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Le aree minerarie: crisi industriale, mobilita zioni e prospettive di sviluppo

in Basilicata G iovanni f errareSe

1.  Le aree minerarie: crisi industriale, mobilita zioni e prospettive di sviluppo

Tra i focolai di protesta dell’Autunno caldo sono degne di nota in particolare le vicende dei bacini minerari della Sarde- gna. Nella provincia di Cagliari, la più importante sotto il profi- lo minerario, si concentrava nel settore piombo-zincifero il 90% della produzione mineraria nazionale11. La maggior parte delle

attività estrattive era dislocata nella Sardegna meridionale, nei bacini minerari del Sulcis-Iglesiente e Guspinese, i quali furono contrassegnati dall’acuirsi della crisi industriale e dalla ripresa e dalla conseguente ripresa delle proteste che coinvolsero le po- polazioni locali, i lavoratori e le aziende del settore estrattivo. Nonostante i tentativi di rilancio intrapresi dallo Stato e dalla Regione, gli anni Sessanta videro una forte emorragia di posti di lavoro e una riduzione dei livelli produttivi, mentre la situazione sociale ed economica delle popolazioni locali si aggravò sensi- bilmente12. Lo studioso Beniamino Moro ha riscontrato, durante

11.  Per una ricostruzione dell’industria mineraria degli anni Sessanta si segnala la seguente documentazione bibliografica e archivistica: Francesco Man- coni (a cura di), Le miniere e i minatori della Sardegna, Milano, Silvana Editoriale, 1986; Consiglio Regionale della Sardegna, Il problema minerario negli atti del Con-

siglio. 1949-1979, a cura del Servizio di Segreteria Archivio Storico, Pubblicazioni

CRS, Cagliari 1980; Amministrazione Provinciale di Cagliari, Ordine del giorno n.

5269, 7 marzo 1966, in Archivio Storico Consiglio Regionale Sardegna, b. 49, f. 4.

«Piano di Rinascita, Piani, programmi e leggi, Piano quinquennale (1965-69), Enti Vari (Comuni, Province)».

12.  Gianfranco Sabattini, Beniamino Moro, La crisi delle attività minerarie re-

il decennio 1960-70, un progressivo ridimensionamento dell’at- tività mineraria sarda, con una flessione dei valori produttivi e della manodopera occupata. Il ridimensionamento delle produ- zioni minerarie, inoltre, aveva influito negativamente sulle pro- blematiche industriali isolane. Dal punto di vista occupaziona- le si registrava un calo della forza lavoro (dalle 5000 unità del 1961 alle 4000 unità del 1968), mentre la situazione economica fu contrassegnata da un forte squilibrio che incise sensibilmente nelle popolazioni delle aree industriali13. La stessa segreteria del-

la Cgil segnalava come gli effetti della crisi economica avessero inciso nel sistema economico isolano e avessero comportato un progressivo aumento della disoccupazione, rendendo incerte le prospettive di sviluppo del territorio14. Le conseguenze, del tutto

negative sul piano sociale, avevano comportato un ridimensio- namento della popolazione residente nel Sulcis-Iglesiente e una progressiva polverizzazione della manodopera occupata. Il pa- norama politico e sindacale del 1969, di fronte a questo scenario, sarà contrassegnato da una stagione contestativa nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali, in relazione alle proble- matiche socio-economiche del panorama industriale locale15. Le

mobilitazioni del decennio 1960-70, infatti, avevano mirato al ri- lancio dell’industria estrattiva attraverso l’intervento del settore pubblico, col quale si voleva garantire una maggiore capacità oc- cupazionale e avviare uno sviluppo del settore industriale16. Di

fronte a queste considerazioni, il dibattito locale riconfermava la tesi di definire un’adeguata politica mineraria per il rilancio 13.  Saranno esaminati in un convegno i problemi del settore minerario, in “L’Uni- one Sarda”, 31 ottobre 1969.

14.  Promemoria delle segreterie provinciali (Cgil, Cisl, Uil) sulla situazione min-

eraria dell’Iglesiente, 25 luglio 1969, in Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi:

ACS), Min. Int., Gab., Miniere-Industria Estrattiva 1967-70, b. 157, f. 13323/18.

