• Non ci sono risultati.

Gli arresti e l’inizio della brutale indagine

N el rapporto giornaliero della G uardia di frontiera del 10 aprile 1951 si legge: “il 9 aprile 1951 alle 4,30 il caporale Štefan C hrobák, tornando dalle v acan ze, ha arrestato tre p erso n e sco n o sc iu te v icin o al v illa g g io di M alé L eváre” 105. il rapporto successivo afferm a che il caporale C hrobák del corpo della G uardia di frontiera num ero 3983 aveva arrestato uomini sospetti presso M alé Leváre “con l ’aiuto del presidente del Com itato N azionale locale di M alé Leváre (M N V )” 106. La pattuglia della G uardia di frontiera com inciò subito a operare. G ià alle 4,00 del m attino era stato catturato il salesiano Jo ze f Paulík.

il prete sorpreso rivelò subito che era m em bro di u n gruppo organizzato, gui­

dato da Jo ze f H rdý107. D opo m ezz’ora fu intercettato il dr. Štefan K oštiaľ con un paio di stivali di gom m a, che più tardi la Corte di appello definirà “corpora delicti” . D opo altra m ezz’ora, sul m arciapiede di Leváre, sem pre in stivali di gom m a, vennero arrestati Jo ze f B azala, Ján Brichta, František M inarových108.

L a pattuglia di H am za si recò im m ediatam ente alla stazione di Leváre, dove oltre al salesiano Leonard Tikl, fu ferm ato anche il direttore d ell’Ufficio dioce­

sano di Trnava, Viliam M itošinka.

il dr. V iliam M itošinka in u n prim o tem po intendeva nascondersi nella parrocchia di M alé Leváre, dove era parroco V ladim ír M alík, fratello di sua cognata, m a questi non poté aiutarlo perché u n funzionario com unista locale

104 Ján Brichta e Anton Srholec, videoregistrazione, in Prešiel som Hranicu, Doku­

mentárny film o Titusovi Zemanovi, Bratislava, Saleziáni don Bosca - Slovenská provincia 2012, 52 min.

105 AFSP, fondo Direzione Generale della Guardia di Frontiera e della protezione dei con­

fin i statali 2357, Rapporto giornaliero numero 2 sugli avvenimenti alla frontiera di stato nelle unità della Guardia di Frontiera, nella fascia di confine vietata numero 2, scatola A1, 10 aprile 1951.

106 AFSP, fondo Direzione Generale della Guardia di Frontiera e della protezione dei con­

fin i statali 2357, Detenzione del gruppo antistatale, Rapporto giornaliero del Ministero degli in­

terni, scatola A1, 11 aprile 1951.

107 AIMN-SNB, Titus Zeman e compagni, fascicolo d’indagine V-70, Rapporto sull’arresto e sulla detenzione di Jozef Paulík, p. 16. Titus Zeman disse loro che, nel caso in cui il passaggio fallisse, dovevano sostenere che li aveva condotti Jozef Hrdý.

108 AIMN-SNB, Titus Zeman e compagni, fascicolo d’indagine V-70, Rapporto sull’arresto e sulla detenzione di František Minarových, p. 28. Di Minarových è detto nel verbale che, dopo il rilascio dal carcere del Tribunale Regionale alla fine del 1950, soffriva di perdita della memoria.

era venuto già a sapere dei fuggiaschi. Q uindi M itošinka e František M ina- rových, tutti sporchi di fango, cercarono aiuto presso la parrocchia di Veľké Leváre, dove M itošinka, oltre alle scarpe, chiese im prudentem ente la carta d ’identità del cappellano Ladislav B urián109. N o n si ricordò però della data di nascita. D opo l ’arresto di M itošinka, la guardia di frontiera catturò anche il cap p ellan o B u riá n 110. P oco dopo v en n e arrestato anch e il ch ierico A n to n Srholec con il sacerdote Justín Beňuška.

