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lo ski archery Si svolge sulla neve da arcieri sciatori Le regole sono le stesse del Biathlon, alternando sci di fondo con tiri con l'arco.

32 I bersagli

Nella maggior parte delle gare FITARCO vengono utilizzati bersagli di carta con cerchi concentrici di diverso colore. La grandezza di questi bersagli varia in base alla distanza a cui si disputa la competizione.

Nelle gare 3D vengono utilizzate esclusivamente sagome tridimensionali. Si possono trovare una notevole numero di animali, che variano per morfologia, dimensione e posizione. Come detto in precedenza i punteggi sono: “sagoma” 5 punti, “spot” 8 punti; “super spot” 10 punti e “perfect” 11 punti.

33 Le classi

Corrispondono alle diverse fasce d'età e sono: - giovanissimi (9 - 12 anni);

- ragazzi (13 - 14 anni); - allievi (15 - 16 anni); - juniores (16 - 18 anni); - seniores (18 - 49 anni); - master (da 50 anni in su).

In alcune competizioni nazionali e internazionali sono presenti delle classifiche assolute, divise soltanto per sesso, che unificano le fasce d'età.

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Parte III

L’invecchiamento

Tra le numerose definizioni di invecchiamento, una tra le più complete lo definisce come “un processo biologico caratterizzato da cambiamenti età-dipendenti che comportano per l’organismo una diminuzione continua e progressiva delle capacità di adattamento all’ambiente, con una maggiore vulnerabilità e una conseguente diminuita probabilità di sopravvivere”.

Questa definizione permette di capire come durante l’invecchiamento si assista ad una

diminuzione delle riserve funzionali e dell’efficienza dei meccanismi che l’organismo utilizza per mantenere stabile il proprio equilibrio interno, ovvero la cosiddetta omeostasi. L’invecchiamento è quindi un processo continuo e progressivo che si realizza in modo graduale, ma che presenta notevoli differenze tra un individuo e l’altro. Ciò è dovuto al fatto che, oltre al proprio patrimonio genetico, su questo processo influiscono fattori ambientali e fattori legati ad eventuali patologie.

Risulta quindi molto difficile stabilire un’età-soglia in cui un soggetto inizi ad essere definito anziano. Ciononostante, la maggior parte della comunità scientifica sembra d’accordo nel fissarla intorno al sessantacinquesimo anno di età. In ogni caso, anche tra i soggetti anziani c’è un’ulteriore suddivisione.

Classificazioni dell’età anziana

L’Organizzazione Mondiale della Sanità propone la seguente classificazione dell’età anziana:

• l’età anziana, compresa tra i 65 e i 74 anni, il cui inizio, grossomodo, corrisponde all’età del pensionamento e quindi alla fine della fase produttiva individuale.

• i grandi anziani, la cui fascia di età è compresa tra i 75 e gli 85 anni. In questo periodo si registrano marcate e sostanziali perdite della funzionalità che abbassano notevolmente l’indipendenza individuale del soggetto.

• i longevi, con questo termine vengono definiti i soggetti che superano gli 85 anni di età. È frequente, in questa fascia di età, la necessità di ricovero o di assistenza infermieristica.

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Un’altra fondamentale suddivisione che deve essere fatta, forse anche più importante di quella soprariportata, è quella che distingue l’invecchiamento dal punto di vista qualitativo. Questo perché ci sono numerosissimi fattori (genetici, ambientali ecc..) che influenzano la senescenza, limitandone o favorendone la velocità di comparsa e progressione.

Si deve quindi distinguere tra:

• invecchiamento associato a malattia. È quello che riguarda la maggior parte delle persone in età avanzata, in cui oltre alla progressiva riduzione età-dipendente delle capacità psico-fisiche, si associa la presenza di malattie croniche.

• invecchiamento usuale o comune. Modalità in cui si manifestano i segni più caratteristici della senescenza in assenza di patologie età-correlate ed interessa la maggior parte dei soggetti sani.

• invecchiamento di successo.È quello proprio di una stretta minoranza di persone

che, in assenza di malattia, hanno in età anche molto avanzata prestazioni fisiche e mentali non dissimili da quelle di soggetti di età giovane-adulta.

