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La nascita del movimento italiano e la fase preparatoria in Francia I 4.1 La radio in Italia prima delle radio “libere”

P ARTIE P REMIERE – P RIMA P ARTE

I. Les origines des radios libres dans les années Soixante-dix (1970-1976)

I.4. La nascita del movimento italiano e la fase preparatoria in Francia I 4.1 La radio in Italia prima delle radio “libere”

Durante gli anni Sessanta nel mondo della radiofonia pubblica italiana dal punto di vista dei programmi si erano registrate delle importanti innovazioni riguardanti lo stile e la conduzione radiofonica. In questo periodo infatti riscuotono un grande successo di pubblico trasmissioni come Bandiera gialla del 1965 diretta da Gianni Boncompagni “severamente vietata ai maggiori di anni 18”, come viene ricordato nell’incipit del programma e che preannuncia il successo di spettacoli successivi come Alto gradimento e Per voi giovani condotti dallo stesso Boncompagni e da Renzo Arbore. Frutto in parte della riforma della radiofonia avviata da Leone Piccioni nel 1966, queste trasmissioni cult, in grado di rappresentare suggestioni ed umori delle nuove generazioni che si affacciano sulla scena sociale, si affermano anche grazie all’uso dissacrante della lingua parlata, costituendo degli esempi che influenzeranno significativamente il modo di fare radio delle future emittenti “libere” a partire dalla seconda metà degli anni Settanta147. Esse segnalavano inoltre un progressivo adattamento dei canali pubblici alle nuove richieste da parte del pubblico giovanile di differenti contenuti musicali provenienti dal mondo anglosassone148. La trasmissione che in questa fase più delle altre segna l’inizio di un nuovo modo di interagire con il pubblico è Chiamate Roma 3131 del 1969, nella quale grazie soprattutto all’impiego del telefono le distanze tra emittente e destinatario del messaggio si accorciano, portando alla luce la bidirezionalità del flusso comunicativo e nuove forme di interattività149. La struttura del programma prevedeva infatti tre ore di trasmissione quotidiana in diretta telefonica con gli ascoltatori, invitati a raccontare le proprie storie, i propri casi e problemi personali, a chiedere consigli e

147 Cfr. E. Menduni, La radio nell’era della tv, cit., pp. 35-36 e F. Monteleone, Storia della radio e della

televisione in Italia, cit., p. 364.

148 Cfr. F. Colombo, La cultura sottile. Media e industria culturale in Italia dall’Ottocento agli anni novanta, Bompiani,

Milano 1991 (4 ed. 2009), pp. 246-251.

149 Cfr. F. Anania, Breve storia della radio e della televisione italiana, cit., p. 81 e F. Gentile e G. Roberti, La

radio. Origini e sviluppo, in (a cura di) M. Morcellini, Il Mediaevo: tv e industria culturale nell’Italia del XX secolo, Carocci, Roma 2000, pp. 282-283.

aiuti ai conduttori che – sempre attraverso il telefono – facevano da tramite con gli esperti dei settori più vari e anche con personaggi dello spettacolo. Franco Monteleone ha messo in risalto i caratteri originali della trasmissione: “non è la prima volta che il telefono entra a far parte di una trasmissione radiofonica […]. Ma è la prima volta che il telefono diventa strumento costitutivo, e non solo occasionale, di un programma radiofonico. Nel periodo in cui la programmazione televisiva raggiunge il massimo di chiusura dell’apparato nei confronti del pubblico, la radio tenta invece, proprio attraverso l’uso del telefono, addirittura di sfondare quella barriera della «mancanza di risposta» che si è eretta fra emittente e ricevente in tutto il sistema della comunicazione in quel momento”150. L’innovazione viene rilevata anche dalle parole di Gianfranco Bettetini: “Con il telefono la radio sembrava acquistare la possibilità di un feed back in tempo reale, la cui negazione aveva da sempre costituito una delle qualifiche caratterizzanti tutti gli elementi delle comunicazioni di massa”151. Come ha sottolineato Francesca Anania “da questo momento in poi gli ascoltatori occuperanno un ruolo di sempre maggiore centralità nello scenario della radiofonia. È il pubblico il vero protagonista di questa sorta di «rivoluzione mediale», una svolta che troverà il suo massimo compimento dopo il 1975”152. Questi aspetti testimoniano da un lato la capacità della radio di saper