La caccia ai fuggiaschi lungo la frontiera si intensificò. N el rapporto gior­

naliero della G uardia di frontiera è scritto: “A lle 5,00 sono arrivati trenta u o ­ m ini del corpo della G uardia di frontiera di M alacky; alle 8,30 sono giunti altri quattordici m em bri dello stesso corpo. D opo aver ricevuto la relazione inviata al corpo della G uardia di frontiera di B ratislava giunsero nel luogo sessanta- cinque uom ini dalla G uardia di frontiera di Stupava e di B ratislava p er prose­

guire l ’azione [...]. Hanno catturato in totale 16 persone, tra cui i due organiz­

zatori della fuga” 111. A m ezzogiorno fu rintracciato Ferdinand Totka, che se­

condo il rapporto si era addorm entato nel bosco; insiem e a lui venne trovato il dr. Em il Šafár. I m em bri della G uardia di frontiera dissero di Totka che certa­

m ente sarebbe stato im picato112. Ferdinand Totka tem eva per la sua vita e per quella di suo padre. Confessò i suoi contatti e quelli di M acek, confessò anche cose senza senso. Gli investigatori avevano già sufficienti “m otivi” p er accu­

sare di spionaggio tutti coloro che erano con lui. Im m ediatam ente nel pom e­

riggio, quando le forze armate trovarono Titus Zem an, A ndrej D erm ek e Pavol Pobiecky nel bosco presso il villaggio di Závod, com inciarono le percosse, i calci e le gravi accuse. N el rapporto giornaliero è scritto che “ulteriori indagini saranno effettuate in collaborazione con la Sicurezza dello Stato” .

Q uindici partecipanti alla fuga vennero arrestati in u n solo giorno: i sa­

cerdoti diocesani V iliam M itošinka, E m il Šafár, Ju stín B eňuška, F rantišek M in aro v ý c h , Š te fan K o štiaľ; i sac erd o ti sa le sia n i T itus Z em an, A ndrej D erm ek, P avol Pobiecky, Jo z e f Pavlík e L eonard Tikl; il cappellano di Velké Leváre, L adislav B urián; i chierici salesiani A nton Srholec, Ján B richta, Jozef B azala e A nton Sem eš. In seguito sarà arrestato anche don Štefan Sandtner e i giovani salesiani A nton K yselý chierico e F rantišek B uzek coadiutore. Fu ar­

restata anche la signora M argita Luptáková, che aveva accolto il dr. Koštiaľ, senza riguardo ai figli che aveva a carico.

109 V. Mitošinka, Pamäti kňaza 1948-1966., p. 63.

110 Ladislav Burián, Hiszek a szeretet végso gyozelmében. Dunajská Streda, Lilium Aurum 2002, p. 75.

111AFSP, fondo Direzione Generale della Guardia di Frontiera e della protezione dei con­

fini statali 2357, Rapporto giornaliero numero 2 sugli avvenimenti alla frontiera di stato nelle unità della Guardia di Frontiera, nella fascia di confine vietata numero 2, scatola A1, 10 aprile 1951.

112 V. Mitošinka, Pamäti kňaza 1948-1966., p. 69.

260 Františka Cechová

L’arresto del direttore d e ll’U fficio diocesano, dr. M itošinka, fu presto sfruttato dai torturatori. Vennero accusati di alto tradim ento anche i sacerdoti che da lui avevano ricevuto il denaro, che egli aveva diviso p er evitare la con­

fisca da parte dello stato113. Il fascicolo d ’indagine T itu s Z e m a n e c o m p a g n i contiene u n registro con i nom i di 155 persone che avevano aiutato la fuga dei m em bri del gruppo, m a la m aggior parte di loro venne arrestata p er altri m o tivi. L ’o p erazio n e fu ch iam ata d alla P o liz ia di Stato “ O p erazio n e K a ­ plán” 114. Tra gli indagati c ’erano anche alcuni detenuti del cam po del concen­