In base a questa classificazione, si mette in evidenza l’importanza di distinguere quelle che sono le manifestazioni dell’invecchiamento, proprie di tutti gli individui con il passare degli anni e che rappresentano la normalità, da quelle che invece sono le manifestazioni di patologia età-associata che determinano invece la norma.

Per maggior chiarezza:

- normale è ciò che è presente in tutti gli individui di una determinata età;

- nella norma è invece ciò che è di comune riscontro in quegli stessi soggetti, ma non presente in tutti.

È inoltre fondamentale ricordare che la velocità di invecchiamento è diversa da individuo ad individuo e persino da organo ad organo nella stessa persona (variabilità inter/intraindividuale). Ciò fa sì che vi siano ulteriori difficoltà a distinguere i vari tipi di invecchiamento.

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Il mondo sta invecchiando

Negli ultimi decenni è ormai diventato evidente che la popolazione mondiale stia progressivamente e rapidamente invecchiando, ovvero che ci sia un aumento del numero delle persone anziane, in un dato periodo di tempo, in rapporto alla numerosità della popolazione medesima.

Le cause di questo aumento sono molteplici, ma tra le più importanti ci sono l’avvento della antibioticoterapia, l’avanzamento delle conoscenze scientifiche ed il miglioramento delle condizioni sociali ed igieniche, che hanno iniziato a verificarsi poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale. In questo modo, le cause di morte legate alle patologie infettive sono nettamente diminuite, per lasciare spazio alle patologie a carattere cronico- degenerativo come l’aterosclerosi e i tumori. Questi fattori, legati soprattutto ad un miglioramento della capacità di diagnosi e delle pratiche mediche in generale, hanno portato ad un aumento della durata di vita.

A questo aumento della durata della vita si è associato un decremento delle natalità, che ha portato in un lasso di tempo relativamente breve, ad una considerevole crescita della percentuale degli anziani nell’ambito della popolazione generale.

Tra l’altro l’Italia è al secondo posto, dopo il Giappone, nella classifica delle nazioni con la più alta percentuale di popolazione anziana. Inoltre, sempre nel nostro paese, le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (riferite all’anno 2010) riportano un valore di speranza di vita alla nascita che ha raggiunto i 79,4 anni nell’uomo e gli 84,6 anni nelle donne. È quindi impensabile che un sistema sanitario all’avanguardia come il nostro possa ignorare questo problema e quindi le inevitabili e necessarie considerazioni socioeconomiche legate a questo impatto.

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Sempre per far meglio comprendere la situazione a livello mondiale dal World’s Aging Trends è possibile capire che:

- La popolazione anziana sta crescendo a velocità enormemente superiore a quella delle altre fasce di età della società.

- Il gruppo degli ultrasessantacinquenni crescerà del 200% tra il 2000 e il 2050. - Nel frattempo, la popolazione tra i 15 e i 64 anni crescerà del 16%, e il gruppo

inferiore a 15 anni solo del 5%.

- Ma la crescita maggiore riguarderà gli ultraottantenni che aumenteranno del 400%. - Nel 2000 gli ultrasessantenni al mondo erano 600 milioni; nel 2025 saranno 1,2

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Perché invecchiamo?

In un certo senso può sembrare di conoscere la risposta a questa domanda, ma in realtà neanche la comunità scientifica è ancora arrivata ad una conclusione certa del perché l’uomo, e in generale tutti gli esseri viventi, invecchiano. Certamente è possibile affermare che la vecchiaia rappresenta il prodotto delle interazioni di numerosi fattori sia di natura genetica che ambientale, ma ancora non sono stati completamente definiti i meccanismi attraverso i quali questo avviene.

Le teorie dell’invecchiamento

Ci sono molteplici teorie dell’invecchiamento, che possono essere classificate in due grandi gruppi. Ognuna di queste pone un meccanismo specifico alla base del processo di invecchiamento

• Teorie genetiche: propongono che alla base dell’invecchiamento vi siano programmi genetici continui con quelli che determinano lo sviluppo e la morfogenesi.

