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3 Artigiani minoici o di formazione minoica? L'ipotesi degli artigiani itineranti.

IL SITO DI TELL EL DAB'A: L'ANTICA CITTÀ DI AVARIS

III. 3 Artigiani minoici o di formazione minoica? L'ipotesi degli artigiani itineranti.

Con i frammenti tornati alla luce nel 1992 nell’antica città di Avaris, durante gli scavi di Bietak, siamo di fronte ad una produzione artistica chiaramente non egiziana. I temi decorativi, la tecnica con la quale sono stati realizzati, i colori utilizzati: tutto è stato ricondotto ad una creazione minoica312.

Tuttavia il quesito sull’effettiva appartenenza degli affreschi, non è così semplice come potrebbe sembrare, e non ha una risposta univoca.

I frammenti ammontano a molte migliaia e appartengono a pitture parietali e rilievi in stucco, rinvenuti nelle aree H/I e H/II, in contesto secondario; infatti non sono stati rinvenuti nelle loro ubicazioni originarie, bensì all’interno di riempimenti, terrapieni e mura, cronologicamente riconducibili alla XVIII dinastia. Più precisamente dall’area occupata dal sito che Janosi313 (fig. 11) ha identificato come il

luogo sul quale sorgeva la fortezza degli Hyksos descritta nella seconda stele di Kamose314, e dalle aree H/II ed H/III, in

cui sorgevano una fortificazione Hyksos ed un complesso palaziale, sempre appartenente alla XVIII dinastia (fig. 12). Solo due sono stati i ritrovamenti ancora in situ: i frammenti provenienti da un portale della XVIII dinastia e quelli pertinenti alla base della facciata di età Hyksos, entrambi provenienti dall’area H/III.

312M. BIETAK 1995, 2000; W. D. e B. NIEMEIER 1998; R. LAFFINEUR 1998;

J. CROWLRY 1998.

313 P. JÁNOSI 1996. 314 L. HABACHI 1978.

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Fig. 11 - La piantina dell'area H/I effettuata da P. Janosi (da A. Caubet 1994, p. 76)

Fig. 12 - Scavi H/I-V di Tell el-Dab'a/'Ezbet Helmy. Resti di una cittadella della fine dell'età hyksos e degli inizi della XVIII dinastia (da

A. Caubet 1994, p. 73)

Il primo indice di creazione non egiziana è la tecnica adoperata per la realizzazione, ossia la tecnica a fresco, ritenuta ormai quasi all’unanimità una creazione minoica, adoperata giù durante il MM. Questa procedura era infatti del tutto sconosciuta in territorio egiziano e vicino orientale, dove si adoperavano comunemente la pittura a secco e la tempera. La pittura a fresco, comunemente conosciuta come affresco, viene

119 così chiamata per via della sua realizzazione, si esegue infatti

su un intonaco appena steso e quindi fresco, oltre che saturo d'acqua.

La realizzazione dell’affresco si basa principalmente su un procedimento chimico denominato carbonatazione della calce, che lo differenzia da tutte le altre tecniche. Durante tale processo, la calce presente nell’intonaco e mescolata con l’acqua, reagisce chimicamente con l’anidride carbonica presente nell’aria, formando così il carbonato di calcio. Quest’ultimo funge da fissativo del colore durante l’essiccazione, è inoltre duro e insolubile, e ciò rende duratura l’opera realizzata. Perché si verifichi questo fenomeno però, l'intonaco deve asciugarsi lentamente.

L'abilità del buon frescante sta nel lavorare sull'intonaco umido, celermente e senza pentimenti, poiché sbagliare significa ricominciare il lavoro da capo. Deve inoltre conoscere bene gli intonachi, per prevedere l'alterazione dei pigmenti colorati prodotta dal prosciugamento. La base, ad esempio, appena stesa è grigia, e solo con l’asciugatura diventa bianca, quindi man mano che l’intonaco resta privo di acqua, anche gli altri colori tendono a schiarirsi. Dunque gli affreschi devono essere eseguiti da esperti che tengano in considerazione la reazione chimica responsabile del cambiamento della colorazione.