rilanciare la propria immagine e il suo ruolo nel panorama dei media, ma per altri versi denotano il bisogno di partecipazione e di comunicazione, che proprio a partire da questa fase emerge da ampi settori della società italiana. Il panorama radiofonico italiano nel corso degli anni Sessanta si era arricchito grazie alle trasmissioni in lingua italiana di due radio estere: Radio Monte-Carlo e Radio Capodistria. Le trasmissioni di Radio Monte-Carlo debuttano il 6 marzo 1966 in onde medie sviluppando un’idea di Noël Coutisson. Sulle frequenze di questa emittente era possibile ascoltare ogni giorno per due ore il programma in lingua italiana Fumorama condotto dal giovane cantante Herbert Pagani. Ben presto aumentano le ore di trasmissione, favorendo la crescita degli ascolti soprattutto nelle zone dell’Italia nord- occidentale grazie ad uno stile accattivante, ad un parlato spiritoso ed evasivo e alla presenza di musica, voci e suoni molto distanti dal rigore dei programmi radiofonici

150 Cfr. F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., pp. 365-366.

151 Cfr. G. Bettetini, La radio come mezzo di comunicazione, in AA. VV. , La Radio. Storia di sessant’anni1924-

1984, catalogo della mostra “La radio, ieri, oggi e domani”, ERI Edizioni RAI, Torino 1984, p. 43.

ufficiali153. Le scelte musicali si differenziano dalla Rai per la presenza di una grande quantità di canzoni italiane e francesi e si presentano più melodiche rispetto alla musica rock e pop delle radio “pirata” inglesi. La programmazione di Radio Monte- Carlo influenzerà nel periodo successivo lo stile di diverse radio libere, soprattutto per il ruolo degli animatori della radio, che facevano della spontaneità e dell’improvvisazione una componente centrale nella conduzione. Da questo punto di vista, accanto ad Herbert Pagani si imporrà per le sue doti di intrattenitore un altro giovane conduttore, Roberto Arnaldi, in arte Robertino.

Radio Capodistria a partire dalla metà degli anni Cinquanta trasmetteva dalla Slovenia programmi in italiano in modulazione di ampiezza, irradiando il proprio segnale su una parte dell’Italia nord orientale, con programmi incentrati sull’informazione, sulla musica leggera e sull’intrattenimento. Accanto a queste emittenti, soprattutto nelle ore notturne, era possibile ascoltare anche la programmazione di RTL, emittente che trasmetteva in francese ed in inglese e che, grazie alla sua ampia copertura, che abbracciava un raggio di 2000 chilometri, riusciva a coprire buona parte dell’Europa154.

Dopo l’esperienza di “Radio Sicilia Libera” di Partinico, condotta da Danilo Dolci nel marzo del 1970, negli anni successivi si assiste da parte di piccoli gruppi organizzati ad altre iniziative isolate. Una delle più significative, che associava alla critica al monopolio “l’obiettivo di dimostrare, in modo plateale, che non era vero il presupposto della limitazione delle frequenze disponibili”155, è quella di “Radio Bologna per l’Accesso Pubblico”. Trasmettendo il segnale da una roulotte sulle colline bolognesi, questa emittente a partire dal 23 novembre 1974 dava inizio ad una settimana di “trasmissioni dimostrative in cui chiede un vero e proprio decentramento dell’informazione radiotelevisiva. Per dimostrarne una possibile realizzazione, trasmette servizi registrati su cassette, provenienti da tutte le parti d’Italia, soprattutto da «fabbriche e scuole dove si sta portando avanti una lotta»”156. La radio era gestita

153 Per una breve storia della programmazione italiana di Radio Monte-Carlo cfr. J. Loudot, L’aventure Radio

Monte-Carlo ou un demi-siècle d’affaires d’État(s), cit., pp. 208-218, E. Menduni, La radio nell’era della tv, cit., pp. 33-34, F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., p. 364 e R. Sorace, Effe emme. Gli anni delle radio libere, Memori, Roma 2005, pp. 29-30.

154 Per la programmazione di Radio Capodistria e la presenza di RTL nel paesaggio radiofonico italiano negli anni Sessanta

cfr. P. Ortoleva, Principi e pirati. Monte Carlo e le altre, in P. Ortoleva, G. Cordoni e N. Verna (a cura di), Radio FM 1976- 2006. Trent’anni di libertà d’antenna, catalogo della mostra “ Radio FM. Trent’anni di libertà d’antenna”, cit., p. 49-54.