tram ento p er sacerdoti di N ové Zámky, condannati senza processo perché non avevano denunciato l ’intenzione di fuga dei com pagni. U no di loro, torturato nel corso d ell’interrogatorio, m orì di tubercolosi il 23 luglio 1953 n e ll’ospe­

dale della prigione. E ra m ons. A ugustín R aška direttore del ginnasio vesco­

vile di Trnava e am ico di Zem an, coinvolto nel processo J o z e f B ú d a e c o m ­ p a g n i 115. Il 21 giugno si svolse il processo al gruppo A lfo n z P a u le n e c o m ­ p a g n i. Paulen, parroco di Šenkvice, m orì il 10 aprile 1954 all’età di 41 anni,

durante il trasferim ento a ll’ospedale di Brno, a seguito delle dure condizioni del carcere di M írov116. In quel processo vennero sottoposti a giudizio anche il decano A ugustín K arm aš, A nton Totka, Jozefína M acáková e altri fedeli e sacerdoti. T ra gli u ndici condannati ci fu Em m a O lbrichová, d om estica di m ons. K arm aš, m orta in carcere il 21 m arzo 1955 all’età di 51 an ni117.

Il dr. Štefan K oštiaľ prim a del procedim ento giudiziario si am m alò. Fu curato n e ll’ospedale, dove operavano le suore di C arità d ella Santa C roce (SCSC). P er salvarlo e per soccorrere altri sacerdoti, le suore organizzarono la loro fuga. N ei giorni d all’8 al 9 settem bre 1952 si svolse il processo K r is tín a Š e v č ík o v á e c o m p a g n i contro 13 im putati, tra i quali le persone che avevano aiutato K oštiaľ a fuggire. K ristín a Š evčíková, u n a delle suore condannate, m orì in prigione il 12 aprile 1958, all’età di 60 anni118. U n altro processo, de­

nom inato C e c ília S c h e lin g o v á e c o m p a g n i, si era svolto il 17 giugno 1952, con la condanna della sorella di don Sandtner, M arta Sandtnerová. Suor Zdenka

113 Ibid., p. 112.

114 AIMN-SNB, Titus Zeman e compagni, fascicolo d’indagine V-70, “Operazione Kaplán (Cappellano)”, pp. 88, 145, 165, 176, 155-157, 284.

115 Hadrián Radváni - Veronika Lagová, Augustín Raška. Pravá múdrosť, in Veronika Lagová (ed.), Smrť za mrežami. Prešov, Vydavateľstvo Michala Vaška 2006, pp. 137-165

116 Veronika Lagová - Ján M. Dubovský, Alfonz Paulen. Obeta z lásky, in V. Lagová (ed.), Smrť za mrežami., pp. 93-112.

117 Veronika Lagová, Emma Olbrichová. Tajomstvá na Búroch, in V. Lagová (ed.), Smrť za mrežami., pp. 303-329.

118 Veronika Lagová, Sr. Barbora Ševčeková-Ševčíková: "...zostala len láska”, in V. La­

gová (ed.), Smrť za mrežami., p. 235-263.

C ecília Schelingová, oggi beata, m orì all’età di 31, il 31 luglio 1955, in seguito alle brutali torture subite durante la detenzione prev en tiv a e la reclusione.

Aveva deciso di sacrificare la propria vita p er i sacerdoti coinvolti nel processo contro Titus Z em an119. il giudice presidente della Corte d ’appello in tutti questi processi, l ’avvocato ebreo Pavel K orbuly, torm entato dal rim orso, alla fine della vita si convertì, fu battezzato e fu visto pregare in ginocchio nelle chiese di B ratislava120.