La sola tecnica utilizzata per le decorazioni parietali rinvenute ad Avaris basterebbe dunque a sollevare dubbi anche sulla mano che li ha realizzati: gli artigiani che li hanno creati erano o Minoici, l’ipotesi sarebbe dunque quella degli artigiani itineranti, o Egiziani di formazione minoica. Altra ipotesi accettata è quella di maestranze egiziane dirette da capicantiere minoici, ma se si accettasse quest’ultima teoria l’orizzonte delle risposte apparirebbe ancora più frastagliato: vi erano effettivamente dei Minoici stanziati in territorio egiziano o la richiesta sarebbe dipesa da un mero gusto artistico dell’epoca?

La tecnica a secco invece, adoperata in Egitto, ha una luminosità diversa dagli affreschi, poiché i colori non vengono

120 cristallizzati nel carbonato di calcio, i pigmenti vengono

applicati sull’intonaco asciutto per mezzo di un legante di natura organica, sia naturale che di sintesi. Ad esempio la tempera si realizza con colori in polvere stemperati in sostanze fissative, come l’uovo.

I vantaggi della pittura a secco sono la possibilità di utilizzare una gamma maggiore di pigmenti, di verificare l’effetto cromatico ottenuto e di apportare delle correzioni raschiando e sovrapponendo il colore. È però soggetta a sollevamenti, frantumazioni e cadute della pellicola pittorica.

Il dato interessante e importante sulla tecnica di realizzazione è che il sistema a fresco nelle decorazioni parietali dei palazzi vicino orientali e di Avaris, è adoperato solo ed esclusivamente per gli apparati decorativi minoici, tutto il resto è stato realizzato con la tecnica a secco. Questa resa rende gli affreschi quasi avulsi dal resto dell’insieme decorativo, eppure questa loro particolarità potrebbe essere il loro punto di forza.

Anche i temi figurativi gravitano attorno alla cultura minoica, primi fra tutti la ταυροκαθάψια, sconosciuta tra i temi egiziani, e la resa delle ali dei grifoni che risultano essere dentellati, come si può notare dai frammenti rinvenuti. Inoltre, rispetto agli altri e numerosi esempi di arte egizia, la resa della figura umana è del tutto differente. Le raffigurazioni di tori e atleti, e la loro resa plastica non sono dissimili dalle rappresentazioni cnossie.

Come già detto precedentemente, la presenza di affreschi minoici a Tell el-Dab’a non è un caso isolato nell’area vicino orientale del Mediterraneo; anche ad Alalakh, Mari e Tell Kabri (fig. 13) la matrice cui sono ricondotti gli affreschi è minoica: tecnica esecutiva e temi sono i medesimi. Dunque anche il quesito resta lo stesso: la realizzazione nasconde una mano minoica o solo il sapere minoico?

121 Fig. 13 – Localizzazione di alcuni degli affreschi minoici nel

Mediterraneo (da Y. Duhoux 2003, p. 150)

Si ricorda poi l’ipotesi della colonia minoica stanziata nel Delta del Nilo. Come già accennato, alcuni studiosi ritengono verosimile che durante il periodo Neopalaziale, alcuni Minoici si siano stanziati in Egitto, operando consapevolmente e non, scambi culturali tra le due civiltà. Tuttavia, elementi stilistici e culturali egei, egiziani e vicino orientali nell’Età del Bronzo si fondono, per essere poi assimilati e reinterpretati nelle varie culture a seconda della loro percezione, formando così una sorta di κοινή culturale, facilmente inquadrabile come appartenente al gusto stilistico mediterraneo di questo periodo storico.

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III. 4 - L’Egitto influenza Creta: l’arte egizia presso i