155 Cfr. G. Cordoni, Radio Bologna. Intervista a Roberto Faenza, in P. Ortoleva, G. Cordoni e N. Verna (a cura di), Radio

FM 1976-2006. Trent’anni di libertà d’antenna, catalogo della mostra “ Radio FM. Trent’anni di libertà d’antenna”, cit., p. 176.

dalla cooperativa bolognese “Lavoratori dell’informazione”, il cui promotore principale era il regista Roberto Faenza. Lo spirito di questa iniziativa si inseriva nella critica al monopolio e più in generale nel dibattito sull’informazione in atto in questo periodo mettendo in pratica i contenuti esposti in un testo del 1973, curato dallo stesso Faenza, dal titolo significativo Senza chiedere permesso. È qui interessante richiamare alcune considerazioni sviluppate in questo testo, poiché indicano uno degli approcci nei confronti dei mezzi di comunicazione dell’area politica della nuova sinistra in Italia, anche perché nella fase successiva molte emittenti nasceranno come diretta espressione di gruppi legati alla sinistra extraparlamentare:

“[…] in realtà tutti i mezzi di «comunicazione» potrebbero permettere di comunicare. Se vengono usati e utilizzati quasi esclusivamente come mezzi di informazione è per motivi di controllo e di monopolio. La considerazione che ne deriva è che i mezzi di comunicazione sono stati castrati nella loro potenzialità da interessi estranei ai nostri e invece di aiutarci a dialogare ci costringono a subire. È un falso chiamarli mezzi di «comunicazione» quando con essi la comunicazione resta solo un’esigenza non soddisfatta. Nel momento in cui possiamo ricevere ma non rispondere ai messaggi, perdiamo la nostra capacità di soggetti e veniamo degradati al livello di oggetti. Coloro che detengono il monopolio dei mezzi di comunicazione giocano su questo principio e si rivolgono a noi come a degli oggetti da riempire con i loro comunicati, i loro slogan, le loro notizie, la loro cultura, i loro prodotti e i loro spettacoli”157. Tali riflessioni apparivano in linea con quelle avanzate dalla rivista “Interférences” in Francia mostrando come attraverso la radio delle minoranze cercassero una proposta alternativa alla programmazione del servizio pubblico nei due Paesi. In merito alla vicenda di “Radio Bologna” è importante sottolineare come nel clima di dibattito sulla radiotelevisione in Italia “le trasmissioni non avevano […] finalità commerciali, ma volevano piuttosto far comprendere come fosse economicamente sostenibile, da parte di una comunità locale, il decentramento dei mezzi di informazione, e come risultasse semplice, dal punto di vista dell’organizzazione, l’accesso pubblico”158.

157 R. Faenza (a cura di), Senza chiedere permesso. Come rivoluzionare l’informazione, Feltrinelli, Milano 1973, pp. 17-18. 158 Cfr. RadioBologna: la prima voce diversa nella storia della radio italiana, in “Mille Canali”, Anno II, n.4-5, aprile

I. 4.2 Radio libere e radio commerciali

È in questo quadro che a partire dai primi mesi del 1975 in Italia159 su tutto il territorio nazionale si assiste alla nascita e alla diffusione capillare di numerose stazioni radio private, che per la prima volta emettono un segnale diverso da quello fino ad allora proposto dalla radio della Rai.

È un fenomeno che si sviluppa in maniera inarrestabile e spontanea, frutto del grande bisogno di partecipazione e libera espressione di questo periodo e di una situazione legislativa che proprio con la riforma del 14 aprile del 1975 aveva confermato il monopolio statale sulle trasmissioni radiofoniche via etere. Infatti queste nuove radio che si affacciavano alla ribalta mediatica e si ponevano all’attenzione dell’opinione pubblica, si caratterizzavano per inserirsi in un contesto di “illegalità” rispetto alla legislazione esistente e venivano definite “libere” poiché “sorgevano al di fuori e in contrasto con la riserva statale per le attività di radiodiffusione”160. L’aggettivo”libere” richiamava l’indipendenza dai condizionamenti di un potere di qualunque tipo, fosse esso politico o economico. Inoltre indicava un progetto alternativo e per questo innovativo rispetto a come era stata fino ad allora considerata la radio della Rai, vale a dire pubblica, ufficiale, influenzata dal controllo del governo. Accanto al termine “libere”, si faranno strada nel corso degli anni, altre definizioni come “private”, in contrasto con la radio pubblica e radio “locali”, indicando la caratteristica locale delle trasmissioni circoscritte ad una zona geografica delimitata.

Il 1° gennaio 1975 inizia le trasmissioni “Radio Parma”, indicata come la prima radio indipendente nella storia della radiofonia italiana161: ne sono promotori l’imprenditore immobiliare Virgilio Menozzi, iscritto alla DC, il giornalista Carlo Drapkind, vicino al Partito socialista e il tecnico del suono Marco Toni. Nel giro di poche settimane “Radio Parma” realizza dieci ore di programmazione giornaliera ed in breve propone una programmazione quotidiana incentrata sulla musica, l’informazione e rubriche di vario genere. Il modello seguito è quello della radio della Rai, con notiziari locali e programmi di intrattenimento nelle fasce mattutine come Buongiono signora; nelle

159 Cfr. R. Chaniac, P. Flichy, M. Sauvage, Les Radios locales en Europe, La Documentation française, Paris 1978, pp. 49-

50.