Il 9 aprile iniziarono i brutali interrog atori di Titus Z em an e dei suoi com pagni. Tutti furono sottoposti a una prova durissim a. A ll’inizio degli anni

‘50 le forze repressive dello stato com unista avevano arruolato nei loro ser­

v izi figli della classe operaia p o liticam ente affidabili. L a m ag g io r p arte di questi ragazzi “ affidabili”, che n o n aveva com pletato la scuola elem entare, venne form ata da consiglieri sovietici121. V iliam M itošinka descrisse i m etodi utilizzati da queste persone: “A ttorno a m e si trovavano due m em bri della P o­

lizia segreta, uno di circa quarant’anni, il secondo di circa v e n t’anni e altri sei m em bri della P olizia nazionale [...]. il pestaggio collettivo era usato dagli in­

vestigatori a ll’inizio, quando avevano poco tem po e volevano venire a sapere rapidam ente quanto più possibile [...]. D ue m i prendevano a pugni da dietro sulla nuca, altri due m i picchiavano davanti sulla faccia, sulle guance e sulle tem pia. D ai colpi frontali m i difendevo sollevando le m ani incrociate, m a i pugni di dietro m i facevano sbattere il volto sulle m anette a catena affilate, che m i tagliarono il volto in due punti. il sangue m i scorreva lungo la guancia sul cappotto. M a i gendarm i continuavano a picchiarm i. A llora tornarono due della P olizia segreta e quello più grande m i chiese ironicam ente: «Si è graf­

fiato?»” 122. P iù tardi i m edici verificarono dalla radiografia che gli avevano fratturato la vertebra cervicale e rischiava di m orire. P er queste torture san­

guinose egli e gli altri ebbero delle allucinazioni.

il 9 aprile verso le ore 16,00 i detenuti furono portati dalla stazione della G uardia di frontiera di M alé Leváre, dove erano stati torturati, al C astello di B ratislava, dove furono nuovam ente sottoposti a to rtu ra123. D opo il rilascio

119 Anton Haboštiak, Za mrakmi je moje milované slnko. Bratislava, Vydavateľstvo Nové Mesto 2000, p. 129. Veronika Zwiewkova, Cecília Schelingová, SCSC. Sestra Zdenka, in Stani­

slav Dzurjanin (ed.), Život za mrežami. Prešov, Vydavateľstvo Michala Vaška 2007, pp. 278-299.

120 M. T. Radošinský, Don Titus "Vatikánsky špión?”..., p. 135.

121 i primi consiglieri, arrivati in Cecoslovacchia nell’ottobre 1949, usarono i nomi “Li- chačov e Makarov”. Jan Pwšek, Politické procesy na Slovensku v rokoch 1948-1989, in František Mikloško - Gabriela Smolíkova - Peter Smolík (et al.), Zločiny komunizmu na Slovensku.

Prešov, Vydavateľstvo Michala Vaška 2006, p. 38.

122 V. Mitošinka, Pamäti kňaza 1948-1966., p. 69.

123 Ibid., p. 70.

262 Františka Čechová

dal carcere, durante u n a passeggiata fatta n elle vicinanze del castello, don Titus confidò alla sorella A lojzia: “ Quando m i hanno portato là dentro, già sa­

pevo cosa m i aspettava” 124. Lo costrinsero sotto tortura a firm are il prim o v er­

bale “ senza nessuna pressione fisica e psichica” . Il verbale è pieno di errori o rto g ra fic i125. T itus o v v iam en te p en sò che co n fessan d o l ’im p u ta zio n e di

“ spio n ag g io ”, avrebbe alleggerito la po sizio n e degli altri arrestati, che d i­

chiarò com pletam ente estranei. M a accadde il contrario. V iliam M itošinka gli confessò che era stato costretto a firm are che sapeva del suo spionaggio. Da quel m om ento Titus n elle deposizioni successive negò qualsiasi contenuto

“spionistico” p er proteggere i com pagni126.

Il dr. M ito šin k a ric o rd a n el suo lib ro P a m ä t i k ň a z a ( M e m o r i e d i u n p r e te ) com e tem esse p er don Titus, col quale gli investigatori erano m olto più

adirati. P e r capire i m eto d i u sa ti al C astello di B ratislav a è u tile leg gere quanto scrive nel libro: dopo l ’interrogatorio, quando si guardò allo specchio, vide che aveva “la faccia piena di di sangue. Sotto gli occhi e sul collo avevo edem i gonfi di sangue livido. Sem bravo u n m oro o u n coniglio che era stato colpito u n paio di volte sopra le orecchie fin quando la testa e il collo no n fos­

sero iniettati di sangue e m orisse. Io non sono m orto, anche se m ancava poco.