15.  Sollecitato un mutamento della politica mineraria, in “L’Unione Sarda”, 17 gennaio 1969.

del settore estrattivo. Se da un lato le organizzazioni sindacali combatterono per lo sviluppo del comparto minerario, dall’al- tro i minatori sardi diedero un importante contributo al miglio- ramento dei sistemi contrattuali e delle condizioni lavorative vigenti nelle miniere sarde. Nei primi mesi del 1969 gli operai del bacino metallifero erano entrati in sciopero per richiedere la sospensione delle zone salariali, in modo tale da porre fine alla sperequazione economica presente tra i lavoratori del Nord e quelli del Sud17. Nelle miniere di Montevecchio, invece, veniva-

no discussi gli aspetti sul trattamento uniforme e il riordino del contratto in vigore nell’industria mineraria; nel febbraio del 1969 gli organismi di rappresentanza della Monteponi-Montevecchio e della Fillea raggiunsero un accordo sulle questioni contrattuali, durante il mese successivo la Confindustria e le organizzazioni siglarono l’accordo per l’abolizione delle zone salariali18. Nono-

stante fossero state ottenute delle importanti vittorie sul piano sindacale, la situazione all’interno del bacino metallifero diven- ne precaria per i lavoratori. Non mancarono infatti critiche da parte delle amministrazioni comunali e degli esponenti regiona- li e sindacali sulla politica mineraria e sulle condizioni di vita dei lavoratori. Un altro spinoso problema riguardò la crescente frequenza degli infortuni sul lavoro19. Dai primi mesi del 1969,

infatti, furono divulgate delle statistiche con cui si denunciava come il settore minerario più pericoloso fosse rimasto nella pro- vincia di Cagliari. Di fronte a questo scenario, la piattaforma ri- vendicativa delle organizzazioni di categoria richiedeva a gran voce la pubblicizzazione del settore minerario, con la finalità di garantire la tutela dei lavoratori e uno sviluppo occupatizionale,

17.  Totale lo sciopero nei complessi minerari, in “L’Unione Sarda”, 9 gennaio 1969.

18.  R. Callia, G. Carta, M. Contu, Storia del movimento sindacale, cit., p. 363.

19.  In un anno in Provincia tredicimila infortuni sul lavoro, in “L’Unione Sar- da”, 2 gennaio 1969.

economico e sociale per le popolazioni minerarie20. Sui problemi

del settore minerario gli stessi delegati delle tre confederazioni sindacali avevano richiesto agli organi istituzionali un interven- to per garantire un’immediata costruzione di nuovi impianti per lo sfruttamento dei giacimenti minerari. Nonostante i propositi, i gruppi politici d’opposizione e le segreterie sindacali osservava- no come l’inerzia della classe politica avesse contribuito alla stasi del settore minero-metallurgico, mentre le mobilitazioni popola- ri riaffermavano la necessità di un incisivo intervento della mano pubblica per salvaguardare le strutture industriali e gli equilibri socio-economici legati al comparto estrattivo21.

Di fronte a queste considerazioni, il movimento sindacale sardo e i lavoratori avevano avviato una serie di manifestazioni per sollecitarne un’adeguata soluzione e avviare i programmi di intervento per il rilancio dell’economia del bacino minerario22. I

bacini minerari continuarono ad essere teatro di manifestazio- ni, con la finalità di assicurare un forte intervento dell’iniziati- va pubblica23. Nonostante la successiva pubblicizzazione del

comparto minerario, la crisi industriale avrebbe condizionato i presupposti delle grandi battaglie portate avanti dai movimenti di protesta delle zone minerarie, i cui effetti avrebbero pesante- mente inciso nelle dinamiche industriali sino agli ultimi decenni del Novecento, che di fatto sancirono la chiusura della maggior parte delle attività minerarie della Sardegna24.

20.  Sottolineata la necessità di pubblicizzare le miniere, in “L’Unione Sarda”, 6 febbraio 1969.

21.  Gravi danni al Sulcis-Iglesiente, in “L’Unità” 5 giugno 1969.

22.  Telegramma della Federazione provinciale dei minatori-Cgil di Iglesias alle segreterie Cisl e Uil, 12 giugno 1969, in Archivio Filctem Iglesias, cartella 9 «1969/b-1970/a», f. 1969; Telegramma della Prefettura di Cagliari sugli scioperi nei complessi minerari, 24 luglio 1969, in ACS, Min. Int., Gab., Miniere-Industria Estrattiva 1967-70, b. 157, f. 13323/18; Promemoria presentato dalle segreterie provin-

ciali dei minatori Cgil, Cisl e Uil alla riunione del Consiglio Regionale, 30 luglio 1969, ivi.

23.  R. Callia, G. Carta, M. Contu, Storia del movimento sindacale, cit., p. 366.

24.  Ilaria Burzi, Nuovi paesaggi e aree minerarie dismesse, Firenze, Firenze Uni- versity Press, 2013, pp. 130-143.

2. L’industria petrolchimica, la crisi sociale ed