160 Cfr. E. Cheli, Le radio private. Problemi di legittimità e scelte politiche, in “Problemi dell’informazione”, anno I, n. 2,

aprile-giugno 1976, p. 165.

161 Cfr. F. Monteleone, Radio pubblica ed emittenti commerciali, in V. Castronovo e N. Tranfaglia (a cura di) La stampa

ore serali prevale la musica con trasmissioni come Zoom e Radio One162. Si introduce l’abitudine delle telefonate in diretta ricalcando in parte il modello della trasmissione Chiamate Roma 3131, con la novità della partecipazione attiva del pubblico alla realizzazione delle trasmissioni in un contesto locale163. L’idea della radio è nata da un gruppo di “amici un po’ stufi di leggere «La Gazzetta di Parma» […] per avere notizie quotidiane sulla propria città. […]. Con la potenza di 20 W impiegata riescono a farsi sentire fin oltre la periferia della città. Per la dimensione volutamente locale che si sono dati è un risultato più che soddisfacente […]. Vengono seguite le sedute del consiglio comunale e provinciale, le mostre e gli spettacoli. […]. Le notizie vengono riprese dai quotidiani o direttamente raccolte dai collaboratori sparsi per la città; sempre col registratore a tracolla per incidere al volo un’intervista, o dal vivo, qualche evento di particolare interesse”164. Dopo la nascita di “Radio Parma”, nei mesi seguenti il panorama della giovane radiofonia “libera” si arricchisce con la fondazione di “Radio Emmanuelle” ad Ancona165.

In questo periodo viene costituita anche la prima associazione di categoria, l’ANTI (Associazione Nazionale Teleradiodiffusioni Indipendenti), fondata a Viareggio nell’ottobre del 1974166. L’associazione nasce con l’intento di difendere il diritto delle emittenti radiofoniche e televisive private a trasmettere. In una nota del Ministero dell’Interno, si precisa che “detta associazione è aperta a tutte le radio e televisioni via cavo e via etere che agiscono in assoluta indipendenza reciproca di scelta e di opinioni, nel quadro del rispetto delle libertà sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana. L’Associazione […] ha per scopo di promuovere tutte le opportune iniziative per facilitare il nascere e lo sviluppo delle stazioni emittenti locali”167. Sempre nella stessa fase, ricca di un dibattito che coinvolge le principali forze politiche, ma anche i sindacati e associazioni di vario tipo, occorre menzionare il ruolo svolto da alcune riviste specializzate che si occupano esclusivamente di radio e televisioni private contribuendo ad aumentare la notorietà delle prime emittenti “libere”. La rivista “Mille Canali” viene fondata nel novembre del 1974 ed è diretta

162 Per una selezione di alcune trasmissioni di “Radio Parma” durante il 1975 si veda il sito web www.broadcastitalia.it, in

particolare i programmi Buongiorno Signora del 14 giugno 1975 e Gr e comunicati commerciali del 25 giugno 1975.

163 Cfr. A. Bartolomei e P. Bernabei, L’emittenza privata in Italia dal 1956 a oggi, cit., p. 38. 164 Cfr. Una radio a misura di città, in “Mille Canali”, Anno II, n. 4-5, Aprile-maggio 1975.

165 Cfr. M. Gaido, Radio libere? La prima vera inchiesta e storia delle radio libere in Italia e nel mondo, Arcana editrice,

Roma 1976, p. 21

166 Sulla costituzione dell’ANTI cfr. A. Bartolomei e P. Bernabei, L’emittenza privata in Italia dal 1956 a oggi, cit, p. 36 e F.