• Teorie stocastiche: propongono che l’invecchiamento sia causato da danni casuali alle macromolecole. Occorre però precisare che l’organismo può riparare o ricambiare le macromolecole alterate.

Teorie genetiche

- Teorie neuroendocrine: la maggior parte si basa sul declino della funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che regola lo sviluppo, la crescita, la pubertà, il metabolismo e molte altre funzioni fisiologiche.

I livelli di numerosi ormoni variano con l’età e alcuni di essi sono stati messi in relazione all’invecchiamento, come ad esempio il GH.

- Teorie immunologiche: si basano sul ruolo importante del sistema immunitario nel mantenimento della salute e della sopravvivenza dell’organismo.

La risposta delle cellule T ai mitogeni (fattori di crescita) diminuisce, così come aumenta la suscettibilità alle malattie infettive.

Con l’invecchiamento aumentano i fenomeni di autoimmunità, come evidenziato dai livelli di autoanticorpi nel siero.

- Teoria della senescenza cellulare: in coltura le cellule si replicano raddoppiando il loro numero. Dopo un certo numero di divisioni si entra in una fase di diminuita capacità replicativa fino a che le cellule non si dividono più.

Sebbene oggi si pensi che la “senescenza replicativa” non riproduca l’invecchiamento cellulare in vivo, la teoria ha ripreso vigore in seguito alla scoperta dei telomeri, che vengono rimossi parzialmente ad ogni ciclo replicativo.

Per poter capire questa teoria è necessario sapere che il telomero è la regione terminale del cromosoma, da cui deriva il nome stesso, composta di DNA altamente

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ripetuto, che non codifica per alcun prodotto proteico. Ha un ruolo determinante nell'evitare la perdita di informazioni durante la duplicazione dei cromosomi. La DNA polimerasi, infatti, non è in grado di replicare il cromosoma fino alla sua terminazione; se non ci fossero i telomeri, che quindi vengono accorciati ad ogni replicazione, la replicazione del DNA comporterebbe in ogni occasione una significativa perdita di informazione genetica.

Teorie stocastiche

- Teoria delle mutazioni somatiche e della riparazione del DNA: con l’aumentare dell’età si accumulano mutazioni nelle cellule somatiche di cui i principali responsabili sono le radiazioni e sostanze chimiche.

Parallelamente si assiste ad un declino età dipendente dell’efficienza di riparazione del DNA.

Queste aumentate mutazioni somatiche sommate alle diminuite riparazioni del DNA sarebbero alla base del processo di invecchiamento.

- Teoria della catastrofe da errori: il processo di sintesi delle proteine è complesso, cosicché si può verificare la sintesi di proteine “errate”. Questo problema potrebbe essere superato dal normale ricambio delle proteine.

Purtroppo, quando le proteine che contengono errori sono quelle coinvolte nel meccanismo di sintesi delle proteine, si potrebbe verificare un’amplificazione che porterebbe ad un elevato numero di proteine alterate incompatibili con le normali funzioni cellulari.

- Teoria delle alterazioni delle proteine e del turn-over proteico: le proteine sono alterate da numerosi processi tra cui la glicazione e l’ossidazione. È stato ipotizzato che l’accumulo di proteine alterate (dopo la sintesi) possa contribuire al fenomeno dell’invecchiamento.

Questo accumulo di alterazioni potrebbe anche essere secondario ad una maggiore emivita delle molecole che avrebbero così maggiore probabilità di essere danneggiate.

Esiste una notevole evidenza sperimentale di un declino età associato dei processi di degradazione proteica che permetterebbero quindi un maggior accumulo di proteine alterate.

- Teoria dello stress ossidativo: le specie reattive dell’ossigeno (ROS, anione superossido, perossido di idrogeno, radicale idrossile) sono semplicemente il sottoprodotto del metabolismo aerobio indispensabile per la vita.

Purtroppo, il danno provocato da questi radicali è progressivo con l’aumentare dell’età e probabilmente correlato ad un calo contemporaneo delle difese antiossidanti.

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