa di risonanza significativi231.

I.5.2 Radios vertes o radios de quartier?

L’origine della vicenda di “Radio Verte” era legato all’incontro tra i militanti ecologisti della sezione degli “Amis de la Terre” di Parigi e la redazione della rivista “Interférences” che era avvenuto nei mesi precedenti. Brice Lalonde e Antoine Lefébure si accordano per condividere un progetto di creazione di radio di quartiere. Dopo aver annunciato la futura costituzione di numerose radio di quartiere, che avrebbero trasmesso in modulazione di frequenza sugli 89 MHz, in una lunghezza d’onda a metà tra France - Inter e FIP (France Inter Paris)232, attraverso la stampa i militanti ecologisti spiegavano il carattere e la tipologia delle nuove emittenti:

230 Cfr. A. Lefébure, Expériences italiennes, in “Interférences”, n. 4, février 1976, pp. 14-15 e E.W. , Radios: è pericoloso

sporgersi, in “Interférences”, n. 5-6, octobre 1976, pp. 22-23.

231 Per una descrizione accurata dell’episodio cfr. T. Lefebvre, La bataille des radios libres 1977-1981, cit. , pp. 64-65 e A.

Cojean e F. Eskenazi, FM. La folle histoire des radios libres, Grasset, Paris 1986, pp. 9-11.

232 Cfr. Une radio «verte», in “Le Matin de Paris”, 18 mars 1977 e T. Haupais, Des radios vertes dans les quartiers de Paris,

“Au départ, les émissions ne dureront que deux heures (18-20h) et, dans la première phase, elles ne seront pas diffusées en direct mais enregistrées par précaution une demi-heure auparavant. Quant au programmes musicaux, au début, ils seront relativement réduits et essentiellement constituées par des disques ou des musiques occultés. Toutes les activités de fête, ou interventions sur les quartiers seront également enregistrées”. Si ipotizzava un radio capace di trasmettere informazioni locali, legate alla vita dei quartieri: si trattava di notizie “concernant les gens du quartier, […] des informations qui rapporteront aussi bien les expulsions que les prix des légumes sur le marchés, les accidents des deux roues, et bien sûr l’information nationale, laquelle sera abordée sous l’angle écologiste”233.

Nel frattempo la redazione della rivista “Interférences” aveva subito dei mutamenti nella sua composizione: dopo l’abbandono del progetto da parte di Jean Luc Couron, nuovi protagonisti erano entrati a far parte di quella che sarà definita da alcuni la “bande à Lefébure”. Antoine Harstein, un laureato in lingue orientali interessato alla comunicazione sociale e Albino Pedroia, un giovane ingegnere ticinese, studente di storia all’Università di Paris VIII e collaboratore delle riviste italiane “Mille Canali” e “Altri Media”. Tra i nuovi collaboratori si registravano anche le presenze di due ingegneri elettronici, Sylvain Anichini e Jean Luc Sendowski che si riveleranno fondamentali nella costruzione delle prime apparecchiature, oltre ad un conoscitore di radio offshore come Francis Mandin. Infine, si erano uniti alla redazione anche esponenti del mondo radiofonico “ufficiale”: Jean-Marc Fombonne e Andrew Orr, che lavoravano presso l’ACR (Atelier de création radiophonique) di France Culture e Jean-Pierre Imbach, collaboratore di RTL nelle trasmissioni mattutine del week end. In seno alla redazione della rivista e attorno alla figura di Lefébure si faceva strada una nuova concezione della radio locale che non sembrava corrispondere agli obiettivi dei militanti di “Amis de la Terre”, prefigurando fin da subito dei futuri momenti di divergenza sul ruolo e l’utilizzo della radio. Nell’editoriale del numero di giugno 1977 della rivista, redatto probabilmente nel periodo di aprile-maggio, in piena fase di lancio di “Radio Verte”, si leggeva:

“[…]. Si la radio de quartier, ou radio locale, est un moyen plus adéquat à cette époque en ce qu’elle est à la fois dialogue (ce qui détruit […] la linéarité des medias) et faible surface couverte (ce qui empêche tout monopole), le fait qu’elle démarre sous les auspices

du vert écologique ne garantit pas son avenir. Il s’agit d’ailleurs, en l’occurrence d’une extension du domaine de l’écologie, l’autonomie des individus relevant d’une problématique bien plus vaste et fondamentale à laquelle l’écologie se rallie plutôt qu’elle la contient. Une radio locale doit conquérir sa liberté par la contemporanéité de son contenu si elle veut ne pas être réduite à devenir une simple radio privée qui dès lors pourrait être soutenue par une presse régionale, pour la meilleure satisfaction de tous les profits. Est-ce que la radio de quartier s’approchera davantage de la réalité de la communication des liens sociaux? Saura-t-elle être attentive à tout ce qui échappe à la massification? Car il ne faut pas s’enthousiasmer naïvement sur les futurs petits émetteurs de quartier en s’imaginant qu’accéder à un nouveau moyen d’expression développe le contenu comme par enchantement. Autant de questions qui trouveront l’occasion de se poser dans les expériences à venir.[…]”234.

Grazie alla stampa veniva diffuso anche il contenuto del primo programma trasmesso da Radio Verte:

“Fermez les yeux. Imaginez que la vacarme de la rue s’arrête…La Tour Montparnasse, les embouteillages, les cars de la police, la peur, la fatigue dans l’escalier, l’eau croupie du robinet n’existent plus. Ouvrez un œil…Chirac est à Paris. SAC, tiroirs-caisses, impôts, Sheraton, Jacques Borel, matraques, centrales nucléaires, klaxon, Sardou, bagnoles. […]. Et maintenant, ouvrez vos oreilles : des radios de quartier, des radios vertes donnant des informations locales et des discours nouveaux, vous entendrez tout ce qui ne passe jamais sur les ondes officielles. Á bientôt!”235.

Una commissione “audiovisiva” era stata costituita nel gruppo ecologista degli “Amis de la Terre” e aveva elaborato un progetto di comunicazione che il quotidiano “Libération” enunciava con estrema chiarezza:

“Il ne s’agit pas d’assurer le parcours de l’information du sommet à la base , mais de donner aux gens les moyens de prendre en charge de manière autonome une information locale, d’exprimer leurs désirs , de diffuser leurs musiques, tous ce que les grands médias ne font pas car ils sont structurés comme lieux d’une parole unique et centralisée qui prétend s’adresser à tout le monde, mais en fait ne touche personne. Il faut au contraire, des radios à visage humain, réellement branchées sur la vie des quartiers, favorisant un regain de vie et d’initiative locale”236.

Per quanto riguardava le scelte musicali, alcuni animatori della radio intervistati mostravano di voler lasciare spazio alla musica trascurata dai canali ufficiali dimostrando la propria volontà di innovare anche sul piano dei contenuti musicali:

234 Éditorial, in “Interférences”, n. 7, juin 1977, p. 3.

“pour l’accompagnement musical on fera appel à tout ce qui existe comme ressources qui ne sont pas actuellement exploitées par les grandes maisons de disques: bandes son de groupes folkloriques ne cherchant pas à se vendre ou de formations qui n’ont pas encore enregistré de disques, ou encore des gens qui veulent une musique «différente»”237.

Gli scopi che si prefiggevano gli animatori dell’emittente prefiguravano la volontà di utilizzare la radio per permettere ai cittadini dei quartieri di Parigi di essere protagonisti in prima persona della comunicazione, oltre che quella di intrattenere un rapporto diverso con l’informazione a partire da fonti differenti rispetto a quelle tradizionali: “Nous estimons qu’il nous faut au moins 120 heures de travail pour une heure d’émission […]. Nous voulons que les gens d’un quartier puissent prendre en main leur information. En province cela se fait sur la place du village, au café ou au marché. À Paris, chacun est isolé chez soi. […]”238.