Siliato, L’antenna dei padroni. Radiotelevisione sistema dell’informazione, Mazzotta, Milano 1977, p. 89.

da Antonio Spiller mentre la rivista “Altri media” nascerà nel settembre del 1976 ed avrà come responsabile Edoardo Fleischner, in precedenza direttore di un’altra pubblicazione di questo genere, “Suono Stereo Hi-Fi”. In particolare “Mille Canali”, proprio per la sua contemporaneità con la fase di clandestinità diffusa vissuta dalle emittenti private fino al luglio del 1976, rappresenta uno spazio di discussione e informazione rilevante, sia da un punto di vista tecnico, con commenti e consigli pratici sulle apparecchiature da utilizzare e da acquistare, sia da un punto di vista giuridico con suggerimenti legali agli animatori delle emittenti. Si legge nell’editoriale del numero di apertura della rivista:

“[…]. Chi siamo? Cosa vogliamo? È presto detto. Siamo una rivista tecnico-giornalistica, senza bavagli, senza briglie, senza paraocchi, al di fuori e al di sopra di ogni mischia «politica», di ogni interesse palese o recondito. Nasciamo in nome della libertà, sempre e comunque. Nostro proposito è non solo di informare, in tutte le direzioni, sul meraviglioso mondo degli audiovisivi, […], ma di coagulare tutte le forze che attualmente si battono con coraggio, ma anche con disordine, per il successo di questi modernissimi mezzi tecnici. […]”168.

Se in un primo momento le nuove radio nascono nei centri di provincia, presto il fenomeno delle radio libere inizierà a riguardare i grandi centri urbani a cominciare da Milano. Nel marzo del 1975 viene creata un’altra radio indipendente, “Radio Milano International” su iniziativa di tre ragazzi milanesi, appassionati di musica169. In un articolo pubblicato sul quotidiano “Corriere della Sera” viene raccontato lo stupore suscitato nell’opinione pubblica da queste iniziativa:

“ «Qui Radio Milano International»: così è cominciata ieri pomeriggio la trasmissione della prima emittente radiofonica milanese indipendente dalla Rai-Tv. È stata una sorpresa per gli occasionali ascoltatori di questa prima trasmissione «clandestina» che hanno potuto captare l’emittente mentre si sintonizzavano sul programma della Rai in modulazione di frequenza. «Radio Milano International» infatti, trasmette su una lunghezza d’onda di megacicli 100,88 mentre la stazione nazionale si diffonde a megacicli 100. Sorpresi anche i dirigenti e il personale della radiotelevisione italiana perché, con questa trasmissione, è cominciata […] «la guerra delle antenne»”. Nello stesso articolo viene sottolineato come “[…] indubbiamente l’attività di «Radio Milano International» ha aperto un nuovo capitolo nella questione delle trasmissioni indipendenti. I problemi che coinvolge sono molteplici. Alla base, secondo quanto

168 Cfr. Libertà e progresso, in “Mille Canali”, anno I, n. zero, novembre 1974.

appare dalle intenzioni della neonata emittente, ci sarebbe l’attacco al monopolio radiotelevisivo con trasmissioni via etere che possono raggiungere più facilmente, a differenza di quelle via cavo, le case e i cittadini”170. La prima emittente libera milanese aderisce all’ANTI fin da subito per tutelarsi da un punto di vista legale. Nella prima fase di vita della radiofonia privata in Italia, l’azione repressiva avviata dagli organi dell’amministrazione statale per contrastare le trasmissioni al di fuori del monopolio, procede in termini contradditori e confusi: se alcune emittenti vengono perseguite con il sequestro degli impianti e la denuncia dei responsabili, nella maggior parte dei casi le nuove stazioni riescono invece a proseguire indisturbate le trasmissioni determinando così una situazione di “incertezza” legislativa171. Da questo punto di vista, la vicenda che riguarda “Radio Milano International” si presenta piuttosto emblematica. Infatti, la stazione milanese, che si caratterizza per una programmazione incentrata sulla formula non stop music, attira su di sé, oltre alle attenzioni della stampa, anche le attenzioni delle autorità competenti. Il 14 aprile 1975, giorno dell’approvazione della legge di Riforma della Rai, l’Escopost (speciale ufficio di polizia del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni), su mandato del pretore di Milano sequestra gli impianti dell’emittente. Dopo soli dieci giorni tuttavia, lo stesso pretore ordina la restituzione delle attrezzature dichiarando legittima l’attività della radio172. In un articolo pubblicato sulla rivista “L’Espresso”, si precisa come “nella motivazione del dissequestro il pretore ha accolto le tesi di ordine tecnico e giuridico sostenute da Eugenio Porta, presidente dell’Anti, […]; in particolare [nelle motivazioni della sentenza il pretore] ha sostenuto che «è pienamente legittima l’attività di trasmissioni radiofoniche come quella di Radio Milano International quando non determina interferenze o disturbi». Inoltre «la riserva allo Stato può essere giustificata soltanto se sussistono situazioni di oligopolio e se le stazioni installate da privati nell’esercizio della fondamentale libertà d’informazione ledano, mediante interferenze, l’altrui equivalente diritto»; che in concreto «non appare sostenibile il riferimento al pericolo di oligopolio» sia in