M a ho sem pre avuto delle allucinazioni. E sulla faccia due grandi ferite san­

guinanti” 127.

Solo il terz o g io rn o g li in v e stig a to ri p erm isero alle loro v ittim e di sdraiarsi: tutti erano am m anettati insiem e in m odo che no n potessero girarsi, fino a quando non si annerirono loro le m ani; m olti avevano allucinazioni e chiesero l ’assoluzione generale com e se stessero p e r m orire. A M alacky i de­

tenuti ebbero un paio di giorni p e r riprendersi. N ella cantina d ell’ex m ona­

stero si accordarono sulle dichiarazioni da fare p er non rivelare il nom e dei loro b enefattori e si prom isero a vicenda di tacere e negare anche a costo della vita. M itošinka scriverà: “C hi di noi poteva conoscere in quel m om ento i m ezzi che le autorità inquirenti n el «M ulino di L eopoldov» avevano a di­

sposizione p er penetrare i pensieri più segreti di ciascuno? N o n era necessario uccid ere o fucilare im m ediatam ente l ’ind agato, m a p iu tto sto d istruggergli len tam en te le forze fisiche, la v o lo n tà e il giudizio. D opo tu tto , che cosa avrebbero potuto sapere, se avessero picchiato a m orte un indagato in un im ­ peto di rabbia? E in verità, m olti di noi sarebbero stati più contenti di una

124 M. T. RadošinskÝ, Titus Zeman SDB..., p. 16.

125 AIMN-MIB, Titus Zeman, fascicolo d’indagine V-70, Verbale della deposizione del condannato Titus Zeman, 10 aprile 1951, Bratislava, p. 107.

126 V. Mitošinka, Pamäti kňaza 1948-1966., p. 72.

127 Ibid., p. 74.

m orte rapida. Ci furono m om enti in cui anch’io la desiderai [...] a causa dei m etodi investigativi disum ani che riducevano u na persona sana in u n anim ale m alconcio senza volontà e ragione, com e u n cadavere vivente” 128.

Titus Z em an parlò poco dei m etodi investigativi usati contro di lui du­

rante gli interrogatori. D ai verbali contenuti n ei fascicoli della prigione, tu t­

tavia, possiam o alm eno parzialm ente ricostruire quanto subì al principio del­

l ’indagine. Q uando il com andante della prigione di L eopoldov lo accolse il 16 n e ll’aprile 1951, dopo gli interrogatori dalla G aurdia di frontiera, dovette restare inorridito. L a docum entazione m edica rivela che i pug ni ricevu ti in testa dal 9 al 16 aprile gli avevano danneggiato talm ente l ’udito da diventare perm anentem ente sordo. D urante i tredici anni di carcere in tutte le cartelle cliniche i m edici diagnosticarono u n “tintinnio, u n ronzio nelle orecchie” , il cui inizio era fatto risalire al 1951129. L a bocca era m aciullata e aveva contu­

sioni ovunque130. N el verbale d ’am m issione il com andante della prigione re­

gistrò: “D enti dann eg g iati” ; è u n ’annotazio ne assente n el p ro to co llo degli altri fuggiaschi131. in seguito al suo funerale, l ’ 11 gennaio 1969, i com pagni di carcere dissero che lo avevano visto, dopo uno degli interrogatori, in uno stato tale che il suo corpo sanguinava in ogni p arte132. M itošinka, che aveva avuto una vertebra cervicale fratturata e in quel m om ento era soggetto ad al­

lucinazioni, n on fu in grado di percepire e registrare nelle sue dettagliate m e­

m orie com e fosse stato torturato Titus Z em an 133.

Documenti correlati