Il problema principale che si presentava al gruppo riunito attorno al progetto di “Radio Verte” era costituito, come da anni ormai denunciava la rivista “Interférences”, dalla situazione legislativa imposta dal monopolio. Infatti Radio Verte si poneva volontariamente come emittente illegale che trasmetteva al di fuori del controllo statale. È per questo che alcuni rappresentanti del movimento ecologista, attraverso una lettere inviata dall’avvocato Christian Huglo, avevano richiesto al Primo ministro, al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni e a Télédiffusion de France una deroga al monopolio, in base ad un articolo della legge del 3 luglio 1972 che prevedeva tale possibilità. Nella lettera si precisava che l’iniziativa non aveva alcuna volontà di creare una situazione che avrebbe permesso l’invasione delle frequenze da parte di radio commerciali, né tantomeno di disturbare le radio già esistenti. Inoltre si illustravano le possibilità offerte dal tipo di trasmissioni che “Radio Verte” aveva intenzione di diffondere:

“[…] 1) établir un auxiliaire du service public d’information ayant uniquement pour but de favoriser le mieux vivre, la libre circulation des idées pour les habitants du quartier, sur les thèmes de l’emploi, de la santé, de l’entraide et de l’écologie; 2) […] faire revivre la vie de quartier et d’intéresser les habitants à leurs problèmes; 3) […] promouvoir les élans créateurs se démarquant du système commercial et encourager la réouverture des lieux de

236 Per la trascrizione della prima emissione di “Radio Verte” cfr. C. Caron, La radio pirate des écologistes émettra à Paris

le 7 avril, in “France Soir”, 23 mars 1977 e La première émission de Radio Verte, in “Libération”, 22 mars 1977.

237 Ibidem.

238 Per questa e per le citazioni precedenti cfr. C. Caron, Radio-Verte: les écologistes voudraient une autorisation légale, in

rencontre pour tous sans aucune exception; 4) une occasion de réflexion, de recherche, sur les propositions, applications possibles de l’écologie; 5)rompre avant tout l’isolement et la séparation qui caractérisent les rapports qu’ont les hommes avec leur environnement immédiat”239.

Nonostante il progetto esprimesse la volontà di permettere agli abitanti dei vari quartieri di Parigi di discutere e parlare tra loro delle questioni riguardanti il loro ambiente di vita senza porsi in concorrenza con i canali pubblici, la risposta fornita da TDF il 6 aprile del 1977 sarebbe stata negativa. Infatti, pur ammettendo che la legge del 1972 prevedeva la possibilità di concessioni di deroghe al monopolio, TDF sosteneva che le condizioni di autorizzazione dovevano essere concesse per decreto, un decreto che fino a quel momento non era stato pubblicato. Così “aucun texte n’étant paru, il n’est pas possible de [se] prononcer sur [cette] demande”240.

Davanti agli annunci della stampa e a quelli dei militanti ecologisti rispetto alla futura e prossima inaugurazione di “Radio Verte”, le autorità predisponevano delle soluzioni per contrastare le trasmissioni “pirata”. In una lettera indirizzata da Jean Autin, presidente di Télédiffusion de France, al Primo Ministro Raymond Barre si specificava che una forma di contrasto alle attività illegali era stata preparata ed avrebbe garantito il rispetto del monopolio. Infatti “deux équipes d’écoute sont mises en place, chaque jour entre 15 h et 23 h (12 h à 23 h les samedis et dimanches), en deux endroits de l’agglomération parisienne. En cas de repérage d’émissions anormales, nous avons la possibilité de neutraliser la réception des programmes correspondants par la mise en œuvre simultanée de quatre émetteurs indépendants. […]. On peut penser que le dispositif mis en place à Paris, en raison de la qualification des spécialistes mobilisés et de l’importance des moyen matériels mis en œuvre, peut atteindre une certaine efficacité”241.

Secondo il quotidiano “Rouge”, la radio avrebbe trasmesso programmi di circa due ore articolati in due differenti sezioni: da un lato delle informazioni riguardanti i quartieri dove si trovava una trasmittente; dall’altro una parte dedicata all’interazione

239 Il contenuto della lettera è riportato in maniera pressoché integrale in T. Lefebvre, La bataille des radios libres 1977-

1981, cit., pp. 68-69.

240 Cfr. A. Cojean e F. Eskenazi, FM. La folle histoire des radio libres, Grasset, Paris 1986, p. 20 e T. Lefebvre, Les toutes

premières émissions de Radio Verte, in “Cahiers d’histoire de la radiodiffusion, L’année radiophonique 1977, n. 94, octobre- decembre 2007, p. 108.

241 Cfr. CAC, site de Fontainebleau, vérsément n. 19920382 (sous dérogation concessa il 17 giugno 2010), art. 2,

con gli ascoltatori attraverso il telefono, insistendo su tematiche inedite o comunque poco considerate dai media tradizionali come i movimenti femministi e i sindacati:

“[…] tel groupe femme pourra informer les «auditeurs» sur la contraception, ou encore telle union locale CGT ou CFDT aura la possibilité de donner de cours de droit du travail par transistor interposé. Afin de favoriser cette solidarité […] les «Amis de la Terre» prévoient l’installation d’un central téléphonique dans chaque quartier […] permettant à chaque habitant de passer des annonces”242.

Tuttavia, a causa di difficoltà organizzative, l’inizio della programmazione è rinviato per un lungo periodo. L’importanza del ruolo che si appresta a svolgere questa emittente era sottolineata ancora in un fase di assoluta preparazione. Jean-Claude Longin sulle pagine del “Quotidien de Paris” illustrava come la volontà del gruppo di “Radio Verte” fosse quella di sfruttare la radio come mezzo di comunicazione democratico, concepito per un piccolo gruppo, rifiutando la nozione di grande trasmettitore che rendeva gli ascoltatori passivi:

“Les écologistes veulent avant tout revenir à la notion de petit groupe, seul milieu possible à la communication, au dialogue, et favorable à l’existence individuelle. Interdisant l’image du chef, du «père», c’est un retour à l’Agora, au débat- conversation, en opposition catégorique avec la dimension dangereuse de l’orateur , tombant dans la rhétorique et les travers du comédien, privilégiant la forme devant le fond […]. Au contraire la radio, selon les écologistes, conçue pour un petit groupe par un petit groupe, retrouve les vertus premières d’un moyen de communication démocratique. Elle revient au but premier de son invention: communiquer entre deux personnes, entre deux groupes. Elle rejet catégoriquement la notion de grand émetteur diffusant un propos unilatéral pour des auditeurs passifs et serviles”.

Per questi motivi “les auditeurs de Radio-Ecologie [in realtà Radio Verte] fabriquent eux-mêmes ou peuvent fabriquer leurs programmes. Si leur radio existe ce qu’ils en ont le désir profond. Ce n’est plus le média qui a crée le besoin. Ils en sont donc les responsables entiers. Ces bases établies [Radio Verte] sera une radio «non polluante» psychologiquement”243. La radio veniva vista in questa ottica come il mezzo di comunicazione capace di invertire i ruoli e trasformare gli ascoltatori in protagonisti attivi della comunicazione.

242 Cfr. D. Caron, Radio-Verte: jour J-9, in “Rouge”, 30 mars 1977.

Il quotidiano “Libération” precisava con maggiore chiarezza lo scopo dell’iniziativa, evidenziando le difficoltà che potevano nascere in mancanza di conoscenze tecniche. La spontaneità delle iniziative che cercavano di documentare la vita di un quartiere si scontrava con l’insufficienza delle apparecchiature utilizzate:

“Le projet se fonde sur une politique des programmes qui soient en rupture complète avec ce qu’on peut entendre aujourd’hui. […]. Il faut tenir compte [..] des habitudes inconscientes d’un auditoire habitué à un certain type d’écoute qui ne doit pas être